Il Regolamento beni indisponibili comunali di nuovo in Commissione, come se non fosse successo nulla
Autore : Redazione
La Commissione Patrimonio è tornata a riunirsi sul Regolamento dei beni indisponibili, dopo 3 mesi di fermo, come se non ci fosse stata l’emergenza Covid-19, come se non ci fosse stata una mobilitazione solidale straordinaria di quelle realtà autogestite che il Comune continua a tenere sotto la Spada di Damocle dello sgombero, come se non ci trovassimo davanti a una crisi economica che richiederà l’impegno di istituzioni e società civile tutta, a partire da chi da anni si impegna nei quartieri più dimenticati dall’Amministrazione. Chiediamo alla Sindaca e all’Assemblea capitolina, in particolare alla maggioranza pentastellata, in questa emergenza economica e sociale, di voler garantire la continuità dei servizi erogati dalle realtà del territorio, con una Delibera che regoli con “norme transitorie” le situazioni in essere. E che parallelamente si proceda al confronto sul Regolamento con il tempo necessario per un dibattito allargato, democratico, pubblico.
Il 29 maggio 2020 si è svolta una lunga seduta della Commissione Patrimonio (in calce le registrazioni video) presieduta dal pentastellato Ardu, con Ordine del giorno il proseguimento della disamina della proposta di iniziativa consiliare “Regolamento delle concessioni dei beni immobili appartenenti al patrimonio demaniale ed indisponibile di Roma Capitale”. A chi si illudeva che l’emergenza sociale vissuta dalla città in questi mesi – e quella ancora più grande che ci aspetta – e l’impegno delle tante realtà che gestiscono spazi comunali a vario titolo nel portare aiuto a chi ne aveva più bisogno potesse spingere l’Amministrazione pentastellata a un sostanziale ripensamento dell’impostazione economica burocratica del Regolamento, è rimasto un forte sapore amaro in bocca.
Il dibattito sul Regolamento investe vari aspetti (1), ma prioritariamente due: come stabilire i criteri per la futura concessione dei beni comunali “indisponibili”, cioè da destinare a usi pubblici e sociali, e come gestire la situazione presente, dove, anche grazie all’inerzia dell’Amministrazione comunale e all’ambiguità della politica, esistono situazioni che aspettano da anni di essere regolarizzate, e che richiedono valutazioni che non possono prescindere dal valore sociale del lavoro di tanti volontari, portato avanti in molti quartieri dimenticati dalla politica e dalle istituzioni.
Ed è quest’ultimo punto che è, soprattutto ora, particolarmente urgente, sia per l’emergenza sociale che la città sta affrontando, a cui gli spazi sociali associativi e autogestiti continuano a fornire risposte, sia per il rischio di sgombero che, paradossalmente, gli stessi spazi continuano a vivere quotidiamente.
Mettendo in nota l’antefatto (2), facciamo alcune considerazioni e una proposta.
Il Covid 19 ha cambiato clamorosamente lo scenario della città, facendo emergere, da un lato, le carenze dell’organizzazione istituzionale sui territori, dall’altro, il ruolo indispensabile di supplenza svolto dalle organizzazioni civiche. Soprattutto nelle prime settimane di lock down, c’è stata una grandissima mobilitazione per portare spesa e medicine alle persone più deboli, spesa sospesa, pacchi spesa veri e propri, assistenza per le domande di aiuto economico, ascolto delle persone in difficoltà, e il tutto spesso molto tempo prima che sul sito Comunale apparisse la sezione “Roma aiutaRoma” , preceduta dalla maldestra pubblicazione di un elenco (3) nel quale si segnalavano ai cittadini, tra i (pochi) riferimenti a cui rivolgersi per ricevere assistenza, anche i numeri di telefono di entità definite genericamente “associazioni”, molte delle quali sono le stesse a tutt’oggi a rischio sfratto da parte del Comune. E ci risulta che tali riferimenti siano stati forniti all’utenza anche dai servizi sociali di alcuni municipi.
Basterebbe questo a dimostrare una volta per tutte il valore sociale di queste realtà e a indurre a un deciso cambio di rotta del Comune sul regolamento e soprattutto sui criteri con i quali dovrebbero essere affrontate le situazioni in essere.
Invece per il Presidente Ardu, e per l’Assessora al Patrimonio Valentina Vivarelli, intevenuta brevemente a fine Commissione, l’iter burocratico del regolamento si è fermato all’inizio della pandemia, come le lancette di quegli orologi che restano fisse dopo un bombardamento, e di lì adesso vogliono farlo ripartire, discutendo, come da routine, dei pareri ricevuti dai Municipi, e continuando con il mantra degli avvisi pubblici per le assegnazioni. Mantra, si badi, che noi di Carteinregola da sempre sosteniamo, quando si parla di assegnazione di beni pubblici a soggetti a scopo di lucro. Come da sempre sosteniamo che siano indispensabile criteri uguali per tutti, pubblici e trasparenti, anche per affidare le proprietà pubbliche “libere”, a soggetti che offrano garanzie di continuità e impegno sul territorio. Ma pensare di togliere spazi e immobili a chi li gestisce gratuitamente da tempo, costruendo comunità e regalando cultura dove non ci sono soldi per comprarla, per consegnarli a un fantomatico “migliore offrente” è una cattiveria non solo verso i volontari, ma anche verso i cittadini che da tempo contano su di loro (oltretutto nella maggoranza dei casi si finisce col chiudere realtà virtuose senza garanzie di una nuova riapertura, deprivando ulteriormente il territorio).
In proposito, ci chiediamo come il Comune pentastellato possa promuovere un vistoso “doppio standard”: da una parte si continua a lasciare nell’incertezza realtà non a scopo di lucro, dall’altra si vara una Proposta di delibera consiliare per “regolarizzare” i soggetti privati che da anni – anch’essi spesso senza titoli formalizzati – occupano spazi pubblici per ricavarne un profitto. Parliamo dei cosidetti “Punti Verde Infanzia” che prevedono l’installazione di giostre, videogiochi, trenini lillipuziani e quan’altro a pagamento nei giardini pubblici (in certi casi addirittura “al posto” dei giardini, occupando ogni metro quadrato dell’area verde) (4).
E vogliamo ricordare che in nome dell’emergenza lo stesso Comune ha varato provvedimenti che derogano addirittura ai regolamenti vigenti per dare sostegno agli esercenti – baristi, ristoratori, commercianti – i cui proventi economici sono drammaticamente crollati a causa delle chiusure e del distanziamento sociale. Provvedimenti necessari (5), ma che sarebbe iniquo negare a quelli che si impegnano senza contropartite economiche, in zone dove per molti sono spesso l’unico riferimento peril tessuto sociale.
Infine: proprio all’inizio del fermo, il 5 marzo, è stata pubblicata una sentenza del TAR del Lazio che a nostro avviso è destinata a modificare significativamente l’attuale approccio comunale. Il Tribunale amministrativo si è infatti pronunciato sulla Delibera 140/2015 (6), in seguito al ricorso promosso dalla Casa dei diritti sociali (avvocati Gianluca De Candia e Stefano Greco), stabilendo che tale Delibera di Giunta, riferimento normativo di molte iniziative del Comune, è da considerarsi solo un orientamento, in quanto la materia è di competenza dell’Assemblea Capitolina. Quindi l’Amministrazione, in seguito a questa sentenza, dovrà fare riferimento esclusivamente alla Delibera 26/1995 (7). In calce il link all’articolo degli avvocati su Dinamo Press (8) e la sentenza del TAR (9), che approfondiremo in un articolo successivo.
A questo punto, la proposta che riteniamo più giusta, emersa anche nel dibattito con le Associazioni del Coordinamento, è, da un lato, l’approvazione di una Delibera che definisca le norme transitorie per “sanare” la situazione di tante realtà a rischio e garantire la continuità dei servizi erogati dalle realtà del territorio, dall’altro procedere con il tempo necessario a un dibattito partecipato e democratico sul Regolamento per le concessioni che verranno.
Un dibattito pubblico e trasparente allargato a tutte le realtà interessate, evitando che questo importantissimo tema per la città diventi terreno di campagna elettorale, riducendo ancora una volta quelli che dovrebbero essere dei diritti stabiliti da criteri e regole uguali per tutti, con il riconoscimento del valore sociale delle realtà che si impegnano sul territorio, a favori concessi ai “clientes” della politica.
Anna Maria Bianchi Missaglia
1 giugno 2020
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(2) Sintesi dell’iter della proposta di Regolamento
Dal 31 gennaio scorso si sono svolte una serie di riunioni con la commissione patrimonio e con altre commissioni collegate alla proposta di Regolamento, durante le quali una serie di realtà che gestiscono a vario titolo immobili e spazi comunali più Carteinregola, CILD, Reter hanno comunicato il loro dissenso dal testo in esame, sia per quanto riguarda, in generale, la filosofia che emerge fin dalle sue premesse – il valore economico del patrimonio indisponibile e non quello sociale – sia dal punto di vista delle soluzioni per le realtà in essere. Carteinregola in particolare lamentava anche criteri per le assegnazioni di immobili liberi da assegnare in futuro, per i quali il Regolamento, anziché escludere, sembra privilegiare la concessione a privati per attività a scopo di lucro.
Il Presidente della Commissione Ardu e altri consiglieri di maggioranza e opposizione si erano dichiarati disponibili a una revisione del testo, che però, essendo già stato depositato al Segretariato e inviato ai Municipi per il parere (non vincolante), avrebbe potuto essere modificato solo da emendamenti presentati in Assemblea capitolina durante la discussione del voto (e naturalmente avrebbe potuto essere ulteriormente emendato da altre proposte di altri consiglieri)
Il Presidente Ardu si era anche detto disponibile alla convocazione di un’assemblea pubblica allargata per il dibattito sulla proposta, ma nelle settimane successive molti Municipi avevano già convocato le Commissioni o addirittura già dato il parere, in molti casi senza alcun confronto con le realtà interessate dei vari territori (Carteinregola e alcune realtà del Coordinamento degli spazi sociali associativi e autogestiti romani avevano anche partecipato ad alcune commissioni municipali, portando le proprie riflessioni e istanze). A quanto riportato durante la Commissione del 29 maggio, hanno inviato i pareri solo alcuni Municipi (II, IV, V,VI, VII,VIII, IX).
(3) Il 13 marzo carteinregola ha aperto nel suo sito la sezione “Solidarietà vince Coronavirus” e un omonimo gruppo, dove venivano raccolte e rilanciate tutte le informazioni utili, anche raggruppate per Municipio e quartiere, raccolte con il tam tam dei comitati e anche attraverso ricerche sui siti istituzionali. RomaiutaRoma, sul sito del Campidoglio, ha cominciato a pubblicare tali informazioni. Sul sito del Comune la sezione “Roma aiuta Roma” ha cominciato le prime pubblicazioni sui servizi per quartiere a fine marzo, ed è stata completata ai primi di aprile. Il 20 marzo sul sito (a questo indirizzo https://www.comune.roma.it/web/it/notizia/numeri-utili-per-servizi-di-prossimita.page ) è apparso il PDF citato scarica Coronavirus_servizi_prossimita da sito Comune Roma 21 marzo 2020
(6) il 30 aprile 2015 Pochi mesi dopo la scoperta della cosiddetta “Mafia Capitale”, la Giunta Marino approva la Delibera 140/2015 “Linee guida per il riordino in corso del patrimonio indisponibile in concessione “in base alla quale si dovrebbe rimettere mano al patrimonio comunale e aggiornare il regolamento. scarica Deliberazione-G.C.-n.-140-30-04-2015 ma dopo le note vicende successive il riordino alla luce di nuovi criteri non vede la luce.
(7)1995 Delibera n. 26 del Consiglio comunale di Roma “Regolamento per la regolarizzazione e l’assegnazione ad uso sociale, assitenziale, culturale, ricreativo, sportivo di spazi e strutture di proprietà comunale ascritti al patrimonio disponibile e indisponibile. Revoca della deliberazione commissariale 323/1983 e revoca parziale delle deliberazioni consiliare 5625/83 e commissarial1 103/83 104/83 (scarica DCDelib. N 26 del 03.02.1995)
1996 Delibera del Consiglio Comunale 202/96 modifica il Regolamento per la regolarizzazione e l’assegnazione ad uso sociale, assistenziale, culturale, ricreativo, sportivo di spazi pubblici e strutture di proprietà comunale ascritti al patrimonio disponibile e indisponibile scarica regolamento-spazi-sociali-la-numero-202-del-1996
SENTENZA publicata il 3 marzo 2020 sul ricorso numero di registro generale 7305 del 2016, proposto da
Associazione FOCUS – Casa dei diritti sociali… contro Roma Capitale in persona del Sindaco pro tempore …per l’annullamento – del provvedimento di Roma Capitale – Dipartimento patrimonio sviluppo e valorizzazione – Direzione gestione amministrativa – U.O. concessioni – locazioni emesso in data 18 marzo 2016, prot. n. 6849, nella parte in cui l’Amministrazione capitolina, con riferimento alle richieste di rinnovo inoltrate dall’Associazione di cui ai prott. 27591/09 e 11083/20, dispone che “non può procedersi al rinnovo della concessione in quanto è in corso un riordino gestionale del patrimonio capitolino per procedere all’assegnazione dello stesso in osservanza delle prescrizioni della normativa vigente in materia. (…)” e che “(…) in mancanza di perfezionamento del titolo concessorio, vengono meno i presupposti che giustificano il versamento ridotto dell’indennità d’uso, con conseguente obbligo di riacquisizione del bene”;- di ogni altro atto presupposto, successivo e conseguente; nonché, in subordine, per il risarcimento del danno.
(…)
la Delibera 140 non ha alcun valore vincolante, in quanto non detta nuovi criteri per le concessioni né potrebbe farlo, le disposizioni legislative in materia di patrimonio, infatti, devono essere approvate dal Consiglio e non dalla Giunta. Ne consegue, quindi, che la delibera n. 26/1995 non è mai stata abrogata e, anzi, è oggi pienamente efficace, come anche il Regolamento del 1983.
(…)
non viene neppure chiarito quale sia l’interesse pubblico sotteso alla riacquisizione dell’immobile in cui l’Associazione svolge le proprie attività, di cui tra l’altro il Comune si è sempre avvalso. E riconosce all’attività svolta dalla Casa dei Diritti Sociali una notevole valenza pubblica, ritenendo giusto per tale ragione la riduzione del canone e riconoscendo un ruolo all’Associazione pari a quella svolta da Enti internazionali, quali UNHCR.