Delibera Raggi salva sgomberi, un primo segnale di un’inversione di rotta?
Autore : Redazione
di Claudio Giangiacomo*
Il buon giorno non si vede solo dal mattino ed anche se arriva dopo più di quattro anni, la delibera della giunta Raggi, con la quale, nelle more dell’approvazione del nuovo regolamento sul patrimonio immobiliare demaniale ed indisponibile di Roma Capitale, si tenta di far cessare lo stato di precarietà in cui la quasi totalità degli spazi sociali e culturali di Roma si sono ritrovati a convivere in questi anni, è sicuramente apprezzabile e dimostra una capacità di abbandonare vecchie presunzioni.
Chi ha seguito sin dai primi incontri le vicende degli spazi sociali, ricorderà il clima, dopo l’insediamento della giunta Raggi, di diffidenza e sospetto verso chiunque utilizzasse una spazio di proprietà pubblica, come fosse il beneficiario di pratiche clientelari e lo utilizzasse per scopi che non avevano a che fare con il bene pubblico.
La delibera di questi giorni ha un tenore totalmente differente e rappresenta un vero e proprio riconoscimento, finalmente verrebbe da dire, della rilevanza sociale delle associazioni presenti nel territorio romano ed in particolare del loro ruolo forse reso solo più evidente dall’emergenza Covid 19.
Si riconosce poi espressamente che il vero danno erariale può discendere dal non uso di questi spazi, certo dispiace non leggere prioritariamente del danno sociale che tenere uno spazio vuoto comporta ma solo del rischio di occupazione e del danno erariale, ma questo non vuol certo dire che la delibera non vada, sebbene ancora timidamente, nella direzione giusta.
La delibera ha degli effettivi pregi, in primo luogo stabilisce dei tempi credibili per le verifiche sulla permanenza dei requisiti soggettivi ed oggetti in capo agli utilizzatori e della natura e coerenza delle attività svolte oltre che per le verifiche tecniche/urbanistiche/edilizie/catastali e prevede la possibilità di utilizzo temporaneo degli immobili da parte di chi mantiene il possesso dei requisiti. Non si parla più di sola detenzione e custodia ma di vera e propria possibilità di utilizzo, cosa questa sicuramente rilevante.
Certo non si comprende perché chi abbia avuto la ventura di una maggiore velocità di giudizio in merito all’eventuale ricorso amministrativo, che quindi si è concluso in vigenza della delibera 140/2015, oggi, pur avendo la stessa posizione di altri con giudizi pendenti o che non hanno nemmeno proposto ricorso, dovrebbe vedersi negare la possibilità, una volta verificata la permanenza dei requisiti soggettivi ed oggettivi, di continuare ad utilizzare l’immobile e di poter regolarizzare la propria posizione almeno per l’utilizzo temporaneo, né perché, una volta verificata la permanenza dei requisiti, si debba per forza riacquisire l’immobile e non si possa procedere direttamente ad una nuova assegnazione così da non rischiare di interrompere esperienze importanti, ma questo probabilmente potrà essere chiarito nel nuovo regolamento e la delibera ha solo il compito di impedire che, nelle more di approvazione delle nuove regole, la cittadinanza romana si veda chiudere e sgomberare un altro importante pezzo della sua vita sociale e culturale.
Insomma c’è da sperare che questo rappresenti il primo timido segnale di una inversione di rotta che porti all’effettivo riconoscimento del valore di quella “società solidale che costituisce una rete capillare di vicinanza e solidarietà” e con la quale costruire anche nella gestione del patrimonio comunale quel “modello organizzativo ispirato non al principio della concorrenza ma a quello della solidarietà” come ci ricorda la nostra Corte Costituzionale nella sentenza 131/2020.
Claudio Giangiacomo*
NOTA: il 13 gennaio 2021 alle 9.30 si terrà la Commissione Patrimonio sulla delibera di Giunta in streaming sul sito https://webtvromacapitale.it/