Caudo risponde punto su punto: (contro)rassegna stampa 1 marzo 2016
Autore : Redazione
la pagina del sito del Comune con le comunicazioni del 25 settembre 2016
PREMESSA: #TUTTACOLPADICAUDO
Per capire fino in fondo la campagna mediatica che si sta accanendo ogni giorno sull’ex assessore Caudo basterebbe leggere l’articolo pubblicato su Il Messaggero di oggi. Nient’altro.
di Anna Maria Bianchi Missaglia
Oggi il Messaggero si occupa della piaga dei cosiddetti Piani di Zona o (> vai a Piani di Zona, cosa sono), edilizia economica e popolare per costruire alloggi a prezzi calmierati, sia in proprietà che in locazione, destinati a soggetti con alcuni requisiti (come un reddito che non superi una certa soglia, non proprietari di alloggio adeguato, etc), insieme alle opere ed ai servizi complementari (le fognature, la rete stradale etc e anche scuole, centri sportivi, parcheggi, aree a verde etc). Una piaga perchè da tempo, in molti casi, l’iniziativa, promossa per aiutare le persone che non potevano permettersi una casa ai prezzi di mercato, ha virato nell’illegalità, come ricordato dalle autrici dell’articolo: quartieri fantasma ” dove sono stati tirati su i palazzi ma mancano le fogne, il gas , la luce. Oneri di urbanizzazione mai rispettati dai costruttori” motivo per cui ” La Finanza adesso punta a chiarire perchè dopo oltre 10 anni i servizi minimi non siano stati realizzati“. Dieci anni fa era il 2006, ed era Sindaco Walter Veltroni. Poi dal febbraio 2008 al giugno 2013 Gianni Alemanno. Anche solo considerando questi 10 anni, quasi 8 anni sono passati senza interventi significativi o particolari vigilanze delle precedenti amministrazioni, e due anni e 4 mesi con vari interventi (anche se non certo risolutivi, visti i tempi dei ricorsi al TAR, delle sentenze etc) dell’amministrazione Marino e dell’assessore Caudo. A chi interessa, sul sito del Comune è messo nero su bianco in tempi non sospetti – settembre 2015 – tutto quello che l’assessorato ha fatto fin dal suo insediamento, comprese le denunce (1). Ma tutto questo non viene ricordato dal Messaggero, che titola l’articolo “La lettera di Caudo che non convinse la Procura“, e che non cita nessuna “responsabilità dell’amministrazione” che non sia quella della Giunta Marino, in barba alla cronologia. Addossando di fatto i presunti “mancati controlli” al solo assessore Caudo (ma chi doveva controllare mentre venivano “edificati palazzi senza le fognature e il gas” che fine ha fatto?), aggiungendo pure che i documenti inviati da Caudo a Piazzale Clodio nel luglio scorso “non hanno convinto la Procura“. Questo sarebbe desunto dal fatto che “le inchieste per truffa, delegate alla Guardia di finanza, sono andate e vanno avanti“. Cioè il fatto che fortunatamente qualcuno continui a indagare su un marciume prodotto in anni e anni significa che Caudo non ha convinto la Procura ? Noi ci auguriamo che vadano avanti, le indagini, e speditamente, ma che vadano anche indietro, ricostruendo tutte le illegalità e le connivenze che per troppo tempo hanno spolpato la città e i suo cittadini. Che in un altro articolo, sul Corriere della sera, vengono ricostruite con maggiore precisione cronologica: infatti il giornalista Fiano ricorda che ” Sono 112 le nuove zone sorte ovunque nella Capitale negli ultimi 20 anni (70 con il primo Piano edilizia popolare, 42 con il secondo). Ma ad oggi, quando ormai i 75mila alloggi sono abitati, l’80% delle opere di urbanizzazione non risulta completata. Si tratta in alcuni casi di palazzi sorti a metà degli anni ‘90…”.
Ma naturalmente, riprendendo un tormentone di successo, è #tuttacolpadiCaudo.
(Anna Maria Bianchi Missaglia)
(contro)Rassegna stampa del primo marzo 2016
di Giovanni Caudo
1.Il Messaggero con un articolo di Michela Allegri e Valentina Ferrante “Piani di zona quella lettera di Caudo non convinse la Procura”
L’articolo informa il lettore che nel Luglio del 2015 ho inviato una lettera al Procuratore Pignatone relativa alla situazione della giungla dei Piani di Zona e all’applicazione dei prezzi massimi di cessione. Nell’articolo si dà conto della sentenza del TAR di aprile 2015 che ha dato ragione al Comune nell’applicazione dei prezzi massimi di cessione e della notifica da parte dell’ufficio edilizia sociale con la quale si intima agli operatori di applicare i prezzi ricalcolati. I fatti vengono raccontati negli interstizi del testo e senza attribuire la paternità alla giunta Marino che, in poco meno di due anni, ha messo mano a una giungla che si trascinava nell’illegalità da almeno dieci anni. Si riportano invece “opinioni” attribuite alla procura che sono sconfessate dalla meritoria attività di indagine in corso, ad esempio quella sulla Castore e Polluce avviata proprio su denuncia del sindaco Marino e mia e che coinvolge politici dell’amministrazione Alemanno.
Sullo stesso argomento, i Piani di Zona, scrive Fulvio Fiano sul Corriere della Sera che mette l’accento sulle mancate urbanizzazioni di questi quartieri e che dà conto correttamente dell’attività svolta dall’Amministrazione di Marino su questo tema dopo anni di incuria.
Qui comunque si trova il link al sito del comune di Roma dove sono sintetizzate le attività svolte sui PdZ durante il mio mandato:
Scarica la rassegna stampa del 1 marzo 2016 sul sito di acerweb
> Vai a PIANI DI ZONA – CRONOLOGIA E MATERIALI
> vai alla pagina con tutte le controrassegna stampa dal 26 febbraio 2016
(1) (dal sito del comune di Roma 25 settembre 2015)
Piani di zona, l’Assessore fa il punto
Roma, 25 settembre – Se i piani di zona sono storicamente “una giungla”, il Campidoglio è al lavoro “per la difesa dei diritti dei cittadini – che accedono ai programmi di edilizia agevolata – e dell’interesse pubblico, in primo luogo collaborando appieno con la Procura, a cominciare dalla consegna degli atti, quando in essi si riscontrino elementi che suscitano dubbi o presunte irregolarità”. Esordisce così l’assessore Giovanni Caudo (Trasformazione Urbana) in una nota diffusa per fare il punto sulle nuove edificazioni a Roma, quelle in corso da tempo e quelle in programma.
Ecco in sintesi cosa si muove nel settore e cosa fa Roma Capitale, in base a quanto informa Caudo:
Prezzi di cessione degli immobili: elaborate dagli uffici capitolini (Edilizia Sociale) nuove tabelle dei prezzi massimi di cessione, “notificate a cooperative e imprese, con 141 lettere, tra fine 2013 e marzo 2014”. Le tabelle servono anche a determinare il prezzo degli affitti. Ricevute le lettere, circa 80 costruttori hanno fatto ricorso al TAR. Discusse 40 cause. In tutte il TAR Lazio ha dato ragione al Campidoglio e “molti cittadini hanno potuto così vedere riconosciuti i propri diritti, anche attraverso sentenze del Tribunale Civile”. Le stesse tabelle con i prezzi massimi “sono state consegnate alla Regione e sono ora online sul sito della Regione Lazio”. Gli imprenditori “sono stati sollecitati più volte a ridefinire i prezzi sulla base delle nuove tabelle”. Al momento 36 operatori “hanno dichiarato di avere approvato o rettificato il prezzo massimo di cessione definito a giugno 2013” (gli uffici stanno verificando). Per chi non ha adeguato i prezzi si sta predisponendo la delibera con le sanzioni previste (art. 14 convenzione ex delibera n. 173/2005). Si può arrivare fino alla revoca delle concessioni edilizi
Opere di urbanizzazione: “Assolutamente vero”, osserva Caudo, “che queste parti della città sono le più abbandonate e prive di servizi pubblici”. Proprio per questo il Campidoglio ha concentrato il suo impegno su due fronti: sul passato (“piani di zona elaborati sulla base delle vecchie convenzioni”) e sul futuro, grazie al nuovo schema di convenzione edilizia (vedi nella nostra notizia del 24 giugno ) che “minimizza il rischio” di nuove edificazioni senza infrastrutture e servizi.
Per il passato: i piani di zona sono nati senza prevedere “le risorse necessarie per le opere di urbanizzazione primaria e, soprattutto, secondaria (scuole, mercati rionali, centri polifunzionali ecc.)”. C’è dunque all’origine una “carenza di progettazione” e poi “si è aggiunta, negli anni più recenti, la crisi economica che ha portato al fallimento molti operatori del settore”. Attivato dunque “da novembre 2014 un tavolo specifico su due delle realtà più drammatiche, Monte Stallonara e Castelverde, con la partecipazione dei comitati dei cittadini”. A Monte Stallonara si sono così “potute concludere le opere del primo stralcio, tra cui l’illuminazione pubblica. Nei prossimi 10 giorni sarà firmata la convenzione per altri 3 milioni di euro di opere pubbliche”.
Da maggio 2015 è poi attivo un tavolo sui problemi di tutti i piani di zona. Ne fanno parte, oltre al Campidoglio, Acer, Lega Coop, Agci, Confcooperative, Federlazio, Isveur, Ama e Acea. Si riunisce ogni quindici giorni. Esaminate finora le criticità di Torresina, Pian Saccoccia, Monte Stallonara, Tor Cervara, Colle Fiorito, Ponte Galeria, Osteria del Curato, Castelverde. Su Pian Saccoccia (terzo stralcio lavori) l’ultimo confronto risale al 19 maggio e ora “si sta lavorando per ottenere i nulla osta richiesti dalla Segreteria Generale di Roma Capitale per sbloccare 2,7 milioni di euro”.
Per il prossimo futuro: “i piani di zona si basano sul nuovo schema di convenzione”, nato per impedire che sorgano nuovi quartieri senza servizi. Lo schema “impone che almeno il 50% dell’ammontare necessario alle opere pubbliche sia versato nelle casse del consorzio al momento della sua formazione” e che “le fideiussioni siano accese dal consorzio stesso e non dalla singole cooperative”. In questo modo a finanziare le opere di urbanizzazione si provvede subito, all’origine. E si evitano piccole e grandi furberie, dato che “l’interlocutore dell’Amministrazione diviene unico, il consorzio e non le singole cooperative o imprese”.
24 SET 2015 – PV
(2) L’inchiesta del Corriere della Sera dle 1 marzo 2016
Abusi e irregolarità dei piani di zona, i lavori mai fatti per strade e fogne
Sono 112 le zone sorte nella Capitale negli ultimi 20 anni. L’80% degli oneri di urbanizzazione (scuole, chiese, aree verdi, centri sportivi) a carico dei costruttori non sono mai stati realizzati
di Fulvio Fiano
Funziona così, o almeno dovrebbe: la coop edile ottiene il permesso a costruire alloggi popolari e si impegna in cambio a mantenere due condizioni. La prima, il prezzo di cessione dell’appartamento (o l’affitto) non deve superare i parametri di legge a tutela del vincolo «agevolato» degli immobili. La seconda, nel costruire le case l’impresa o il consorzio realizza anche tutti i servizi necessari a renderle vivibili: fogne, illuminazioni, strade, etc. .. Questo in teoria, perché la presunta maxi truffa dei Piani di zona ruota proprio su questi due punti.
Mancano anche scuole, campi sportivi, zone verdi
Sono 112 le nuove zone sorte ovunque nella Capitale negli ultimi 20 anni (70 con il primo Piano edilizia popolare, 42 con il secondo). Ma ad oggi, quando ormai i 75mila alloggi sono abitati, l’80% delle opere di urbanizzazione non risulta completata. Si tratta in alcuni casi di palazzi sorti a metà degli anni ‘90. Per non parlare dei cosiddetti oneri secondari (scuole, chiese, aree verdi, centri sportivi) che sono totalmente assenti. Eppure, come detto, le case sono abitate.
Senza agibilità
La spiegazione di questo «mistero» è nei certificati di agibilità rilasciati con il silenzio assenso degli uffici capitolini. Il costruttore presenta domanda necessariamente incompleta, il Comune non risponde entro i tre mesi di legge e da lì in poi si va avanti con i via libera provvisori, che durano anni senza che nessuno se ne interessi più. Monte Stallonara è uno dei simboli da questo punto di vista, con le famiglie entrate in case pagate e mai ufficialmente consegnate, dove ora vivono con allacci fognari di fortuna e il fango sulle porte di casa.
I 40 «no» del Tar ai costruttori
E questo nonostante gli appartamenti siano stati ceduti o affittati a prezzi maggiorati come stabilito da 40 sentenze del Tar. I contributi erogati sui singoli appartamenti da Stato e Regione vanno scomputati dal prezzo di vendita. Ma così non avveniva. Ancora una volta, nella migliore delle ipotesi, si parla di colpevole inerzia di chi doveva vigilare in tutti questi anni. Alla fine del mandato l’ex assessore Giovanni Caudo ha presentato due delibere sui prezzi di cessione dopo anni di silenzio sotto tre diverse amministrazioni. E solo nei giorni scorsi la Regione ha pubblicato i moduli per redigere i piani finanziari a consuntivo, che le imprese dovevano per legge depositare almeno cinque anni fa. Ma nessuno li ha mai chiesti. La madre di tutte le irregolarità, sulle quali ora indaga anche la procura.
(3) 28 novembre 2012 sequestrati a Spinaceto gli appartamenti in housing sociale di via A.Sante Bastiani
Dalla denuncia di alcuni residenti parte un’inchiesta coinvolge molti immobili presenti nella città. (Il tempo 30 novembre 2012: Guardia di Finanza ha sequestrato 326 case a titolo preventivo. Il blitz disposto dal gip nell’ambito di un’inchiesta per truffa aggravata, per 6 milioni ai danni dello Stato e di centinaia di inquilini)
27 novembre 2014 : Operazione ‘policrate’. Ii finanzieri del Comando Provinciale di Roma – in esecuzione di un provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Roma su richiesta della locale Procura della Repubblica – sequestrano 13 appartamenti ubicati nella Capitale, per un valore totale di 3.511.950 euro, nonché le quote societarie delle cooperative edilizie “Soc. cooperativa edilizia Lega San Paolo Auto” e “Soc. cooperativa edilizia San Paolo V Auto”, per un valore complessivo di 2.341.193 euro.(> leggi tutto)