Commissione urbanistica sulle Torri Eur, il mistero si infittisce
Autore : Redazione
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AGGIORNAMENTO 4 novembre: scrive Repubblica che il TAR ha deciso di esprimersi direttamente nel merito dei due ricorsi presentati dalla società Alfiere, uno sulla revoca del PdC e l’altro sul pagamento di oneri o contributi connessi.
La Commissione urbanistica sulla vicenda delle Torri dell’EUR si è finalmente tenuta venerdì 28 ottobre, alla presenza dell’Assessore Paolo Berdini e degli uffici, ma dalle notizie e dalle dichiarazioni riportate dai giornali si continuano a non capire i motivi che hanno portato il Comune a fermare i lavori di restauro, circostanza che di fatto ha consentito alla Telecom di fare un passo indietro rispetto agli impegni presi.
Questa volta alla Commissione c’erano tutti: l’Assessore all’Urbanistica Berdini e i responsabili degli Uffici, quelli che a luglio avevano revocato il Permesso di costruire (PDC) alla società Alfiere – 50% Cassa depositi e Prestiti 50% Tim-Telecom – rilasciato da loro stessi nel dicembre scorso (epoca Tronca), per il restauro conservativo degli edifici. Un ripristino delle tre costruzioni scorticate previsito da un protocollo tra il Comune e CDP/TIM, messo a punto dall’Assessore Caudo (epoca Marino) che, al contrario dei predecessori (dell’epoca Alemanno e Veltroni) che volevano demolire le Torri che avevano ospitato gli uffici del Ministero delle Finanze per farne appartamenti di lusso, voleva restituirle alla loro vocazione/destinazione direzionale.
Ci aspettavamo che la Commissione facesse finalmente chiarezza sulle tante questioni aperte dallo stop ai lavori (che avrebbero dovuto concludersi nel dicembre 2016), ma purtroppo nei resoconti giornalistici non abbiamo trovato le risposte alle domande che avevamo sollevato qualche settimana fa (1), anzi, ci sembra che la confusione continui a regnare sovrana. E poichè i verbali delle riunioni della Commissione Urbanistica pubblicati sul sito del Comune sono fermi al 9 settembre 2016, proviamo a fare il punto della situazione con le poche informazioni disponibili, in attesa che il Dipartimento pubblichi la sua versione, possibilmente con una disamina dettagliata di tutti gli aspetti in gioco (e alcuni presenti ci hanno riferito dell’esistenza di una memoria consegnata alla Commissione che speriamo venga messa a disposizione anche dei cittadini).
L’unico dato che finora ci appare certo è che, alla fine, il percorso dovrebbe tornare al punto di partenza, visto che l’assessore Berdini ha dichiarato che porterà avanti il progetto del suo predecessore – il restauro delle Torri e il mantenimento della destinazione originaria ad uffici – che lui stesso ha fermato.
Ma sulle motivazioni dello stop and go le informazioni risultano tutt’altro che chiare: secondo il Corriere della Sera (2) nel corso della seduta della Commissione “i tecnici del dipartimento hanno poi fatto chiarezza sui quali siano stati i motivi, a loro parere, che hanno portato alla sospensione del permesso a costruire che avrebbe dato il via libera al nuovo quartier generale di Tim. «Il protocollo d’intesa tra l’ex assessore Caudo e Fintecna, seppur indicasse una volontà amministrativa e politica, non aveva forza giuridica tale da modificare il protocollo precedente, ratificato da giunta e Assemblea capitolina e che prevedeva il contributo di 24 milioni», ha spiegato la dirigente Angela Mussumeci [la dirigente che ha prima rilasciato poi ritirato il PDC, NDR]. E lo stesso Assessore Berdini secondo un articolo di La Repubblica (3) sembrerebbe confermare quella lettura : “In passato ci sono state due deliberazioni del Consiglio comunale che stabilivano che si doveva dare una cifra al Comune di Roma. Nella scorsa amministrazione Caudo ha sottoscritto un protocollo che contraddice ma non abroga tutto quello che era stato deciso in precedenza dal Consiglio anche perche’ non era giuridicamente in grado di farlo“. E aggiunge che “Per questo noi lo abbiamo annullato e sul tema e’ anche in corso un’inchiesta della magistratura“. Inchiesta che speriamo che prima o poi emerga dal segreto istruttorio per dissipare le ombre sparse a piene mani da molte testate sulla vicenda dei milioni di contributo che in realtà avrebbero dovuto essere versati solo in caso di cambio di destinazione (da uffici ad appartamenti di lusso).
Ma in ogni caso ci sorgono spontanee diverse domande: che cosa prevedeva esattamente il protollo di Caudo? E’ stato portato alla conoscenza dei membri della Commissione? Sarà portato a conoscenza dei cittadini, insieme alla Memoria, alle determine dirigenziali, al Permesso di costruire e a tutti gli atti legati alla vicenda? E non sarebbe il caso di spiegare ai cittadini – dato che si parla di mancanza di “forza giuridica” – in base a quali norme e/o statuti l’operazione avrebbe dovuto seguire un diverso iter procedurale (e magari perchè gli stessi uffici se ne siano accorti dopo tanto tempo)? E poi: un intervento di restauro conservativo richiede deliberazioni della Giunta o dell’Assemblea Capitolina?
Ma anche sull’ammontare delle cifre dovute da Alfiere al Comune e sulle loro causali i dubbi restano molti. Intanto, rispetto alle informazioni e alle dichiarazioni diffuse fino a poche settimane fa, dove si parlava di 24 milioni di euro che il Comune avrebbe dovuto ottenere (e che in realtà sarebbero stati dovuti solo in caso di trasformazione delle Torri in appartamenti) adesso si dice che “la societa’ Alfiere deve dare all’ amministrazione comunale” un corrispettivo “che ammonta a circa 18 milioni per il trasferimento di proprietà’” (2). Una cifra che sarà indicata nella delibera di Giunta e in quella di Assemblea annunciate come imminenti dall’Assessore, che collega tale pagamento a un atto “del 2002” sancito da “una legge dello Stato e da una vendita” aggiungendo che “Se Alfiere non vorrà pagare abbiamo dei buoni avvocati” (3). E a questo punto si aprono interrogativi che riguardano gli accordi e eventuali obblighi del passato – all’epoca delle cartolarizzazioni del Ministro Tremonti, tra cui quella delle Torri ministeriali -, se siano stati ottemperati, e se, e in che modo, dopo tutti questi anni e cambi di amministrazione pubblica e di proprietà (da Fintecna, a una cordata di privati a Cassa depositi e Prestiti e Telecom-TIM) possano spuntare all’improvviso dei vincoli tali da spingere l’amministrazione a ritirare un Permesso di costruire già rilasciato e fermare un progetto di riqualificazione in corso.
Un’altra certezza è invece il ricorso al TAR avanzato da Cassa Depositi e Prestiti, che ha visto “sfumare la joint venture con Telecom: la compagnia telefonica, in assenza di un permesso a costruire [dopo il ritiro a luglio NDR] aveva rinunciato all’idea di realizzare il suo quartier generale nelle Torri. Adesso se il TAR darà ragione ad Alfiere spa, i lavori riprenderanno e Telecom potrebbe vedersi costretta a trasferirsi nelle Torri. Se il TAR darà invece ragione al Comune l’azienda potrà abbandonare il progetto senza pagare penali“(2). L’Assessore Berdini dichiara che in questo caso non sarebbe un problema trovare un altro soggetto interessato a trasferire i propri uffici nelle Torri, tuttavia la situazione non ci appare così serena, soprattutto per gli abitanti dell’EUR che da tempo speravano di vedere finalmente ripristinato il cuore del pretigioso quartiere.
In conclusione noi auspichiamo che, anzichè affidarsi alla frammentaria mediazione dei giornalisti, l’Assessore Berdini e la nuova amministrazione provvedano al più presto a diffondere una puntuale e dettagliata ricostruzione di tutti i passaggi della vicenda, spiegando le motivazioni delle scelte fatte e delle decisioni prese. Da chi è stato eletto sbandierando cambiamento e trasparenza è il minimo sindacale.
In calce pubblichiamo un commento dell’ex assessore Giovanni Caudo alle notizie di stampa del 28 ottobre.
Prossima puntata: il verdetto del TAR, atteso nei prossimi giorni.
Anna Maria Bianchi Missaglia
Per osservazioni e precisazioni: carteinregolasito@gmail.com
VENERDÌ 28 OTTOBRE 2016 14.33.24 Roma: Berdini, a novembre delibera Torri Eur, via a restauro (ANSA) – ROMA, 28 OTT – “Io spero che alla fine Telecom vada nelle Torri dell’Eur, se non ci andra’ sono sicuro che ci andra’ qualcun altro. Nella prima meta’ di novembre porteremo una delibera, prima in Giunta e poi in Consiglio che dira’: le Torri fanno parte del patrimonio culturale della citta’ quindi non vengono escluse dalla Carta della qualita’; l’ammontare del corrispettivo che la societa’ Alfiere deve dare all’ amministrazione comunale, che ammonta a circa 18 milioni per il trasferimento di proprieta’; che abbiamo interesse che li’ ci sia un restauro conservativo che potra’ partire subito dopo la delibera”. Lo ha annunciato l’assessore all’Urbanistica di Roma Paolo Berdini, che ha affrontato in commissione Urbanistica la vicenda delle Torri dell’Eur. Un provvedimento, quello annunciato, che va nella direzione del rilancio del quartiere dell’Eur dove domani sara’ inaugurata, dopo 18 anni lavori e una spesa di 239 milioni di euro, la Nuvola, il nuovo centro congressi progettato dall’architetto Massimiliano Fuksas.
VENERDÌ 28 OTTOBRE 2016 14.38.35 Roma: Berdini, a novembre delibera Torri Eur,via a restauro (2) (ANSA) – ROMA, 28 OTT – A chi gli chiede se si puo’ fare un restauro conservativo anche senza l’acquirente delle Torri l’assessore risponde: “Certo, il restauro conservativo si puo’ fare anche in assenza di una societa’ acquirente. Lo ha chiesto Alfiere di fare il restauro, non vedo motivi per cui non dovrebbe” Berdini ha quindi ricordato che la vicenda “va avanti da anni. In passato ci sono state due deliberazioni del Consiglio comunale che stabilivano che si doveva dare una cifra al Comune di Roma. Nella scorsa amministrazione Caudo ha sottoscritto un protocollo che contraddice ma non abroga tutto quello che era stato deciso in precedenza dal Consiglio anche perche’ non era giuridicamente in grado di farlo. Per questo noi lo abbiamo annullato e sul tema e’ anche in corso un’inchiesta della magistratura”. Berdini ha parlato in commissione di un “intollerabile eredita’ di urbanistica allegra. Ci troviamo a chiudere in pochi mesi vicende di anni. Oggi abbiamo buone speranze che qualsiasi sara’ l’esito del Tar il restauro conservativo delle torri andra’ in porto, le torri verranno restaurate. Noi siamo a favore del progetto di recupero delle torri ma vogliamo che avvenga tramite procedura trasparente. Se Alfiere ritiene di non corrispondere abbiamo bravi avvocati”. (ANSA).
Il giochino delle Torri – dal profilo Fb di Giovanni Caudo Ex assessore all’urbanistica della Giunta Marino, 29 ottobre 2016
Oggi si è svolta la commissione urbanistica, più volte rinviata, per chiarire come mai Roma Capitale il 29 luglio 2016 ha deciso di annullare il permesso di costruire che aveva rilasciato il 22 dicembre del 2015 per il restauro e il risanamento conservativo delle Torri dell’Eur. Mentre si continua a cambiare versione sul perché dell’annullamento, dato che anche oggi si è detto che il permesso di costruire è legittimo, nel frattempo si è dato l’alibi a chi aveva interesse a smontare l’operazione del trasferimento del quartiere generale di Telecom in quegli edifici. Anche aver rinviato continuamente la commissione è servito a superare la data del 30 settembre, oltre la quale i soggetti che si erano vincolati al recupero degli edifici sembra si potessero svincolare reciprocamente senza pagare penali. Apprendiamo però che ora si andrà prima in giunta e poi in assemblea capitolina per consentire ciò che era già stato autorizzato nel dicembre 2015, un intervento di restauro e risanamento conservativo, interventi sempre consentiti dal Prg e che la legge consente con una semplice autorizzazione e comunicazione. Si dice per riportare l’immobile nella carta qualità del Prg, ricordo che il permesso di costruire rilasciato a dicembre 2015 ha già avuto il parere della sovrintendenza comunale come previsto per gli immobili presenti nella carta per la qualità. Già in altre occasioni ho sottolineato che l’onestà intellettuale non si compra un tanto al chilo, o la si ha o no; ogni volta una versione nuova e continui contorcimenti di un’amministrazione che improvvisa. I danni per la città invece sono già concreti.
Per il resto la vicenda è descritta qui, era il 27 di Agosto, c’era tutto il tempo, invece siamo arrivati a ottobre e poi ancora a novembre.
Il gioco delle Torri (sulla pelle di Roma) 27 agosto 2016
Come riportato dai giornali le Torri dell’EUR non si restaurano più e rischia di saltare il progetto di trasferire lì il quartier generale di TIM. Roma Capitale ha annullato il permesso di costruire rilasciato il 22 dicembre 2015 per il Restauro e il risanamento conservativo delle Torri dell’Eur (ex Ministero delle Finanze) perché invece dei presunti 24 milioni di euro di contributo straordinario la società ha dato solo un milione per la sistemazione di spazi pubblici nel Municipio IX.
I 24 milioni di euro, come scrivono però gli stessi dirigenti del Comune nella determina di annullamento, erano un contributo straordinario connesso al progetto di valorizzazione delle Torri, quello approvato nel 2009 durante l’amministrazione di Alemanno, che prevedeva la demolizione delle Torri e la costruzione di residenze di lusso (leggi in fondo al post). Il progetto autorizzato il 22 dicembre 2015, dopo sei mesi tra preistruttoria e istruttoria degli stessi uffici, è un progetto di Restauro e risanamento conservativo che restituisce le Torri da un punto di vista formale e funzionale alla loro destinazione originale, quella pensata e progettata dall’arch. Ligini, lo stesso che progettò il Velodromo (fatto saltare in aria durante Alemanno).
Tutte le altre verifiche tecniche cui è stato sottoposto il Permesso di costruire da parte di funzionari incaricati ne hanno confermato la totale correttezza e legittimità: è coerente con le previsioni di piano regolatore e con tutte le altre norme e ha ricevuto, nel dicembre 2015, il parere positivo della sovrintendenza capitolina. Non c’è cambio di destinazione d’uso e non c’è incremento di cubatura, si restaura quello che c’era.
La motivazione dell’annullamento quindi non è urbanistica ma solo quella del “mancato” contributo straordinario. Per Roma Capitale sembra che l’interesse pubblico da salvaguardare, o addirittura promuovere, è quello di incassare i 24 milioni di euro anche a costo di demolire e trasformare in residenza le Torri, e non invece il risanamento di una ferita con il restauro di uno degli immobili di pregio architettonico dell’EUR. Senza contare i benefici, economici e non solo, per tutta la città che verrebbero dalla realizzazione del nuovo quartiere generale della più importante azienda di Telecomunicazioni del Paese. Un investimento di circa 120 milioni di euro, quasi 3.500 addetti che tornano a popolare l’Eur e ne rafforzano la vocazione originaria di quartiere per uffici, rimuovendo il degrado che lo attanaglia ormai da anni.
O i 24 milioni di euro con annessa valorizzazione residenziale, quella si speculazione vera, o Beirut! Noi la pensavamo in modo differente e continuiamo a pensare che è il modo giusto. Da anni è anche quello che chiedono i cittadini dell’Eur.
Forse il gioco delle Torri è più grande e anche Telecom, con il nuovo management, sta giocando una sua partita sulla pelle della città. C’è da augurarsi che Telecom non lasci cadere questo progetto (che faccia valere le sue ragioni contro l’annullamento) e Roma non può perdere questa opportunità (che la sindaca dia un segno), è l’ultima grande aziende che ha sede a Roma e che oggi è sparsa in tante sedi, vogliamo perdere anche questa?
Una vicenda cominciata nel Marzo 2016, con preannunci di indagini sui giornali e con l’avvio da parte degli uffici della procedura di verifica in autotutela del Permesso di costruire e conclusasi, per il momento, a fine luglio in questo modo.
Una vicenda sintomatica del triste destino di una Capitale che ha smarrito il senso delle cose che fa, che si sta avvinghiando nella sua stessa crisi, senza il coraggio di fare le cose giuste, soggiogata com’è dal gioco dei poteri di veto di chi fin dall’inizio ha avversato per mero interesse personale questa operazione. Chi viene a investire a Roma in queste condizioni di incertezza? Non è anche così che si impoverisce la città?
Non è un destino inevitabile. C’è una città che vuole essere libera dai poteri di veto, che vuole una città normale, che rivendica valori differenti, che contrasta la demagogia, che sa dire di si invece che no.
Per chi avesse voglia di approfondire di seguito gli estratti dalla determina di annullamento del 29 luglio 2016 e dall’atto d’obbligo del 2009:
Determina
“ di annullare d’ufficio, in via di autotutela, […] il Permesso di costruire n.347 del 22 dicembre 2015 “sussistendo le ragioni di interesse pubblico, in quanto lo stesso Permesso inficia le previsioni del Protocollo di intesa tra MEF e Roma Capitale […] con particolare riferimento alla corresponsione nelle previste tre tranche, del contributo di valorizzazione. Tale contributo, in particolare stimato pari ad euro 24 milioni di euro, è legato alla demolizione dei fabbricati esistenti e ricostruzione del complesso immobiliare in oggetto ed è espressamente previsto dall’Atto d’obbligo assunto dalla Società Alfiere spa […] in data 22 dicembre 2009 […] da destinarsi ad opere per il quartiere Eur e alle infrastrutture afferenti.”
L’Atto d’obbligo del 2009 che prevede il versamento come contributo della valorizzazione immobiliare è quello sottoscritto durante l’Amministrazione Alemanno e legato al progetto di trasformazione delle Torri in residenze secondo il progetto di Renzo Piano, infatti nell’atto si legge, alla pag.3:
– che quindi la società Alfiere spa presentava al Comune di Roma un progetto, redatto dallo studio RPBW – Renzo Piano Building Workshop, che prevedeva la demolizione del complesso edilizio di viale Europa n.242 costituito dalla Torri già del Ministero delle Finanze, e la costruzione di un nuovo edificio di grande qualità architettonica che prevedeva un mix di funzioni, ovvero terziarie direzionali, spazi commerciali e, in prevalenza residenziali […].
e a pag. 7:
– che, a seguito dell’analisi svolta dagli uffici competenti risultano dovuti al Comune gli oneri relativi al costo di costruzione, gli oneri di urbanizzazione primaria sulla quota residenziale, non residenziale commerciale e non residenziale direzionale […]
– che per la determinazione del contributo straordinario dovuto dalla comparente […] ha fissato il contributo straordinario totale dovuto nella misura di euro 24 milioni da corrispondere in quattro rate […]
Cosa c’entra tutto questo con il Progetto di restauro e di risanamento conservativo delle Torri che vengono riportate alla loro destinazione originale, uffici? Senza alcun cambio di destinazione d’uso e senza incremento di cubatura?
vedi anche:
[IN CALCE AGGIORNAMENTI DEL 1 SETTEMBRE] Sembra tornare ancora indietro il recupero delle Torri di Ligini che si affacciano sul laghetto dell’EUR. Infatti, un recente provvedimento della nuova amministrazione ha…
Redazione –28 agosto 2016Continua#
Sembrava una vicenda a lieto fine, quella delle Torri di Ligini, gli storici uffici del Ministero delle Finanze, venduti a privati e smantellati per trasformarli in appartamenti e poi abbandonati…
Redazione –22 marzo 2016Continua#
Erano diventate il simbolo del degrado conficcato nel cuore dell’EUR, le tre torri del Ministero delle Finanze progettate da Cesare Ligini, acquistate da una cordata di privati che aveva cominciato…
Redazione –8 maggio 2015Continua#
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