L’area verde ubicata tra i quartieri di Dragona e di Dragoncello, nella consuetudine oggi appellata “Parco del Drago“, è anche denominata “SAFFA” dai vecchi residentidi quartiere (figg. 1, 12), essendo stata in passato nella disponibilità della omonima società produttrice di fiammiferi e accendini, fondata a Milano nel 1871 (1) .
A nord-ovest, verso il Tevere, l’area confina con la Riserva Naturale Statale del Litorale Romano, istituita nel 1996 (2), e a sud-est con viale dei Romagnoli.
Fig. 1 (foto Ass. Curtis Draconis)
Già frequentata nel periodo preistorico (Paleolitico superiore), la zona finì nella protostoria sotto l’influenza della vicina città latina di Ficana che, ubicata presso l’approdo fluviale dei Saxa Puilia, controllava il Tevere e le vicine saline. La città, caduta secondo la tradizione letteraria (3) sotto il dominio romano ad opera del quarto re Anco Marzio (640-617 a.C.), è stata individuata nel 1971 sul pianoro orientale di Monte Cugno (4), presso la località detta Monti di San Paolo, poi oggetto di scavi sistematici fra il 1975 e il 1983 da parte degli Istituti Nordici di Cultura (5).
In occasione dei lavori edilizi per il quartiere di Dragoncello una campagna preliminari di scavi archeologici condotta dalla Soprintendenza di Ostia tra il 1980 ed il 1983 permise l’individuazione di ben otto aree archeologiche riferibili a fattorie e ville rustiche romane sorte rispettivamente nel IV-III secolo a.C. e agli inizi del I secolo a.C. (fig. 2). Le fattorie, più modeste delle successive ville rustiche, sono probabilmente riconducibili alla deduzione della colonia romana di Ostia; si ritiene vi si praticassero agricoltura e allevamento su modesta scala, finalizzata alla semplice economia di sussistenza dei coloni. Diverso il caso delle grandi ville rustiche, vere e proprie entità produttive incentrate sulla media proprietà terriera (estensione 25-40 ha), che erano pertanto in grado di produrre merci e prodotti agricoli da destinare anche alla vendita e all’esportazione (6).
Fig. 2. Planimetria di Dragoncello con posizionamento delle aree archeologiche (Pellegrino 1983, p. 77 fig. 1)
Nel comprensorio ex S.A.F.F.A. si trova una notevole villa rustica (villa A di Dragoncello o villa di via Francesco Buzomi), estesa su circa 2.500 m2, per la quale Angelo Pellegrino (7) ha proposto l’attribuzione al console eponimo del 65 d.C. Lucio Aurelio Cotta, zio di Giulio Cesare (fig. 2, area A). La villa, dopo le indagini iniziali del 1981-1983 e degli anni ‘90, è stata oggetto di scavi universitari sistematici a partire dal 2016 (8) (figg. 3-4).
Ai margini nord-occidentali dell’area, verso il Tevere, è ubicata un’altra presenza archeologica: si tratta di una piccola fattoria di età repubblicana (fig. 2, area E), mai oggetto di indagini di scavo perché ritenuta troppo danneggiata dai lavori agricoli (9)
Sul versante orientale dell’altura di Dragoncello, a circa 150 m dall’omonimo casale, si trova la grande villa rustica C (fig. 2, area C), ancora non completamente scavata sebbene anch’essa oggetto di recenti indagini (2011-2012) dopo quelle dei primi anni Ottanta (10) del secolo scorso. Si tratta della villa più grande fra quelle rintracciate a Dragoncello (circa 3000 m2), con la sua quadruplex porticus duplex collocata in affaccio scenografico sulla sottostante vallata (figg. 5-6), oggi detta “di Enea” dagli abitanti del posto perché ritenuta fantasiosamente il luogo di sbarco sul Tevere dell’eroe troiano capostipite dei romani (11) (fig. 7).
Fig. 7. Troja, presso il luogo dello sbarco di Enea, è ubicata suggestivamente a Dragona nella cartografia di Luigi Canina (1856).
Lungo il fiume Tevere, a pochi metri dalla sponda e sulla riva destra di un piccolo fosso tributario, è stata individuata un’area archeologica interpretata come approdo fluviale (fig. 2, area H). La presenza di un piccolo approdo in questo punto, sebbene i resti siano a tutt’oggi di incerta interpretazione, deve postularsi in ragione delle necessità economiche e dei traffici mercantili delle grandi ville produttive realizzate alla metà del I secolo a.C., che rimarranno attive fino alla fine del II secolo d.C.
Nel periodo altomedievale si ha notizia della fondazione della Curtis Draconis da parte di papa Gregorio IV (828-844), una splendida villa di campagna “circondata di portici” che si “distendeva attraverso saloni e solarii” (12), e che può essere ritenuta a tutt’oggi la prima villa papale della storia, costruita a scopo di villeggiatura nel Suburbio romano e degna di accogliere il vescovo di Roma.
Sempre a Gregorio IV può attribuirsi il dispositivo di difesa antisaraceno realizzato nel IX secolo, imperniato su torri di avvistamento ubicate in punti strategici del litorale (Ostia-Gregoriopoli, Galeria, Porto). Ne faceva parte, fra le altre, la torre di Dragoncello (figg. 8-11), ubicata sull’altura dell’omonimo casale in posizione formidabile per il controllo del traffico fluviale e di tutto il territorio paratiberino (13). Alla torre fu affidato l’importante compito di difendere l’entroterra, reso insicuro dalle incursioni saracene via mare dell’830 e dell’846, che giunsero a minacciare Roma devastando in entrambi i casi le basiliche di San Paolo fuori le Mura e di San Pietro.
Nel recente passato l’area, ricadente nella storica Tenuta di Dragoncello, ha avuto una spiccata vocazione agricola e pastorizia, cessata alla metà degli anni ‘80 dello scorso secolo in occasione dell’edificazione del quartiere di Dragoncello, uno dei primi esempi di urbanistica pianificata della periferia romana.
Lorenzo Bianchi; Umberto Broccoli; F. M. Marchesini; Letizia Pani Ermini, Il sistema fortificatorio tiberino e le sue infrastrutture nel Medio Evo, in AA.VV., Il Tevere e le altre vie d’acqua del Lazio antico, Atti del VII Incontro di studio del Comitato per l’Archeologia Laziale, Roma 1986, pp. 218-228.
Broccoli 1984
Umberto Broccoli, La difesa delle foci del Tevere e del litorale romano fra Medioevo e Rinascimento, in Romana Gens 1, 1984, pp. 24-29.
Angelo Pellegrino, Ville rustiche a Dragoncello (Acilia), in Archeologia Laziale V (Quaderni del Centro di studio per l’archeologia etrusco-italica 7), 1983, pp. 76-83.
Pellegrino 2004
Angelo Pellegrino, Il territorio ostiense nella tarda età repubblicana, in Gallina Zevi – Humphrey 2004, pp. 32-36.