Andrea Satta: la morte di Willy e il vuoto di una politica cieca
Autore : Redazione
(dalla pagina FB di Andrea Satta) Lavoro a cinque chilometri da dove è stato ucciso Willy Monteiro Duarte, sono un pediatra, da ventiquattro anni là, sono anche un musicista e uno che scrive, conosco il territorio, un territorio diserbato con perfida arte. Come qualcuno di voi sa, da quelle parti ho messo su tante cose, da Stradarolo al progetto Mamme Narranti in ambulatorio.
La morte di Willy è il frutto di una politica culturale criminale perpetrata per anni a qualunque livello, locale e quindi generale nazionale. Non è Scampia, non è il quartiere Zen di Palermo, non è emergenza estrema, per questo è gravissima la situazione. E’ l’Italia vera che trovi veramente dappertutto. E’ zero proposta culturale sul territorio. Sì, l’Italia multipla che se la cava anche benino con i soldi e molto male con tutto il resto. L’accesso ai bandi sovracomunali regionali per progetti culturali ad esempio è affidato a metodologie rompicapo volte a premiare solo le SPA della imprenditoria dello spettacolo e a punire le associazioni culturali locali. La grande città con la sua cintura periferica è vicina nel portare problemi e lontana nel condurre benefici. Si va e si viene senza sosta da pendolari, aspettando il sabato che diventa presto lunedì e da sempre si rende ogni giorno un po’ più anonimo ogni sguardo, ogni paesaggio e senza amore un territorio imbrattato di svincoli, tangenziali, arredi urbani standard, rotonde e asfalto che avanza. I vecchi che hanno vissuto questi luoghi come rurali e come paese stanno morendo, è l’anagrafe, i centri commerciali hanno ormai divorato ogni destino di socialità, il resto è una resistenza coraggiosa, lodevole, ma residuale, quasi anacronistica.
Maledizione e lacrime, un ragazzo come Willy muore perché dei criminali possono crescere e dettare legge nel vuoto lasciato da questa politica cieca in cui prosperano ideali malati. Lungimiranza zero. Quando nella vita delle persone non ci sono tensioni culturali, laiche, libere, spirituali, resta l’inseguimento dell’”io” da amplificare, il “mostrarsi” a tutti costi con qualche muscolo e qualche soldo in più (e stra-esibire una virilità forse troppo poco sicura di sè stessa) e non c’è davvero altro. Non c’è davvero altro, cari miei poveri bambini, non scappate, è inutile, quasi ovunque è uguale.