Come il turismo divora la città e se stesso, i numeri.
Autore : Redazione
di Maurizio Geusa
(da Romainpiazza)
All’inizio furono i voli low-cost. Poi le piattaforme digitali fecero sentire tutti potenziali locandieri. Alla fine l’alluvione dei turisti è precipitata sulle città d’arte. Gli argini pensati per le pieni ordinarie sono saltati e l’inondazione ha travolto prima il commercio e poi anche gli abitanti. Nuove specie merceologiche, anch’esse low-cost, hanno soppiantato quelle tradizionali. Il clima per i residenti si è fatto sempre meno ospitale e la parte più antica della città è diventata un’enorme spugna che s’imbeve di ospiti per poi rovesciarli per vicoli e piazze alla ricerca di cibo e bevande.
Ma la stessa potenza dell’informatica ci offre in questo caso il supporto per condurre analisi più puntuali sull’impatto che una delle principali piattaforme AirBnB provoca sui nostri quartieri (http://insideairbnb.com/rome/).
Considerata l’intera città a Roma in questi giorni sono disponibili circa 30.000 (29.434) offerte di alloggio. Moltiplicati quanto meno per due posti letto ad alloggio rappresentano un’offerta di 60.000 posti letto extralberghieri. A questi si deve aggiungere il numero residuale di posti letto offerti per svariati motivi sulle altre piattaforme e non ripetuti sulla principale. Per valutare questa dimensione è sufficiente confrontarla con tutta la ricettività alberghiera di Roma che offre circa 50.700 camere pari a circa 102.000 posti letto (EBTL – La domanda turistica negli esercizi alberghieri e RTA di Roma – 2018).
Ora quasi la metà di questi annunci pari a circa 15.000 alloggi, sono localizzati nel Municipio I. Per comprendere anche questo ordine di grandezza è bene sapere che nello stesso Municipio risiedono poco più di 90.000 famiglie (91.029 Ufficio Statistica di Roma Capitale). Quindi la ricettività extralberghiera riguarda mediamente un appartamento ogni sette come ben sanno gli abitanti del Municipio I
Oltre i due terzi di questi annunci nel Municipio I, ovvero il 70,2% (10.497), riguarda case/appartamenti interi, mentre solo il restante 29,1% (4.354) sono camere in appartamenti. A questo dato si affianca quello degli annunci multipli (“Alcuni host di Airbnb possono avere più di un annuncio. Un host può inserire più di una stanza in diversi annunci o più di una casa o appartamento disponibili interamente” dal sito InsideAirBnB). Ebbene nel Municipio I ben il 72,3%(10.798) sono annunci multipli (“E’ probabile che gli hosts con annunci multipli siano gestiti come una vera e propria azienda e che gli hosts non vivano nella proprietà stessa, violando così i termini di norme su affitti a breve termine realizzati per proteggere l’accessibilità al mercato residenziale” come si esprimono sul sito a commento dei dati).
Quindi, attività nate come sostegno al reddito familiare si sono evolute in numero e qualità erodendo il mercato abitativo. I numeri sono diventati significativi e impattanti una volta riversati nei vicoli e nelle piazze per soddisfare le quotidiane esigenze alimentari. (1 – continua)
Maurizio Geusa
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregoal@gmail.com