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Commissario Tronca, firmi la Delibera che rende giustizia ai Piani di Zona

mappa localizzazione Piani di Zona

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Chiediamo al Commissario Tronca di approvare con le prerogative dell’Assemblea capitolina la Proposta di Delibera 71/2015, approvata il 23 ottobre dalla Giunta Marino, che rende finalmente operative le sanzioni riguardanti i Piani di zona per consorzi e cooperative inadempienti. Infatti la Delibera conclude un percorso avviato dall’amministrazione, che ha trovato conferma nella sentenza della Cassazione del 16 settembre 2015  e in decine di sentenze del TAR del periodo dal dicembre 2014 al gennaio 2016 (1), che mirava a scardinare decenni di prassi consolidate negli uffici grazie all’ alibi di una pretesa incertezza giuridica, prassi che di fatto non hanno tutelato gli interessi dei cittadini. In questo scenario, la delibera è un fondamentale passaggio che, ribadendo il percorso con cui l’amministrazione ha trasmesso in autotutela i prezzi massimi di cessione e l’obbligo per le imprese e le cooperative ad applicarli agli inquilini e agli acquirenti, consente di dare forza giuridica all’applicazione delle consistenti sanzioni previste dalle convenzioni finora inapplicate. La conseguenza immediata dell’applicazione dei prezzi massimi di cessione è la riduzione dei canoni con vantaggi anche per gli acquirenti: si tratta quindi di un’azione di equità e di giustizia che consente anche a chi ha avviato contenziosi contro gli operatori – e molti rischiano lo sfratto esecutivo – di potersi difendere meglio e far valere i propri diritti. Tale azione ovviamente non esaurisce tutte le vertenze che riguardano quello che è un vero e proprio ginepraio: altri provvedimenti dovranno essere varati per restituire giustizia ai cittadini, soprattutto per quanto riguarda le cosiddette “migliorie” e le verifiche dei consuntivi dei “piani economici finanziari”. Ma questa delibera è il primo passo per ridare a tanti cittadini e a tante famiglie la speranza di vivere in una città normale, dove tornino a prevalere una volta per tutte la giustizia e la legalità. E dove l’amministrazione rispetta tutte le sentenze, anche quelle favorevoli ai cittadini. (Intanto domani 20 aprile 27 famiglie a Castelverde rischiano lo sfratto  dopo il fallimento della società costruttrice, che ha intascato le rate del mutuo dai soci ma non le ha mai versate all’assicurazione. Ci uniamo ai cittadini e ai comitati che chiedono una moratoria degli sgomberi almeno fino a 6 mesi dopo l’elezione della prossima Giunta)

Avevamo pubblicato il 4 novembre scorso l’appunto che l’ormai ex Assessore alla Trasformazione Urbana Giovanni Caudo aveva indirizzato al Commissario Tronca prima di lasciare il suo incarico, qualche giorno dopo la fine forzata del lavoro della Giunta Marino (2).

Nella lettera era evidenziata una serie di atti che, con l’interruzione dell’attività amministrativa, rischiavano di finire su un binario morto, con notevoli danni per l’interesse generale. Primi della lista due provvedimenti che riguardavano i cosiddetti “Piani di zona”, interventi di edilizia agevolata nati per le famiglie che non potevano comprarsi o affittare alloggi a prezzi di mercato, che nel tempo si sono trasformati in una vera giungla, con nuovi palazzi circondati da lande desolate, spesso senza fognature, strade e illuminazione pubblica, e con connesse vicende di raggiri – in alcuni casi, di vere e proprie truffe – che hanno tolto i risparmi a molte famiglie romane. Anche perchè il Comune di Roma per anni non ha vigilato sufficientemente sui lavori effettuati da imprese e cooperative, ha tutelato assai poco gli inquilini, e non ha applicato nessuna sanzione per le ditte e i consorzi inadempienti (3).

Il 23 e il 26 ottobre la Giunta Marino ha approvato due proposte di delibera che avrebbero dovuto essere poi votate dall’ Assemblea Capitolina. La prima delibera riguardava l’eliminazione dei vincoli relativi al “prezzo massimo di cessione” (4), la cosiddetta “affrancazione”(5), che regola la possibilità, per chi ha acquistato un immobile che ha usufruito di finanziamenti pubblici, di vendere l’immobile di edilizia agevolata sul libero mercato. Dopo anni di Far west, questa delibera metteva ordine fissando i criteri e le modalità per evitare che gli immobili potessero essere venduti a prezzo di mercato senza versare alcun riconoscimento per il contributo pubblico ricevuto. Questa delibera è stata approvata nel dicembre scorso dal Commissario Tronca con i poteri sostitutitvi dell’Assemblea Capitolina (6).
La seconda Proposta di delibera riguardava invece l’applicazione di sanzioni agli operatori che rifiutano di modificare e/o adeguare il prezzo massimo di cessione degli alloggi realizzati in regime di edilizia residenziale agevolata. Proposta di Delibera approvata in Giunta il 23 ottobre del 2015, che a oggi non risulta approvata. Tra le due delibere, era quest’ultima la più importante, perchè chiudeva il percorso giuridico che l’amministrazione aveva attivato e che, dopo la sentenza del TAR del marzo 2015, consentiva a Roma Capitale di applicare le sanzioni. Sanzioni già previste dall’art.14 della convenzione per i Piani di Zona, ma che, con l’approvazione della delibera che richiamava tutto il percorso giuridico fatto a partire dal 2012, avrebbe visto consolidata la loro effettiva applicazione. E si tratta si sanzioni consistenti, pari a 250 euro per ogni giorno di mancata applicazione, che salgono a 500 nei successivi 90 giorni, fino ad arrivare alla cancellazione della convenzione che attribuisce il suolo in diritto di superficie. Uno strumento di pressione per evitare che le imprese e le cooperative incassino il contributo pubblico a danno degli inquilini e dei proprietari e per affermare invece un principio tanto semplice quanto inattuato: il contributo pubblico è a favore degli utenti, inquilini o acquirenti dell’immobile, e non delle imprese o cooperative. Una delibera indispensabile per richiamare il Comune di Roma alle sue responsabilità e ai suoi compiti di vigilanza. E anche per dare un punto fermo a quegli inquilini che potranno pagare canoni inferiori e ai proprietari che hanno contenziosi in corso.

Ma bisogna tenere presente che la delibera in oggetto risolve solo la “punta dell’iceberg” della giungla dei Piani di zona, in quanto è indispensabile continuare le procedure per la verifica di molti altri aspetti controversi, come le cosiddette “migliorie” (7) e i consuntivi dei piani economici finanziari (8), che potrebbero anch’essi comportare, in molti casi, un ulteriore abbattimento dei prezzi per inquilini e proprietari.

L’amministrazione deve quindi provvedere a tutte le verifiche sulla documentazione economica e, nel caso, procedere in autotutela, ribassando il prezzo massimo di cessione o applicando le sanzioni fino al massimo previsto. E, in caso di inadempienze gravi, fino alla ripresa del diritto di superficie, anche se in questo caso, dovranno essere valutate le conseguenze sugli ignari acquirenti.

Per questo è importante che anche questa seconda delibera venga approvata al più presto possibile.

In una città in cui è emerso un generale disprezzo delle regole e una corruzione diffusa in ogni sfera della vita pubblica e dell’amministrazione, la vicenda dei Piani di Zona sorpassa ampiamente tutte le altre emergenze, e riguarda migliaia di cittadini.

Chiediamo quindi al Commissario Tronca di firmare la proposta di Delibera 71/2015, portando a compimento l’obiettivo di restituire a tante famiglie la speranza di vivere in una città normale, dove tornino a prevalere una volta per tutte la giustizia e la legalità. A partire dai Piani di Zona. [in calce la lettera inviata da Laboratorio Carteinregola, Comunità territoriale VII Municipio, CILD Onlus – Centro Iniziativa per la Legalità Democratica, Cittadinanzattiva Lazio Onlus]

(Anna Maria Bianchi Missaglia)

NOTA: Una firma non basta. La complessità delle problematiche in campo, quando si parla di Piani di Zona, richiede l’avvio di un confronto con tutte le parti interessate creando dei “Tavoli di monitoraggio per l’attuazione delle opere pubbliche nei Piani di Zona”, con la partecipazione degli operatori (consorzi), di Acea, AMA e dei comitati di quartiere e dei rappresentanti dei Municipi, in ogni Municipio interessato. Nel Muncipio XIV si è svolto qualche settimana fa un primo incontro autoconvocato dal Municipio (9). Analoghe iniziative dovrebbero invece essere attivate dal Commissario, proseguendo l’attività avviata da tempo da Roma Capitale.

Alla cortese attenzione
di Francesco Paolo Tronca Commissario di Roma Capitale

E pc

Al Prefetto di Roma On. Dott. Franco Gabrielli
Ai Presidenti dei Municipi di Roma Capitale

Oggetto: richiesta approvazione, con le prerogative dell’Assemblea capitolina, della Proposta di Delibera 71/2015, approvata il 23 ottobre dalla Giunta Marino per l’applicazione delle sanzioni alle imprese e alle cooperative per la mancata applicazione dei prezzi massimi di cessione nei Piani di zona. .

La situazione dei cosiddetti “Piani di zona” a Roma e delle drammatiche e complesse problematiche che incidono pesantemente sulla qualità della vita di migliaia di persone, ma anche sulla aspirazione alla legalità e sulla prevalenza dell’interesse generale, è da tempo oggetto di iniziative di comitati di cittadini, di inchieste giornalistiche e anche di indagini giudiziarie.

La precedente amministrazione aveva predisposto vari provvedimenti – e altri ne stava avviando – , come un nuovo schema di convenzione con impegni più stringenti per le imprese costruttrici, una delibera che regola le vendite a prezzo di mercato degli immobili di edilizia agevolata secondo i dettami della recente sentenza della Cassazione – da Lei sottoscritta nel dicembre scorso – e soprattutto la delibera in oggetto per l’applicazione delle sanzioni a imprese e cooperative che vengono meno all’applicazione del prezzo massimo di cessione, con gravi danni economici per i cittadini e per la collettività.

Tale delibera ci risulta ancora in attesa della Sua firma e temiamo che se non verrà rapidamente approvata, finisca con l’incagliarsi nelle more della campagna elettorale o nella inevitabile inerzia del periodo successivo, vanificando tanti sforzi e speranze dei cittadini.
Si tratta di un provvedimento con notevoli ricadute economiche: negative, per le imprese e le cooperative inadempienti, ma positive per gli inquilini e gli acquirenti che continuano a corrispondere canoni e prezzi di acquisto più alti del dovuto a causa della mancata detrazione dei contributi pubblici dal prezzo finale.

La delibera è un passaggio fondamentale che ricostruisce il percorso con cui l’amministrazione ha trasmesso in autotutela i prezzi massimi di cessione, ribadisce l’obbligo per le imprese e le cooperative ad applicarli agli inquilini e agli acquirenti e consente così di dare forza giuridica all’applicazione delle consistenti sanzioni previste dalle convenzioni ma finora rimaste inapplicate.

Facciamo presente che la delibera in oggetto risolve solo la “punta dell’iceberg” della giungla dei Piani di zona, in quanto è indispensabile continuare le procedure per la verifica di molti altri aspetti controversi, come le cosiddette “migliorie” e i consuntivi dei piani economici finanziari, che potrebbero anch’essi comportare, in molti casi, un ulteriore abbattimento dei prezzi per inquilini e proprietari.

La conseguenza immediata dell’applicazione dei prezzi massimi di cessione è la riduzione dei canoni con vantaggi anche per gli acquirenti, si tratta quindi di un’azione di equità e di giustizia che consente anche a chi ha avviato contenziosi contro gli operatori, e molti rischiano lo sfratto esecutivo, di potersi difendere meglio e far valere i propri diritti. Per questo la Delibera 71/2015 è un fondamentale passo per rimettere i Piani di Zona sui binari della legalità e per dimostrare che l’amministrazione rispetta tutte le sentenze, anche quelle favorevoli ai cittadini Per questo Le rivolgiamo un accorato appello affinchè firmi la delibera il più presto.

Con l’occasione, vista la complessità della problematica in oggetto e dai tanti nodi ancora da risolvere, ci uniamo alle richieste avanzate da molti cittadini e comitati di una moratoria con blocco immediato degli sfratti in vista dell’elezione del nuovo Sindaco di Roma e fino a 6 mesi a partire dal suo insediamento. In particolare sosteniamo la richiesta già inviata da CILD (10) di voler sospendere e/o rinviare l’esecuzione dello sgombero previsto per il 20 aprile p.v. degli abitanti del complesso immobiliare facente parte del Piano di Zona B/4 Castelverde, Comparto G/p realizzato dalla società CEE s.r.l. (Costruzioni Edilizie Europee) in attesa delle determinazioni che saranno assunte dal Tribunale fallimentare e/o quanto meno sino all’udienza del 18 maggio 2016 o comunque non concedere, per motivi di ordine pubblico, la forza pubblica per l’esecuzione dello sgombero

Laboratorio Carteinregola

Comunità territoriale VII Municipio

CILD Centro Iniziativa per la Legalità Democratica

Cittadinanzattiva Lazio

Incontro in XIV Municipio del 16 marzo 2016

Incontro in XIV Municipio del 16 marzo 2016 pr avviare un tavolo sui Piani di Zona con tutti i soggetti coinvolti

(1) > Vai a Piani di Zona Cronologia Materiali con le sentenze

(2) Prestiamo attenzione a queste delibere

Prestiamo  attenzione a  queste delibere

 >PIANI DI ZONA – CRONOLOGIA E MATERIALI

Piani di zona, cosa sono

I Piani di Zona, un’ingiustizia che viene da lontano 29 settembre 2015

(4) Il prezzo massimo di cessione è quello risultante dal calcolo del prezzo di cessione o di affito in base ai  costi di costruzione,  da cui devono essere sottratte le sovvenzioni pubbliche ottenute per poter offrire tariffe agevolate agli aventi diritto. Oggetto di conflitti e di divergenze di interpretazione è se tale prezzo massimo riguardi solo il primo acquirente/affittuario o anche i successivi. La recente sentenza della Cassazione  del 16 settembre 2015” ha esteso il vincolo del   prezzo massimo di cessione, ovvero il prezzo ‘calmierato’, degli immobili costruiti in regime di edilizia agevolata, anche ai successivi subacquirenti e non solo al primo. In pratica  il vincolo del prezzo ‘segue l’immobile’, a prescindere da chi è il proprietario, in quanto il prezzo massimo ci cessione è ‘inerente al bene’.

(in calce la puntuale   spiegazione di Ylenia Sina su Roma Today del 27 ottobre 2015) Il provvedimento di giunta regolamenta le modalità di alienazione. I proprietari possono rivenderle dopo cinque anni senza il vincolo del ‘prezzo agevolato’ a condizione che “sia corrisposta una percentuale alle casse del comune”

Rivendere le case costruite in edilizia agevolata a prezzi di libero mercato sarà possibile. Ma versando una percentuale del prezzo ottenuto nelle casse del Comune. Una delibera portata lunedì in giunta dall’assessore alla Trasformazione Urbanistica Giovanni Caudo, ed approvata dalla squadra di Marino, regolamenta “l’affrancamento degli immobili di edilizia agevolata”. Una materia che, dal punto di vista legislativo, è stata soggetta a interpretazioni diverse negli ultimi anni. La giunta capitolina, con tale delibera, mette un punto fermo per le case realizzate nel Comune di Roma. Il provvedimento, per diventare operativo, dovrà essere ratificata anche dall’Assemblea capitolina o da un eventuale commissario. Nel settembre 2014 con una delibera dell’Assemblea capitolina sono stati approvati i nuovi schemi di convenzione relativi ai piani di zona. In quel contesto Roma Capitale aveva espresso l’intenzione di procedere a uno schema di convenzione che regolasse l’affrancamento dai vincoli di prezzo massimo di cessione.

QUALI IMMOBILI RIGUARDA – Il provvedimento riguarda gli immobili realizzati nei piani di zona, ovvero abitazioni costruite grazie a sovvenzioni pubbliche con lo scopo di venderle poi sul mercato a prezzi agevolati e destinate a categorie economicamente svantaggiate o a soggetti che versano in disagio abitativo come gli sfrattati. Per ‘agevolare’ la realizzazione di questa abitazioni il Comune fornisce ai costruttori che poi le venderanno, a titolo gratuito per un determinato numero di anni, i terreni dove costruire.

LE REGOLE PER L’ALIENAZIONE – Con la delibera approvata si stabilisce che quanti hanno acquistato questi appartamenti a prezzi ‘agevolati’ possono rivenderli dopo cinque anni a prezzi di libero mercato a condizione che tale alienazione “sia richiesta dall’interessato” e che “sia corrisposta una percentuale alle casse del comune, così come previsto in delibera” spiega una nota. Una sorta di ‘riscatto’ per il contributo pubblico concesso dal Comune, caratteristica che ha reso quell’appartamento ‘agevolato’ dal punto di vista economico.

VINCOLI DA ELIMINARE – Con la delibera, “Roma capitale si conforma alla sentenza della Corte di Cassazione a sezioni riunite del 16 settembre 2015” che estendeva il vincolo del cosiddetto prezzo massimo di cessone, ovvero il prezzo ‘calmierato’, degli immobili costruiti in regime di edilizia agevolata anche ai successivi subacquirenti e non solo al primo destinatario. Secondo questa interpretazione, il vincolo del prezzo ‘segue l’immobile’, a prescindere da chi è il proprietario, in quanto il prezzo massimo ci cessione è ‘inerente al bene’. La sentenza rileva anche che, precedentemente, c’è stata una interpretazione ‘ondivaga’, e che fin qui si era valorizzata l’autonomia delle parti negoziali. Tale interpretazione aveva stabilito al contrario che i vincoli e i divieti riguardassero solo il primo concessionario, al fine di favorire l’alienabilità del bene. L’Amministrazione capitolina si era attenuta a questa interpretazione.

LA DELIBERA – In questo senso la delibera approvata dal Comune è volta ad eliminare tali vincoli fissando le regole per poter procedere con un’alienazione ai prezzi del libero mercato. Il tutto sulla base della sentenza della Cassazione del 16 settembre 2015 e su quella della legge 216 del 29.12 2011 che stabilisce che sono i comuni a determinare il prezzo dell’affrancamento dai vincoli.

SOLDI NELLE CASSE DEL COMUNE – Il prezzo è calcolato sulla base del valore venale del bene, il corrispettivo è pari al 60% di tale valore al netto degli oneri già pagati per il diritto di superficie rivalutati su base ISTAT. Il comune ha facoltà di abbattere il valore del bene fino al 50%. Il costo così determinato non può mai essere superiore a quello stabilito dal comune per le aree cedute al momento della trasformazione. Se l’immobile non ha beneficiato di contributi pubblici, il comune può prevedere uno sconto del 15%.

L’ASSESSORE – “Si tratta di un ulteriore atto della giunta Marino volto ad un corretto rapporto fra amministrazione comunale e cittadini, quando si tratti di dare ristoro alle casse comunali, quando si tratti di alienare beni realizzati con il contributo pubblico” il commento dell’assessore Caudo.

 In diritto italiano, l’affrancazione è l’acquisto della proprietà da parte dell’enfiteuta mediante il pagamento di una somma di denaro. ENFITEUTA  è colui che è titolare di un  diritto reale di godimento su un fondo di proprietà altrui, urbano o rustico, ma per contro deve migliorare il fondo stesso e pagare inoltre al proprietario (direttario o concedente) un canone annuo in denaro o in derrate.
Dall’Enciclopedia  Treccani
Affrancazione In diritto civile, l’affrancazione da enfiteusi è l’atto con cui l’enfiteuta, previo pagamento al concedente di una somma risultante dalla capitalizzazione del canone annuo sulla base dell’interesse legale, può acquistare la proprietà del fondo enfiteutico (art. 971 c.c.). L’affrancazione è espressione di un diritto potestativo dell’enfiteuta che non può essere in nessun caso escluso e si esercita con ricorso al tribunale in composizione monocratica, ma può avvenire anche consensualmente
(6) scarica la delibera approvata pDZ Delibera Tronca-33-del-171215

(7) Le “migliorie” sono i lavori di abbellimento o che comunque prevedono l’impiego di materiali più costosi di quelli standard per l’edilizia agevolata, il cui costo è stato imputato agli inquilini e agli acquirenti senza alcuna verifica da parte degli uffici comunali che tali migliorie fossero effettivamente realizzate, o che l’uso di materiali diversi comportasse una maggiore qualità (è famoso l’esempio delle piastrelle, la cui sola variazione di dimensione in alcuni casi è stata presa come giustificativo dell’aumento del prezzo) . Problema generato dal fatto che il capitolato di base, che avrebbe dovuto essere predisposto dalla Regione, non è mai stato prodotto. In alcuni casi esistono alcuni “elementi base” per individuare lo standard di riferimento, ma non sono mai stati

verificati in modo sistematico e puntuale

(8) Analoghe verifiche avrebbero dovuto essere messe in atto dagli uffici – quantomeno a campione – rispetto al Piano economico finanziario a consuntivo, un atto che secondo la convenzione deve essere consegnato da imprese e cooperative insieme a tutta documentazione a conclusione delle procedure. Una verifica della correttezza e della congruità delle varie voci del consuntivo potrebbe avere conseguenze notevoli sul costo finale effettivamente sostenuto dalle imprese (molti costi potrebbero non essere conteggiabili in quanto non previsti) e di conseguenza sul canone di affitto e sul prezzo di acquisto degli immobili per gli inquilini o per i futuri acquirenti.

(9) Municipio XIV: parte il confronto sui Piani di Zona17 marzo 2016

Municipio XIV: parte il confronto sui Piani di Zona

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