L’Associazione DaSud ha elaborato un’indagine conoscitiva sulla percezione del fenomeno mafioso in relazione alla droga e alla sicurezza tra gli studenti di Roma. Avviata all’inizio di febbraio, un mese prima della chiusura delle scuole e del lockdown, presenta dati, inequivocabili, che permettono di affermare che le studentesse e gli studenti di Roma hanno un quadro confuso e superficiale della situazione delle mafie e della droga nella loro città. Un quadro allarmante che conferma la convinzione che serve un cambio di paradigma nelle politiche pubbliche, dall’istruzione ai servizi, dagli investimenti sulle periferie alla cultura. Proponiamo il dossier di Dasud (in calce la presentazione dell’Associazione e del lavoro che porta avanti da anni) e la lettera che ha inviato alle istituzioni della città di Roma chiedendo una presa di posizione chiara e scelte conseguenti.E alle forze sociali, economiche, culturali, chiede di dare vita a una sorta di Assemblea generale dell’antimafia a Roma.
(dal sito di Dasud, maggio 2020)
La percezione del fenomeno mafioso in relazione alla droga e alla sicurezza tra gli studenti romani
Primo rapporto indagine conoscitiva Roma, febbraio-aprile 2020
Introduzione
Dal 2005 impegnati nel contrasto socio-culturale delle mafie e nella promozione dei diritti, siamo la rete di giornalisti, comunicatori, educatori, operatori del sociale e artisti che nel 2016 ha ideato e avviato dentro una scuola della periferia di Roma il progetto ÀP – Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti: un innovativo progetto educativo, sociale e culturale che nasce dall’esigenza di praticare la trasformazione nei luoghi che più di tutti rischiano di diventare terreno fertile per le mafie.
Da allora, siamo immersi nella sperimentazione di un modello educativo unico in Italia, capace di porsi come osservatorio privilegiato sulle mafie a Roma e in grado di valorizzare il ruolo della scuola come primo presidio di cultura antimafia con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa, la dispersione scolastica e la fascinazione dei clan attraverso percorsi mirati pensati per gli studenti e tramite una proposta culturale, alternativa, aperta alla scuola, al territorio e alla città.
Una proposta che passa attraverso una biblioteca, un cinema, un teatro, un fondo di fumetto, una web radio e l’offerta di servizi, laboratori, eventi e rassegne accessibili alla comunità in maniera gratuita.
Una sperimentazione che è anche frutto di un percorso di ascolto e racconto del disagio giovanile che abbiamo iniziato qualche anno fa con il dossier Under. Giovani, mafie e periferie (Perrone Editore): partire dall’analisi dei giovani che si perdono ci aiutava a capire a chi e come avremmo rivolto le nostre energie.
Un’esigenza, quest’ultima, che è emersa anche più di recente e che abbiamo tradotto in modalità e obiettivi differenti.
Siamo infatti convinti che partire dall’analisi di ciò che i giovani pensano sia lo step necessario per comprendere meglio come indirizzare i nostri sforzi educativi e renderli ancora più incisivi.
Per questo abbiamo deciso di tornare a metterci in ascolto. Troppo spesso dimenticati, sono i giovani i protagonisti di questa nuova indagine, che rappresenta una prima volta non solo per noi (in termini di modalità e metodologia), ma anche per il contesto in cui operiamo: romani sono infatti gli studenti a cui diamo la parola.
Non da ultimo, l’indagine rappresenta un tassello dell’inchiesta partecipata #MaiDireMafia che abbiamo lanciato a novembre 2019 per mappare il potere criminale a Roma. Anche per questo, l’intento di tale rapporto è esplorare la percezione che i giovani studenti romani hanno del fenomeno mafioso rispetto al consumo e allo spaccio di droga, nonché rispetto alla sicurezza.
Certi di essere nella direzione giusta, siamo sicuri che i risultati che seguono offrono molti spunti di riflessione, utili alla comunità tutta.
LETTERA APERTA ALLE ISTITUZIONI E ALLA CITTÀ DI ROMA
Gentilissimi,
scriviamo, in occasione dell’anniversario della strage di Capaci, per segnalarVi i dati – molto interessanti e preoccupanti – di un’indagine conoscitiva sulla percezione del fenomeno mafioso in relazione alla droga e alla sicurezza tra gli studenti di Roma avviata da daSud all’inizio di febbraio, un mese prima della chiusura delle scuole e del lockdown. I dati, inequivocabili, che vi inviamo, ci permettono di affermare che le studentesse e gli studenti di Roma hanno un quadro confuso e superficiale della situazione delle mafie e della droga nella loro città. In generale poco informati, appaiono così inconsapevoli dei rischi connessi per la loro vita presente e futura. Un quadro allarmante che conferma la convinzione che anima il nostro lavoro di questi anni: serve un cambio di paradigma nelle politiche pubbliche, dall’istruzione ai servizi, dagli investimenti sulle periferie alla cultura su cui – oggi – torniamo a chiedere una presa di posizione chiara e scelte conseguenti.
Secondo la nostra esperienza educativa e sociale, i risultati di questa ricerca sono conseguenza di almeno tre concause.
In primo luogo, la mancanza reiterata di quel confronto necessario per la creazione di una relazione educativa proficua.
In secondo luogo, l’insufficienza di un sistema scolastico che non è stato capace – al netto di alcune brillanti eccezioni e malgrado tutti gli sforzi educativi compiuti fino ad oggi e gli innumerevoli progetti sulla legalità, l’antimafia e la cittadinanza – di fornire agli studenti le conoscenze e gli strumenti necessari per comprendere al meglio un tema così essenziale come è quello delle mafie.
In terzo luogo, vi è l’altrettanto scarsa conoscenza e consapevolezza del tema da parte della città e di quel mondo adulto che – neppure dopo le recenti sentenze della magistratura o i fatti di sangue degli ultimi anni – ha saputo o voluto accettare la presenza e il ruolo crescente dei clan a Roma.
Una situazione preoccupante che l’emergenza Covid 19 (che da sanitaria è presto diventata sociale ed economica) non ha fatto altro che aggravare. Per comprenderlo basta leggere gli allarmi degli investigatori più seri o osservare le fotografie scattate dalle più recenti cronache che a fronte di istituzioni lente e vittime della burocrazia mostrano organizzazioni criminali capaci di ridefinire la propria azione con tempestività ed efficienza. Vale per la corsa agli appalti (persino sulla produzione delle mascherine o in generale nella sanità), per il welfare territoriale, per l’usura (storico dramma per la città di Roma) o – per fare un esempio – per la recente denuncia di intere categorie di commercianti e imprenditori romani assediati dal potere criminale e dalla sua sete di soldi. O per la riorganizzazione delle piazze di spaccio nelle zone più povere della Capitale dove la droga garantisce il reddito a migliaia di persone.
Non deve stupire allora che in un contesto di maggiore scarsità di risorse da parte delle famiglie, di sostanziale fallimento della didattica a distanza per le fasce più deboli della popolazione, di nuove solitudini – possano tornare a crescere nei prossimi mesi i numeri dell’abbandono scolastico a favore della via più semplice e immediata per la sopravvivenza: la criminalità.
Non sono fenomeni nuovi. Per darne una lettura e cercare delle soluzioni, in questi anni daSud ha a lungo lavorato sulle mafie, la droga, il welfare parallelo dei clan, i giovani, le periferie a Roma (i dossier Roma Città di Mafie, Roma tagliata male, MammaMafia, Under ne sono una testimonianza) e ha per questo deciso di avviare un percorso sperimentale di educazione, supporto alla scuola, socialità e cultura chiamato ÀP, Accademia Popolare dell’antimafia e dei diritti, sorto all’interno degli spazi rigenerati di una scuola della periferia sud est di Roma (l’IIS Enzo Ferrari) dove sono nati una biblioteca, un cinema, un teatro, una web radio, degli spazi per i laboratori e un’area bimbi al servizio di una zona della città che ne è sostanzialmente priva e che al contempo è capace di parlare con la sua progettualità a tutta la città.
Da ultimo, lo scorso novembre – mentre la città si interrogava sugli omicidi eccellenti, i continui sequestri di esercizi commerciali, i quartieri sotto assedio della città – daSud e le realtà che animano ÀP hanno lanciato MaiDireMafia, un’inchiesta partecipata sul potere criminale a Roma di cui la ricerca commissionata a Iriad che presentiamo oggi è parte essenziale.
Da qui la nostra richiesta, l’ennesima in questi anni, rivolta alle istituzioni, alle forze politiche e sociali, al mondo della cultura, alle cittadine e ai cittadini. Stiamo vivendo la più grande crisi dal Dopoguerra, siamo dentro una discussione che potrebbe essere rifondativa sulla scuola di domani, siamo a poco più di un anno dalle prossime elezioni amministrative a Roma: è un periodo insomma di grandi trasformazioni sulle quali è fondamentale discutere per cercare una nuova identità e nuove funzioni ai servizi pubblici, all’istruzione, al Paese, alle città.
Per vivere la città di oggi e progettare quella di domani, è indispensabile infatti conoscere e interpretare quello che accade sotto i nostri occhi. Per farlo occorrono le giuste informazioni e le giuste lenti.
Per parte nostra, come sempre in questi anni, non ci sottrarremo alle nostre responsabilità, metteremo in campo strumenti, azioni e idee. E sin d’ora mettiamo a disposizione anche un momento pubblico: l’8, 9 e 10 ottobre prossimi daSud organizzerà il suo annuale festival Restart. Se la pandemia, come speriamo, non ci obbligherà a un rinvio, sarà l’occasione per festeggiare i nostri 15 anni di attività e anche per incontrarsi, discutere, aprire nuovi conflitti, lanciare nuove progettualità. Sarà anche il momento in cui recupereremo la due giorni di MaiDireMafia già programmata per maggio e rinviata.
Abbiamo di fronte a noi enormi rischi e anche opportunità inedite. Ma se davvero abbiamo a cuore il futuro delle ragazze e dei ragazzi dobbiamo avere il coraggio di scrivere un nuovo patto sociale, a livello cittadino e nazionale che abbia come prioritarie: la scuola, l’antimafia in classe, le periferie e l’antimafia popolare.
La scuola. L’eterna Cenerentola, deve tornare al centro della discussione pubblica: una scuola, capace di superare lo studio trasmissivo e conservatore, di rinnovarsi e di trovare anche fuori da sé le risorse che mancano e che, pure, sono indispensabili per gli studenti. Serve una grande alleanza educativa strategica con il terzo settore più innovatore, con il mondo della cultura, con istituzioni territoriali per affrontare fino in fondo le diseguaglianze e promuovere la circolazione di competenze e opportunità, è necessario valorizzare, modellizzare e diffondere le esperienze di collaborazione tra scuola e territorio dove l’integrazione del Piano dell’offerta formativa è già realtà
L’antimafia in classe. Serve ridefinire gli interventi sulle mafie e la legalità attraverso un intervento strategico anche attraverso un confronto serrato con i dirigenti e gli insegnanti. In questo senso, l’incontro già convocato (e purtroppo rinviato per il Covid) sarà uno dei nostri impegni per la riapertura di settembre.
Le periferie. Sono i luoghi delle solitudini e delle diseguaglianze, dei ricatti dei clan e dell’assenza dello Stato. Proponiamo un piano straordinario, con politiche, investimenti, progettualità, sperimentazioni, di educazione e promozione della cultura in periferia. Serve una ricucitura urbanistica, sono necessari servizi pubblici essenziali, una funzione rigeneratrice dell’arte pubblica e un nuovo modello di welfare di prossimità, urge una nuova narrazione e senso di appartenenza. In questo senso, un ruolo fondamentale possono svolgere delle politiche pubbliche che favoriscano l’impegno dei cittadini per il recupero e la valorizzazione di spazi abbandonati, dismessi, inutilizzati perché vengano trasformati in centri generativi e inclusivi per le persone e le comunità, luoghi in cui possano ritrovarsi competenze capaci di promuovere l’innovazione di pratiche culturali, artistiche, educative e cura.
L’antimafia popolare. Serve una nuova idea di antimafia capace di stare nella contemporaneità con le sue contraddizioni e sfide, di leggere i processi sociali ed economici, di intervenire sulle dinamiche del potere. Rigenerandolo. È una necessità per il movimento antimafia, ma è indispensabile un’antimafia che sia davvero partecipata, diffusa, un’antimafia realmente popolare. E nella nuova fase che riguarda il futuro della città – lo avevamo già proposto – chiediamo, innanzitutto a Comune e Regione, ma ci rivolgiamo anche anche alle forze sociali, economiche, culturali, di dare vita a una sorta di Assemblea generale dell’antimafia a Roma: una riflessione profonda e senza sconti su come la città e la comunità che la abita stanno cambiando a causa della presenza indisturbata dei clan, anche alla luce dell’emergenza Covid 19.
In attesa di un riscontro, inviamo i più cordiali saluti,
Danilo Chirico
Presidente Ass. daSud
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