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In Sicilia si annienteranno i centri storici?

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Palermo, foto AMBM

Il 7 luglio il Consiglio Regionale della Sicilia  ha approvato una legge che il  Prof. Pier Luigi  Cervellati ha pronosticato che  “annienterà le città storiche della Sicilia e ci farà apparire come seguaci dell’ISIS”. Una legge votata da centrosinistra e centrodestra,  che  solleva  l’ennesimo interrogativo sulla schizofrenia delle scelte urbanistiche del Partito Democratico, che in molte regioni, nel passaggio da opposizione a governo, cambiano parecchio. Una legge  che  rischia di essere un pericoloso precedente esportabile in altre Regioni, ultimo e provvisorio capitolo dell’inquietante sequenza di norme, emendamenti, commi e codicilli che stanno invisibilmente e inesorabilmente smantellando le tutele del nostro patrimonio  collettivo.

“Per incentivare gli interventi edilizi la proposta legislativa si fa portatrice di un’inquietante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, che consentiranno di omettere le analisi storiche e urbanistiche delle diverse realtà territoriali, dimenticando che i centri storici non sono la somma di case, di chiese e di palazzi, ma sono strutture urbane di antica formazione, che costituiscono la parte più pregiata della città contemporanea, il cuore e il palinsesto della memoria collettiva. Per essere più chiari questo significa che si dovrebbe conoscere quale è il ruolo che i centri storici svolgono oggi e di che cosa hanno bisogno per essere abitabili confortevolmente ed essere immersi nella contemporaneità. Quali funzioni devono essere inserite oltre quella residenziale? In che stato è l’accessibilità, la mobilità, i parcheggi, la rete idrica, le fognature, il consumo energetico, le reti immateriali? Questo significa che prima si deve fare un piano, anche quello semplificato, e poi si passa alla scala edilizia. Assumendo come prioritari la velocizzazione e la semplificazione, vero e proprio «mantra» di questi tempi fatui e mistificanti, si corre il rischio di evadere gli obiettivi della tutela sanciti dalla Costituzione, ma anche di mancare quelli di una valorizzazione «sostenibile».

Teresa Cannarozzo (1)


Pubblichiamo la  Legge  10 luglio 2015, n. 13. Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici (2) che in nome dei   soliti  tormentoni  del “dare slancio all’attività edilizia” e del  “promuovere la semplificazione burocratica”,  consente  di intervenire  sulle singole unità edilizie, sostituendo   gli strumenti urbanistici finora utilizzati, cioè i piani particolareggiati, con le “tipologie edilizie”. Si introduce cioè  una classificazione che divide  le costruzioni in “costruzioni di base”, “monumentali” e “moderne”, e  che per ogni tipologia individua gli interventi consentiti (1). Per l’edilizia di base si potrà anche demolire “con modifica della sagoma” o accorpare, demolire e ristrutturare “più unità edilizie o immobiliari”(3). In pratica si potranno  ricostruire interi borghi e parti di quartieri, cambiandone anche la destinazione d’uso. Per restaurare immobili non vincolati  basterà una comunicazione e sarà possibile, ottenuto il parere della Soprintendenza, abbattere intere palazzine non di pregio e ricostruirle,  anche nel cuore  di città come Catania e Agrigento (1bis)

Favorevoli alla legge,  oltre a quelli che l’hanno promossa e approvata –  la maggioranza regionale guidata dal Partito Democratico, il Nuovo Centrodestra e,  incredibilmente,  anche Gianpiero Trizzino, presidente Cinquestelle della commissione Ambiente –   i costruttori dell’ANCE,  per i quali  “la definizione della  tipologia  edilizia di tutti gli edifici del centro storico e l’individuazione per ciascuno degli interventi possibili dà la certezza a proprietari e costruttori di poter operare serenamente” (4). Contrari  invece  quelli che   assai poco serenamente  guardano  alle conseguenze della legge,  urbanisti e ambientalisti, lanciando l’allarme su quella che definiscono una “Legge di rottamazione dei centri storici”, perchè di fatto  favorirà, se applicata in quelle città che non hanno piani particolareggiati a difesa dei loro centri storici, lo sventramento e lo stravolgimento architettonico e storico delle aree più popolari” (5). E sempre Teresa Cannarozzo rileva (1) che “si tratta di un gravissimo arretramento culturale e tecnico che non tiene conto dell’evoluzione della materia a partire dal 1960, anno in cui venne fondata a Gubbio l’Associazione Nazionale Centri Storici-Artistici (ANCSA), quando si sancì che i centri storici sono organismi da tutelare nell’insieme, quindi in termini «urbanistici » che integrano gli aspetti paesaggistici e i rapporti spaziali tra il costruito e le aree libere(6) e ancora che La Corte Costituzionale, con sentenze 182/2006 e 367/2007, ha ribadito il principio costituzionale dell’interesse generale della tutela del passaggio, e dunque dei centri storici, affermando che essa è un «valore primario ed assoluto » che non può essere «subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici». E  il ddl apporta anche una lesione alla partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione urbana, perché in assenza di un piano, manca la procedura di pubblicizzazione delle strategie progettuali “ (1)

E  le modalità procedurali non danno molte rassicurazioni, nonostante  gli estensori della legge affermino  di aver inserito dei “paletti precisi”, prevedendo che  “il piano di dettaglio” “sia realizzato dall’ufficio tecnico comunale in conferenza dei servizi con Sovrintendenza ai beni culturali e Genio civile e con gli altri enti competenti e poi approvato dal consiglio comunale e pubblicato per un mese,  per permettere eventuali rilievi di cittadini o soggetti interessati. E che dopo questo periodo, anche senza rilievi, il consiglio comunale è chiamato ad una nuova e definitiva approvazione (“se dopo 180 giorni il Comune non avrà il suo studio, scatterà l’intervento sostitutivo dell’assessorato al Territorio“) (3). Ma questo è il  classico iter burocratico che,  chi come noi è abituato a vedere come vanno poi effettivamente le cose nei vari passaggi e nelle conferenze dei servizi, sa come possa essere pieno  di buchi, escamotages e scorciatoie. E   soprattutto ci sembra evidente il  grandissimo rischio a cui si espone la tutela del patrimonio storico se si rompe il muro a difesa dell’integrità dei centri storici affidando a tanti dispersi (e spesso disarmati e impauriti) soldati la salvaguardia dei beni collettivi,  di fronte   alla prevedibile  offensiva della moltitudine  di  progetti che verrà  calata sulle città siciliane.

E ci sembra utile ricordare un altro provvedimento   dalla Giunta Crocetta, un condono  edilizio riproposto un anno dopo  aver  vantato  il blocco di una analoga  circolare del centro destra  che allargava l’ultimo condono  agli immobili ricadenti in aree sulle quali insistono vincoli di protezione, tra i quali quelli paesaggistici ed idrogeologici. Secondo il giornalista-storico dell’arte Tomaso Montanari si tratta di “un atto di schizofrenia politica che genera istantaneamente un mostruoso supercondono, che a sua volta legalizza in un colpo solo 30mila abusi siciliani”(7).

L’ennesima prova, se ce ne fosse ancora bisogno, che, come già per il Lazio del “Piano casa Polverini/Zingaretti”(8), le differenze tra le politiche urbanistiche delle Regioni guidate dal centro destra e dal centro sinistra  è sempre meno (o per nulla) percepibile.  In nome dello sviluppo, della “rigenerazione urbana” e dei posti di lavoro, si fanno passare  provvedimenti che, quando li proponeva Berlusconi o il centrodestra,  scatenavano ben altre indignazioni e ribellioni…

AMBM

Post scriptum: pochi giorni fa è apparsa  la notizia che il neopresidente della Campania Vincenzo De Luca, candidato dal Presidente/segretario del PD Renzi nonostante non fosse eleggibile,  conferma con una conferenza stampa “la linea annunciata in campagna elettorale che pone il nuovo esecutivo sulla stessa linea di quello precedente andando incontro alle esigenze di chi ha compiuto piccoli abusi ma promette battaglia contro gli speculatori” Un modo davvero curioso  di dare battaglia  agli speculatori,  a suon di condoni.(9)

(un ringraziamento  a Giuseppe Palermo per la documentazione)

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Palermo (foto AMBM)

(1)  La Repubblica ed. Palermo, 10 marzo 2015 Sicilia, no alla legge che fa scempio dei centri storici”di Teresa Cannarozzo  > leggi l’articolo  (anche in calce*)

(1 bis: in sede di approvazione della legge un emendamento dell’Anci ha escluso le città già provviste di piano particolareggiato, come  Siracusa, Ragusa e Palermo)

(2) scarica GURS_17_7_15_l_13_2015_centristorici

(3)  REPUBBLICA PALERMO Edizione del 08/07/2015 IL PROVVEDIMENTO LA LEGGE APPROVATA ALL’UNANIMITÀ. I COMUNI HANNO 180 GIORNI PER REALIZZARE I “PIANI DI DETTAGLIO” E INTRODURRE VINCOLI E ora centri storici non più intoccabili di GIOACCHINO AMATO (in calce Materiali**)

(4) scarica l’articolo del Quotidiano di Sicilia firmato dal Presidente dell’ANCE Catania Sicilia_Ct_16_7_15_centristorici_Ance

(5 Politicamente corretto ha pubblicato l’articolo di FREE GREEN SICILIASicilia: La proposta di legge di rottamazione dei centri storici è diventata legge!

(6) scarica la Carta di Gubbio del 1960 Carta-di-Gubbio

(7) Si veda la nostra sezione dedicata al Piano casa del Lazio: Piano Casa cronologia materiali

(8) da La Repubblica 13 giugno 2015 SCHIZOFRENIA POLITICA DA CONDONO

di  TOMASO MONTANARI COME in un film horror di terz’ordine riprende vita un devastante virus congelato, un orrendo mostro che dormiva da dodici anni nei cassetti giuridici a triplo fondo della Regione Sicilia: che sempre di più appare autonoma soprattutto dalla Costituzione, oltre che dal buon senso. Giusto un anno fa, un comunicato stampa della giunta Crocetta annunciava la soddisfazione dell’allora assessore all’ambiente Maria Rita Sgarlata e del presidente della commissione ambiente Giampiero Trizzino per aver bloccato il mostro, e cioè il condono in forma di circolare: «Un atto fondamentale a difesa del territorio siciliano. La circolare di fatto allargava l’ultimo condono edilizio agli immobili ricadenti in aree sulle quali insistono vincoli di protezione, tra i quali quelli paesaggistici ed idrogeologici». Oggi – silurata la Sgarlata e marginalizzato Trizzino – la stessa identica giunta Crocetta scongela e sottoscrive quella famigerata circolare: un atto di schizofrenia politica che genera istantaneamente un mostruoso supercondono, che a sua volta legalizza in un colpo solo 30mila abusi siciliani. Anche edifici sul mare, anche in zone vincolate: e soprattutto anche in luoghi ad altissimo rischio idrico e geologico. E qui non c’è solo l’inqualificabile esempio di un’amministrazione che invita i suoi cittadini a perseverare allegramente nell’illegalità in attesa della prossima sanatoria (che immancabilmente arriverà): c’è molto di peggio, perché rinunciando per sempre alle demolizioni, si mettono le basi per le stragi future, nella più completa rimozione della pur recentissima memoria dei trentasette morti dell’alluvione di Giampilieri (Messina, 2009).

Il presidente emerito della Repubblica Giorgio Napolitano ha appena constatato pubblicamente che «non esiste una strategia per lo sviluppo del Mezzogiorno». Di fronte all’azzardo inqualificabile della Giunta Crocetta c’è da augurarsi che ciò sia vero letteralmente. Perché se invece una strategia ci fosse, e se questa strategia avesse a che fare con il ballottaggio di domenica prossima, saremmo di fronte al più cinico dei calcoli: puntare tutto sull’ignoranza, e barattare la vita stessa dei cittadini con il loro consenso.

La cosa più impressionante è che quello fino a ieri congelato era un mostro partorito dal governo Berlusconi nel 2003: un mostro che in salsa siciliana è diventato ancor più mostruoso, perché la versione originale non permetteva di condonare gli edifici in aree vincolate. E ci si chiede: ma è possibile che il ministro Delrio e il presidente Renzi rimangano muti di fronte ad un governatore del Pd che resuscita una devastante legge del ventennio berlusconiano, e anzi la peggiora ulteriormente? L’uscita di scena del ministro Maurizio Lupi aveva fatto sperare che il Nazareno dell’ambiente (simboleggiato dallo Sblocca Italia) fosse stato sepolto per sempre: ma ora quel patto risorge, e lo fa nella regione più bella e più infelice di un’Italia che sembra condannata a non cambiare mai verso.

(9) Campania, De Luca: condono edilizio proposta realistica e seria Eccesso di ideologismo può tradursi in disagi reali Napoli, 6 lug. 2015 (askanews) – All’indomani della pubblicazione della vittoria della Regione Campania in tema di condono edilizio (il governo aveva impugnato la legge con cui la giunta Caldoro aveva riaperto i termini al 31 dicembre 2015), il presidente della Campania Vincenzo De Luca conferma la linea annunciata in campagna elettorale che pone il nuovo esecutivo sulla stessa linea di quello precedente andando incontro alle esigenze di chi ha compiuto piccoli abusi ma promette battaglia contro gli speculatori. Questa mattina, nel corso della prima conferenza stampa tenuta a Santa Lucia, De Luca ha risposto alla domanda di Askanews su questa vicenda complessa e delicata che il futuro vice presidente Fulvio Bonavitacola dovrà presto affrontare in qualità di assessore all’Urbanistica. “Confermo la proposta fatta in campagna elettorale – ha esordito De Luca – una proposta realistica e seria perché escludiamo la possibilità di sanatoria rispetto ad abusi in zone di vincolo, costiere, in zone che mettono a rischio la pubblica incolumità e quelli commessi da persone già proprietari di altri alloggi”. “Eliminate questi casistiche – ha aggiunto – noi siamo per far sì che si metta in ordine il costruito”. De Luca ha voluto poi sottolineare come l’eccesso di ideologismo spesso finisca per ritorcersi proprio contro l’ambiente. “Le faccio un esempio, una fotografia, di quanto l’eccesso di ideologismo può tradursi in disagi reali: mentre si ripetono cose che dal punto di vista dell’ambientalismo ideologico suonano bene, dal punto di vista degli ambientalisti reali, come mi ritengo io, si stanno creando situazioni per cui si verificano fenomeni di inquinamento di falde acquifere con alloggi abusivi che prelevano acque dai pozzi o sversano non si sa dove “. “Noi – ha concluso – faremo una proposta realistica e seria”.

MATERIALI

*da EddyburgSicilia, no alla legge che fa scempio dei centri storici”di Teresa Cannarozzo Repubblica Palermo   10 Marzo 2015 Estremo appello ai componenti dell’Assemblea regionale della Sicilia perché non approvino la proposta di crimine del governo regionale delle “larghissime intese”.  Articoli di Sara Scarafia e Teresa Cannarozzo

L’hanno già ribattezzata la legge “rottama centri storici”, perché se oggi pomeriggio l’Assemblea regionale siciliana l’approverà così com’è, permetterà di abbattere e ricostruire nel cuore delle città, da Ibla a Ragusa, da Ortigia a Siracusa, da Catania a Palermo. I deputati regionali che l’hanno sponsorizzata – dal Pd al Nuovo centrodestra – la definiscono una «rivoluzione che sburocratizza gli interventi nei centri storici finora ancorati a farraginosi piani particolareggiati». Ma per urbanisti e associazioni – da Legambiente ad Anci Sicilia – altro non è che il via libera a «un assalto al territorio».
Nelle ultime ore decine di movimenti da tutta Italia hanno scritto al presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, per chiedergli di «stoppare il disegno di legge». Ma gli appelli non sono serviti: oggi il testo sarà in discussione. Cosa prevede? Di sostituire gli strumenti urbanistici finora utilizzati, cioè i piani particolareggiati, con le “tipologie edilizie”: la nuova legge classifica le costruzioni in “costruzioni di base”, “monumentali” e “moderne”, e per ogni tipologia individua gli interventi consentiti. Per restaurare immobili non vincolati basterà una comunicazione e sarà possibile, ottenuto il parere della Soprintendenza, pure abbattere intere palazzine non di pregio e ricostruirle. Le «tipologie edilizie» saranno individuate dai consigli comunali come i piani particolareggiati che, però, venivano valutati collegialmente da un comitato insediato all’assessorato al Territorio. «Mentre con la nuova legge basterà il parere monocratico della Soprintendenza e questo ridurrà le tutele», dicono gli urbanisti Teresa Cannarozzo e Giuseppe Trombino. «Facciamo appello alle persone di buon senso che speriamo si trovino ancora all’interno dell’Ars, affinché si fermino a riflettere prima di votare un ddl che potrebbe produrre effetti devastanti per la nostra memoria storica», dice il presidente di Legambiente Sicilia, Mimmo Fontana.L’Anci Sicilia – attraverso il Pd – ha presentato un pacchetto di emendamenti che, se approvati, salvaguarderebbero i comuni che hanno già approvato i piani particolareggiati: ma in Sicilia sono appena una decina su 390 – tra i grandi ci sono Palermo, Siracusa, Ragusa – e resterebbero fuori, per esempio, i gioielli barocchi di Noto, Scicli e Modica, ma anche Catania. «Il disegno di legge va bloccato e ripensato», insistono le associazioni.All’Ars il Pd è spaccato: se tra i deputati che hanno firmato la proposta di legge c’è Antony Barbagallo, sindaco del piccolo comune di Pedara nel Catanese, il capogruppo dei democratici Baldo Guicciardi ha firmato gli emendamenti dell’Anci. «La legge è uno scempio», attacca Manlio Mele, responsabile Beni culturali del Pd siciliano. In mezzo alla bagarre ci sono i 5stelle. Il presidente della commissione Territorio e Ambiente è Giampiero Trizzino, grillino: «Non condivido la proposta – dice – ma ci tengo a precisare che non vuole snaturare ma solo accelerare le procedure di recupero». In aula si annuncia battaglia.

Le regole immolate sull’altare della fretta
di Teresa Cannarozzo
L’ARS si accinge a discutere un disegno legge che potremmo definire di “rottamazione dei centri storici”. Il ddl si propone di dare slancio all’attività edilizia e invoglia i proprietari ad effettuare interventi di ristrutturazione superando le «difficoltà di elaborazione ed approvazione dei piani particolareggiati» e consentendo interventi immediati sulle singole unità edilizie, senza dover ricorrere a strumenti urbanistici di alcun genere. Nemmeno alle più semplici varianti dei piani regolatori introdotte dall’assessorato regionale con la circolare del 2000, che costituisce già una notevole semplificazione rispetto alla procedura dei “piani particolareggiati” e una notevole diminuzione di costo. Circolare che una quarantina di comuni hanno adoperato con successo.Purtroppo, per incentivare gli interventi edilizi la proposta legislativa si fa portatrice di un’inquietante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, che consentiranno di omettere le analisi storiche e urbanistiche delle diverse realtà territoriali, dimenticando che i centri storici non sono la somma di case, di chiese e di palazzi, ma sono strutture urbane di antica formazione, che costituiscono la parte più pregiata della città contemporanea, il cuore e il palinsesto della memoria collettiva. Per essere più chiari questo significa che si dovrebbe conoscere quale è il ruolo che i centri storici svolgono oggi e di che cosa hanno bisogno per essere abitabili confortevolmente ed essere immersi nella contemporaneità. Quali funzioni devono essere inserite oltre quella residenziale? In che stato è l’accessibilità, la mobilità, i parcheggi, la rete idrica, le fognature, il consumo energetico, le reti immateriali? Questo significa che prima si deve fare un piano, anche quello semplificato, e poi si passa alla scala edilizia. Assumendo come prioritari la velocizzazione e la semplificazione, vero e proprio «mantra» di questi tempi fatui e mistificanti, si corre il rischio di evadere gli obiettivi della tutela sanciti dalla Costituzione, ma anche di mancare quelli di una valorizzazione «sostenibile».In particolare il disegno di legge metterebbe il proprietario e il suo tecnico di fiducia nelle condizioni di trasformare un edificio a seguito di dichiarazione di inizio di attività, corredata semplicemente da una documentazione grafica e fotografica, in base alla quale attribuire motu proprio la tipologia di appartenenza all’edificio (?) ed i conseguenti tipi di intervento.Si tratta di un gravissimo arretramento culturale e tecnico che non tiene conto dell’evoluzione della materia a partire dal 1960, anno in cui venne fondata a Gubbio l’Associazione Nazionale Centri Storici-Artistici (ANCSA) con la partecipazione del Comune di Erice, come socio fondatore, quando si sancì che i centri storici sono organismi da tutelare nell’insieme, quindi in termini «urbanistici » che integrano gli aspetti paesaggistici e i rapporti spaziali tra il costruito e le aree libere. La Corte Costituzionale, con sentenze 182/2006 e 367/2007, ha ribadito il principio costituzionale dell’interesse generale della tutela del passaggio, e dunque dei centri storici, affermando che essa è un «valore primario ed assoluto » che non può essere «subordinato ad altri valori, ivi compresi quelli economici». Ma il ddl apporta anche una lesione alla partecipazione dei cittadini ai processi di trasformazione urbana, perché in assenza di un piano, manca la procedura di pubblicizzazione delle strategie progettuali.
Piuttosto che smantellare con furia iconoclasta la pianificazione, la tutela e la valorizzazione dei nostri centri storici, che in molti casi attingono al ruolo di siti Unesco, bisognerebbe fare un bilancio dei risultati ottenuti con i piani derivanti dall’utilizzazione della circolare 3/2000 ed eventualmente aggiornarne i contenuti e le procedure, modificando profondamente il testo in esame.
Ddl sui centri storici siciliani” di PIERLUIGI CERVELLATI  
«Al pari dello “Sblocca Italia” questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’’ISIS». Il comunicato stampa di Italia Nostra Sicilia e la nota di Pierluigi Cervellati.Caltanissetta, 4 luglio 2015 Italia Nostra Sicilia: “No al nefasto ddl sui centri storici siciliani”
di Leandro Janni –
Nel corso della seduta di mercoledì 1 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato l’intero articolato del disegno di legge n. 602 denominato “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, con gli ultimi, irrilevanti emendamenti. Manca soltanto il voto finale al disegno di legge, che sarà dato martedì prossimo, 7 luglio 2015. Nei primi giorni di marzo 2015, l’’iter del ddl, a causa delle aspre critiche delle associazioni culturali e ambientaliste e del mondo universitario, fu sospeso, tornando in IV Commissione Ambiente e Territorio, dove siamo stati riascoltati. Tutto ciò non è servito a nulla. Alla luce di quanto letto nel testo finale dell’articolato di legge, non possiamo che confermare le nostre critiche e osservazioni in ordine al nefasto provvedimento legislativo.Esso, infatti, appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello “Sblocca Italia”. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, il disegno di legge intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la proposta legislativa si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’’isola –da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).

Per Italia Nostra tutto questo è inaccettabile. Noi, semmai, riteniamo che le cosiddette “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” possano rappresentare lo strumento funzionale per aggirare piani e regole fondamentali, per rimuovere quelle analisi storiche e urbanistiche imprescindibili per comprendere le diverse, specifiche realtà territoriali. Pertanto, manifestiamo la nostra più decisa opposizione, richiamando i principi della carta di Gubbio, a cominciare dalla pianificazione preventiva. Chiediamo quindi, ancora una volta, che si respinga in Aula tale provvedimento legislativo che, di fatto, costituisce un grave pericolo per la sopravvivenza dei centri storici siciliani. Un attacco speculativo senza precedenti, nel momento in cui la Sicilia riceve il settimo riconoscimento Unesco per il suo speciale patrimonio arabo-normanno.

Ddl sui centri storici siciliani di Pier Luigi Cervellati

Bologna, 5 luglio 2015

La Regione Sicilia si appresta ad approvare un disegno di legge, più o meno identico a quello del marzo scorso, che favorisce la distruzione dei centri storici della sciagurata Regione, alfiere del tracollo dell’’urbanistica italiana. Come il crollo di Agrigento e il “sacco” di Palermo furono il nefasto “esperimento” di una politica urbanistica e territoriale che intaccò quasi subito le altre Regioni, così questa legge – anticostituzionale, fuorilegge rispetto al decreto legislativo 42/2004 – costituirà il riferimento per altre regioni e “città metropolitane” del nostro paese. Da vecchio socio di Italia Nostra, faccio appello al presidente di Italia Nostra Sicilia, Leandro Janni, affinché coinvolga i presidenti delle altre regioni, al fine di promuovere con estrema urgenza una conferenza (magari presso la stampa estera) con la Presidenza nazionale attualmente in carica per denunciare uno scandalo che può avere conseguenze drammatiche per tutto il Paese.

Se perdiamo quanto è di prezioso per la nostra identità, per testimoniare la nostra cultura, per dimostrare in un mondo globale l’’importanza e il significato che hanno i nostri monumenti e che finirebbero di avere senza quel contesto di fabbricati, che disgraziati analfabeti definiscono –oggi – “patrimonio di base” e ieri “edilizia minore”, mandiamo in malora le battaglie e le azioni compiute dall’’origine di Italia Nostra. E non si capirebbero più le ragioni dell’’esistenza della nostra associazione. Le individuali proteste sono senz’’altro importanti, ma il mantenimento, il restauro e se del caso il ripristino del “patrimonio di base” – (a proposito: quello “di cima” o di “vertice” qual è?) – è fondamentale per il nostro futuro. Se perdiamo la memoria del passato perdiamo l’’orientamento di noi stessi. Ha ragione il presidente Janni, al pari dello “Sblocca Italia” questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’’ISIS.

**REPUBBLICA PALERMO Edizione del 08/07/2015

IL PROVVEDIMENTO LA LEGGE APPROVATA ALL’UNANIMITÀ. I COMUNI HANNO 180 GIORNI PER REALIZZARE I “PIANI DI DETTAGLIO” E INTRODURRE VINCOLI E ora centri storici non più intoccabili di GIOACCHINO AMATO

Raccoglie in sé quattro progetti di legge firmati da deputati di ogni schieramento, promette una svolta epocale per i preziosi e spesso fatiscenti centri storici siciliani. Una svolta che preoccupa gli ambientalisti, in particolare Italia Nostra, ma che molti considerano inevitabile. L’Ars da il via libera con 51 voti a O alla norma in cinque articoli, ritoccati dopo le polemiche sul rischio che, invece di salvare le zone antiche, si desse il via a un nuovo sacco edilizio. «Sono attacchi che non si comprendono — assicura il Pd Anthony Barbagallo, uno dei padri del ddl — si colma un vuoto legislativo soprattutto per i circa 200 comuni che in Sicilia non hanno alcun strumento urbanistico e per i centri storia che presentano alti tassi di degrado». «Una legge generica e sommaria — attacca il presidente regionale di Italia Nostra, Leandro Janni — che scavalca i tradizionali strumenti urbanistici permettendo interventi in singoli edifici senza paletti». « Sono previsti pareri e vincoli — ribatte Barbagallo — innanzi tutto delle Soprintendenze». In effetti la legge richiama le principali norme nazionali e non tocca alcune edificio o zona di interesse artistico. E soprattutto lascia intatte le prescrizioni di quei Comuni che hanno strumenti di pianificazione. Palermo, ad esempio, ha già il suo piano particolareggiato e potrà decidere di applicare o meno le nuove norme. Catania, che non ha regolamentazioni per il centro storico ed un piano regolatore del 1964 la dovrà mettere subito in pratica. Ad iniziare dalla fase più importante: entro 180 giorni i Comuni senza regolamentazioni per i centri storici dovranno approntare lo “studio di dettaglio”. Un piano nel quale si delimita l’area considerata “centro storico” (nella quale possono anche essere inserite zone limitrofe con caratteristiche, anche di degrado, simili) e poi si classificano uno per uno gli edifici in nove diverse categorie. Dall’edilizia di base non qualificata ai monumenti. Dalla classificazione dipende il tipo di intervento che si potrà realizzare sull’edificio o sulla zona. Per l’edilizia di base si potrà anche demolire “con modifica della sagoma” o accorpare, demolire e ristrutturare “più unità edilizie o immobiliari”. In parole povere ricostruire interi borghi e parti di quartieri cambiandone anche la destinazione d’uso. Proprio questo preoccupa gli ambientalisti ma per la verità questo “studio di dettaglio” ha paletti precisi. Realizzato dall’ufficio tecnico comunale in conferenza dei servizi con Sovrintendenza ai beni culturali e Genio civile e con gli altri enti competenti. Poi approvato dal consiglio comunale e pubblica to per un mese per permettere eventuali rilievi di cittadini o soggetti interessati. Dopo questo periodo, anche senza rilievi, il consiglio comunale è chiamato ad una nuova e definitiva approvazione. Se dopo 180 giorni il Comune non avrà il suo studio, scatterà l’intervento sostitutivo dell’assessorato al Territorio. Per i diversi tipi di interventi possibili sono necessarie documentazioni e certificazioni. È chiaro che molto dipenderà dai vincoli decisi nello studio di dettaglio. «Ma ciò permetterà di risanare zone disabitate e pericolanti — ricorda Barbagallo citando la relazione della commissione presieduta da Gianpiero Trizzino — realizzando alloggi popolari, incentivando le strutture ricettive come l’albergo diffuso». Ma anche costruire edifici antisismici e parcheggi sotterranei “fatti salvi i vincoli archeologici”. Le ruspe, dunque, entrano nei centri storici. Se per farli rinascere o stravolgerli dipenderà molto dal lavoro delle conferenze di servizio.

Greenreport 8 luglio 2015. Centri storici siciliani, un «attacco speculativo senza precedenti» ora è legge di Francesco Cancellieri, Centro Educazione Ambientale Messina per greenreport.it

Ieri l’Assemblea Regionale Siciliana ha espresso il voto finale (e favorevole) sul DDL relativo ai centri storici siciliani, una legge che Italia Nostra non esita a definire “pessima” perché la sua approvazione rischia di cancellarli definitivamente. «Un attacco speculativo senza precedenti – lo definisce Leandro Janni, presidente Italia Nostra Sicilia – che arriva proprio nel momento in cui la Sicilia riceve il settimo riconoscimento Unesco per il suo speciale patrimonio arabo-normanno».  Dopo la sconcertante decisione di appena un mese fa di riaprire una sanatoria edilizia che apre la strada a migliaia di nuovi condoni in Sicilia, l’Assemblea Regionale Siciliana sferra un altro pesante attacco al patrimonio architettonico e paesaggistico dell’Isola. «Mi chiedo come mai tutto ciò possa ancora accadere” afferma il presidente Nazionale di Italia Nostra, Marco Parini. Le nostre sezioni siciliane e Italia Nostra tutta si stanno impegnando in una campagna di sensibilizzazione sulla popolazione, nonché con appelli verso i politici locali e ha già ricevuto l’appoggio di importanti urbanisti». Nel corso della seduta di mercoledì 1 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato l’intero articolato del disegno di legge n. 602 denominato “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, con gli ultimi, irrilevanti emendamenti. Manca soltanto il voto finale al disegno di legge, che sarà dato oggi (ndr 7 luglio 2015). «Nei primi giorni di marzo 2015, l’iter del DDL, a causa delle aspre critiche delle associazioni culturali e ambientaliste e del mondo universitario, fu sospeso, tornando in IV Commissione Ambiente e Territorio, dove siamo stati riascoltati. Tutto ciò non è servito a nulla. Alla luce di quanto letto nel testo finale dell’articolato di legge, non possiamo che confermare le nostre critiche e osservazioni in ordine al nefasto provvedimento legislativo» sottolinea Janni.Esso, infatti, appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello “Sblocca Italia”. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, il disegno di legge intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la proposta legislativa si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’isola – da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).

«Per Italia Nostra tutto questo è inaccettabile. Noi, semmai, riteniamo che le cosiddette “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” possano rappresentare lo strumento funzionale per aggirare piani e regole fondamentali, per rimuovere quelle analisi storiche e urbanistiche imprescindibili per comprendere le diverse, specifiche realtà territoriali. Pertanto, manifestiamo la nostra più decisa opposizione, richiamando i principi della carta di Gubbio, a cominciare dalla pianificazione preventiva. Chiediamo quindi, ancora una volta, che si respinga in Aula tale provvedimento legislativo che, di fatto, costituisce un grave pericolo per la sopravvivenza dei centri storici siciliani» conclude Leandro Janni.

Anche altre Associazioni tra cui Slow Food Sicilia si sono espresse sfavorevolmente e hanno anche proposto delle valide variazioni anche per la sicurezza tra cui le seguenti modifiche e/o integrazioni al c.d. DDL Barbagallo originario chiedendo ad esempio che: “i provvedimenti comunali scaturenti dalla presente legge non rivestono carattere di pianificazione o programmazione urbanistica comunque denominata solo nel caso in cui gli strumenti Urbanistici siano stati sottoposti alla Valutazione Ambientale Strategica ed esista nei Centri Storici uno Studio almeno di livello 3 di Microzonazione Sismica”.

Altre sono le proposte di modifica che la Associazione della Chiocciolina ha richiesto  cioè che non ci sia una sorta di silenzio assenso e che “ove il termine di centottanta giorni trascorra senza che il Comune abbia deliberato si proceda con un Commissario Regionale alla individuazione delle aree nelle quali non è applicabile per interventi di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione la modifica della sagoma mediante rilascio di concessione edilizia singola”.

Infine è a tutti nota la particolare situazione dei Centri Storici di molti Villaggi Collinari (non solo nella Città di Messina, ma anche in altre realtà dell’Isola) per cui alfine di evitare le tragedie avvenute di recente (cfr. vedasi ad es. alluvione del 2009 a Messina e Provincia) nel caso in cui si operi in zone “all’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, nei Centri Storici di Villaggi Collinari, siano eseguiti particolari studi ed approfondimenti tecnici specialistici alfine di evitare e scongiurare fenomeni collegati al rischio idrogeologico, anche con convenzione con l’ENEA che già ha operato con i Dipartimenti Tecnici della Regione Siciliana.”

Per cui piuttosto che occuparsi di qualche metro cubo in più (e non sappiamo a quali costi) meglio sarebbe stato  implementare Politiche per riqualificare realmente i Centri Storici come suggeriva bene il compianto on.le Lino Leanza (https://youtu.be/BRF0hNwy42I) durante la seduta del 10 marzo 2015 auspicando un Testo Unico ed ascoltare l’opinione pubblica.

Infine l’art. 3 del ultimo DDL (ora legge) seppur Titoli ”Studio di Dettaglio” non può sottrarsi, essendo nei fatti un Piano Particolareggiato, alla procedura di VAS infatti il “nomen juris” non pregiudica l’applicazione dell’art. 12 del Dlgs 152 del 2006 e ss.mm.ii.

La Repubblica” (Palermo), 9 lug. 2015 Legge centri storici “Attenti alle ruspe – Centri storici, una legge che divide di Gioacchino Amato

Italia Nostra attacca le nuove norme approvate dall’Ars: “Poco chiare”. Anci Sicilia: “Bocciate le nostre proposte”. Sotto accusa i criteri scelti per classificare gli edifìci. I deputati: “No, sblocca il risanamento nelle zone degradate”

Cinque articoli che per il fronte del no nascondono la chiave per stravolgere i centri storici, aprendo a speculazioni di grande portata. Contro la legge approvata all’unanimità dall’Ars insorge Italia Nostra e sono molto critici i sindaci che hanno visto bocciate le loro proposte contenute in un emendamento di Anci Sicilia. Fra le maglie della norma c’è chi intravede i pericoli di un nuovo sacco edilizio. «Una brutta legge» la definisce il vicesindaco di Palermo, Emilio Arcuri. «Critiche infondate», replica il grillino Gianpiero Trizzino, presidente della commissione Ambiente.

Centri storici, una legge che divide. Italia Nostra attacca le nuove norme approvate dall’Ars: “Poco chiare”. Anci Sicilia: “Bocciate le nostre proposte” Sotto accusa i criteri scelti per classificare gli edifici. I deputati: “No, sblocca il risanamento nelle zone degradate”

Una legge semplice, di appena cinque articoli racchiusi in altrettante pagine e preceduta da una corposa relazione che di pagine ne prende il doppio. Ma che per molti nasconde la chiave per stravolgere i centri storici aprendo anche a speculazioni di grande portata. Il primo punto controverso si nota proprio mettendo a confronto la relazione con gli articoli: “Ci sono ottime premesse – sottolinea Leandro Janni di Italia Nostra – con tanto di richiami alle norme nazionali di tutela del centro storico, ma poi di tutto questo nella legge vera e propria c’è ben poco. Anzi ci sono termini incomprensibili e generici e soprattutto il difetto iniziale. Quello di volere standardizzare situazioni diverse. Non si può trattare il centro storico di Catania come quello di Polizzi Generosa, hanno esigenze e natura differenti”. Le questioni, come sottolineano non solo l’associazione ma la stessa Anci Sicilia e molti sindaci, non sono da “puristi dell’arte”. Innanzi tutto la classificazione che dovrà essere contenuta nello “studio di dettaglio” che in 180 giorni dovrà essere realizzato da uffici tecnici comunali, sovrintendenze e genio civile in conferenza di servizi. Da questo dipenderà il tipo di intervento che si potrà fare su ogni singolo immobile. “Qui sta il rischio più serio spiega Janni – perché uffici tecnici e sovrintendenze sono già con organici all’osso e pratiche accumulate, chi ci assicura che non sia una classificazione superficiale o peggio arbitraria? Ma soprattutto non si può decidere la natura di ogni singolo edificio staccato dagli altri”. Netto il professore Pier Luigi Cervellati: “Questa legge annienta città storiche della Sicilia e ci farà apparire come seguaci dell’Isis”. I tecnici spiegano questo semplice meccanismo: lo studio di dettaglio classifica una serie di edifici come “edilizia di base non qualificata” e “edilizia di base parzialmente qualificata” (termini che molti giudicano tecnicamente impropri e generici ). Questi possono essere ristrutturati anche con demolizione e “modifica della sagoma”. “Sono consentite anche operazioni di questo tipo su gruppi di immobili – aggiunge Janni – aprendo a trasformazioni radicali di interi rioni”. In dieci o quindici anni un quartiere potrebbe non essere più lo stesso. Ma per firmatari che coprono tutto l’arco parlamentare, il meccanismo per stilare lo studio di dettaglio, con conferenza di servizi e doppia approvazione da parte dei consigli comunali garantisce la qualità delle classificazioni. La legge secondo i deputati Ars semplifica le norme sbloccando il risanamento dei centri storici e impedendo anche speculazioni edilizie in nuove aree attorno alle città. E non finisce qui. La norma, cambiando le norme urbanistiche cancella di fatto le sanzioni penali previste per l’abusivismo e non fa parola sulla qualità e il tipo di materiali da utilizzare per le ristrutturazioni. Nella Sicilia degli abusi e dei tragici crolli di intere palazzine sembra una dimenticanza non da poco. L’Anci Sicilia aveva proposto un emendamento per “salvare il salvabile” che prevedeva di allinearsi alla legge nazionale del 2001 sulle ristrutturazioni ma anche esenzioni dai tributi locali per gli edifici restaurati, utilizzo dei materiali adeguati, mutui a cittadini e Comuni che recuperano edifici. Ma l’Ars ha detto no a tutto. Unica concessione, per evitare la rivolta dei sindaci che sul centro storico avevano già deliberato, l’esclusione dalla legge dei Comuni che hanno già un piano del centro storico. Tra questi Palermo, Siracusa, Erice e Noto. Ma non Catania, Agrigento e altri 200 centri dell’Isola.

L’INTERVISTA / GIAMPIERO TRIZZINO, ivi

Intervista a Giampiero Trizzino – “Cambiata in meglio noi grillini restiamo nemici del cemento”

Onorevole Trizzino, la legge sui centri storici ha scatenato polemiche fortissime. Una legge passata dalla commissione che lei presiede e votata anche dai 5Stelle, ambientalisti da sempre. Il Movimento ha cambiato pelle? «Macché. Basta andare a vedere l’iter di questa legge per capire che si sta facendo tanto rumore per nulla». In che senso? «Il ddl originario è stato presentato da Nello Dipasquale. Contro quel testo si sono schierate tutte le associazioni ambientaliste e anche vari professionisti, tanto che io per primo ne ho richiesto il rinvio in commissione. Ma di quella norma non è rimasto nulla. La commissione Ambiente ha lavorato per quattro mesi con esperti del settore, urbanisti, soprintendenze e Anci per evitare qualsiasi tipo di aggressione al territorio. Per questo M5S ha votato sì. Sono ambientalista dall’età di 13 anni, ma esserlo non significa trincerarsi dietro no preconcetti». Eppure l’urbanista Pierluigi Cervellati paragona gli effetti della legge a quelli dell’Isis. «Ho letto. Con grande amarezza. Ma il nuovo testo accoglie tutti i suggerimenti arrivati dal fronte ambientalista e le critiche sono isolate. Alla riscrittura hanno partecipato colleghi di Cervellati, docenti universitari di Catania e Palermo». E il sì alla legge sugli appalti? Il Pd sostiene che dietro c’è la lobby dei costruttori… «Quella legge è una grande vittoria dei 5Stelle e, in generale, dell’Ars perché garantisce una concorrenza vera negli appalti, ricalcando quello che la Val d’Aosta ha fatto già dieci anni fa, senza subire impugnative. È un baluardo alle collusioni che ruotavano attorno al massimo ribasso. A votare la norma è stata anche gran parte del Pd». g.sg.

Lettere – «Nefasto ddl sui centri storici»”La Sicilia” (Caltanissetta), 9 lug. 2015

«Nefasto ddl sui centri storici» Con 51 voti a favore e nessun voto contrario, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato martedì il nefasto disegno di legge sui centri storici. “Il voto conferma la validità del lavoro portato avanti prima in commissione poi in Aula”, commenta Anthony Barbagallo, deputato del Pd. “È stato un lavoro di squadra che ha coinvolto ordini professionali, università e rappresentanti degli enti locali. Quella che abbiamo appena approvato – conclude Barbagallo – è una legge che restituisce vita ai centri storici aprendo la strada ad una fruizione intelligente e agevole, basti pensare alla prevista possibilità di prevedere all’interno del centro storici interventi di edilizia economica e popolare per le giovani coppie”. Cosa possiamo dire noi di Italia Nostra, dopo quello che abbiamo già detto, affermato nei giorni e nei mesi scorsi? La Regione Siciliana ha approvato un disegno di legge che favorisce la distruzione dei centri storici dell’Isola. Di questo ddl Pier Luigi Cervellati ha scritto: “Questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’Isis”. Insomma: come il crollo di Agrigento e il “sacco” di Palermo furono il nefasto “esperimento” di una politica urbanistica e territoriale che intaccò quasi subito le altre Regioni, così questa legge – anticostituzionale, fuorilegge rispetto al decreto legislativo 42/2004 – può pericolosamente diventare riferimento politico-amministrativo per altre regioni e città metropolitane del nostro Paese. Di certo in Sicilia le contraddizioni tra proclamate politiche di tutela e valorizzazione dei territori, del patrimonio storico, artistico e paesaggistico da un lato, e realtà dei fatti, degli atti politici e amministrativi dall’altro, sono sempre più insostenibili. Insopportabili. Tragica, evidente è l’ina deguatezza culturale e politica di una classe dirigente incapace di governare la Sicilia contemporanea. Incapace di governare la complessità. Che dire, poi, riguardo agli attuali deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana? In un modo o nell’altro, essi devono giustificare la loro presenza, la loro azione a Palazzo dei Normanni (Palazzo Reale), sede dell’Ars. Di certo essi devono contenere, in un modo o nell’altro, la gravissima crisi politica e istituzionale che sta attraversando i palazzi del governo e del parlamento siciliano. Di certo noi di Italia Nostra continueremo la nostra battaglia a difesa dei valori del territorio, del paesaggio, dei patrimonio storico-artistico. A difesa dei centri storici. Nell’interesse dei cittadini e dell’Isola più bella e importante del Mediterraneo.

Leandro Janni Presidente Regionale di Italia Nostra Sicilia

 Caggia (Ance) sulle nuove norme approvate Appalti e centri storici «Finalmente ci muoviamo» La Sicilia” (Ragusa), 9 lug. 2015

“Sono state approvate dall’Ars, nella seduta del 7 luglio, due importanti leggi che premiano gli enormi sforzi, sia politici che diplomatici, messi in campo dalla nostra associazione regionale: le nuove norme sui centri storici ed il nuovo criterio di aggiudicazione per gli appalti pubblici”. Così il presidente dell’Ance Ragusa, Sebastiano Gaggia, (nella foto) al termine di una intensa attività al Parlamento regionale che è riuscita a dare risposte concrete agli imprenditori ed agli operatori economici isolani. “La mappatura degli immobili dei centri storici prosegue – consentirà finalmente di sapere con certezza quali interventi siano possibili e permetterà di operare senza aspettare i mai approvati piani particolareggiati: noi imprenditori chiediamo, da sempre, regole certe per investire senza il rischio di essere bloccati dalla burocrazia o, peggio, dalla magistratura. La legge sui centri storici appare una buona legge. Il risultato ottenuto con la riforma della legge sugli appalti in termini di calmierazione dei ribassi si commenta da solo: nei prossimi giorni avremo modo di approfondire ma non posso non esprimere la mia soddisfazione sia per l’introduzione di una soglia di ribasso (25%) oltre la quale occorre giustificare i prezzi, sin dalla presentazione dell’offerta, sia per l’innovativo meccanismo di calcolo della soglia di anomalia”.

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