La maggior parte dei migranti nel mondo vive in un numero relativamente piccolo di Paesi. Nel 2017, oltre il 50% di tutti i migranti internazionali risiede, infatti, in appena dieci Paesi o aree, mentre solo venti Paesi ospitano il 67,3% del totale dei migranti internazionali. Il maggior numero di migranti internazionali risiede negli Stati Uniti d’America: 50 milioni, pari al 19,3% del totale mondiale. L’Arabia Saudita, la Germania e la Federazione Russa ospitano il secondo, il terzo e il quarto maggior numero di migranti in tutto il mondo (circa 12 milioni ciascuna), seguite dal Regno Unito (quasi 9 milioni) e dagli Emirati Arabi Uniti (8 milioni).
EUROPA
Nel 2018 nel continente europeo risiede il 30,2% del totale dei migranti a livello globale, mentre sono 39,9 milioni i cittadini stranieri residenti entro i confini dell’Unione Europea a 28 Stati membri, in aumento del 3,5% rispetto al 2017. Il Paese dell’Unione Europea che nel 2018 ospita il maggior numero di migranti è la Germania (oltre 9 milioni), seguita da Regno Unito, Italia, Francia e Spagna. Per alcuni Paesi, caratterizzati in passato da aumenti consistenti di cittadini stranieri residenti, si sono riscontrate diminuzioni anche significative: è il caso di Austria, Svezia e Germania. A questa tendenza fanno da contraltare i consistenti aumenti registrati in Paesi dell’Europa orientale, area di forte attrazione migratoria negli ultimi anni. Si segnalano, ad esempio, i casi di Romania, Ungheria, Estonia e Lettonia. Secondo i dati Eurostat, nel 2017 gli stranieri residenti che hanno acquisito la cittadinanza nell’UE-28 sono 825.447, in diminuzione rispetto al 2016 (-17%).
ITALIA
L’Italia, con 5.255.503 cittadini stranieri regolarmente residenti (8,7% della popolazione totale residente in Italia) si colloca al terzo posto nell’Unione Europea. Diminuiscono gli ingressi per motivi di lavoro, mentre aumentano quelli per motivi di asilo e protezione umanitaria. Dal 2014 la perdita di cittadini italiani risulta l’equivalente di una grande città come Palermo (677 mila persone): una perdita compensata, nello stesso periodo, dai nuovi cittadini per acquisizione di cittadinanza (oltre 638 mila) e dal contemporaneo aumento di oltre 241 mila unità di cittadini stranieri residenti. Pur tenendo conto della diminuzione della natalità straniera (-3,7% nel 2018), sempre più simile a quella della popolazione autoctona, perdura il contributo degli immigrati alla riproduzione demografica dell’Italia. Al 1° gennaio 2019 le comunità straniere più consistenti sono quella romena (1.206.938 persone, pari al 23% degli immigrati totali), quella albanese (441.027, 8,4% del totale) e quella marocchina (422.980, 8%). La popolazione straniera sul territorio italiano risiede prevalentemente nelle regioni più sviluppate del Nord (57,5%) e in quelle del Centro (25,4%), mentre nel Mezzogiorno (12,2%) e nelle Isole (4,9%) appare decisamente più contenuta, sebbene in crescita. Le regioni nelle quali risiede il maggior numero di cittadini stranieri sono la Lombardia (1.181.772 cittadini stranieri residenti, pari all’11,7% della popolazione totale residente), il Lazio (683.409, 11,6%), l’Emilia-Romagna (547.537, 12,3%), il Veneto (501.085, 10,2%) e il Piemonte (427.911, 9,8%). Le province nelle quali risiede il maggior numero di cittadini stranieri sono Roma (556.826, 12,8%), Milano (470.273, 14,5%), Torino (221.842, 9,8%), Brescia (157.463, 12,4%) e Napoli (134.338, 4,4%)
LAVORO
Dai microdati RCFL-ISTAT al primo semestre 2018 la popolazione immigrata in età da lavoro è di 4.102.645 persone con 15 anni di età ed oltre. Risulta occupato il 64,3% dei cittadini stranieri comunitari e il 58,7% dei cittadini extra-UE. Gli occupati stranieri sono cresciuti rispetto al primo semestre 2017 (+2,5%), dato superiore a quello degli occupati italiani (+1,6%). La distribuzione degli occupati stranieri nelle diverse attività economiche conferma la segregazione occupazionale degli immigrati. I lavoratori stranieri si concentrano, in particolare, nel settore dei servizi collettivi e personali (stranieri: 26,1%; italiani: 5,6%), nell’industria in senso stretto (stranieri: 18,1%; italiani: 20,2%), nel settore alberghiero e della ristorazione (stranieri: 10,6%; italiani: 5,9%) e nelle costruzioni (stranieri: 9,6%; italiani: 5,5%). Parallelamente, persiste negli stranieri il fenomeno dell’over-education, con lavoratori che svolgono attività non adeguate alla propria formazione. Gli infortuni sul lavoro in Italia registrano un lieve calo, ma aumentano per gli stranieri, a dimostrazione della loro maggiore vulnerabilità. Secondo i dati Unioncamere, le imprese di cittadini non comunitari al 31 dicembre 2017 sono 374.062, in aumento rispetto al 2016 (+2,1%). La regione con il maggior numero di questo tipo di imprese è la Lombardia (71.478, pari al 19,1% del totale nazionale), seguita da Lazio (43.264, 11,6%) e Toscana (36.578, 9,8%). È però la Campania la regione nella quale si registra l’aumento più cospicuo (+6,2%). Nel 2018 il volume delle rimesse monetarie inviate dall’Italia ammonta a 6,2 miliardi di euro. Nella classifica regionale degli invii delle rimesse dall’Italia, nel 2018 si colloca al primo posto la Lombardia, con 1,4 miliardi di euro (23,5% del totale nazionale delle rimesse inviate), seguita dal Lazio (953 milioni di euro, 15,4% del totale nazionale). Nel 2018, per la prima volta, il Bangladesh assume il primato tra i Paesi di destinazione (11,8% del totale delle rimesse inviate dall’Italia), seguito dalla Romania (11,6%).
FAMIGLIA E CITTADINANZA