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Il video di l’Italia non si taglia: aspetti economici dell’Autonomia regionale differenziata

L’ITALIA NON SI TAGLIA: ASPETTI ECONOMICI dell’AUTONOMIA REGIONALE DIFFERENZIATA

L’intervento/racconto di PAOLO LIBERATI

Professore ordinario di Scienza delle Finanze dell’Università Roma Tre

Introduce Marina Boscaino portavoce del Tavolo No AD

a cura di Carteinregola e ANPI San Lorenzo

Anche gli aspetti economici dell’Autonomia Differenziata possono avere pesanti ripercussioni, sia rispetto ai Livelli Essenziali delle Prestazioni – “essenziali”, neanche “omogenei” – che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale, sia rispetto alle fonti di finanziamento, con il rischio di portare alla morte del sistema tributario nazionale.

Il 2 febbraio 2023 il Consiglio dei Ministri ha approvato il  Disegno di Legge  “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle regioni a statuto ordinario” che prevede la facoltà per le Regioni di chiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” per  l’attribuzione di ulteriori competenze delle 20 materie a legislazione concorrente Stato/Regioni tra le quali tutela e sicurezza del lavoro, istruzione, tutela della salute, e delle  3 materie di  esclusiva potestà statale, tra le quali norme generali sull’istruzione e  tutela dell’ambiente, dell’ecosistema e dei beni culturali.

Tale autonomia è subordinata alla determinazione dei  Livelli Essenziali delle Prestazioni (LEP) “concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti in tutto il territorio nazionale”, come previsto dalla Costituzione e per questo il Governo ha inserito nella Legge di bilancio 2023 alcuni commi che prevedono l’istituzione di una Cabina di regia per la determinazione dei LEP.

Tuttavia gli aspetti economici dell’autonomia differenziata sono ancora ancora molto confusi, sia per la definizione dei LEP, sia per le modalità del loro finanziamento.

Quanto bisognerebbe spendere per ogni funzione che passa alle regioni? Quali sono i fattori che determinano i livelli di spesa?

E non è rassicurante il paragone con i Livelli Essenziali di Assistenza, LEA, l’insieme di tutte le prestazioni, servizi e attività che i cittadini hanno diritto a ottenere dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN), allo scopo di garantirle in condizioni di uniformità, a tutti e su tutto il territorio nazionale.

 Il monitoraggio effettuato  nel  2019, prima della pandemia, ha rivelato che solo 10 Regioni – metà del Paese  – aveva un punteggio che andava sopra il livello minimo. Quattro Regioni, Sicilia, Calabria, Basilicata, Molise avevano manifestato criticità e  valutazioni negative.

Inoltre per finanziare l’autonomia si parla di “compartecipazione al gettito prodotto dal territorio regionale” o “Riserva di aliquota” ma la realtà è che anche in questo caso si tratta di concetti misteriosi: un conto è restituire in base al gettito fiscale delle Regioni, un conto in base ai fabbisogni.

Col rischio che  l’autonomia differenziata porti  alla morte del sistema tributario nazionale.

Ne parla PAOLO LIBERATI,  Professore ordinario di scienza delle finanze, università Roma Tre. Introduce MARINA BOSCAINO, portavoce del Tavolo NO AD.

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Ultimo aggiornamento 16 febbraio 2023

vedi Autonomia Regionale Differenziata, cronologia e materiali

L’Italia non si taglia: Autonomia regionale differenziata e Costituzione italiana L’intervento/racconto del costituzionalista Gaetano Azzariti, introduce Marina Boscaino, portavoce del Tavolo NO AD. qui la registrazione

vedi anche

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