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Humanlands o una città meno disuguale e più umana?

Il 28 novembre si è chiusa la vicenda “Roma Expo 2030”, un progetto su cui il Sindaco Gualtieri aveva puntato molto, che avrebbe dovuto atterrare accanto all’Università di Tor Vergata, in periferia, nel VI Municipio.

Con il titolo “Humanlands” – Persone e territori: immaginare nuovi habitat” il progetto era declinato in 3 aree tematiche: “rigenerazione urbana, inclusione e innovazione“. Il sito ufficiale, romeexpo2030.com, parlava di “un’occasione unica e irripetibile per mettere al centro dell’attenzione l’uomo e la sua capacità di reinventare il proprio ‘habitat’, la città, bilanciando sviluppo e sostenibilità ambientale. Entro il 2050, le metropoli ospiteranno i due terzi dell’intera popolazione mondiale: la relazione tra territorio e persone è una delle più grandi sfide del nostro tempo. Roma vuole essere il centro di questo nuovo modello di città: inclusivo, interconnesso, sostenibile e condiviso”. Il tutto corredato dai rendering di un masterplan avveniristico e spot – come si conviene – assai trionfalistici, con immagini e commento fuori campo che stridevano e stridono non poco con la realtà che incontra qualsiasi visitatore che oggi arrivi nel centro di Roma, e ancora di più che si allontani verso le sue periferie.

Infatti non ha funzionato, la sfida l’ha vinta Riad, con 119 voti su 182, anche se non si può non considerare che abbia giocato a favore della Capitale d’Arabia l’enorme sproporzione di mezzi economici. Tuttavia è significativo che Roma sia arrivata addirittura dopo Busan, città portuale della Corea del Sud, che ha ottenuto 29 voti, mentre la Capitale d’Italia si è classificata terza con 17 voti, per di più raccolti fuori dall’Unione Europea.

Una sconfitta che indica comunque una scarsa considerazione delle potenzialità della Capitale, sia dal punto di vista della proposta per Expo, sia dal punto di vista della sua condizione attuale, ancora in grande affanno e ben lontana dagli standard europei.

Ma quello che ci chiediamo – e si chiede Filippo Celata, di cui riportiamo in calce una riflessione – la mancata aggiudicazione di Expo è davvero una sciagura per Roma? Non sarebbe ora di abbandonare questo continuo lancio di eventi speciali come rimedio miracoloso dei mali della città, grazie a profluvi di soldi e turisti, che poi si scopre che lasciano incompiute e rovine a fronte di ben pochi vantaggi, per di più distribuiti in modo assai disuguale? Non sarebbe ora di archiviare i poteri speciali che ogni volta si tirano fuori dal cappello delle emergenze per velocizzare opere pubbliche e private e affidarsi invece a una pianificazione pubblica di medio e di lungo periodo, rispettosa delle norme poste a tutela dell’ambiente e del benessere dei cittadini? Non sarebbe ora di abbandonare questa retorica della “rigenerazione urbana”, slogan di moda che a Roma nella maggior parte dei casi si traduce in un mero “rinnovo edilizio”” nelle zone dove è più remunerativo per gli investimenti immobiliari, trasformando la città non in base ai bisogni degli abitanti ma alle mire di un profitto privato sempre più ingordo? Non sarebbe ora di abbandonare questa visione di una Roma che può campare solo di turismo – ormai iperturismo – che sta letteralmente soffocando alcuni quartieri della città non portando alcun miglioramento alla maggior parte degli altri?

Come Carteinregola avevamo salutato con entusiasmo la decisione dell’Amministrazione Raggi di rinunciare alla candidatura delle Olimpiadi 2024.

Speriamo che la “sconfitta” di Expo 2030 porti qualche lezione di saggezza ai nostri amministratori.

(vedi Post scriptum in calce)

Anna Maria Bianchi Missaglia

Expo, ma cosa abbiamo perso?

di Filippo Celata*

Roma ha ‘perso’ l’Expo. Ha vinto Riad. Ma cosa abbiamo perso? I media dicono: 50 miliardi di euro.
La cifra fa riferimento a un misterioso ‘valore economico complessivo dell’evento’ che deriva da altrettanto misteriose stime di chi ha redatto il dossier di candidatura: Carlo Ratti (MIT) e soci (il dossier non è stato reso pubblico).
Considerato che 50 miliardi è il reddito totale prodotto a Roma in un anno, l’evento secondo questi signori avrebbe niente meno che raddoppiato l’economia romana! Seguono cifre altrettanto magiche sulle decine di migliaia di posti di lavoro e di imprese che l’Expo avrebbe magicamente creato, e che quindi abbiamo ‘perso’.

Quello che abbiamo perso sono molto semplicemente i 25 milioni che ci è costata la candidatura, per ottenere solo 17 voti (meno di Busan, Corea).

Questa città quindi non solo continua a pensare di poter campare a botte di grandi eventi. E ancora crede che essi facciano miracoli. Ma non ne becca manco uno… tranne quelli decretati dal Vaticano (i Giubilei).

E cosa dicono le stime ex post sull’effettivo impatto di questi eventi? Per esempio il precedente Giubileo (analisi di Banca d’Italia): ha aumentato l’occupazione, anche in maniera stabile, ma in settori a bassa produttività, basse qualifiche e bassi salari, comportando al contempo un aumento notevole dei valori immobiliari**, ovvero alimentando impoverimento e disuguaglianze.

Cosa abbiamo quindi effettivamente perso?

*Professore di geografia economica, Università di Roma La Sapienza

vai a Roma Expo 2030 cronologia e materiali

vai a Expo 2030: il progetto del masterplan

vedi anche Expo 2030. Le ragioni di una sconfitta annunciata Diarioromano 29 11 23 di Filippo Guardascione

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Post scriptum: per essere un evento intitolato “Human lands”, non è stato condiviso per nulla con la città e con i cittadini: il 21 luglio 2022, in occasione degli Stati Generali di Expo 2030” avevamo scritto: “dato che, a leggere le presentazioni dell’evento doveva essere l’”Occasione per spiegare motivazioni e finalità del progetto“, con “sei tavoli tematici“, “pensati come un fondamentale momento di stimolo e ascolto della città, del territorio e dell’intero Sistema Paese”, con “un tavolo centrale e cinque tavoli tematici contemporanei distribuiti sul territorio, per consentire a tutti di respirare per la prima volta Expo 2030 e dare un contributo grazie all’apertura a una pluralità di interlocutori“. Ma se questo è “un progetto di cooperazione e condivisione che, in linea col tema di Expo, punta a saldare i legami tra le persone e i territori in cui vivono, con l’obiettivo di promuovere la rigenerazione, l’inclusione e l’innovazione“, sembra un po’ paradossale convocare degli Stati Generali riservati a pochi selezionati partecipanti – sicuramente rappresentativi di molte forze culturali, sociali e produttive della Capitale – lasciando fuori dalla porta reale e soprattutto virtuale la cittadinanza tutta, in un’epoca in cui per condividere eventi, convegni e dibattiti ci vuole veramente poco” (AMBM)

29 novembre 2023

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

**Bronzini, R., Mocetti, S., & Mongardini, M. (2020). The economic effects of big events: Evidence from the great jubilee 2000 in Rome. Journal of Regional Science, 60(4), 801-822.

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