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Alla Stazione Tuscolana “si reinventa la città” cancellando l’esperienza di Scup

Acquisizioni private di spazi pubblici: dall’Appio Tuscolano a Prati

di Paolo Gelsomini

Facciamo finta di stare a scuola.

Problema: “Un’area urbana è degradata, brutta e mal frequentata”. Soluzione: “Cediamola ai privati per una pronta rigenerazione urbana e riqualificazione ambientale”.

Tema: “Come risanare un  bilancio di una azienda municipalizzata”. Svolgimento: “Cediamo ai privati tutto o parte del servizio pubblico erogato e mettiamo sul mercato i suoi beni immobili”.

Questa è la narrazione più o meno bipartisan che ha generato un pensiero unico fondato sulla necessità, anzi, sull’ineluttabilità dell’intervento privato immaginato come portatore oltre che di risorse economiche che il pubblico non ha, anche di capacità tecniche, efficienza e di visioni culturali che il pubblico, ovviamente, non ha.

Nel frattempo tarda a svilupparsi una riflessione politica su questi temi, sulla capacità di attivare fondi europei da parte degli Enti Locali, sui meccanismi decisionali della Politica, sull’organizzazione e sui tempi della burocrazia, sui controlli, sulle normative, sulla trasparenza, sulla partecipazione civica, sulla valorizzazione e istituzionalizzazione delle esperienze socio-culturali spontanee e autogestite, sulla sussidarietà.

In questa mancanza di dibattito e di riflessione collettiva il pensiero si impoverisce e gli eventi seguono la narrazione dominante che percorre in senso verticale tutta la società.

Gli ultimi eventi ai quali stiamo assistendo, di livello locale per la loro collocazione ma globali per il loro significato sono: l’ennesima espulsione di una importante esperienza socio-culturale nata dal basso nel popoloso quartiere Appio-Tuscolano  e la vendita all’asta di un ex deposito Atac nel quartiere Vittoria, soffiato pochi giorni fa al Comune da parte di una società legata alla Fondazione Memmo, come confermano fonti interne a Roma Capitale riportate da un articolo di Roma Today (1)

Qui parliamo solo delle ultime notizie, riservandoci di ritornare anche sul caso dell’ex deposito Atac e su altri casi emblematici delle modalità di intervento sul territorio e sull’uso degli spazi e dei servizi pubblici.

Via della Stazione Tuscolana. Il bando internazionale  Reinventing Cities  in cui si inserisce l’operazione di rigenerazione urbana in quest’area oggi fortemente degradata, era finalizzato a promuovere un’esperienza di trasformazione urbana, di concerto tra soggetti pubblici e privati, con il precipuo scopo di ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera, con una edilizia “sostenibile” a consumo ed impatto zero e con il solito mix funzionale di edilizia residenziale, spazi commerciali, attività ricettive, servizi di assistenza, attività sportive, spazi per coworking.

Da parte del Comune nel 2019 è stato così emanato un bando di gara che, per il progetto “Reinventing Tuscolano”, si è concluso con la proclamazione di un progetto vincitore, denominato “Campo Urbano” di un team guidato da Fresia S.p.A., del gruppo di costruttori romani Federici.

Questa operazione porta con sé un investimento da parte del soggetto privato vincitore di circa 15 milioni di euro per l’acquisto di quasi 5 ettari di terreno di proprietà  del gruppo FS  così suddiviso: 13.480 mq (FS – Ferrovie dello Stato Italiane SpA ), 28.395 mq ( RFI- Rete Ferroviaria Italiana SpA), 4.429 mq (FSSU- FS Sistemi Urbani srl).  La vendita dei restanti 3.023 mq di proprietà Roma Capitale è subordinata all’approvazione di una apposita delibera dell’Assemblea capitolina. 

Da un punto di vista urbanistico, l’operazione deriva da un “atterraggio” compensativo delle cubature dei piani degli edifici residenziali, commerciali e di servizio che avrebbero dovuto essere realizzate nell’area della Stazione Trastevere per un totale di 10.000 mq di superficie utile lorda, che si sono aggiunti ai 24.000 dell’area della Stazione Tuscolana già di proprietà di Ferrovie e che hanno resa necessaria una Variante Urbanistica (2)

Tralasciando ogni approfondimento sulla qualità del progetto, che troppi punti ha lasciato scoperti e troppe esigenze del quadrante lascerà insoddisfatte, concentriamo l’attenzione su S.C.U.P. (Sport e Cultura Popolare), una importante esperienza socio-culturale a cui ha dato vita un gruppo di giovani, nata inizialmente a via Monza nei locali già proprietà della Motorizzazione civile passati ad una srl poco prima dello sgombero nel 2015,  approdata poi in un grande padiglione  in disuso, un ex magazzino merci delle FS situato in via della Stazione Tuscolana, che insiste nell’area del progetto Reinventing Cities Tuscolano.

Anche l’occupazione di questo padiglione era naturalmente “abusiva” ma si riuscì ad ottenere un contratto di comodato d’uso da parte di RFI nel 2018.

Il comodato d’uso può essere revocato in caso di necessità di riappropriazione da parte del soggetto proprietario, e quindi in vista dell’imminente vendita dei terreni e degli immobili da parte di RFI al soggetto privato vincitore del bando e nella prospettiva della cantierizzazione dell’area, RFI ha spedito una lettera a S.C.U.P. per revocare il comodato d’uso.

Così questa esperienza finirà il 31 dicembre prossimo ed al quartiere verrà a mancare uno dei pochissimi riferimenti territoriali di aggregazione, di socialità, di discussione.

Il 21 dicembre alle ore 18 ci sarà un’assemblea a S.C.U.P. via della Stazione Tuscolana 84 proprio per parlare di questo e per capire come e dove proseguire questa utilissima esperienza.

A nostro avviso, questo confronto avrebbe dovuto essere oggetto di un processo partecipativo a monte della proclamazione del progetto vincitore, perché fare urbanistica non è solo un fatto tecnico di superfici, di volumi, di compensazioni, di progetti di finanza, ma anche di cura delle relazioni sociali ed ambientali che si trasformano con il trasformarsi dell’uso degli spazi urbani.

L’esperienza di S.C.U.P. non può essere trattata come un elemento residuale dell’intervento urbanistico, ma dovrebbe essere parte integrante di esso. Nella variante urbanistica e nello stesso bando di gara si parlava di salvaguardia delle esperienze sociali e di partecipazione civica, ma così non è stato, in nome di un intervento che sicuramente bonificherà un ambiente degradato. Ma a quale prezzo? 

(la riflessione continua nella prossima puntata, sulla vendita all’asta dell’ex deposito Atac Vittoria)

Paolo Gelsomini

NOTA

(1) Roma Today del 15 dicembre 2021 “L’ex deposito Atac di piazza Bainsizza passa ai privati: il Comune perde l’asta per centomila euro” di Fabio Grilli.

(2) vedi su Reinventing cities :

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