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In ricordo di Antonio Calabrò, il “medico dei poveri”

Foto di Antonio Marcello dal sito http://www.shoot4change.eu/

Foto di Antonio Marcello dal sito http://www.shoot4change.eu/

VII Municipio. Si è spento improvvisamente Antonio Calabrò, il “medico dei poveri”

di Aldo Pirone*

(da RomaToday 18 ottobre 2015)

Si è spento improvvisamente questa mattina Antonio Calabrò, il “medico dei poveri”.

Antonio era un medico cardiologo all’ospedale Fatebenefratelli.  Ma non era solo questo. Era, nei nostri quartieri, il “medico dei poveri”, dei disperati, dei clochard, degli ultimi. Dedicava il suo tempo, direi la sua vita, ad assisterli e a guarirli. Lo vedevi spesso un po’ trasandato come i suoi pazienti, con una sciarpetta arcobaleno al collo e una borsa da medico in mano. Era riuscito, con molta fatica, a creare una sorta di ambulatorio, un povero ma colorato container a Piazza dei Decemviri, dove vistava i suoi poveri pazienti. Qualche tempo fa aveva creato con altri medici il Laboratorio di analisi NSL, Nostra Signora di Lourdes, dove si possono sostenere analisi ed esami medici pagando solo il normale ticket ospedaliero. Pensando sempre ai più poveri, Antonio aveva chiesto ai medici specialisti del Laboratorio di mettere a disposizione gratuitamente un’ora a settimana del proprio tempo per chi non aveva la possibilità neanche di pagare il ticket.

Sempre impegnato nelle battaglie pacifiste e per il riscatto degli ultimi, anima dell’associazione “Condividi”, aveva un feeling con Alex Zanotelli che aveva invitato spesso sul nostro territorio per fargli descrivere l’abisso di dolore vissuto nelle periferie del mondo. Quelle periferie che oggi si riversano nell’Europa in crisi, ma pur sempre opulenta, sfidando la morte per mare e disturbando in TV, con i loro corpi gonfi di acqua, le digestioni serali di molti “benpesanti” malati di xenofobia. Molto spesso di fede cattolica, fedeli solo al proprio egoismo, privi di carità e di misericordia. Cattolico e cristiano, Antonio raccontava così la sua scelta di vita: “Il mio cammino è iniziato nel 1972, a diciotto anni, sull’emozione del Concilio Vaticano II, che si era appena concluso. La mia formazione proviene dai Salesiani della Chiesa Don Bosco: sono cresciuto e mi sono formato sui libri dei teologi della liberazione. Nel momento in cui mi sono laureato, ho capito che dovevo scendere per strada, abbracciando la teoria ‘dai Cristi appesi in Chiesa ai Cristi che camminano’. Il diritto alla salute non è monetizzabile, è un diritto per tutti. Ho così stretto rapporti con i Missionari comboniani, e in particolar modo con Alex Zanotelli, con cui condivido lotte e valori”.

Antonio ha sempre rappresentato il tipo di cattolico-cristiano che la sua fede la intende vivere testimoniandola con le opere e non solo osservandola con i riti. L’ultima volta che ci siamo visti, io, laico e non credente, gli ho manifestato il mio vivo apprezzamento per quanto stava facendo e andava dicendo Papa Francesco. Anche lui ne era contento ma, mi disse, come per calmare i miei ardori pro Bergoglio, che il Papa doveva andare oltre, doveva cambiare la “costituzione” della Chiesa, il diritto canonico, se non voleva correre il rischio che, dopo la sua morte, tutto tornasse come prima. Non era scetticismo, era uno sprone.

Antonio ha speso bene la sua vita. Gli ha dato un senso alto e nobile, al servizio del prossimo che lui ha amato più di se stesso. Aveva un fuoco dentro di sé, il fuoco della carità, della misericordia, della giustizia. Purtroppo oggi quel fuoco si è spento all’improvviso, lasciando un grande vuoto fra noi.

Ciao Antonio.

*Aldo Pirone, ha lavorato come poligrafico all’ANSA, membro storico della Comunità Territoriale del VII Municipio (prima X)  scrive su AbitareaRoma

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