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9 domande ai candidati: risponde Margherita Corrado (Attiva Roma)

Pubblichiamo le risposte pervenute il 27 settembre dalla Candidata Sindaca Margherita Corrado – lista “Progetto civico Attiva Roma”, capolista Gemma Guerrini, ex consigliera M5S. (> vai al sito di Margherita Corrado Sindaca)

9  DOMANDE CHE NESSUNO FA AI CANDIDATI SINDACO*

  1. PRIMA DI TUTTO TRASPARENZA

Il Campidoglio casa di vetro” è uno slogan abusato e ricorrente, che purtroppo va sfatato. Soprattutto per quanto riguarda le informazioni delle decisioni della Giunta e dell’Assemblea prima del punto di non ritorno della pubblicazione sull’albo pretorio. Anche se qualche piccolo passo è stato fatto dall’attuale amministrazione[i],  in parte a causa delle necessità istituzionali imposte dall’emergenza Covid[ii], la pubblicazione, quantomeno delle Delibere consiliari, previste nel nuovo Regolamento di accesso agli atti approvato dalla maggioranza pentastellata[iii] non ha mai avuto seguito, o quantomeno in un modo organizzato che fosse facilmente accessibile ai cittadini che consultano il sito del Comune[iv]. Non è neanche mai stata redatta e resa accessibile con le relative informazioni una mappa delle proprietà di Roma Capitale con tutti i dati di chi e a quali condizioni ne fa uso. E la maggior parte delle altre richieste da noi avanzate ai candidati nel 2016 sono ancora valide[v].

E’ favorevole ad adottare per la Capitale la piattaforma “open Municipio”[vi] o similari che permettono ai cittadini di seguire la vita istituzionale e accedere ai testi delle Delibere che sono trattate nelle Commissioni e comunque prima del voto in Aula?

Assolutamente sì.

E’ favorevole a promuovere una modifica del Regolamento comunale, introducendo il metodo delle audizioni pubbliche per tutte le nomine apicali che spettano al Comune, in enti, consorzi o società[vii]?

Bisogna partire dal presupposto, di cui evidentemente pochi sono a conoscenza, che Roma Capitale ha cointeressenza in circa una trentina di realtà con le quali ha un rapporto diverso a seconda della natura giuridica delle stesse, che è diversa e variegata (enti, associazioni, fondazioni, società per azioni, società di servzî, ecc.). La Corte dei Conti, ad esempio, nella sua recentemente relazione circa la “Gestione delle partecipate societarie di Roma Capitale”, ha sottolineato come la presenza di ben 8 tra soggetti e centri di responsabilità e, viceversa, la mancanza di un ufficio centralizzato sia la causa di una ripercussione negativa nella gestione di tale realtà. Questo attuale assetto organizzativo così frammentato è poi ulteriormente complicato dal fatto che al loro interno le “partecipate societarie” contano a loro volta delle partecipazioni (AMA ad esempio ne conta 10, tra cui la Fondazione amici del Teatro Brancaccio). Se non si conosce tale realtà e non si capisce che solo un intervento strutturale di riorganizzazione di questo settore – nel senso indicato dalla Corte dei Conti – può portare a un suo realistico miglioramento, pensare a formule come quelle prospettate può senz’altro favorire il consenso elettorale ma rimane di natura populistica. I cittadini hanno bisogno di trasparenza e di informazioni corrette: promettere interventi risolutorî semplicistici attraverso una banale delibera di modifica del Regolamento dell’Assemblea Capitolina o dello Statuto di Roma Capitale non sarebbe né corretto né adeguato al caso.

2. ACCOGLIENZA E DIGNITA’

15.000 senza fissa dimora, più sfrattati, occupanti, rom, stranieri, rifugiati e transitanti. Persone che, ad oggi, vivono nella strada, in baracche  o in situazioni precarie. Continuano a non bastare i posti a disposizione per le persone senza fissa dimora e si ragiona ancora con “piano caldo” “piano freddo” come se le stagioni fossero un’emergenza. ..Una situazione che la pandemia ha drammaticamente incrementato, davanti alla quale non si possono più chiudere gli occhi. Né sono accettabili le soluzioni finora messe in campo, dal ricorso a residence costosissimi e spesso  ricavati da edifici inadatti e mal collegati, alla separazione delle famiglie, uomini da una parte, donne e bambini dall’altra.

Quali risposte – con strumenti e tempi – per garantire a tutte le persone che vivono o arrivano a Roma una sistemazione sicura e dignitosa? Come intende affrontare il tema delle case occupate? Come intende predisporre un piano di accoglienza per i migranti?

Anche qui bisogna distinguere i senza fissa dimora “per scelta” da coloro che rivendicano da tempo il diritto a una sistemazione abitativa o dagli immigrati. Le benemerite associazioni e gli Enti istituzionali che si occupano di fragilità sociale sono a volte impotenti – a fronte della normativa vigente –  nei confronti di coloro che rifiutano l’ospitalità nei centri di accoglienza in caso di situazioni climatiche avverse. Per le famiglie che si trovano, invece, in difficoltà economiche, andrebbe portato a termine non solo il censimento del patrimonio immobiliare di competenza dell’Ente capitolino ma anche di quello che, di competenza di altri Enti, insiste sul territorio della città, al fine di creare una sinergia interistituzionale mirata alla soluzione delle criticità abitative, per poi procedere ad un grande impegno di riqualificazione degli immobili, in modo che possano essere assegnati alle famiglie che ne hanno diritto. E soprattutto, e questo va sottolineato con forza, necessita distribuire queste famiglie su tutto il territorio romano, comprese le zone centrali, e non soltanto nelle periferie. Il tessuto sociale della città va ricomposto senza ghettizzazioni e senza emarginazione, e questa è una priorità.

Quanto alle occupazioni: anche qui vale la regola del diritto dell’abitare, che è un diritto costituzionalmente riconosciuto. Ma una amministrazione non può usare questo diritto come alibi per la sua inerzia o, peggio ancora, per tenere i cittadini bisognosi in uno stato di precarietà che li costringerebbe ad affidare il proprio consenso a chi ha in mano, letteralmente, le chiavi della loro vita. Ogni abitazione occupata abusivamente è un fallimento etico e burocratico delle amministrazioni e come tale andrebbe percepito. Per quanto riguarda i migranti, l’amministrazione territoriale deve fare ogni sforzo perché venga regolarizzata la loro permanenza ed essi siano inseriti prima possibile nel tessuto sociale cittadino, secondo la millenaria tradizione romana.

3. EMERGENZA CLIMATICA A ROMA

Gli ultimi dati  IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change  https://ipccitalia.cmcc.it/ ) dimostrano ormai in modo incontrovertibile l’urgenza di affrontare i cambiamenti climatici indotti dall’azione umana e che le città, dove vive la maggioranza della popolazione, contribuiscono in modo sostanziale al riscaldamento climatico. A Roma il 26 settembre 2019 l’Assemblea Capitolina ha approvato, su impulso di Fridays For Future Italia[viii],  una mozione che dichiara lo “stato di emergenza climatica”[ix] e che impegna la Sindaca e la Giunta a mettere in atto una serie di azioni in 17 punti[x]. Mozione firmata da consiglieri di maggioranza e delle opposizioni. A due anni di distanza, non si conosce lo stato di avanzamento delle azioni previste.

 Quali punti della predetta dichiarazione considera prioritari e pensa di affrontare nei primi 100 giorni della consiliatura? Con quali strumenti e quali fondi? Visto l’aggravarsi della situazione intende rendere alcuni obiettivi ancora più stringenti e, in caso affermativo, quali?

Gli impegni relativi al contenimento dell’emergenza climatica non sono più scelte, sono obblighi. Contrastare l’immissione di ogni agente determinante l’aggravamento della situazione deve rientrare nelle operazioni primarie, sia come impegno economico sia come impegno strutturale di una amministrazione comunale. Molti sono gli studî che i dipartimenti capitolini hanno elaborato per il contrasto all’inquinamento, ma vanno visti in un’ottica coordinata: un approfondimento sulla tipologia dell’utilizzo dei trasporti (in questo senso è stato avviato un “bilancio di qualità” dalla commissione capitolina delle Pari Opportunità presieduta da una nostra candidata); l’attuazione di un processo verso l’impiego strutturale (e non limitato all’emergenza) dello strumento del lavoro agile per limitare che gli oltre ventimila dipendenti di Roma Capitale si riversino su strada due volte al giorno, così come incentivarne l’uso anche presso le quasi 30 “municipalizzate” di Roma Capitale; accordi con il servizio taxi, favorendo la dislocazione dei loro parcheggi presso i parcheggi cittadini in modo da servire come snodo di scambio per un car-sharing con le auto del servizio pubblico. Ma pensando alle proprietà agricole di Roma Capitale e al suo territorio metropolitano, il sostegno all’agricoltura compatibile e il riciclo dei materiali post-consumo secondo il Piano che era stato messo a punto dalla assessora Montanari e bloccatosi con le sue dimissioni, sono tutte azioni fattibili perché, nei limiti previsti dalle leggi nazioni e europee, si arrivi in tempo utile a bloccare l’emergenza che sta distruggendo il nostro pianeta e di cui noi occidentali siamo i primi responsabili. Dobbiamo cambiare abitudini e stili di vita, e va sottolineato che questo non è possibile se ci focalizziamo su azioni settoriali e parcellizzate.

4. TEVERE DA BERE?

Dal censimento Istat 2017 risulta che per ogni abitante siano immessi nelle condotte ACEA Ato2 253 litri d’acqua di fonti sorgive di qualità (90% Peschiera), ma che ai rubinetti degli utenti arrivino solo 134 litri pro capite: gli altri si disperdono attraverso la rete colabrodo dell’ACEA, che quindi perde oltre il 40% di ottima acqua nel sottosuolo[xi].  A fronte di questa drammatica situazione, invece di intervenire con urgenza sulla rete idrica, con il convinto consenso del socio di maggioranza Roma Capitale, l’ACEA ha progettato e realizzato un “depuratore” a Grottarossa per prelevare 500 litri d’acqua al secondo da immettere nelle tubature di Roma e provincia. Costo 13 M di €. Senza entrare nel dettaglio dell’intricata vicenda  dell’iter autorizzativo[xii], facciamo presente che non è stato aperto nessun dibattito pubblico – né articoli giornalistici[xiii] -su un’iniziativa che riguarda la salute di milioni di cittadini che riceverebbero dai loro rubinetti acqua “potabile” per metà proveniente dal Tevere “depurato” da reflui industriali, metalli pesanti e inquinanti di ogni genere per tacere delle ripetute morie di pesci nel tratto cittadino del Tevere[xiv].

Ci risulta che gli Enti coinvolti abbiamo fatto slittare a dopo le elezioni la data della conferenza dei servizi che dovrebbe autorizzare l’ACEA ad avviare il suo “depuratore” e utilizzare l’acqua del Fiume Tevere per fini potabili.

Conferma la volontà già espressa dalla Sindaca Raggi di dare da bere ai cittadini romani e provincia l’acqua del Tevere depurata e immessa nella rete idrica insieme alla acqua sorgiva pura? O intende rivedere l’iter autorizzativo, anche accertando eventuali difformità dalle normative a tutela della salute pubblica? [xv]

ACEA è una grande azienda privata: questo significa quando un’azienda è una S.p.A, al di là di ogni argomentazione retorica spesa per convincere che la proprietà del 51% delle azioni in mano a un soggetto pubblico, com’è in questo caso Roma Capitale, la rende di fatto pubblica. Non è così: ACEA è una importante azienda “multiutility” che si occupa dei servizî idrici e di infrastrutture su scala nazionale e internazionale, il cui capitale è gestito, oltre che da Roma Capitale, anche da Suez, una compagnia franco-belga, e da società che fanno capo a un privato (Franco Caltagirone). Riconsiderare tutto quanto è stato fatto fino ad oggi in questo settore, e controllare che sia stato difeso l’interesse dei cittadini circa il patrimonio idrico e circa infrastrutture che fanno capo ad ACEA e che sono utili all’erogazione dei servizî essenziali, è un dovere ineludibile, perché tutto il patrimonio citato è di proprietà dei cittadini per diritto costituzionale, a titolo di sovranità. Ritengo che la situazione vada valutata secondo quest’ottica.

5. IL PATRIMONIO PUBBLICO PER IL PUBBLICO

Rimbalza in ogni programma e in ogni dibattito elettorale il tema del consistente patrimonio della città  di Roma come  panacea che dovrebbe risolvere di volta in volta i problemi abitativi, le esigenze sociali, le carenze di spazi culturali, i servizi sanitari sul territorio, centri sportivi ecc. Eppure sono anni e anni che assistiamo all’abbandono di molti edifici pubblici – non solo comunali – a fronte di una drammatica riduzione, soprattutto nelle zone più periferiche, di spazi e servizi per chi ha pochi soldi da spendere. Molte iniziative spontanee, che da anni si sono sviluppate  sopperendo alle carenze istituzionali, sono da tempo  sotto schiaffo, con il perenne rischio di sgomberi, o di dover far fronte a spese che realtà auto organizzate non sono in grado di sostenere. Una proposta di regolamento dei beni indisponibili di Roma del M5S, che è stata fortunatamente archiviata prima di arrivare all’approvazione definitiva,  assimilava beni destinati a usi sociali e istituzionali al loro valore di mercato, prevedendo lo strumento del bando per ogni fattispecie di assegnazione, compresa  quella a  soggetti attivi nei territori,  le cui proposte sarebbero state messe in competizione con qualunque altro soggetto[xvi].

Quale regolamento per la concessione dei beni di proprietà di Roma Capitale intende promuovere? Quali provvedimenti intende prendere per le realtà auto organizzate impegnate nel sociale lasciate in uno stato di precarietà? In quanto tempo? Con quali fondi o quali strumenti intende rendere utilizzabile il patrimonio capitolino dismesso per fini sociali?

Il bene pubblico è tale perché appartiene ai cittadini, sovrani e quindi proprietarî dei beni demaniali per diritto costituzionale. L’Ente pubblico non è che il gestore in nome e per conto della collettività. Partendo da questo assunto, ne discende che ogni operazione di concessione di beni pubblici dovrà valere come risposta ad esigenze della collettività e non a rivendicazioni di questo o quel gruppo di “stakholders”, che in quanto tali – e quando semplicemente tali – non hanno maggiori diritti rispetto al resto della cittadinanza.

6. IL PATRIMONIO PUBBLICO CONCESSO AI PRIVATI A FINI DI LUCRO

Fin dal 2016 avevamo chiesto che fosse fatta trasparenza sulle concessioni di spazi e immobili a privati a fini di lucro, con la pubblicazione di una mappa di tutte le proprietà di Roma e l’indicazione delle persone giuridiche (cioè società, commercianti, cooperative ecc) a cui erano state concesse, con i relativi contratti (durata, condizioni, obblighi ecc).  Ma soprattutto avevamo chiesto che  fosse risolto una volta per tutte l’annoso problema dei “Punti Verde Qualità” (PVQ) – e i suoi “fratelli” “Punti Verde Infanzia” e “Punti Verde Ristoro” – che il Comune trascina da varie consiliature senza risolvere l’impressionante esposizione debitoria di centinaia di migliaia di euro. Il progetto  PVQ, promosso dal Sindaco Rutelli e poi confermato e lautamente rimpinguato dal Sindaco Veltroni e dal Sindaco Alemanno, prevedeva di affidare spazi verdi di cui il Comune non era in grado di garantire la manutenzione a privati – inizialmente associazioni sportive o similari-  in cambio della realizzazione di piccoli o medi spazi commerciali (chioschi, ristoranti, campi sportivi ecc) . Per tali soggetti il Comune si è fatto garante delle fideiussioni, senza premurarsi, negli anni, di verificare con solerzia lo stato di avanzamento dei lavori, che in molti casi non avanzavano affatto, oppure non avanzavano i pagamenti alle banche dei concessionari[xvii]. Così il debito è arrivato a centinaia di migliaia di euro, in parte già corrisposti alle banche[xviii]. Una proposta della Giunta Raggi di addivenire a una transazione con il Credito Cooperativo (ma c’è un’altra consistente parte rivendicata dal Credito Sportivo) è morta per la prematura chiusura dell’Assemblea capitolina l’ultimo giorno utile prima dell’interruzione elettorale.

Come pensa di risolvere il problema del debito monstre del Comune a causa dei PVQ e assimilati? Pagando le fideiussioni e riprendendosi le aree per restituirle all’uso pubblico? Vendendo parte delle proprietà per coprire i debiti accumulati (come consiglieri di vari schieramenti hanno in passato proposto)?

Concepire una soluzione à-la-carte non è possibile, vista la complessità del problema. Meglio partire da ciò che è già stato auspicato: fare trasparenza sulle concessioni e sugli spazî e immobili dati a privati a fini di lucro, e da lì prendere decisioni in linea sia con l’interesse pubblico, cioè dei cittadini, il cui patrimonio deve essere gestito dall’Ente pubblico in modo che la collettività ne tragga vantaggio, sia con la situazione singolarmente considerata. Una efficiente macchina amministrativa, se guidata da una Giunta impegnata a favorire l’interesse della cittadinanza, è in grado di risolvere anche questi problemi.

7. PARCHEGGI INTERRATI PRIVATI SOTTO IL SUOLO PUBBLICO

Il Piano Urbano Parcheggi,  con la previsione di migliaia  di box privati da realizzare scavando  sotto il suolo pubblico è sempre vigente. Una spada di Damocle su giardini e piazze anche storici, a pochi metri dai palazzi, con insufficienti – in certi casi effimere –  tutele per i residenti [xix]. Un Piano parcheggi che in realtà non è mai stato un Piano, con interventi concessi senza gare pubbliche grazie ai poteri speciali affidati al Sindaco Commissario Straordinario nel 2006, che è arrivato fino a oggi con poche modifiche da quello varato da Walter Veltroni nel 2008 e poco rimaneggiato da Alemanno pochi mesi dopo. Anche l’attuale consiliatura Raggi  in 5 anni ha cancellato solo una manciata di interventi, per lo più su suolo privato, lasciando in sospeso progetti  come quello di costruire 800 box sotto il colle del Quirinale, o 600 sotto il lungotevere Castello accanto a Castel Sant’Angelo, o ancora 960 posti auto in un’area protetta dove non esistono  condomini di cui dovrebbero essere pertinenza (nessuno di questi oggetto di Convenzione) [xx].

Il lavoro dell’ ufficio parcheggi, assai depotenziato,  che ha faticosamente avviato  le pratiche per l’”espunzione” di tutti gli interventi mai partiti e varare un nuovo Piano parcheggi, non ha mai raggiunto l’Assemblea Capitolina, così siamo sempre allo stesso punto (del 2008)[xxi].

Intende portare avanti il Piano Urbano Parcheggi di Veltroni/Alemanno, proseguendo sulla strada della realizzazione di  box privati nel sottosuolo pubblico, o intende procedere all’espunzione degli interventi che non hanno mai ottenuto la concessione dal Comune, e varare  un nuovo Piano, legato ai piani urbanistici e della mobilità, all’insegna delle regole, dell’interesse pubblico e del rispetto delle normative?

Se la mobilità privata deve essere dissuasa, e quindi anche i PUP devono essere rivisti nell’ottica della città resiliente, va anche considerato che ogni intervento deve tener presente che il Codice dei Beni Culturali e il Codice degli Appalti non possono venire esclusi o aggirati, e quindi in prima battuta il controllo andrebbe in questa direzione.

8. LE REGOLE NON BASTANO, COME  FARLE RISPETTARE?

Troppe volte abbiamo visto approvare norme e regolamenti che pensavamo avrebbero finalmente difeso l’interesse dei cittadini o promosso la loro partecipazione, e le abbiamo viste totalmente disattese. Non bastano le decisioni sbandierate  sui social se contemporaneamente non si pongono in  atto a strumenti per il monitoraggio e azioni continuative di controllo, con sanzioni delle inadempienze.

Ancora brucia la delusione della nostra Associazione che ha lottato per anni per avere un Regolamento del Verde Urbano  e ha dovuto assistere, dopo l’ entrata in vigore nel maggio scorso, alla sua frequente  disapplicazione, da parte degli Uffici e soprattutto da parte della Polizia di Roma Capitale, totalmente all’oscuro delle nuove norme[xxii]. Ed è banale ricordare come una consistente parte del problema del traffico romano sia causato dalle auto in doppia fila su direttrici centrali che dimezzano le carreggiate di scorrimento. Ma il rispetto delle regole tocca molte problematiche e altrettante categorie, e la sistematica mancanza di controlli e sanzioni  ha reso la città una sorta di Far west.

Come pensa di garantire il rispetto delle regole più elementari, riportando Roma al livello delle altre capitali europee e di molte città italiane, per quanto riguarda la repressione della sosta selvaggia, del proliferare di bancarelle nei luoghi storici più sensibili, dei cartelloni spuntati a ogni angolo di Roma e molto altro?

E’ favorevole alla rotazione periodica all’interno del corpo della Polizia di Roma Capitale?

E’ favorevole alla ricollocazione degli ambulanti fuori  dalle aree storiche e monumentali di Roma? È favorevole alla cessazione alle ore 24, nelle zone densamente abitate, di tutte le attività temporanee non di cantiere che già beneficiano di deroghe al regolamento acustico fino alle 24 secondo l’art. 33 della Del. AC del 12 novembre 2019?

L’inquinamento acustico, la mancanza di decoro, di sicurezza, di vivibilità, di solidarietà e di senso civico non sono emergenze trattabili singolarmente come se non fossero tra loro strettamente collegate. La vita della città è la somma delle esperienze individuali e quotidiane di ciascuno di noi. L’amministrazione, come Attiva Roma afferma nel suo programma, deve affiancare e farsi -appunto- parte attiva presso i cittadini, per fare sentire la sua presenza con l’assunzione piena delle responsabilità che pertengono ad ogni amministrazione virtuosa: in primis il rispetto delle regole deve venire da parte dell’amministrazione, e l’avvio di una concertazione virtuosa di comportamenti amministrativi e personali è una fase necessaria per riallacciare i fili di una convivenza civile. La repressione, i regolamenti stingenti, la normativa sempre più dettagliata può essere sentita come una esigenza, ma dobbiamo partire dal presupposto che essi debbono essere rivolti a una parte minore e residuale della cittadinanza, laddove è invece preponderante la parte attiva e virtuosa della cittadinanza stessa, che aspira soltanto alla prevenzione della violazione del bene pubblico inteso come comprendente tutti i valori di condivisione di cittadinanza, alla loro tutela e alla loro promozione. Quindi siamo senz’altro favorevoli alla rotazione degli incarichi, peraltro prevista normativamente, favorevoli alla regolamentazione di tutte le attività commerciali e alla regolamentazione dell’inquinamento acustico, che deve raccogliere indicazioni molto più adeguate alla vivibilità di quelle citate, e quindi non essere limitate alle attività di cantiere, come tra l’altro prevede già la normativa vigente a livello regionale, statale e costituzionale.

9. LA VERA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI

La maggioranza pentastellata nel 2018 ha modificato lo  Statuto di Roma Capitale per introdurre la cosiddetta “democrazia diretta”: referendum abrogativo e propositivo senza quorum, con l’obbligo per l’Assemblea capitolina di ratifica dei risultati[xxiii]. E recentemente[xxiv]  ha introdotto nel  Regolamento la possibilità di consultazione e di voto dei cittadini attraverso tecnologie informatiche e telematiche, che offrono al singolo cittadino la possibilità di  esprimere le sue preferenze on line, in assenza di un confronto pubblico e con scarse garanzie sulla trasparenza. Inoltre le modifiche hanno interessato anche la composizione della Giunta capitolina e delle Giunte Municipali rispetto alla parità di genere e la stessa Commissione delle Elette, trasformata in Commissione delle Pari opportunità, aperta anche ai consiglieri maschi[xxv].

Manterrà le citate  modifiche allo Statuto, le cancellerà o le rimodulerà? In che modo?
Intende estendere l’applicazione della  delibera 57 del 2006 “Regolamento per l’attivazione del processo di partecipazione dei cittadini alle scelte di trasformazione urbana”?

Rivedremmo la modifica dello Statuto così come recentemente approvata, nella convinzione che la partecipazione dei cittadini vada sempre difesa e promossa, ma che non vada confusa con metodi facili ad essere utilizzati in maniera strumentale. In questo senso credo che una verifica vada comunque fatta. Quanto alla trasformazione della Commissione delle Elette in Commissione Pari Opportunità, si è trattato di un semplice aggiornamento dello status quo, anche dal punto di vista legislativo (attuazione della entrata in vigore della cosiddetta “Legge Del Rio”). Possiamo salutare come una vittoria delle donne l’aver aggiornato quella commissione, sia nei numeri che nella composizione: le donne elette per fortuna non sono più una sparuta minoranza (ragione per la quale la composizione della Commissione delle Elette era diventata elefantiaca, con severi problemi di gestione), né oggi è più accettabile affrontare i problemi delle cittadine escludendo i consiglieri maschi. Le Pari Opportunità sono una grande conquista di questo Paese, e ragionare in termini di discriminazione a tutto campo è un valore aggiunto di cui l’operato di tutte le commissioni Pari Opportunità di Roma Capitale di quest’ultima consiliatura, municipali e comunale, hanno dato le prove più ampie.

(*) le 9 domande sono state  inviate ai candidati Sindaco il 25 settembre. Alcuni punti sono trattati o citati  nei programmi di alcuni candidati, ma abbiamo ritenuto di mandare lo stesso testo a tutti i candidati, compresa la Sindaca in carica. In seguito arricchiremo l’elenco con nuovi temi. Pubblicheremo man mano sul nostro sito le risposte pervenute.

Associazione  CARTEinREGOLA

28 SETTEMBRE 2021

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com


[i] Principalmente la pubblicazione delle memorie di Giunta;

[ii] Dal lock down imposto dal 9 marzo 2020 le attività delle Commissioni capitoline sono accessibili on line su un sito dedicato (quelle di molti i Municipi erano  accessibili su richiesta e non consultabili dopo la diretta)

[iii] Scarica  il Regolamento di accesso agli atti scarica Deliberazione Assemblea Capitolina n. 6 -2019 accesso agli atti regolamento Vedi 14 marzo 2019 Nuovo regolamento accesso agli atti di Roma Capitale: un bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

[iv] Pe reperire le informazioni è necessario fare un percorso sconosciuto ai più, trovando documenti scaricabili in PDF che hanno come classificazione solo un codice alfanumerico > vedi Sito di Roma Capitale: informazioni sulle delibere presenti ma inaccessibili  https://www.carteinregola.it/index.php/sito-di-roma-capitale-delibere/

[v] Vedi Elezioni 2016 Quello che vogliamo per Roma, prima di tutto la trasparenza : Quello che vogliamo – le proposte di Carteinregola 2016 – 19 maggio 2016 scarica il pdf richieste carteinregola ai candidati 19 maggio

[vi] Vedi Open Municipio anche a Roma, ce la faremo? https://www.carteinregola.it/index.php/open-municipio-anche-a-roma-ce-la-faremo/

[vii] La proposta, rilanciata da Carteinregola, è stata avanzata dall’allora “Riparte il futuro” (oggi The Good Lobby) e faceva parte della campagna “Sai chi voti”, impegni da sottoscrivere per i candidati Sindaci (la Sindaca Raggi ha firmato ma non l’ha mai pubblicato, del resto in buona compagnia)

[viii] vedi la  proposta di mozionedi FFF da europaverde  https://www.europaverde.it/2019/05/31/la-mozione-sullemergenza-climatica-da-proporre-ai-sindaci-di-tutte-le-citta/

[ix] 26/09/2019 Impegno per la Sindaca e la Giunta a dichiarare lo stato di emergenza climatica ed ambientale per la città di Roma, nonché farsi portavoce presso il Governo ed il Parlamento italiano affinché mettano al centro della politica nazionale tutte le azioni possibili al fine di contrastare l’emergenza climatica ed ambientale. scarica emergenza climatica moz93-2019

[x] LA MOZIONE IMPEGNA SINDACA E GIUNTA:

  1. a dichiarare lo stato di emergenza climatica ed ambientale per la città di Roma, nonché farsi portavoce presso il Governo ed il Parlamento italiano affinché mettano al centro della politica nazionale tutte le azioni possibili al fine di contrastare l’emergenza climatica ed ambientale;
  2. ad assumere ogni idonea iniziativa per contenere l’aumento della temperatura globale entro 1,5° C e fissare un obiettivo per Roma Capitale di una riduzione non inferiore al 40 % e con tutti gli sforzi per arrivare al 50% delle attuali emissioni nette di gas climalteranti entro il 2030, nonché mettere in campo ogni possibile sforzo per anticipare al 2040 l’obiettivo delle zero emissioni, ritenendo l’obiettivo zero emissioni nel 2050 insufficiente ed incoerente con lo stato di emergenza climatica;
  3. a considerare la lotta al cambiamento climatico e la transizione ad un’economia sostenibile come priorità assoluta nei prossimi dieci anni;
  4. a promuovere incontri e dibattiti di formazione e sensibilizzazione della cittadinanza sul tema del cambiamento climatico, dei suoi effetti e della tutela ambientale, presso tutte le istituzioni territoriali (scuole, biblioteche, enti locali, uffici ecc.) con il coinvolgimento di Università ed enti di ricerca;
  5. a farsi portavoce presso la Regione Lazio ed il Governo nazionale dell’urgente necessità di sostenere con assoluta priorità e finanziare le infrastrutture per la mobilità sostenibile e la micromobilità, nonché gli interventi per potenziare il trasporto pubblico e la ciclabilità nella Capitale, con il raggiungimento della parità tra servizio programmato ed effettuato;
  6. a promuovere, attraverso l’Ufficio Speciale Tevere di Roma Capitale, ogni utile azioni nei confronti della Regione Lazio, al fine di effettuare le bonifiche necessarie, nonché potenziare i sistemi di depurazione delle acque. A rispettare il cronoprogramma per arrivare alla firma del Contratto di Fiume Tevere – Castel Giubileo / Foce;
  7. ad affrontare il problema del consumo di suolo favorendo processi di rigenerazione urbana, anche attraverso il recupero per fini sociali e culturali del patrimonio abbandonato. A non autorizzare nuove richieste di cementificazione edilizia indiscriminata o in violazione della tutela ambientale;
  8. ad elaborare un piano di riqualificazione edilizia nel settore pubblico e privato, procedendo all’efficientamento energetico degli edifici pubblici presenti nel territorio di Roma e incentivando, per lo stesso fine, il settore privato. Ad individuare nel PAESC un obiettivo preciso di riqualificazione energetica degli edifici pubblici e privati che miri al raggiungimento di un tasso annuo di riqualificazione minimo del 10%;
  9. ad affrontare il problema dei rifiuti tenendo conto dell’intero ciclo che segue il prodotto dalla sua creazione alla sua distruzione o reinserimento e ponendo l’obiettivo di riduzione dei rifiuti come primario. Occorre inoltre, un miglioramento dell’attuale sistema di raccolta differenziata che vengano stimolati processi di economia circolare e che vengano predisposte strutture adeguate allo smaltimento e al riciclo dei rifiuti, tenendo conto dell’impatto sociale e ambientale che queste potrebbero generare;
  10. a sostenere presso la conferenza dei sindaci di ACEA ATO2 sempre maggiori sforzi nel piano di investimenti, volto alla riduzione delle perdite, con l’obiettivo di ridurle a solo quelle tecniche di rete, fino al raggiungimento del 20% di dispersione entro 5 anni e con l’impegno di aver raggiunto almeno la metà di questo obiettivo entro fine consiliatura;
  11. a prendere tutte le misure necessarie per ridurre al minimo l’impatto ambientale dell’Amministrazione Capitolina, tenendo in considerazione in modo particolare le seguenti richieste: l’eliminazione di oggetti monouso, in modo particolare di plastica usa e getta, attraverso la sostituzione con materiali in primo luogo riutilizzabili e in secondo luogo compostabili, perseguendo in proposito gli obiettivi fissati dall’Unione Europea; ad introdurre nel PAESC l’obbligatorietà di inserire nei bandi per le mense scolastiche l’approvvigionamento dei prodotti entro un massimo di 100 chilometri dalla città di Roma, eliminando gli alimenti provenienti da allevamenti e monocolture intensive;
  12. ad intraprendere tutte le azioni necessarie per la tutela delle aree verdi esistenti in un’ottica di “infrastruttura climatica” anche attraverso: un incremento delle assunzioni degli addetti per la manutenzione delle aree verdi urbane; l’utilizzo di prodotti possibilmente biologici, bandendo comunque l’uso di diserbanti ed agenti chimici dannosi per l’ambiente e la salute umana per disinfestazioni e manutenzione ordinaria; la piantumazione di nuove alberature efficaci per l’assorbimento della CO2, incentivando ed agevolando le produzioni agricole ecosostenibili ed orti urbani; definire una serie di parametri per la cogestione delle aree attraverso l’approvazione del Regolamento del Verde e dei Beni Comuni che tengano conto della necessità da parte delle cittadine e dei cittadini, anche in forma organizzata, di poterne fruire liberamente e, ove richiesto, prendersene cura, evitando ogni tipo di privatizzazione del bene pubblico;
  13. a utilizzare e incentivare l’utilizzo di energie rinnovabili subordinandone lo sviluppo alla sostenibilità sociale ed ambientale, anteponendo dunque la tutela della biodiversità e la sicurezza sociale nei territori, con l’obiettivo di ottenere una riconversione ecologica della produzione energetica, introducendo da subito le azioni necessarie per far sì che tutte le utenze pubbliche siano alimentate da fonti rinnovabili, con impianti propri sui tetti o con forniture certificate di energia rinnovabile, mettendo inoltre a disposizione tetti e coperture pubbliche per la nascita di impianti solari collettivi;
  14. a istituire un Osservatorio permanente aperto alla società civile con la partecipazione del mondo della ricerca e delle reti che si occupano di istanze ambientali e di lotta ai cambiamenti climatici;
  15. a mettere in atto tutte le azioni possibili per promuovere la riconversione ecologica e la riduzione delle emissioni del sistema industriale attivo sul territorio di Roma Capitale.
  16. a fare in modo che le richieste sopra elencate non comportino alcun aumento dei costi economici e sociali per dipendenti e utenti, anche attraverso tavoli di contrattazione con i lavoratori coinvolti per la definizione delle misure di giusta transizione;
  17. a perseguire una politica del cibo tesa a migliorare l’interconnessione fra produzione e consumo in un ottica di sostenibilità ambientale ed economica e promuovere l’innovazione del sistema di produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti alimentari, rendendolo maggiormente sostenibile dal punto di vista dell’impatto che questo ha sull’ambiente e sui cambiamenti climatici.

[xi] Il dato risulta da allora anche peggiorato per difetto, dovendosi stimare oggi tra il 43% e il 47%. Oltre alle perdita della risorsa idrica sono da tenere presenti anche le conseguenze del dilavamento e del dissesto del territorio urbanizzato.

[xii] L’iter autorizzativo si è “concluso” con l’inaugurazione alla sola presenza della sindaca Raggi il 12 dicembre 2018 a porte rigorosamente chiuse, esclusi cittadini e stampa. L’avvio del potabilizzatore sarebbe impedito dal fatto che l’acqua del Tevere – che è uno dei fiumi più inquinati d’Europa in cui finiscono reflui industriali – non potrebbe essere utilizzata a fini potabili

[xiii] Fatta eccezione per il giornale locale “Il Caffè di Roma”

[xiv] A Italia Nostra e ai cittadini non è stato consentito l’accesso agli atti del procedimento autorizzativo. Molti dubbi permangono anche sulla congruità della spesa per i costosi filtri da utilizzare nel processo di depurazione.

Vedi anche il nostro articolo del 31 luglio 2020 https://www.carteinregola.it/index.php/acqua-quello-che-i-romani-dovrebbero-sapere/

[xv] E’ possibile anche utilizzare  l’acqua del Tevere solo in momenti di siccità per usi diversi da quelli potabili

[xvi] All’amministrazione Raggi va comunque riconosciuto il merito di aver approvato con una Delibera di Giunta del gennaio 2021 di aver fermato gli sgomberi con un programma di verifica caso per caso delle varie situazioni in essere vedi https://www.carteinregola.it/index.php/la-giunta-raggi-ferma-gli-sgomberi-delle-associazioni/

[xvii] > vedi il nostro Dossier Punti Verdi Qualità (non aggiornato, ma che racconta bene la vicenda fino al 2016 https://www.carteinregola.it/index.php/ambiente/patrimonioverde/pvq-punti-verdi-qualita/punti-verdi-qualita-cronologia-materiali/

[xviii] La cifra precisa non è stata comunicata neanche da una recente Commissione capitolina Bilancio (11 8 2021 https://streaming.comune.roma.it/portal/watch/commission/7e82ed3d-a888-4700-9f5a-78b48e644daf )

a cui abbiamo partecipato. Si parla cmq di una cifra superiore ai 300 milioni di euro

[xix] Un esempio per tutti il PUP di Via Albalonga, nel cuore del quartiere San Giovanni, dove il cantiere si è interrotto per il fallimento della ditta proponente, dopo aver sventrato e chiuso in parte la carreggiata, abbattuto gli alberi, costretto a chiudere gli esercizi commerciali per il degrado protratto per anni, così che  è stato il Comune a dover far fronte al ripristino della via, dopo la scoperta dell’insufficiente garanzia delle fideiussioni stipulate.

[xx] Vedi il nostro dossier PUP cronologia e materiali https://www.carteinregola.it/index.php/pup/

[xxi] Vedi PUP: a distanza di altri 2 anni ancora nessuna delibera in vista con le espunzioni del novembre 2020 https://www.carteinregola.it/index.php/pup-a-distanza-di-altri-2-anni-ancora-nessuna-delibera-in-vista-con-le-espunzioni/

[xxii]  Vedi  Assessora Fiorini, applichiamo il Regolamento del Verde da subito -1 Aprile 20212 Continua#

Perchè il Regolamento del Verde fa la differenza, anche nelle proprietà private  2 Luglio 2021Continua#

Il Comune dota di droni i vigili urbani, ma non li ha ancora aggiornati sul Regolamento del Verde Urbano  -12 Agosto 2021Continua#

[xxiii] Vedi Nuovo Statuto, i rischi per la democrazia della “democrazia diretta”  17 gennaio 2018 Continua#

[xxiv] La Delibera del 29 aprile 2020 Modifica del Regolamento per gli istituti di partecipazione e di iniziativa popolare di cui alla deliberazione del Consiglio Comunale n. 101 del 14 giugno 1994, in materia di referendum consultivo, abrogativo e propositivo di cui all’articolo 10 dello Statuto di Roma Capitale. ha aggiornato il regolamento attuativo del 1994 allineandolo alla riforma dello Statuto approvata nel 2018 dall’Assemblea Capitolina in relazione ai referendum capitolini

[xxv] Nuovo Statuto di Roma Capitale: le nostre critiche su percentuali di genere nelle giunte e democrazia diretta https://www.carteinregola.it/index.php/nuovo-statuto-di-roma-capitale-le-nostre-critiche/

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