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I programmi elettorali del 2018 del M5S e del PD su: IMMIGRAZIONE

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(e nel contratto Lega -M5S del 2018)

“…Il migrante è diventato il nemico sociale da combattere, colui che nell’immaginario collettivo “ruba il lavoro, intasca 35 euro al giorno, ozia e delinque”. L’Unione europea è stata descritta come una matrigna che impone decisioni e regole calate dall’alto senza che gli Stati possano giocare alcun ruolo e la terminologia utilizzata fa sì che si venga etichettati come appartenenti alla sinistra o alla destra, a seconda che si parli di accoglienza o di rimpatri…

“…Nella gestione dei flussi migratori particolarmente problematica è la tutela dei soggetti vulnerabili , al fine di offrire loro adeguato sostegno e orientamento. Il Movimento 5 Stelle sosterrà ogni intervento diretto a salvaguardare i diritti inviolabili dei soggetti vulnerabili (minori, in particolar modo quelli non accompagnati, gli anziani, le donne, vittime di tortura, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale) e a garantire loro la dovuta assistenza, la predisposizione di progetti educativi, d’ integrazione sociale, nonchè l’adeguata formazione di tutte le diverse figure con cui verranno in contatto durante le procedure”

(dal programma elettorale del 2018 del M5S)

Nel dibattito sui punti del nuovo Governo uno dei più caldi, anche a causa delle drammatiche vicende in corso (ultime di una lunga serie di tragedie umane e di polemiche italiane), è quello degli immigrati e dei rifugiati  che approdano nel nostro Paese. Proponiamo un approfondimento con le proposte del M5S nel programma elettorale per le elezioni politiche del 2018, piuttosto diverse dalle posizioni di Matteo Salvini, e anche da quanto poi inserito nel contratto con la Lega ( e da quanto inserito sinteticamente nei 10/20 punti proposti in questi giorni da Di Maio al Partito Democratico). E proponiamo anche il programma del Partito Democratico sullo stesso tema.

Con un solo commento: alcune riflessioni presenti nel programma elettorale pentastellato del 2018, che presentano  un (minimo) approccio al fenomeno anche dal punto di vista dei migranti, della loro condizione umana e dei loro diritti, nel contratto con la Lega di qualche mese dopo,spariscono: i migranti sono  visti  solo come un “problema da  risolvere”,  su un piano   puramente “difensivo” (si collegano i migranti alla clandestinità, alla delinquenza, al  terrorismo), cioè come  problema sociale degli italiani, di cui si enfatizzano gli aspetti economici (i “costi” per lo Stato, il rischio truffe da parte di profittatori), fino a mettere insieme, nello stesso  capitolo “Rimpatri e stop business”  chi scappa da guerre e carestie e “gli appartenenti alle “associazioni islamiche radicali”.

E anche nel – pur sintetico – punto, dei 10 o 12 proposti dal M5S come cardini per il programma del nuovo governo, i migranti trovano posto solo sotto l’etichetta “Contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani”.

Più  ampio lo spazio  nel programma elettorale del Partito Democratico sempre del 2018, che se insiste molto  sul ruolo dell’Europa nell’affrontare il tema delle migrazioni, avanza anche proposte concrete, sia “esterne” – il rapporto con i paesi di origine e la cooperazione internazionale – che “interne”, prevedendo un’accoglienza “diffusa”, che si fonda sulla “collaborazione con gli enti locali e gli attori del terzo settore”, e sul “processo d’integrazione”, che si basi “sulla promozione di valori e responsabilità, ma anche sulla certezza dei diritti, come quello alla cittadinanza piena per i figli degli stranieri nati e cresciuti in questo Paese”. Restano sullo sfondo gli accordi del Governo Gentiloni e del Ministro Minniti con il governo libico per “ il controllo dei flussi migratori”, quando già era nota la situazione dei lager libici, e qualcuno già si interrogava sulla adeguatezza tecnica e il rispetto della legalità della guardia costiera libica a cui si delegava  il soccorso in mare dei disperati sui barconi. Accordi peraltro rinnovati dalla maggioranza pentaleghista   e non solo(1) 

(AMBM)

1 settembre 2019

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

Vedi anche: I 20 punti dei Cinquestelle 31 agosto 2019

Movimento 5 stelle : Punto 7  dei 10/20 punti per programma Governo agosto 2019 Legalità: carcere ai grandi evasori, lotta alle mafie e ai traffici illeciti. È necessario intervenire per tutelare i cittadini onesti, colpendo innanzitutto i grandi evasori con il carcere. Serve una maggiore tracciabilità dei flussi finanziari e un inasprimento delle pene per i reati finanziari, per contrastare i traffici illeciti delle mafie. Contrasto al fenomeno dell’immigrazione clandestina e della tratta degli esseri umani, con politiche mirate dell’Unione Europea nei Paesi di provenienza e transito. Oltre alla modifica del Regolamento di Dublino

PROGRAMMA M5S 2018 Immigrazione

scaricaPROGRAMMA M5S 2018 Immigrazione

Immigrazione Indice

Introduzione 1 Dati e contesto normativo 2 Obiettivi 4 Equa ripartizione delle responsabilità 4 Proposte 4 Ricollocamento 5 Commissioni territoriali 5 Cooperazione Internazionale 5 Stop alla vendita di armi nei Paesi in guerra 5 Trasparenza nella gestione dei fondi 6 Rimpatri volontari e accordi di riammissione 6 Tutela soggetti vulnerabili 6 Contrasto ai trafficanti e agli scafisti 7

Introduzione

La gestione dell’immigrazione rappresenta il più grande fallimento dei partiti, che hanno continuato a gestire con approccio emergenziale un fenomeno ben definito ormai da anni, strumentalizzando il tema per le campagne elettorali e facendo leva sulla compassione o sulla rabbia dei cittadini, anziché proporre soluzioni praticabili sulla base di dati oggettivi.

Il migrante è diventato il nemico sociale da combattere, colui che nell’immaginario collettivo “ruba il lavoro, intasca 35 euro al giorno, ozia e delinque”. l’Unione europea è stata descritta come una matrigna che impone decisioni e regole calate dall’alto senza che gli Stati possano giocare alcun ruolo e la terminologia utilizzata fa sì che si venga etichettati come appartenenti alla sinistra o alla destra, a seconda che si parli di accoglienza o di rimpatri. In sintesi, tutti concetti utili a distogliere l’attenzione dalle responsabilità dei governi che si sono succeduti, dalle decisioni intraprese e dalle leggi firmate.

Dati e contesto normativo

Secondo i dati del Ministero dell’Interno, i migranti sbarcati in Italia nel 2017 sono stati 111.397 (dati aggiornati al 31 ottobre), 181.436 nel 2016, 153.842 nel 2015. I minori stranieri non accompagnati sono stati 14.579 nel 2017 (dati aggiornati al 25 ottobre), 25.846 nel 2016, 12.360 nel 2015. Più di un terzo dei minori scompare senza lasciare traccia.

Dopo aver ricevuto soccorso e le prime cure mediche, chi sbarca in Italia viene identificato e registrato. Qualora tali soggetti decidano di chiedere protezione internazionale, vengono inviati in strutture di accoglienza, dove restano per l’intero periodo necessario all’esame della loro domanda di asilo.

Le richieste d’asilo in Italia sono state 83.970 nel 2015, 123.600 nel 20161 e 105.389 nel 2017 (dati aggiornati al 31 ottobre).

L’asilo, un diritto fondamentale concesso a coloro che fuggono dal proprio Paese per evitare persecuzioni o gravi pericoli, è previsto dalla nostra ​Costituzione all’art.10 (“Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d’asilo nel territorio della Repubblica, secondo le condizioni indicate dalla legge”), dal Diritto Internazionale (​Convenzione di Ginevra del 1951),e dalla legislazione europea (in particolare nel corpus di norme che forma il ​Sistema Europeo Comune di Asilo​).

Il numero crescente di sbarchi e di richieste di asilo tra il 2015 ed il 2016 ha indiscutibilmente rallentato il sistema di accoglienza in Italia: la procedura che porta al riconoscimento o al diniego della protezione internazionale, infatti, dura in media ​18 mesi,​ nonostante la direttiva europea in materia preveda ​tempi non superiori ai 6 mesi​. Una situazione insostenibile sia per l’Italia, visti i costi da sostenere e il business creatosi, alimentato da fondi spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata, sia per gli stessi richiedenti asilo, bloccati in un limbo d’incertezza e assistenzialismo.

Nel 60% circa dei casi, la procedura di esame della domanda di protezione internazionale si conclude con un diniego. Il negato l’asilo si traduce in irregolarità, con un “foglio di via” che intima il rimpatrio entro un termine massimo di 7 giorni.

Gran parte della legislazione nazionale in tema di asilo ed immigrazione recepisce quanto deciso a livello europeo. ​Il Sistema Comune Europeo d’Asilo (CEAS) stabilisce come debbano svolgersi le procedure, le linee guida relative alle identificazioni dei richiedenti asilo, all’attuazione dell’accoglienza sul territorio europeo, e quale sia il Paese competente per l’esame della richiesta di asilo. ​In base a quanto previsto dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) all’art. 80, le politiche europee di asilo, immigrazione e controllo delle frontiere devono essere governate dal principio di solidarietà ed equa ripartizione delle responsabilità, anche sul piano finanziario, tra gli Stati membri dell’UE​.

Principio che, però, non ha trovato piena attuazione nelle politiche europee d’immigrazione, lasciando soli i Paesi di prima linea, come Italia e Grecia, ad affrontare i problemi inerenti alla gestione dei flussi migratori. Il ​regolamento di Dublino III​, uno dei pilastri del CEAS, prevede infatti che il Paese di primo ingresso debba farsi carico dell’esame della domanda di protezione internazionale presentata da un richiedente asilo arrivato in via irregolare sul territorio europeo. Questo implica che i richiedenti asilo, giunti irregolarmente in Italia, siano costretti a restarvi, anche se vorrebbero presentare domanda di protezione internazionale altrove. Inoltre, il Paese di primo ingresso è responsabile dell’attuazione e del rispetto di tutte le procedure previste dal CEAS, dalla prima accoglienza, alle procedure di identificazione e registrazione, all’esame della domanda, con tutto ciò che comporta in termini di logistica e risorse economiche.

L’unico modo per raggiungere il territorio europeo resta, quindi, affidarsi ai trafficanti di esseri umani, ​decretando il fallimento dell’attuale sistema europeo di gestione dei flussi migratori e rischiando di rimettere in discussione persino gli accordi di Schengen​. ​In tale contesto, anche dal punto di vista economico a sostenere la spesa maggiore per la gestione dei migranti, secondo la stima effettuata nel DEF (documento di programmazione economico finanziaria), è sempre l’Italia, con circa ​4,5 miliardi di euro previsti per il 2017​. La solidarietà finanziaria europea, paragonata a questa cifra, rappresenta una bassissima percentuale. Il Fondo Amif (Asylum, Migration and Integration Fund), infatti, destinato alle

politiche per asilo, migrazione regolare, rimpatri assistiti e integrazione, erogherà all’Italia per il periodo 2014-2020, ​310.355.777 euro (in media 44.336.539 euro all’anno), mentre il Fondo ISF (Internal Security Fund) 212.938.658 euro (in media 30.419.808 euro all’anno).

Obiettivi

Equa ripartizione delle responsabilità

L’obiettivo che ci prefiggiamo di raggiungere è garantire all’Italia una gestione dei flussi migratori con ​soluzioni che guardino al breve, al medio e al lungo termine​. Programmi che, partendo da dati oggettivi, prevedano una presenza determinata e coerente in Europa, dove l’Italia avrebbe potuto ricoprire un ruolo più decisivo ai tavoli dei negoziati in merito alle politiche di asilo e di immigrazione. Mediante la realizzazione di vie di accesso all’Unione europea, legali e più sicure, si otterrebbe una sostanziale riduzione delle traversate in mare, della pressione dei flussi sulle frontiere esterne e del conseguente traffico di esseri umani. Un ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra tutti gli Stati membri dell’UE garantirebbe il rispetto del principio di ​equa ripartizione delle responsabilità tra tutti i Paesi dell’UE,​ sancito dal Trattato sul funzionamento dell’UE.

Le Commissioni territoriali che esaminano le domande di asilo devono essere potenziate e messe nella condizione di lavorare al meglio, allo scopo di velocizzare le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato e, dunque, il rispetto dei diritti. Riteniamo indispensabile una gestione dei fondi destinati al sistema di accoglienza, quanto più trasparente al fine di eliminare in via definitiva Mafia Capitale e la criminalità organizzata dalle strutture di accoglienza.

Proposte

Il Movimento 5 Stelle vuole impegnarsi a realizzare vie legali e sicure di accesso all’Europa. Chiediamo che la valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale avvenga ​nelle ambasciate e nei consolati nei Paesi di origine o di transito, o nelle delegazioni dell’Unione europea presso i Paesi terzi, con il supporto delle Agenzie europee preposte, dell’UNHCR e dell’OIM.

Ricollocamento

Proponiamo il ​superamento del regolamento di Dublino perchè il meccanismo di redistribuzione dei migranti deve essere automatico e obbligatorio. Riteniamo che la gestione dei flussi, l’accoglienza, le responsabilità e gli oneri debbano essere condivisi equamente tra tutti gli Stati Membri in base a parametri oggettivi e quantificabili, come popolazione, PIL e tasso di disoccupazione. Il nuovo sistema dovrà, inoltre, tenere conto dei bisogni, della situazione familiare, delle competenze dei richiedenti asilo e di tutti gli elementi che agevolino l’inclusione sociale, in modo da evitare movimenti secondari tra i diversi Stati europei.

Commissioni territoriali

Rendere certe e veloci le procedure per il riconoscimento dello status di rifugiato è una nostra priorità. Crediamo che le Commissioni territoriali debbano essere potenziate in termini numerici e messe nella condizione di lavorare al meglio, anche per evitare che, con le lungaggini che caratterizzano l’attuale sistema, la gestione dei consistenti flussi di denaro stanziati per l’accoglienza costituisca un elemento di attrazione per la criminalità organizzata.

Al fine di velocizzare le procedure per il riconoscimento e ridurne i costi, ​riteniamo fondamentale​ la videoregistrazione dei colloqui con i richiedenti asilo.

Cooperazione Internazionale

L’Italia è ancora lontana dagli impegni presi in sede internazionale in termini di quota di aiuto ufficiale allo sviluppo (0,7% del PIL) e il livello di trasparenza sull’utilizzo dei fondi per lo sviluppo risulta essere ancora molto basso. Il Movimento 5 Stelle chiede quindi di dare una priorità al finanziamento trasparente dei fondi alla cooperazione internazionale e in particolare ai programmi di sostegno allo sviluppo rurale, all’agricoltura sostenibile e alla sicurezza alimentare, all’ istruzione e alla formazione professionale per attività artigianali.

Stop alla vendita di armi nei Paesi in guerra

Buona parte dei flussi migratori hanno origine da Paesi in guerra o dove si registrano conflitti armati interni. Il Movimento 5 Stelle si impegna a promuovere, nelle opportune sedi, la piena

attuazione dell’​art. 6 paragrafo 3 del Trattato sul commercio delle armi dell’ONU (​Arms Trade Treaty – ATT)​, che prevede il divieto di commercio, transito e trasferimento di armi convenzionali, come bombe o missili, verso gli Stati coinvolti in conflitti. Abbiamo intenzione di proporre una normativa più puntuale, stringente ed efficace, in grado di rendere effettivo per tutti gli Stati membri, lo «stop» totale alla vendita di armi ai Paesi in conflitto e a quelli direttamente o indirettamente legati al terrorismo internazionale.

Trasparenza nella gestione dei fondi

Per il Movimento 5 Stelle è indispensabile che la gestione dei fondi destinati al sistema di accoglienza sia assolutamente ​trasparente, controllata e tracciata​, per evitare che le risorse pubbliche siano finalizzate a forme speculative più che a logiche di accoglienza e integrazione. Per raggiungere quest’obiettivo occorre assicurare verifiche puntuali sulla rendicontazione dei servizi e beni erogati, delle spese sostenute e sui risultati conseguiti con lo stanziamento dei fondi. Per consentire un più agevole e capillare controllo dell’uso dei fondi anche da parte dei cittadini, il M5S si impegnerà ad ampliare e promuovere la pubblicazione dei bilanci analitici per l’accoglienza degli enti gestori, includendo eventualmente anche l’albo pretorio del Comune di presenza della struttura destinataria di fondi.

Rimpatri volontari e accordi di riammissione

Il rimpatrio dei migranti irregolari provenienti da Paesi con cui non sono siglati accordi di riammissione, spesso non avviene. Il Movimento 5 Stelle si impegnerà, in tutte le sedi preposte, a favorire la stipulazione di accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’ Unione europea, con i Paesi terzi, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio, in condizioni di sicurezza e dignità e nel rispetto dei diritti fondamentali. Sarà promossa anche la misura del ​Ritorno Volontario Assistito​ (RVA).

Tutela soggetti vulnerabili

Nella gestione dei flussi migratori particolarmente problematica è la tutela dei soggetti vulnerabili , al fine di offrire loro adeguato sostegno e orientamento. Il Movimento 5 Stelle sosterrà ogni intervento diretto a salvaguardare i diritti inviolabili dei soggetti vulnerabili (minori, in particolar modo quelli non accompagnati, gli anziani, le donne, vittime di tortura, stupri o altre forme gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale) e a garantire loro la

dovuta assistenza, la predisposizione di progetti educativi, d’ integrazione sociale, nonchè l’adeguata formazione di tutte le diverse figure con cui verranno in contatto durante le procedure.

Contrasto ai trafficanti e agli scafisti

Per scardinare il business degli scafisti e azzerare sbarchi e morti nel Mar Mediterraneo chiediamo che la valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale avvenga nelle ambasciate e nei consolati nei Paesi di origine o di transito o nelle delegazioni dell’Unione europea presso i Paesi terzi, con il supporto delle Agenzie europee.

 

Contratto per il  Governo del cambiamento 2018 : punto 13. IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS pag.26 (1)

13. IMMIGRAZIONE: RIMPATRI E STOP AL BUSINESS
La questione migratoria attuale risulta insostenibile per l’Italia, visti i costi da sopportare e il business connesso, alimentato da fondi pubblici nazionali spesso gestiti con poca trasparenza e permeabili alle infiltrazioni della criminalità organizzata.Il fallimento dell’attuale sistema di gestione dei flussi migratori rischia di mettere in discussione lo stesso sistema di Schengen.
L’Italia deve ricoprire un ruolo determinante ai tavoli dei negoziati europei in merito alle politiche di asilo e di immigrazione. Si deve puntare alla riduzione della pressione dei flussi sulle frontiere esterne e del conseguente traffico di esseri umani e contestualmente, nella medesima ottica, ad una verifica sulle attuali missioni europee nel Mediterraneo, penalizzanti per il nostro Paese, in particolare per le clauso- le che prevedono l’approdo delle navi utilizzate per le operazioni nei nostri porti nazionali senza alcuna responsabilità condivisa dagli altri stati europei.È necessario il superamento del Regolamento di Dublino.
Il rispetto del principio di equa ripartizione delle responsabilità sancito dal Trattato sul funzionamento dell’UE deve essere garantito attraverso il ricollocamento obbligatorio e automatico dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’UE, in base a parametri oggettivi e quantificabili e con il reindirizzo delle domande di asilo verso altri Paesi.
In osservanza dei diritti costituzionalmente garantiti proponiamo che le procedure per la verifica del diritto allo status di rifugiato o la sua revoca siano rese certe e veloci, anche mediante l’adozione di procedure accelerate e/o di frontiera, l’individuazione dei Paesi sicuri di origine e provenienza, la protezione all’interno del Paese di origine (IPA) e l’allineamento delle attuali forme di protezione agli standard internazionali.
Contestualmente, al fine di garantire un corretto bilanciamento con gli interessi di sicurezza e ordine pubblico, occorre poi prevedere specifiche fattispecie di reato che comportino, qualora commessi da richiedenti asilo, il loro immediato allontanamento dal territorio nazionale.
Dato che i meccanismi attuali e i consistenti fondi stanziati per l’accoglienza costituiscono un elemento di attrazione per la criminalità, occorre un più attento controllo dei costi. Per questo è necessario dare trasparenza alla gestione dei fondi pubblici destinati al sistema di accoglienza, così da eliminare l’infiltrazione della criminalità organizzata. Occorre introdurre l’obbligo di pubblicità dei bilanci dei soggetti gestori per assicurare verifiche puntuali sulla rendicontazione dei servizi e dei beni erogati, sulle spese sostenute e sui risultati conseguiti.
Si deve superare l’attuale sistema di affidamento a privati dei centri e puntare ad un maggiore coinvolgimento delle istituzioni pubbliche, a cominciare da quelle territoriali, affidando la gestione dei centri stessi alle regioni e prevedendo misure che dispongano l’acquisizione del preventivo assenso degli enti locali coinvolti, quale condizione necessaria per la loro istituzione.
È imprescindibile scardinare il business degli scafisti che ha causato sbarchi e morti nel mar Mediterraneo e smantellare le organizzazioni criminali internazionali per la tratta degli esseri umani, con ulteriore cooperazione e coinvolgimento della polizia giudiziaria di altri Paesi europei.
La valutazione dell’ammissibilità delle domande di protezione internazionale deve avvenire nei Paesi di origine o di transito, col supporto delle Agenzie europee, in strutture che garantiscano la piena tutela dei diritti umani.
Inoltre riteniamo che si debbano implementare gli accordi bilaterali, sia da parte dell’Italia sia da parte dell’Unione europea, con i Paesi terzi, sia di transito che di origine, in modo da rendere chiare e rapide le procedure di rimpatrio.
Occorre prevedere, contestualmente, l’individuazione di sedi di permanenza temporanea finalizzate al rimpatrio, con almeno una sede per ogni regione, previo accordo con la Regione medesima, e con una capienza sufficiente per tutti gli immigrati irregolari, presenti e rintracciati sul territorio nazionale, garantendo la tutela dei diritti umani.Ad oggi sarebbero circa 500 mila i migranti irregolari presenti sul nostro territorio e, pertanto, una seria ed efficace politica dei rimpatri risulta indifferibile e prioritaria.
Ai fini dell’espletamento delle procedure e dell’effettivo rimpatrio, il trattenimento deve essere disposto per tutto il periodo necessario ad assicurare che l’allontanamento sia eseguito in un tempo massimo complessivo di diciotto mesi, in armonia con le disposizioni comunitarie.
Nell’ottica di una gestione delle risorse pubbliche efficiente e congruente con le azioni politiche da attuare occorre, quindi, procedere ad una revisione dell’attuale destinazione delle stesse in materia di asilo e immigrazione, in particolare prevedendo l’utilizzo di parte delle risorse stanziate per l’accoglienza per destinarle al Fondo rimpatri. Infine, occorre una necessaria revisione della vigente normativa in materia di ricongiungimenti familiari e di sussidi sociali, al fine di evitare casi fittizi, l’indebito utilizzo dei sussidi erogati e garantire la loro effettiva sostenibilità rispetto alla condizione economica del nostro Paese. In un contesto globale è necessario adoperarsi affinché siano resi trasparenti i flussi degli investimenti internazionali e il finanziamento dei fondi alla cooperazione. Occorre bloccare la vendita di armi ai Paesi in conflitto, prevenire e contrastare il terrorismo internazionale anche di matrice islamista. Ai fini della trasparenza nei rapporti con le altre confessioni religiose, in particolare di quelle che non hanno sottoscritto le intese con lo Stato italiano, e di prevenzione di eventuali infiltrazioni terroristiche, più volte denunciati a livello nazionale e internazionale, è necessario adottare una normativa ad hoc che preveda l’istituzione di un registro dei ministri di culto e la tracciabilità dei finanziamenti per la costruzione delle moschee e, in generale, dei luoghi di culto, anche se diversamente denominati. Inoltre, occorre disporre di strumenti adeguati per consentire il controllo e la chiusura immediata di tutte le associazioni islamiche radicali nonché di moschee e di luoghi di culto, comunque denominati, che risultino irregolari. A tale riguardo, onde garantire un’azione efficace e uniforme su tutto il territorio nazionale è necessario adottare una specifica legge quadro sulle moschee e luoghi di culto, che preveda anche il coinvolgimento delle comunità locali.

Partito Democratico : programma politiche 2018 “più forte più giusta. L’Italia

scarica il programma  del Partito Democratico (vai alla pagina) scarica PD2018-programmaA4_5fe

 

(…)

L’Europa come forza di pace e sviluppo nel mondo

(pag. 26-27)

La sfida principale che attende l’Unione Europea oggi si chiama Mediterraneo. Un mare d’Europa e non un proble- ma italiano come qualcuno vorrebbe far credere. Il G7 di Taormina e la presenza italiana nel Consiglio di Sicurezza Onu hanno contribuito a riaffermare la priorità del Medi- terraneo allargato. Lo stesso vale per il nostro impegno a riaprire il negoziato politico in Libia, per l’azione multilaterale volta a fermare atroci tragedie come in Siria e per le nostre missioni militari, a partire dall’Iraq con il contributo alla sua libertà e alla sconfitta di Daesh.

Verso Sud e attraverso il Mediterraneo, l’Italia, insieme all’Europa, vivrà le sfide di questo secolo. Anche per in- cludere nel suo progetto i Balcani e affermare principi di convivenza in Medio Oriente, pervaso da nuovi e vecchi conflitti. Allo stesso tempo, l’Italia deve continuare a essere in prima linea per far sì che l’Europa sia protagonista di pace, attiva nel dialogo politico con i maggiori protagonisti della scena mondiale.

È soprattutto verso l’Africa che si giocano le partite fondamentali per il futuro del nostro continente: la gestione, sicura e solidale, dei flussi migratori e la lotta al traffico di esseri umani. Al contempo, se allarghiamo l’orizzonte, le sfide saranno legate all’energia, allo sviluppo sostenibile, ai commerci – anche per rispondere con una voce comune alle spinte neo-protezionistiche di Trump – e a una nuova partnership tra Europa e Africa. Per questo il governo italiano, sotto impulso del PD, ha presentato il Migration Compact nel 2016 e tante di quelle proposte si stanno realizzando con la riduzione delle morti lungo la rotta mediterranea, grazie ad intese con i paesi d’origine e transito. Siamo tra i primi contributori di questi progetti dal forte impatto umanitario e chiediamo di finanziarli anche con possibili strumenti innovativi come i bond UE-Africa.

Deve essere l’Europa a occuparsi del fenomeno migra-torio. Il controllo delle frontiere ha senso se viene fatto a livello europeo, lavorando insieme per la gestione dei confini. Memore dei suoi valori e della sua storia, l’Europa ha il dovere di accogliere i rifugiati politici. Si tratta di un diritto internazionale che non deve trovare alcuna eccezione in Europa. Proprio qui entra in gioco l’Unione: superiamo gli accordi di Dublino – sciaguratamente approvati dal Governo Berlusconi – cioè il principio che i richiedenti asilo sono un problema del paese di primo sbarco. Costruiamo politiche comuni anche per l’immigrazione economica, a partire dall’introduzione di quote europee annuali di migranti economici da accettare.

Sulla difesa comune si giocherà un’altra partita cruciale nel processo di integrazione. Sulla scorta della dichiarazione di Roma, l’UE sta lavorando su nuove proposte che il Partito Democratico sostiene con forza. Un primo obiettivo è la creazione di un Fondo europeo della difesa che possa gradualmente portare all’istituzione di una guardia costiera e di frontiera comune, garantendo il buon funzionamento di Schengen. Sarà fondamentale fissare il traguardo di un’intelligence europea, con l’istituzione di un procuratore unico che permetta di andare oltre la logica inter-governativa: la lotta al terrorismo passa da una maggiore integrazione delle strutture e dalla condivisione delle risorse disponibili. Infine, la creazione del mercato unico della difesa: dalla revisione delle norme sugli appalti per le industrie del settore fino alla collaborazione sul tema della cybersecurity. Perché investire sulla difesa comune è un modo per ottenere risparmi sul bilancio nazionale e per garantire una risposta alle paure dei cittadini.

In tema di cooperazione l’Italia ha approvato una nuova legge, riorganizzando il ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, aumentando le dotazioni finanziarie e istituendo l’Agenzia per la cooperazione. Non basta: il PD ritiene prioritario innalzare gradualmente il livello di contribuzione alla cooperazione per raggiungere lo 0,3% del Pil entro il 2020 e in prospettiva arrivare allo 0,7% come previsto dal vertice Onu del 2015. Resta centrale, in questo contesto, assicurare una cor- retta attuazione dell’Agenda 2030 e degli obiettivi Onu di sviluppo sostenibile.

(pag.39)

Per una cultura dei diritti civili e delle pari opportunità

(…)Per la prossima legislatura ci sono altrettante battaglie da portare avanti.
• Prima di tutto, lo Ius soli: l’approvazione di una legge che preveda l’ottenimento della cit- tadinanza per i bambini nati in Italia da genitori stranieri in possesso del permesso di soggiorno e per i minorenni entrati nel nostro Paese entro il dodicesimo anno di età, purché abbiano frequentato regolarmente per almeno cinque anni uno o più cicli di studio o seguito percorsi di istruzione e formazione professionale

(…)

(pag. 40)

Cultura, accoglienza e sicurezza: una sfida da governare

Quella dei grandi flussi demografici è una questione strutturale che non può essere ristretta in orizzonti temporali brevi e con la quale l’Europa, anche per via della crisi di natalità, dovrà necessariamente misurarsi negli anni a venire. Un fenomeno di questa portata non può essere né subito né inseguito: va governato. Di qui la messa in campo da parte del governo e del PD di un progetto compiuto rivolto al nostro Paese, all’Europa, ma anche all’Africa. Perché l’Africa è lo specchio dell’Europa: se l’Africa cresce, l’Europa sta meglio. Il dialogo con i governi al di là del Mediterraneo deve essere improntato ai principi della democrazia, del rispetto dei diritti umani e dello sviluppo. Principi che per il PD rappresentano il cuore dell’intero progetto di gestione dell’immigrazione, delle politiche di accoglienza e di integrazione.

È importante garantire tanto i diritti di chi fugge dalle guerre e dalle carestie quanto quelli di chi accoglie: l’Italia in questo senso è in prima linea e continuerà a esserlo, ma queste due istanze vanno tenute in equilibrio fra loro, con la consapevolezza che l’accoglienza ha un limite nella capacità di integrazione. È così che pensa e agisce una grande democrazia. Ecco perché è importante proseguire nel solco del Piano per l’accoglienza diffusa, che si fonda sulla collaborazione con gli enti locali e gli attori del terzo settore, per superare una volta per tutte la fase dei grandi centri di accoglienza. Allo stesso tempo è fondamentale insistere sull’importanza del processo d’integrazione: sulla promozione di valori e responsabilità, ma anche sulla certezza dei diritti, come quello alla cittadinanza piena per i figli degli stranieri nati e cresciuti in questo Paese. Parallelamente, come abbiamo già detto, bisogna portare avanti un confronto costruttivo con l’Unione Europea sulle politiche migratorie anche attraverso la revisione del trattato di Dublino. Riteniamo inoltre necessario il superamento dell’impostazione, ormai anacronistica, della legge Bossi-Fini.

1)VediSegreto di stato italiano sul rapporto sulla Guardia Costiera libica (27 giugno 2019, ultimo aggiornamento 4 luglio 2019) E’ approdata al voto del  Parlamento la proroga delle missioni  internazionali, tra le quali c’era il rinnovo degli accordi con il governo…Continua#

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