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Autonomia differenziata: la battaglia continua

Certe volte una vittoria può essere il primo passo verso la sconfitta. Quella inquietante allegria delle bandiere regionali sventolate nell’aula del Parlamento della Repubblica dopo l’approvazione del DDL Calderoli dell’autonomia differenziata mostra il vero volto di una riforma che mira solo a sfilare soldi e potere allo Stato unitario per ridistribuirli alle Regioni più ricche secondo logiche distruttive della solidarietà sociale e nazionale.

Ma mostra anche il possibile inizio di una parabola discendente innescata dalla stessa arroganza – come abbiamo visto anche violenta – che sta scandendo le tappe della iperbolica sequenza di riforme, dall’autonomia al “premierato”, dal bavaglio ai giornalisti alla riforma della magistratura.

Provvedimenti che sono sicuramente di interesse più per una certa classe politica che per i cittadini, in gran parte all’oscuro delle complesse implicazioni e ancora in attesa di iniziative che incidano direttamente sulla vita quotidiana delle persone (1). Anche se le riforme, a partire dall’autonomia differenziata, avranno pesantissime ricadute sui cittadini e sui loro diritti, ma diluite nel tempo, quando sarà difficile individuare le cause scatenanti di peggioramenti ormai irreversibili.

Quanti voti porterà alla Lega l’autonomia differenziata e quanti ne sottrarrà ai suoi alleati? Quanto si allargherà la crepa nelle fila di Forza Italia, con alcuni dei suoi Presidenti di Regione che hanno apertamente contestato l’approvazione dell’AD (2)? Quanta dignità perderà Fratelli d’Italia davanti a un bel pezzo del suo elettorato nel rinnegare uno dei suoi fondamenti più identitari, l’unità della Nazione, per momentanei mercanteggiamenti con gli alleati?

Senza contare che l’approvazione delle nuove leggi, con l’annesso clima avvelenato di forzature e risse, ha determinato il compattamento di buona parte delle opposizioni: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno messo da parte le beghe pre elettorali e si sono ritrovati uniti, anche ad altre forze politiche fuori dal parlamento e a un esteso fronte della società civile mobilitati da tempo. Si è apertamente schierata contro l’autonomia anche la Chiesa (3) e critiche sono arrivate da Bankitalia (4), dal mondo industriale (5) e dall’Europa (6).

E soprattutto è giunto alla ribalta della discussione pubblica un tema che fino a pochi mesi era rinchiuso dietro un muro di ignoranza e disinteresse. La narrazione governativo-leghista di un’autonomia che rilancerebbe anche il Sud è stata seppellita dalle disuguaglianze del Paese che nessuno slogan può camuffare.

La manifestazione del 18 giugno in Piazza Santi Apostoli è solo l’inizio di un risveglio che da tempo attendevamo. E finalmente è stato riconosciuto l’impegno, fin dal 2018, dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l’unità della Republica e per l’uguaglianza dei diritti, con il primo intervento sul palco affidato alla portavoce nazionale Marina Boscaino. (7)

Ora l’impegno continua e si moltiplica, la strada dell’Autonomia è partita formalmente, ma richiede ancora numerosi passaggi.

Come scrive Gianfranco Viesti “Non è stato concesso alcun potere. Per quello, bisognerà attenderela firma, e poi la ratifica, di intese fra lo Stato e ciascuna Regione. Il confronto politico, delle idee, si sposta quindi sul piano della conoscenza e della discussione di quei contenuti. Tra l’altro, essendo quella approvata una legge ordinaria, qualsiasi sua disposizione può essere modificata da una norma successiva. La battaglia è ancora lunga(8)

E necessario che i Presidenti di Regione che si sono impegnati contro l’AD mantengano la promessa del ricorso alla Corte Costituzionale e sarebbe un segnale altrettanto necessario che l’unica Regione governata dal centro sinistra, l’Emilia Romagna, fino a poco fa guidata dal Presidente del Partito Democratico Bonaccini, abbandoni il fronte delle Regioni leghiste che pretendono l’autonomia (9).

Si potrà ricorrere al referendum abrogativo ex art. 75 della Costituzione. La richiesta deve essere presentata da 5 consigli regionali oppure raccogliendo 500mila firme, una scelta che per Massimo Villone (10)non contraddice ma si aggiunge all’ipotesi del ricorso” anche se “va considerato che esiste un dubbio di ammissibilità e un possibile problema di tempi per la raccolta delle firme. In ogni caso, non si voterebbe prima di aprile-giugno 2025, o un anno dopo“.

E’ quindi necessario il massimo impegno di tutte e tutti per tentare ogni strada possibile per contrastare l’autonomia differenziata, e per rendere consapevoli gli italiani del Sud, del Centro, e del Nord del disegno che disgrega l’Italia e distrugge la solidarietà alla base della nostra Costituzione.

Lo dobbiamo ai cittadini e alle cittadine di domani, lo dobbiamo alle donne e agli uomini che ci hanno preceduto, che hanno lottato per consegnarci un’Italia unita democratica e giusta. Lo dobbiamo a noi stessi, alla consapevolezza di aver fatto la nostra parte.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Roma 21 giugno 2024 (ultima modifica 23 giugno 2024)

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

(l’immagine effettata è tratta da un video del deputato Angelo Bonelli)

Vedi anche

L’autonomia differenziata spiegata in 15′ da Francesco Pallante

Il libro di Carteinregola: Autonomia differenziata, PERCHE’ NO Le 23 materie che possono cambiare i connotati al nostro Paese e ai diritti dei cittadini (libro scaricabile gratuitamente)

Pillole contro l’autonomia regionale differenziata

NOTE

(1) vedi Premierato ed Autonomia differenziata: sondaggio Demopolis per il programma Otto e Mezzo all’indomani dei 2 voti parlamentari

(29 vedi Domani 19 giugno 2024 L’autonomia fa esplodere Forza Italia, la Calabria guida il fronte anti-Tajani di Giulia Merlo

(…) La spaccatura si è comunque consumata: circa la metà del gruppo di FI alla Camera, che conta 45 eletti, non ha partecipato all’approvazione finale del ddl con 14 assenti, 7 in missione e tre in aperto dissenso. La crepa ha subito mostrato la sua origine: la Calabria del presidente azzurro Roberto Occhiuto, il quale, nel corso dei mesi, ha più volte pubblicamente espresso il suo dissenso sul testo. Così i tre deputati calabresi hanno scelto di non votare, rivendicandolo.(…)

(3) la Chiesa, che aveva già diramato un documento il 24 maggio (vedi il Consiglio Episcopale dirama una nota nella quale fa proprie le preoccupazioni emerse dall’Episcopato italiano vedi Il Consiglio Episcopale sull’Autonomia differenziata) ribadisce la sua contrarietà al provvedimento per bocca del Presidente della CEI Zuppi (vedi Il Fatto Quotidiano 19 giugno 2024 Autonomia differenziata, il presidente della Cei Zuppi conferma le critiche: “Non ci hanno preso sul serio”)

(4) 27 marzo 2024 Memoria della Banca d’Italia Disegno di legge C 1665 “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomiadifferenziata delle Regioni a statuto ordinario ai sensi dell’articolo 116, terzo comma, della Costituzione” (>vai alla pagina con il testo)

(5) Vedi la nostra intervista del giugno 2023 Vito Grassi Vice Presidente di Confindustria e Presidente del Consiglio delle Rappresentanze Regionali e per le Politiche di Coesione Territoriale registrato il 14 giugno 2023

(> vedi Sole24ore 19 giugno 2024 Autonomia: Confindustria Puglia, con frammentazione imprese meno competitive)

(6) 20 giugno 2024 un documento di lavoro della Commissione Europea sull’Italia – Italy 2024 Country Report – redatto nell’ambito delle raccomandazioni sulle politiche economiche, sociali, occupazionali, strutturali e di bilancio, parla di rischi per la coesione e lefinanze pubbliche del Paese” e pericoli per “l’aumento delle disuguaglianze tra le Regioni2 (Scarica il documento)

vedi anche Il fatto Quotidiano 20 giugno 2024 Critiche dell’Ue all’autonomia differenziata: “Rischi per la coesione e le finanze”. E possono aumentare “le disuguaglianze tra regioni”

(7) vedi

(8) Il Fatto Quotidiano 20 giugno 2024 AUTONOMIA SPACCA ITALIA,LA LEGGE SI PUÒ BLOCCARE di Gianfranco Viesti

(9) Scrive Massimo Villone su Il Manifesto del 23 giugno 2024 che anche l’Emilia Romagna potrebbe avanzare la richiesta di refrendum insieme alle altre 4 Regioni a guida centro sinistra i cui Presidenti hanno dato la disponibilità: De Luca /Campania), Emiliano (Puglia), Giani (Toscana9, Todde (Sardegna). “Per la legge 352/1970 sul referendum la
richiesta spetta al consiglio regionale Nel caso di scioglimento anticipato (articolo 32statuto) l’assemblea rimane in vita fino alle successive elezioni, e può certamente compiere gli atti urgenti e indifferibili ad esempio perché assoggettati a termini. Come è appunto il 30 settembre
” scadenza dei 60 giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della legge, e “lo stesso vale per il ricorso in via principale” alla Corte Costituzionale.

(10) La Repubblica Napoli 20 giugno 2024 Referendum e ricorso alla Consulta di Massimo Villone

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