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Autonomia differenziata: le risposte dei candidati europei del Movimento 5 Stelle

Unione Europea o stati (dis)uniti d’Italia? L’appello di Carteinregola

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Pasquale Tridico

Nel rispondere in piena sintonia al Vostro appello, Vi informo che contro l’autonomia differenziata ho dato e continuo a dare battaglia convinta: con interventi pubblici, in Parlamento, come questo https://www.youtube.com/watch?v=iCUu6n84TJA, in cui ho dimostrato, da economista, come l’autononia differenziata sia inefficace, anche dal punto di vista economico, destinata a fallire, economicamente non sostenibile, non ispirata a principi di efficienza, istituzionalmente incoerente;  come la narrazione antimeridionalista dominante sia stata (e venga) utilizzata a sostegno della legislazione secessionista in predicato, sospinta dalla Lega. L’ ho fatto e continuo a farlo in tutti i miei interventi pubblici e politici nella attuale campagna elettorale per le europee, perche non possiamo aspirare poi di avere una Europa unita con una Italia divisa, e sui giornali con contributi specifici quanto articolati. A tale ultimo riguardo, ricordo per esempio l’approfondimento intitolato “Il Sud tradito”, apparso su Repubblica lo scorso Primo febbraio, centrato sugli effetti nefasti del cosiddetto “ddl Calderoli” per le politiche di coesione e gli obiettivi di convergenza. Non vi è una sola ragione per cui si debba perseguire il mito, l’inganno del regionalismo differenziato, in una nazione dai confini terrestri lunghi meno di 2mila chilometri e piena di divari territoriali estremi. 
Vi ringrazio per il vostro impegno e vi confermo la mia partecipazione a questa battaglia fondamentale di eguaglianza, giustizia e democrazia.

Prof. Pasquale Tridico Capolista Circoscrizione Italia Meridionale, M5S

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Mario Furore

In quanto candidato del M5S alle prossime elezioni del Parlamento europeo nella Circoscrizione Sud, condivido fermamente l’appello proposto contro l’Autonomia differenziata.

L’autonomia differenziata è il vero volto della destra. Ma l’Italia non era UNA e INDIVISIBILE? Non venivano “prima gli italiani”? Non era questo lo spirito che il Costituente consegnò alla nostra Repubblica scegliendo la democrazia parlamentare come regime costituzionale? E invece NO, per Giorgia&Company  la Presidente del Consiglio e la maggioranza di centrodestra  parole come solidarietà  e uguaglianza sono orpelli che non servono più. L’unico interesse del duo Meloni-Salvini, della Presidente Meloni e del vicepresidente Salvini, con la complicità di Forza Italia, è quello di dividere, privatizzare ed escludere il Paese dalla crescita con il malcelato obiettivo di accrescere solo il loro sistema di potere. Partirebbe così il progetto del GRANDE NORD che poi vorrebbe trasformare il Sud in una fossa di precarietà, una specie di gulag.

È iniziata la secessione e il vero accordo è quello di fare a pezzi l’Italia e realizzare la “la secessione dei ricchi”, autorizzando in maniera maliarda le regioni a chiedere potestà legislativa su materie di competenza esclusiva dello Stato. Materie fondamentali che la Costituzione ha garantito invece per tutti i cittadini, a prescindere da dove siano nati e vivano. Parliamo di scuola, salute, lavoro, ambiente, sicurezza, energia, servizi sociali e asili nido, mobilità, che sarebbero gestite a livello regionale. Una scelta dettata al governo dalla Lega, in passato voluta anche da una parte del Pd perché fu Stefano Bonaccini a firmare nel 2017 con il Governo Gentiloni le pre-intese per chiedere l’autonomia su 18 materie. La memoria serve a non dimenticare.

Siamo dinanzi a un attacco senza precedenti nella storia della Repubblica che non solo spacca il Paese, ma straccia la Costituzione. E tutti hanno il dovere di fermarlo. Perché l’Europa chiede un reddito minimo e il Governo Meloni dice no, e così diseguaglianze ed esclusione prendono il sopravvento. Una resa dello Stato, che prima non è intervenuto in questi 22 anni seguiti alla riforma del titolo V del 2001 per garantire i LEP, i cosiddetti livelli essenziali di prestazione, mentre oggi accetterebbe le differenze rinunciando al compito più importante assegnato dalla Carta nell’articolo 3. La priorità dunque è fermare il ddl Calderoli, il cui impatto sarebbe catastrofico su tutto il Paese. Il nostro sistema democratico ne uscirebbe distrutto, perché significherebbe stravolgere le finalità sociali che la Costituzione ha fissato mettendo al centro l’intangibilità della PERSONA, della dignità umana, come senza pudore propugnano dai banchi del governo.

Il punto è che il regionalismo competitivo di Calderoli non solo istituzionalizza la povertà ma esautora il Parlamento dal compito fondamentale assegnatogli dalla stessa riforma del titolo V (all’articolo 117 comma 2, lettera N) e cioè stabilendo quali siano i diritti dei cittadini e i livelli essenziali di prestazione che lo Stato ha l’obbligo di garantire. Per capirci, secondo lo Svimez – l’associazione per lo Sviluppo dell’industria nel mezzogiorno –  se volessimo eliminare il divario tra nord e sud ci vorrebbero circa 90 miliardi per garantire parità di diritti e opportunità. Ma questi soldi, lei, la Presidente Giorgia Meloni, non ha nessuna intenzione di investirli.

E che dire del vantaggio che ne trarrebbero le mafie? Vogliamo ricordare in quale maniera la criminalità ha sfruttato la crescita della povertà? Basta rileggere il rapporto di Libera “La Tempesta Perfetta” per capire il ruolo che un welfare sostitutivo mafioso ha prodotto, grazie al taglio delle politiche sociali che questo governo ha determinato. Ora, con l’autonomia differenziata si vorrebbe consentire alle mafie di offrirsi come unica soluzione nelle periferie lasciate sole dalla politica e dalle istituzioni.

Ecco cosa vuole il Governo Meloni con il suo progetto eversivo che va combattuto e fermato.

Mario Furore

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Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

6 maggio 2024, ultimo aggiornamento 10 maggio 2024

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