L’avviso per i progetti del PNNR per la valorizzazione dei beni confiscati esclude le realtà sociali del Terzo settore
Autore : Redazione
Il 23 novembre 2021 l’Agenzia per la Coesione Territoriale ha pubblicato un “avviso per la presentazione di progetti per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie a valere sul PNNR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza)“, dove non c’è traccia di un ruolo attivo per gli Enti del Terzo Settore, associazioni, cooperative sociali. Infatti le risorse economiche – per un totale di 250 milioni di euro – sono a disposizione dei soli enti locali del Mezzogiorno – Regioni, Comuni, Province, Città metropolitane – nonostante, come evidenzia il Forum del Terzo settore, “nel PNNR sia scritta nero su bianco la necessità di “valorizzare i beni confiscati alle mafie con il contributo del Terzo settore”. Rimarca Libera contro le Mafie, che “si tratta di un investimento finanziario di grande importanza, unico nella storia dei 26 anni della legge 109/96(1) e a quasi 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre (2)ed a maggior ragione avrebbe richiesto – come sottolineato da tempo e da più parti – un urgente cambio di passo per evitare gli errori commessi e superare le diverse criticità già sperimentate ed i ritardi accumulati, non solo in termini di efficienza nell’utilizzo delle risorse europee, nazionali e regionali ma anche di trasparenza, di coinvolgimento dei cittadini e delle realtà sociali e di sostenibilità delle progettualità“. “E’ una discriminazione che non comprendiamo, e che disattende l’indirizzo virtuoso definito nel Pnrr“, dichiara Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale Terzo Settore, anche perchè “le organizzazioni di Terzo settore, al pari delle amministrazioni pubbliche, sono assegnatarie dirette di beni confiscati alle mafie. In questo modo si commette un doppio errore: non si rispettano le indicazioni del PNRR e si discrimina il Terzo settore invece di sostenerlo”. Evidenziata da Libera e dal Forum anche l‘inadeguatezza dell’utilizzo delle risorse del bando solo per la ristrutturazione degli immobili e non per l’avvio di attività che li possano valorizzare, con il rischio “di ripetere gli errori commessi in passato: sono molti i casi in cui il bene confiscato è stato ristrutturato, e poi è stato di nuovo abbandonato perché impossibile da gestire”. Due ulteriori criticità segnalate da Libera riguardano la scadenza per la presentazione delle domande, fissata al 24 gennaio 2022 – poco più di un mese (con la pausa natalizia) – che può creare difficoltà ai piccoli comuni, per predisporre in tempo la documentazione richiesta, “con il forte rischio che non possano partecipare e che tanti beni già destinati rimangano ancora a lungo inutilizzati“, e la scelta di escludere dall’avviso i beni immobili confiscati situati nel centro-nord Italia, dove si trova il 40% dei Comuni interessati. La richiesta è quella di correggere l’avviso pubblico“per restituire concretamente alla collettività i beni confiscati alle mafie e a i corrotti“, perchè su “un tema così delicato non si possono commettere questi errori: il rischio è quello di fare un regalo alle mafie“. (in calce il comunicato di Libera e del Forum del Terzo Settore e la pagina con i dettagli dell’avviso sul sito dell’Agenzia per la Coesione Territoriale) (AMBM)
28 novembre 2021
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(da Libera.it) Bando nazionale sui beni confiscatiUn passo indietro, sono tante, troppe le criticità per un bando nato con le buone intenzioni ma che rischia di essere l’ennesima occasione persa nella valorizzazione dei beni confiscati alle mafie.
“Un passo indietro, sono tante, troppe le criticità per un bando nato con le buone intenzioni ma che rischia di essere l’ennesima occasione persa nella valorizzazione dei beni confiscati alle mafie. Chiediamo che il bando nazionale sui beni confiscati con le risorse del PNRR venga modificato per restituire concretamente alla collettività i beni confiscati alle mafie e a i corrotti. In una nota Libera commenta la pubblicazione dell’ Avviso pubblico dell’Agenzia per la Coesione Territoriale che mette a disposizione di Regioni, Comuni, Province, Città metropolitane del Mezzogiorno risorse economiche per un totale di 250 milioni di euro per la valorizzazione dei beni confiscati è destinato già in partenza a non raggiungere gli obiettivi prefissati.
“Si tratta di un investimento finanziario di grande importanza- commenta Libera- unico nella storia dei 26 anni della legge 109/96 e a quasi 40 anni dalla legge Rognoni-La Torre ed a maggior ragione avrebbe richiesto – come sottolineato da tempo e da più parti – un urgente cambio di passo per evitare gli errori commessi e superare le diverse criticità già sperimentate ed i ritardi accumulati, non solo in termini di efficienza nell’utilizzo delle risorse europee, nazionali e regionali ma anche di trasparenza, di coinvolgimento dei cittadini e delle realtà sociali e di sostenibilità delle progettualità. Invece ci troviamo un bando rivolto solo agli Enti Locali, senza nessun ruolo attivo per gli Enti del Terzo Settore, associazioni, cooperative sociali e dove sono previsti interventi solo di ristrutturazione.
In dettaglio – denuncia Libera- mancano tra i destinatari dell’Avviso le realtà sociali, associazioni, cooperative concessionarie di beni immobili confiscati – più di 900 in tutta Italia, come risulta da un ultimo censimento della rete associativa di Libera, impegnate nei percorsi di inclusione, di promozione cooperativa ed economia sociale, di sostenibilità ambientale e di promozione educativa e culturale– e la possibilità di sostenere anche la gestione dei beni e quindi la continuità delle tante esperienze positive già realizzate oppure quelle in fase di avvio di attività.
Un Avviso pubblico di questa portata avrebbe richiesto, principalmente, una scadenza più lunga per la presentazione delle domande, rispetto a quella attuale fissata al 24 gennaio 2022, poco più di un mese se si considera la pausa natalizia. Per i Comuni, soprattutto quelli di piccole dimensioni non sarà agevole in così poco tempo predisporre la documentazione richiesta, con il forte rischio che non possano partecipare e che tanti beni già destinati rimangano ancora a lungo inutilizzati. Inoltre, sarà impossibile in così poco tempo coinvolgere, sin da questa fase, i cittadini e le realtà sociali nelle diverse forme di progettazione partecipata utile a creare un raccordo forte tra la comunità territoriale (e i bisogni della stessa) e l’amministrazione pubblica.
Allo stesso tempo- conclude Libera- l’Avviso avrebbe dovuto interessare anche i beni immobili confiscati situati nel centro-nord Italia, dove gli interventi pubblici di sostegno previsti si limitano prevalentemente ancora a scarse risorse stanziate nei bilanci delle Regioni. Oggi il 40% dei Comuni interessati si trova al centro nord, dove sono aumentati i beni in gestione dell’Agenzia nazionale, provenienti da procedimenti penali e di prevenzione patrimoniali legati alle inchieste antimafia degli ultimi anni.
Ribadiamo che l’attenzione riservata dal Piano nazionale di ripresa e resilienza al riutilizzo sociale dei beni confiscati è fondamentale perchè la loro effettiva restituzione alla collettività possa apportare un contributo alla ripartenza nel nostro Paese nel segno della giustizia sociale ed ambientale ma richiede uno scatto da parte di tutti al fine di concorrere alla sua concreta attuazione con una adeguata consapevolezza e corresponsabilità. Solo e spese nella giusta direzione queste risorse potranno trasformare i beni sottratti alle mafie ed ai corrotti in segni di cambiamento etico e culturale, tenendo al centro la cura delle persone e dei beni comuni e coltivando la memoria delle vittime innocenti della violenza mafiosa.
Nel Pnrr c’è scritta nero su bianco la necessità di “valorizzare i beni confiscati alle mafie con il contributo del Terzo settore”, ma nel primo avviso pubblico per la presentazione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del Piano, pubblicato dall’Agenzia della Coesione Territoriale il 23 novembre scorso, il Terzo settore non è della partita. Il bando si focalizza sulla valorizzazione attraverso la creazione e la riqualificazione di spazi pubblici e strutture, ma si rivolge solo e soltanto agli enti pubblici.
“E’ una discriminazione che non comprendiamo, e che disattende l’indirizzo virtuoso definito nel Pnrr“, sottolinea Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale Terzo Settore, secondo cui “è sbagliato non prevedere la possibilità di forme di partenariato fra le istituzioni pubbliche e il Terzo settore. Peraltro le organizzazioni di Terzo settore, al pari delle amministrazioni pubbliche, sono assegnatarie dirette di beni confiscati alle mafie. In questo modo si commette un doppio errore: non si rispettano le indicazioni del PNRR e si discrimina il Terzo settore invece di sostenerlo. Troviamo inoltre inadeguato utilizzare le risorse del bando solo per la ristrutturazione degli immobili. Non c’è solo la necessità di risanare il manufatto ma anche di avviare la nuova attività che lo possa valorizzare. Diversamente si rischia di ripetere gli errori commessi in passato: sono molti i casi in cui il bene confiscato è stato ristrutturato, e poi è stato di nuovo abbandonato perché impossibile da gestire. Su un tema così delicato non si possono commettere questi errori: il rischio è quello di fare un regalo alle mafie. Crediamo che sia necessario correggere l’avviso pubblico. Il Terzo settore è disponibile a collaborare mettendo a disposizione le competenze e l’esperienza maturata sul campo. Per questa ragione facciamo parte del Tavolo di partenariato economico, sociale e territoriale presso la Presidenza del Consiglio” conclude la portavoce del Forum.
(dal sito dell’Agenzia per la Coesione Territoriale) Avviso per la presentazione di progetti per la valorizzazione dei beni confiscati alle mafie a valere sul PNRR Avviso dell’Agenzia per la coesione territoriale volto alla valorizzazione economica e sociale dei beni confiscati alle mafie e che rientra tra gli interventi descritti nel PNRR.
Le risorse oggetto dell’Avviso ammontano complessivamente a 250 mln di euro, da destinare a proposte progettuali per la riqualificazione di intere aree ed alla valorizzazione di beni confiscati alle mafie a beneficio della collettività e delle nuove generazioni. Sono previsti criteri premiali, in particolare per la valorizzazione con finalità di Centro antiviolenza per donne e bambini, o case rifugio e per la valorizzazione con finalità per asili nido o micronidi.
Il PNRR, che ha l’obiettivo di favorire la ripartenza del Paese a causa della pandemia, è organizzato in 6 Missioni, articolate in Componenti, suddivise in Investimenti. La Missione 5 – Inclusione e coesione – Componente 3 – Interventi speciali per la coesione territoriale, Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie, dispone di un’assegnazione di 300 milioni di euro per la realizzazione di 200 progetti nelle otto Regioni del Mezzogiorno (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia). In particolare, di questa cifra, 250 mln di euro sono riservati a progetti selezionati attraverso questo Avviso, mentre ulteriori 50 mln di euro serviranno ad individuare, attraverso una concertazione tra vari attori altri progetti che, per caratteristiche proprie, richiedano l’intervento di più soggetti istituzionalmente competenti.
Scadenza termini presentazione domande entro le ore 12,00 del 24 gennaio 2022 sul portale dedicato https://bandi.agenziacoesione.gov.it/
Le richieste di chiarimento possono essere inoltrate entro dieci giorni lavorativi antecedenti la chiusura dei termini di presentazione delle domande di partecipazione al seguente indirizzo di posta bando.beniconfiscati@agenziacoesione.gov.it con lo specifico oggetto: “Avviso pubblico valorizzazione beni confiscati a valere sul PNRR”.
Le risposte saranno pubblicate ogni dieci giorni nelle Frequently Asked Questions (FAQ) reperibili nella sezione dedicata al presente Avviso sul sito istituzionale dell’Agenzia per la coesione territoriale.
Avviso pubblico per la presentazione di proposte d’intervento per la selezione di progetti di valorizzazione di beni confiscati da finanziare nell’ambito del PNRR, Missione 5 – Inclusione e coesione – Componente 3 – Interventi speciali per la coesione territoriale – Investimento 2 – Valorizzazione dei beni confiscati alle mafie finanziato dall’Unione europea – Next Generation EU – Procedura concertativa negoziale
“Occorre spezzare il legame esistente tra il bene posseduto ed i gruppi mafiosi, intaccandone il potere economico e marcando il confine tra l’economia legale e quella illegale” (Pio La Torre)
La legge n. 646/1982, meglio conosciuta come legge Rognoni – La Torre, introdusse il reato di associazione per delinquere di tipo mafioso nel codice penale italiano. Fu approvata dal Parlamento italiano il 13 settembre 1982, a seguito dell’omicidio del segretario del Pci regionale Pio La Torre il 30 aprile 1982, e del prefetto di Palermo, il Generale Carlo Alberto dalla Chiesa, avvenuto il 3 settembre, nella Strage di Via Carini.