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Famiglia Di Consiglio, vi ricordiamo lo stesso

Roma,_pietre_inciampo_famiglia_Di_Consiglio wikipedia

Foto da wikipedia autore Gaux

Aggiornamento 15 gennaio: Le 20 pietre d’inciampo in via Madonna dei Monti che erano state rubate da sconosciuti lo scorso 10 dicembre,  sono state messe di nuovo al loro posto per ricordare la deportazione e la morte nei campi di sterminio delle  famiglie Di Consiglio e i Di Castro. Le pietre originali, blocchetti di bronzo della grandezza di un sampietrino, non sono mai state ritrovate. Quelle installate sono le nuove realizzate dallo stesso scultore, il tedesco Gunter Denming.

(11 dicembre 2019 ) Stanotte qualcuno ha strappato dal marciapiede le pietre di inciampo che ricordavano i membri della famiglia Di Consiglio,  sterminati dai nazifascisti perchè ebrei. Pubblichiamo  la loro storia, raccontata  da Roma2pass.

Non si conoscono gli autori dell’ignobile gesto, ma dopo la  messinscena di Forza Nuova davanti alla sede nazionale dell’ANPI sabato scorso, i manifesti minacciosi di Azione Frontale contro Sabrina Alfonsi,  il manichino impiccato al circolo del PD  di Ponte Milvio e vari  attacchi a sedi del PD dei mesi scorsi, tutto fa pensare a un’inquietante ripresa dei venti dell’estrema destra (AMBM)

In via Adalberto c’è una lapide con un grande numero di uomini, donne, bambini , sterminati dai Nazisti nel 1943-44. Hanno quasi tutti lo stesso cognome e appartenevano tutti a una stessa famiglia, la Famiglia Di Consiglio, una famiglia di venditori ambulanti e macellai ebrei e romani da secoli. Fuori il portone di via Madonna dei Monti, dove abitava Mosè Di Consiglio si possono vedere venti pietre d’inciampo.
Salomone, detto Pacifico, abita in via Adalberto nel quartiere delle Crociate con la moglie Gemma Di Tivoli, che ha un banco di stoffe al mercato in via Eleonora d’Arborea, e i suoi nove figli. I ragazzi frequentano la scuola Enrico Corradini (oggi Fratelli Bandiera). E’ una famiglia ebrea, romana da molte generazioni.
Nel 1943 la casa di Salomone è distrutta dai bombardamenti e la famiglia si sposta in via Madonna dei Monti, dove vivono e hanno bottega i suoi genitori Mosè e Orabona e i suoi nove fratelli. Nella notte tra il 15 e il 16 ottobre, le due nuore di Mosè, Celeste ed Enrica con i loro bambini si erano fermate a dormire a casa delle rispettive madri in piazza Giudia e vengono prese nella razzia nazista e, due giorni dopo, mandate a Auschwitz con gli altri oltre mille ebrei romani. Celeste e i bambini non sono in condizioni di lavorare e sono uccisi all’arrivo, Enrica sopravvive alla selezione, ma morirà poi in luogo e data ignoti. Ester, una sorella di Salomone, e i suoi riescono dapprima a nascondersi nella chiesa di Santa Croce in via Guido Reni ma per una serie di motivi devono tornare nel Rione Monti da una zia che aveva casa di fronte a quella di Mosè.
Nel 1944 dopo la soffiata di un delatore, Mosè Di Consiglio e tutti i familiari sono catturati dai tedeschi. Ennio, il più piccolo dei figli di Salomone, riesce a fuggire dal camion in corsa. Ester Di Consiglio dalla casa di fronte assiste impotente, con il marito Cesare Spizzichino e la figlia Giulia, all’arresto. L’altra loro figlia di otto anni, che al momento della retata si trovava dai nonni, si salva grazie a un falso nome. Tre giorni dopo la cattura, il padre Mosè, Salomone con gli altri fratelli e un genero sono fucilati alle Fosse Ardeatine. Le donne e i bambini sono portati in campo di concentramento insieme a Graziano, il fratello che quel giorno non era in casa ed è preso per strada il giorno dopo. Nessuno tornò. Ennio, l’unico Di Consiglio sopravvissuto, muore pochi anni dopo.
Terminata la guerra, il delatore che ha permesso l’arresto della famiglia Di Consiglio subisce processo e Giulia Spizzichino, una delle figlie di Ester, sarà la più attiva tra i familiari delle vittime delle Fosse Ardeatine al processo contro Priebke.
Oggi a Testaccio, l’ampio giardino al centro di piazza S. Maria Liberatrice, alberato e sempre popolato, è intitolato alla famiglia Di Consiglio.

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