Le regole immolate sull’altare della fretta di Teresa Cannarozzo
«Al pari dello “Sblocca Italia” questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’’ISIS». Il comunicato stampa di Italia Nostra Sicilia e la nota di Pierluigi Cervellati.Caltanissetta, 4 luglio 2015 Italia Nostra Sicilia: “No al nefasto ddl sui centri storici siciliani”
di Leandro Janni –
Nel corso della seduta di mercoledì 1 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato l’intero articolato del disegno di legge n. 602 denominato “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, con gli ultimi, irrilevanti emendamenti. Manca soltanto il voto finale al disegno di legge, che sarà dato martedì prossimo, 7 luglio 2015. Nei primi giorni di marzo 2015, l’’iter del ddl, a causa delle aspre critiche delle associazioni culturali e ambientaliste e del mondo universitario, fu sospeso, tornando in IV Commissione Ambiente e Territorio, dove siamo stati riascoltati. Tutto ciò non è servito a nulla. Alla luce di quanto letto nel testo finale dell’articolato di legge, non possiamo che confermare le nostre critiche e osservazioni in ordine al nefasto provvedimento legislativo.Esso, infatti, appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello “Sblocca Italia”. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, il disegno di legge intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la proposta legislativa si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’’isola –da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).
Per Italia Nostra tutto questo è inaccettabile. Noi, semmai, riteniamo che le cosiddette “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” possano rappresentare lo strumento funzionale per aggirare piani e regole fondamentali, per rimuovere quelle analisi storiche e urbanistiche imprescindibili per comprendere le diverse, specifiche realtà territoriali. Pertanto, manifestiamo la nostra più decisa opposizione, richiamando i principi della carta di Gubbio, a cominciare dalla pianificazione preventiva. Chiediamo quindi, ancora una volta, che si respinga in Aula tale provvedimento legislativo che, di fatto, costituisce un grave pericolo per la sopravvivenza dei centri storici siciliani. Un attacco speculativo senza precedenti, nel momento in cui la Sicilia riceve il settimo riconoscimento Unesco per il suo speciale patrimonio arabo-normanno.
Ddl sui centri storici siciliani di Pier Luigi Cervellati
Bologna, 5 luglio 2015
La Regione Sicilia si appresta ad approvare un disegno di legge, più o meno identico a quello del marzo scorso, che favorisce la distruzione dei centri storici della sciagurata Regione, alfiere del tracollo dell’’urbanistica italiana. Come il crollo di Agrigento e il “sacco” di Palermo furono il nefasto “esperimento” di una politica urbanistica e territoriale che intaccò quasi subito le altre Regioni, così questa legge – anticostituzionale, fuorilegge rispetto al decreto legislativo 42/2004 – costituirà il riferimento per altre regioni e “città metropolitane” del nostro paese. Da vecchio socio di Italia Nostra, faccio appello al presidente di Italia Nostra Sicilia, Leandro Janni, affinché coinvolga i presidenti delle altre regioni, al fine di promuovere con estrema urgenza una conferenza (magari presso la stampa estera) con la Presidenza nazionale attualmente in carica per denunciare uno scandalo che può avere conseguenze drammatiche per tutto il Paese.
Se perdiamo quanto è di prezioso per la nostra identità, per testimoniare la nostra cultura, per dimostrare in un mondo globale l’’importanza e il significato che hanno i nostri monumenti e che finirebbero di avere senza quel contesto di fabbricati, che disgraziati analfabeti definiscono –oggi – “patrimonio di base” e ieri “edilizia minore”, mandiamo in malora le battaglie e le azioni compiute dall’’origine di Italia Nostra. E non si capirebbero più le ragioni dell’’esistenza della nostra associazione. Le individuali proteste sono senz’’altro importanti, ma il mantenimento, il restauro e se del caso il ripristino del “patrimonio di base” – (a proposito: quello “di cima” o di “vertice” qual è?) – è fondamentale per il nostro futuro. Se perdiamo la memoria del passato perdiamo l’’orientamento di noi stessi. Ha ragione il presidente Janni, al pari dello “Sblocca Italia” questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’’ISIS.
**REPUBBLICA PALERMO Edizione del 08/07/2015
IL PROVVEDIMENTO LA LEGGE APPROVATA ALL’UNANIMITÀ. I COMUNI HANNO 180 GIORNI PER REALIZZARE I “PIANI DI DETTAGLIO” E INTRODURRE VINCOLI E ora centri storici non più intoccabili di GIOACCHINO AMATO
Raccoglie in sé quattro progetti di legge firmati da deputati di ogni schieramento, promette una svolta epocale per i preziosi e spesso fatiscenti centri storici siciliani. Una svolta che preoccupa gli ambientalisti, in particolare Italia Nostra, ma che molti considerano inevitabile. L’Ars da il via libera con 51 voti a O alla norma in cinque articoli, ritoccati dopo le polemiche sul rischio che, invece di salvare le zone antiche, si desse il via a un nuovo sacco edilizio. «Sono attacchi che non si comprendono — assicura il Pd Anthony Barbagallo, uno dei padri del ddl — si colma un vuoto legislativo soprattutto per i circa 200 comuni che in Sicilia non hanno alcun strumento urbanistico e per i centri storia che presentano alti tassi di degrado». «Una legge generica e sommaria — attacca il presidente regionale di Italia Nostra, Leandro Janni — che scavalca i tradizionali strumenti urbanistici permettendo interventi in singoli edifici senza paletti». « Sono previsti pareri e vincoli — ribatte Barbagallo — innanzi tutto delle Soprintendenze». In effetti la legge richiama le principali norme nazionali e non tocca alcune edificio o zona di interesse artistico. E soprattutto lascia intatte le prescrizioni di quei Comuni che hanno strumenti di pianificazione. Palermo, ad esempio, ha già il suo piano particolareggiato e potrà decidere di applicare o meno le nuove norme. Catania, che non ha regolamentazioni per il centro storico ed un piano regolatore del 1964 la dovrà mettere subito in pratica. Ad iniziare dalla fase più importante: entro 180 giorni i Comuni senza regolamentazioni per i centri storici dovranno approntare lo “studio di dettaglio”. Un piano nel quale si delimita l’area considerata “centro storico” (nella quale possono anche essere inserite zone limitrofe con caratteristiche, anche di degrado, simili) e poi si classificano uno per uno gli edifici in nove diverse categorie. Dall’edilizia di base non qualificata ai monumenti. Dalla classificazione dipende il tipo di intervento che si potrà realizzare sull’edificio o sulla zona. Per l’edilizia di base si potrà anche demolire “con modifica della sagoma” o accorpare, demolire e ristrutturare “più unità edilizie o immobiliari”. In parole povere ricostruire interi borghi e parti di quartieri cambiandone anche la destinazione d’uso. Proprio questo preoccupa gli ambientalisti ma per la verità questo “studio di dettaglio” ha paletti precisi. Realizzato dall’ufficio tecnico comunale in conferenza dei servizi con Sovrintendenza ai beni culturali e Genio civile e con gli altri enti competenti. Poi approvato dal consiglio comunale e pubblica to per un mese per permettere eventuali rilievi di cittadini o soggetti interessati. Dopo questo periodo, anche senza rilievi, il consiglio comunale è chiamato ad una nuova e definitiva approvazione. Se dopo 180 giorni il Comune non avrà il suo studio, scatterà l’intervento sostitutivo dell’assessorato al Territorio. Per i diversi tipi di interventi possibili sono necessarie documentazioni e certificazioni. È chiaro che molto dipenderà dai vincoli decisi nello studio di dettaglio. «Ma ciò permetterà di risanare zone disabitate e pericolanti — ricorda Barbagallo citando la relazione della commissione presieduta da Gianpiero Trizzino — realizzando alloggi popolari, incentivando le strutture ricettive come l’albergo diffuso». Ma anche costruire edifici antisismici e parcheggi sotterranei “fatti salvi i vincoli archeologici”. Le ruspe, dunque, entrano nei centri storici. Se per farli rinascere o stravolgerli dipenderà molto dal lavoro delle conferenze di servizio.
Ieri l’Assemblea Regionale Siciliana ha espresso il voto finale (e favorevole) sul DDL relativo ai centri storici siciliani, una legge che Italia Nostra non esita a definire “pessima” perché la sua approvazione rischia di cancellarli definitivamente. «Un attacco speculativo senza precedenti – lo definisce Leandro Janni, presidente Italia Nostra Sicilia – che arriva proprio nel momento in cui la Sicilia riceve il settimo riconoscimento Unesco per il suo speciale patrimonio arabo-normanno». Dopo la sconcertante decisione di appena un mese fa di riaprire una sanatoria edilizia che apre la strada a migliaia di nuovi condoni in Sicilia, l’Assemblea Regionale Siciliana sferra un altro pesante attacco al patrimonio architettonico e paesaggistico dell’Isola. «Mi chiedo come mai tutto ciò possa ancora accadere” afferma il presidente Nazionale di Italia Nostra, Marco Parini. Le nostre sezioni siciliane e Italia Nostra tutta si stanno impegnando in una campagna di sensibilizzazione sulla popolazione, nonché con appelli verso i politici locali e ha già ricevuto l’appoggio di importanti urbanisti». Nel corso della seduta di mercoledì 1 luglio 2015, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato l’intero articolato del disegno di legge n. 602 denominato “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici”, con gli ultimi, irrilevanti emendamenti. Manca soltanto il voto finale al disegno di legge, che sarà dato oggi (ndr 7 luglio 2015). «Nei primi giorni di marzo 2015, l’iter del DDL, a causa delle aspre critiche delle associazioni culturali e ambientaliste e del mondo universitario, fu sospeso, tornando in IV Commissione Ambiente e Territorio, dove siamo stati riascoltati. Tutto ciò non è servito a nulla. Alla luce di quanto letto nel testo finale dell’articolato di legge, non possiamo che confermare le nostre critiche e osservazioni in ordine al nefasto provvedimento legislativo» sottolinea Janni.Esso, infatti, appare conforme alla logica rozza e sbrigativa dello “Sblocca Italia”. In ossequio ai dettami contemporanei del “fare”, proponendosi di rilanciare l’asfittico comparto edilizio e invogliando i cittadini a effettuare interventi di ristrutturazione negli antichi fabbricati, il disegno di legge intenderebbe superare le note “difficoltà di elaborazione e approvazione dei piani particolareggiati”, consentendo interventi diretti e immediati sulle singole unità edilizie, bypassando dunque i tradizionali, imprescindibili strumenti urbanistici e pianificatori. Per raggiungere tali obiettivi, la proposta legislativa si fa portatrice di una preoccupante e sconcertante serie di “semplificazioni”, ricorrendo a regole generiche e sommarie, uguali per tutti i comuni dell’isola – da Siracusa a Ragusa Ibla, da Catania a Palermo, da Trapani a Caltanissetta. E’ evidente che in tal modo si considera secondario, assolutamente marginale, l’obiettivo basilare della tutela e della conservazione del patrimonio storico e artistico, indicato chiaramente dall’art. 9 della Costituzione, dal Codice dei beni culturali e del paesaggio e persino dalla legge urbanistica regionale del 27 dicembre 1978, n. 71 (vedi Titolo V, art. 55).
«Per Italia Nostra tutto questo è inaccettabile. Noi, semmai, riteniamo che le cosiddette “Norme per favorire il recupero del patrimonio edilizio di base dei centri storici” possano rappresentare lo strumento funzionale per aggirare piani e regole fondamentali, per rimuovere quelle analisi storiche e urbanistiche imprescindibili per comprendere le diverse, specifiche realtà territoriali. Pertanto, manifestiamo la nostra più decisa opposizione, richiamando i principi della carta di Gubbio, a cominciare dalla pianificazione preventiva. Chiediamo quindi, ancora una volta, che si respinga in Aula tale provvedimento legislativo che, di fatto, costituisce un grave pericolo per la sopravvivenza dei centri storici siciliani» conclude Leandro Janni.
Anche altre Associazioni tra cui Slow Food Sicilia si sono espresse sfavorevolmente e hanno anche proposto delle valide variazioni anche per la sicurezza tra cui le seguenti modifiche e/o integrazioni al c.d. DDL Barbagallo originario chiedendo ad esempio che: “i provvedimenti comunali scaturenti dalla presente legge non rivestono carattere di pianificazione o programmazione urbanistica comunque denominata solo nel caso in cui gli strumenti Urbanistici siano stati sottoposti alla Valutazione Ambientale Strategica ed esista nei Centri Storici uno Studio almeno di livello 3 di Microzonazione Sismica”.
Altre sono le proposte di modifica che la Associazione della Chiocciolina ha richiesto cioè che non ci sia una sorta di silenzio assenso e che “ove il termine di centottanta giorni trascorra senza che il Comune abbia deliberato si proceda con un Commissario Regionale alla individuazione delle aree nelle quali non è applicabile per interventi di ristrutturazione edilizia con demolizione e ricostruzione la modifica della sagoma mediante rilascio di concessione edilizia singola”.
Infine è a tutti nota la particolare situazione dei Centri Storici di molti Villaggi Collinari (non solo nella Città di Messina, ma anche in altre realtà dell’Isola) per cui alfine di evitare le tragedie avvenute di recente (cfr. vedasi ad es. alluvione del 2009 a Messina e Provincia) nel caso in cui si operi in zone “all’interno delle zone omogenee A) di cui al decreto del Ministro dei lavori pubblici 2 aprile 1968, n. 1444, nei Centri Storici di Villaggi Collinari, siano eseguiti particolari studi ed approfondimenti tecnici specialistici alfine di evitare e scongiurare fenomeni collegati al rischio idrogeologico, anche con convenzione con l’ENEA che già ha operato con i Dipartimenti Tecnici della Regione Siciliana.”
Per cui piuttosto che occuparsi di qualche metro cubo in più (e non sappiamo a quali costi) meglio sarebbe stato implementare Politiche per riqualificare realmente i Centri Storici come suggeriva bene il compianto on.le Lino Leanza (https://youtu.be/BRF0hNwy42I) durante la seduta del 10 marzo 2015 auspicando un Testo Unico ed ascoltare l’opinione pubblica.
Infine l’art. 3 del ultimo DDL (ora legge) seppur Titoli ”Studio di Dettaglio” non può sottrarsi, essendo nei fatti un Piano Particolareggiato, alla procedura di VAS infatti il “nomen juris” non pregiudica l’applicazione dell’art. 12 del Dlgs 152 del 2006 e ss.mm.ii.
La Repubblica” (Palermo), 9 lug. 2015 Legge centri storici “Attenti alle ruspe – Centri storici, una legge che divide di Gioacchino Amato
Italia Nostra attacca le nuove norme approvate dall’Ars: “Poco chiare”. Anci Sicilia: “Bocciate le nostre proposte”. Sotto accusa i criteri scelti per classificare gli edifìci. I deputati: “No, sblocca il risanamento nelle zone degradate”
Cinque articoli che per il fronte del no nascondono la chiave per stravolgere i centri storici, aprendo a speculazioni di grande portata. Contro la legge approvata all’unanimità dall’Ars insorge Italia Nostra e sono molto critici i sindaci che hanno visto bocciate le loro proposte contenute in un emendamento di Anci Sicilia. Fra le maglie della norma c’è chi intravede i pericoli di un nuovo sacco edilizio. «Una brutta legge» la definisce il vicesindaco di Palermo, Emilio Arcuri. «Critiche infondate», replica il grillino Gianpiero Trizzino, presidente della commissione Ambiente.
Centri storici, una legge che divide. Italia Nostra attacca le nuove norme approvate dall’Ars: “Poco chiare”. Anci Sicilia: “Bocciate le nostre proposte” Sotto accusa i criteri scelti per classificare gli edifici. I deputati: “No, sblocca il risanamento nelle zone degradate”
Una legge semplice, di appena cinque articoli racchiusi in altrettante pagine e preceduta da una corposa relazione che di pagine ne prende il doppio. Ma che per molti nasconde la chiave per stravolgere i centri storici aprendo anche a speculazioni di grande portata. Il primo punto controverso si nota proprio mettendo a confronto la relazione con gli articoli: “Ci sono ottime premesse – sottolinea Leandro Janni di Italia Nostra – con tanto di richiami alle norme nazionali di tutela del centro storico, ma poi di tutto questo nella legge vera e propria c’è ben poco. Anzi ci sono termini incomprensibili e generici e soprattutto il difetto iniziale. Quello di volere standardizzare situazioni diverse. Non si può trattare il centro storico di Catania come quello di Polizzi Generosa, hanno esigenze e natura differenti”. Le questioni, come sottolineano non solo l’associazione ma la stessa Anci Sicilia e molti sindaci, non sono da “puristi dell’arte”. Innanzi tutto la classificazione che dovrà essere contenuta nello “studio di dettaglio” che in 180 giorni dovrà essere realizzato da uffici tecnici comunali, sovrintendenze e genio civile in conferenza di servizi. Da questo dipenderà il tipo di intervento che si potrà fare su ogni singolo immobile. “Qui sta il rischio più serio spiega Janni – perché uffici tecnici e sovrintendenze sono già con organici all’osso e pratiche accumulate, chi ci assicura che non sia una classificazione superficiale o peggio arbitraria? Ma soprattutto non si può decidere la natura di ogni singolo edificio staccato dagli altri”. Netto il professore Pier Luigi Cervellati: “Questa legge annienta città storiche della Sicilia e ci farà apparire come seguaci dell’Isis”. I tecnici spiegano questo semplice meccanismo: lo studio di dettaglio classifica una serie di edifici come “edilizia di base non qualificata” e “edilizia di base parzialmente qualificata” (termini che molti giudicano tecnicamente impropri e generici ). Questi possono essere ristrutturati anche con demolizione e “modifica della sagoma”. “Sono consentite anche operazioni di questo tipo su gruppi di immobili – aggiunge Janni – aprendo a trasformazioni radicali di interi rioni”. In dieci o quindici anni un quartiere potrebbe non essere più lo stesso. Ma per firmatari che coprono tutto l’arco parlamentare, il meccanismo per stilare lo studio di dettaglio, con conferenza di servizi e doppia approvazione da parte dei consigli comunali garantisce la qualità delle classificazioni. La legge secondo i deputati Ars semplifica le norme sbloccando il risanamento dei centri storici e impedendo anche speculazioni edilizie in nuove aree attorno alle città. E non finisce qui. La norma, cambiando le norme urbanistiche cancella di fatto le sanzioni penali previste per l’abusivismo e non fa parola sulla qualità e il tipo di materiali da utilizzare per le ristrutturazioni. Nella Sicilia degli abusi e dei tragici crolli di intere palazzine sembra una dimenticanza non da poco. L’Anci Sicilia aveva proposto un emendamento per “salvare il salvabile” che prevedeva di allinearsi alla legge nazionale del 2001 sulle ristrutturazioni ma anche esenzioni dai tributi locali per gli edifici restaurati, utilizzo dei materiali adeguati, mutui a cittadini e Comuni che recuperano edifici. Ma l’Ars ha detto no a tutto. Unica concessione, per evitare la rivolta dei sindaci che sul centro storico avevano già deliberato, l’esclusione dalla legge dei Comuni che hanno già un piano del centro storico. Tra questi Palermo, Siracusa, Erice e Noto. Ma non Catania, Agrigento e altri 200 centri dell’Isola.
L’INTERVISTA / GIAMPIERO TRIZZINO, ivi
Intervista a Giampiero Trizzino – “Cambiata in meglio noi grillini restiamo nemici del cemento”
Onorevole Trizzino, la legge sui centri storici ha scatenato polemiche fortissime. Una legge passata dalla commissione che lei presiede e votata anche dai 5Stelle, ambientalisti da sempre. Il Movimento ha cambiato pelle? «Macché. Basta andare a vedere l’iter di questa legge per capire che si sta facendo tanto rumore per nulla». In che senso? «Il ddl originario è stato presentato da Nello Dipasquale. Contro quel testo si sono schierate tutte le associazioni ambientaliste e anche vari professionisti, tanto che io per primo ne ho richiesto il rinvio in commissione. Ma di quella norma non è rimasto nulla. La commissione Ambiente ha lavorato per quattro mesi con esperti del settore, urbanisti, soprintendenze e Anci per evitare qualsiasi tipo di aggressione al territorio. Per questo M5S ha votato sì. Sono ambientalista dall’età di 13 anni, ma esserlo non significa trincerarsi dietro no preconcetti». Eppure l’urbanista Pierluigi Cervellati paragona gli effetti della legge a quelli dell’Isis. «Ho letto. Con grande amarezza. Ma il nuovo testo accoglie tutti i suggerimenti arrivati dal fronte ambientalista e le critiche sono isolate. Alla riscrittura hanno partecipato colleghi di Cervellati, docenti universitari di Catania e Palermo». E il sì alla legge sugli appalti? Il Pd sostiene che dietro c’è la lobby dei costruttori… «Quella legge è una grande vittoria dei 5Stelle e, in generale, dell’Ars perché garantisce una concorrenza vera negli appalti, ricalcando quello che la Val d’Aosta ha fatto già dieci anni fa, senza subire impugnative. È un baluardo alle collusioni che ruotavano attorno al massimo ribasso. A votare la norma è stata anche gran parte del Pd». g.sg.
Lettere – «Nefasto ddl sui centri storici»”La Sicilia” (Caltanissetta), 9 lug. 2015
«Nefasto ddl sui centri storici» Con 51 voti a favore e nessun voto contrario, l’Assemblea Regionale Siciliana ha approvato martedì il nefasto disegno di legge sui centri storici. “Il voto conferma la validità del lavoro portato avanti prima in commissione poi in Aula”, commenta Anthony Barbagallo, deputato del Pd. “È stato un lavoro di squadra che ha coinvolto ordini professionali, università e rappresentanti degli enti locali. Quella che abbiamo appena approvato – conclude Barbagallo – è una legge che restituisce vita ai centri storici aprendo la strada ad una fruizione intelligente e agevole, basti pensare alla prevista possibilità di prevedere all’interno del centro storici interventi di edilizia economica e popolare per le giovani coppie”. Cosa possiamo dire noi di Italia Nostra, dopo quello che abbiamo già detto, affermato nei giorni e nei mesi scorsi? La Regione Siciliana ha approvato un disegno di legge che favorisce la distruzione dei centri storici dell’Isola. Di questo ddl Pier Luigi Cervellati ha scritto: “Questa legge annienta le città storiche della Sicilia e ci farà apparire tutti come seguaci dell’Isis”. Insomma: come il crollo di Agrigento e il “sacco” di Palermo furono il nefasto “esperimento” di una politica urbanistica e territoriale che intaccò quasi subito le altre Regioni, così questa legge – anticostituzionale, fuorilegge rispetto al decreto legislativo 42/2004 – può pericolosamente diventare riferimento politico-amministrativo per altre regioni e città metropolitane del nostro Paese. Di certo in Sicilia le contraddizioni tra proclamate politiche di tutela e valorizzazione dei territori, del patrimonio storico, artistico e paesaggistico da un lato, e realtà dei fatti, degli atti politici e amministrativi dall’altro, sono sempre più insostenibili. Insopportabili. Tragica, evidente è l’ina deguatezza culturale e politica di una classe dirigente incapace di governare la Sicilia contemporanea. Incapace di governare la complessità. Che dire, poi, riguardo agli attuali deputati dell’Assemblea Regionale Siciliana? In un modo o nell’altro, essi devono giustificare la loro presenza, la loro azione a Palazzo dei Normanni (Palazzo Reale), sede dell’Ars. Di certo essi devono contenere, in un modo o nell’altro, la gravissima crisi politica e istituzionale che sta attraversando i palazzi del governo e del parlamento siciliano. Di certo noi di Italia Nostra continueremo la nostra battaglia a difesa dei valori del territorio, del paesaggio, dei patrimonio storico-artistico. A difesa dei centri storici. Nell’interesse dei cittadini e dell’Isola più bella e importante del Mediterraneo.
Leandro Janni Presidente Regionale di Italia Nostra Sicilia
Caggia (Ance) sulle nuove norme approvate Appalti e centri storici «Finalmente ci muoviamo» La Sicilia” (Ragusa), 9 lug. 2015
“Sono state approvate dall’Ars, nella seduta del 7 luglio, due importanti leggi che premiano gli enormi sforzi, sia politici che diplomatici, messi in campo dalla nostra associazione regionale: le nuove norme sui centri storici ed il nuovo criterio di aggiudicazione per gli appalti pubblici”. Così il presidente dell’Ance Ragusa, Sebastiano Gaggia, (nella foto) al termine di una intensa attività al Parlamento regionale che è riuscita a dare risposte concrete agli imprenditori ed agli operatori economici isolani. “La mappatura degli immobili dei centri storici prosegue – consentirà finalmente di sapere con certezza quali interventi siano possibili e permetterà di operare senza aspettare i mai approvati piani particolareggiati: noi imprenditori chiediamo, da sempre, regole certe per investire senza il rischio di essere bloccati dalla burocrazia o, peggio, dalla magistratura. La legge sui centri storici appare una buona legge. Il risultato ottenuto con la riforma della legge sugli appalti in termini di calmierazione dei ribassi si commenta da solo: nei prossimi giorni avremo modo di approfondire ma non posso non esprimere la mia soddisfazione sia per l’introduzione di una soglia di ribasso (25%) oltre la quale occorre giustificare i prezzi, sin dalla presentazione dell’offerta, sia per l’innovativo meccanismo di calcolo della soglia di anomalia”.