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Nomine nelle partecipate: i Sindaci non rispettano le promesse a Sai chi voti


Pubblichiamo l’articolo di Federico Anghelè di Riparte il futuro che su Huffington Post fa un bilancio delle promesse fatte in campagna elettorale da molti candidati  Sindaci che hanno aderito alla campagna Sai chi voti*, di istituire audizioni pubbliche per le nomine dei vertici delle partecipate. A sei mesi dalle  amministrative il panorama è desolante: al nostro appello avevano risposto in 12, ma a oggi soltanto due (Novara e Bologna) hanno effettivamente convocato le audizioni pubbliche, sebbene rispettando solo in parte gli standard su cui si erano impegnati. A Roma la Sindaca Virginia Raggi non ha neanche risposto alle numerose sollecitazioni… (AMBM)

Sulle nomine trasparenti nelle partecipate i sindaci hanno dichiarato la resa
di Federico Anghelè Huffington Post 28/12/2016

È un sospetto che non ci piace per nulla, ma questi ultimi mesi ci hanno fatto nascere qualche dubbio. L’impressione è che i candidati sindaco in campagna elettorale siano un po’ troppo disinvolti nel firmare appelli e impegni che non hanno poi nessuna intenzione di rispettare una volta eletti.

È ciò che sta accadendo con la campagna Sai chi voti, promossa da Riparte il futuro e da altre 11 organizzazioni della società civile tra cui il Movimento Consumatori, l’Associazione Pubblici Cittadini, Transparency International e Action Aid alle ultime elezioni amministrative.

Agli aspiranti sindaco delle 30 più grandi città al voto era stato chiesto, attraverso una petizione sottoscritta da oltre 25.000 persone, di introdurre una volta eletti, audizioni pubbliche per selezionare più efficacemente i vertici delle società partecipate dai comuni, le aziende dei servizi più discusse, dove si annidano maggiore opacità, con più sprechi e sacche di corruzione. Al nostro appello avevano risposto in 12, ma a oggi soltanto due (Novara e Bologna) hanno effettivamente convocato le audizioni pubbliche, sebbene rispettando solo in parte gli standard su cui si erano impegnati.

Chi era partita benissimo è Chiara Appendino, il cui staff ci aveva assicurato che le audizioni sarebbero state approvate a settembre proponendoci anche un incontro con il sindaco per analizzare insieme il meccanismo di selezione. Le buone intenzioni sono però naufragate prestissimo quando l’appuntamento è stato rimandato due volte.

Forse ci vedremo a fine gennaio. Ben oltre la scadenza dei 100 giorni che i neoeletti si erano impegnati a rispettare per introdurre le audizioni pubbliche. Ma il problema non è solo quello del mancato rispetto dei tempi, bensì di coerenza: Chiara Appendino, in attesa di incontrarci, ha già fatto molte nomine di peso con i tradizionali metodi di selezione, rinnovando i rappresentanti del comune in Iren, in Amiat e anche in Compagnia di Sanpaolo.

Ancora peggio è andata con l’altro sindaco a cinquestelle, Virginia Raggi, che né ci ha proposto un incontro né ha mai risposto pubblicamente ai nostri appelli. È vero che l’assessore alla Roma Semplice Flavia Marzano si è tenuta in contatto con Sai chi voti, ma per ora non è stata elaborata alcuna bozza di regolamento sulla audizioni pubbliche, sebbene la prima cittadina romana sia già inciampata più di una volta in materia di nomine.

Senza dubbio, un meccanismo trasparente e partecipato per selezionare i vertici delle società partecipate avrebbe aiutato Raggi ad allontanare da sé l’aura di opacità che ha accompagnato questi primi mesi di mandato mettendola in serie difficoltà.

Anche a Trieste Roberto Dipiazza, sindaco eletto nelle file del centrodestra, ha fatto approvare una delibera con nuove norme per le nomine nelle società partecipate senza però alcun riferimento alle audizioni pubbliche. E questo, nonostante avesse aderito alla campagna, come avevano fatto i suoi principali competitor.

A Gallarate il sindaco Andrea Cassani, ha lapidariamente dichiarato al Fatto Quotidiano: “le audizioni pubbliche non sono la nostra priorità”. Nessuna notizia giunge da Vittoria e Caserta, città in cui è stato anche difficile raggiungere le amministrazioni comunali per avere ragguagli. L’unica certezza è che per ora delle audizioni pubbliche, neppure l’ombra.

Altrove iniziano ad arrivare timidi segnali di interesse. A Varese, Sai chi voti ha incontrato il segretario comunale che avrebbe elaborato una bozza di regolamento sulle audizioni. Attendiamo fiduciosi l’esito di questo primo positivo meeting.

Quanto a Brindisi, il Consiglio Comunale ha deliberato linee guida per le nomine nelle partecipate, in cui si parla espressamente di audizioni pubbliche, tuttavia non vincolanti. Ciò significa che il prossimo sindaco, o anche l’attuale, potrebbero scegliere di non avvalersi delle audizioni pubbliche quale criterio trasparente per la selezione dei consigli di amministrazione delle partecipate. In più, le audizioni concepite dal Comune di Brindisi permetterebbero a cittadini e giornalisti di partecipare senza ammettere però alcun genere di domanda.

Trasformando di fatto le audizioni pubbliche in un semplice spettacolo del quale la società civile non sarebbe altro che il pubblico muto. Decretando in partenza il fallimento stesso di questo metodo di selezione dei vertici delle società controllate dalle amministrazioni comunali, adottato in Israele e in altri paesi del mondo che funziona proprio a condizione che i media, le associazioni o i cittadini abbiano la possibilità di rivolgere domande agli aspiranti dirigenti, mettendo in evidenza luci e ombre dei loro curricula e delle loro carriere professionali.

Il 2 dicembre il Consiglio comunale di Latina ha approvato una delibera inerente gli “indirizzi per la nomina e la designazione dei rappresentanti del Comune da parte del Sindaco”, ma non ne conosciamo ancora i contenuti e non sappiamo se rispetti in pieno l’impegno preso dal primo cittadino in campagna elettorale. A Savona il sindaco di centrodestra Ilaria Caprioglio ha proposto il 17 settembre una delibera per modificare il regolamento sulle nomine nelle partecipate che di fatto mutua in pieno il testo proposto dalla campagna Sai chi voti. La modifica è però ancora in attesa di approvazione del Consiglio comunale.

Di fatto, sono solo due le città che hanno almeno sperimentato le audizioni pubbliche, ed è curioso che nessuna delle due abbia fino a ora approvato un regolamento che le ufficializzi, rendendole uno strumento non episodico per scegliere i “nominati” nelle partecipate.

Novara è stata la prima, a fine luglio, quando il sindaco ha convocato le audizioni per il rinnovo delle cariche in Sun e Assa, due tra le principali società controllate. L’incontro pubblico, a cui ha partecipato la stampa pur senza avere la facoltà di rivolgere domande ai candidati, era stato convocato solo un paio di giorni prima. Troppo poco per permettere ai cittadini di prender parte all’audizione.

A Bologna, invece, le “prove generali” delle audizioni pubbliche si sono tenute il 20 dicembre, per la nomina dei vertici delle “Istituzioni” che governano settori importanti quali i musei e le biblioteche. Purtroppo l’incontro pubblico è andato deserto e trasformato in una conferenza stampa in cui presentare i nuovi consiglieri di amministrazione delle istituzioni.

Due gli errori più grossolani in cui è incappato Virginio Merola: la mancata pubblicizzazione dell’evento, relegato alle pagine informative del solo Comune e l’assenza di competizione tra candidati aspiranti a ricoprire lo stesso incarico. Di fatto, tutti i candidati sapevano in anticipo che avrebbero superato la prova: sono stati convocati quelli già prescelti e non, come suggerito da Sai chi voti, una più ampia rosa di “papabili”.

Ora la maggioranza che guida il capoluogo emiliano dovrà dimostrare di voler fare sul serio evitando di replicare audizioni di natura puramente cerimoniale, come stigmatizzato dallo storico Carlo Ginzburg, uno dei “nominati” che sono rimasti senza pubblico e senza domande. Si sa che le cerimonie sono noiose e stufano presto. Per questo vogliamo audizioni pubbliche che appassionino i cittadini allontanando il rischio di nomine clientelari o dei soliti noti, magari bocciati alla precedente tornata elettorale.

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* La campagna era promossa da Riparte il futuro e da altre 11 organizzazioni della società civile tra cui il Movimento Consumatori, l’Associazione Pubblici Cittadini, Transparency International e Action Aid (e Carteinregola)

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