Il Comune inaugura 7 bagni pubblici, e l’ottavo?
Autore : Redazione
una tavola degli elaborati grafici dei nuovi gabinetti scaricati dal sito del Comune di Roma
di Maria Spina
Nel piano di investimenti per le opere giubilari, elaborato nel 2015, la Giunta Marino aveva approvato il finanziamento di 970.000 Euro per il ripristino e l’attivazione di otto bagni pubblici in muratura, già esistenti nel centro storico ma chiusi da tempo. E, a conferma di questo, sul sito del Comune, appariva anche un dossier con gli elaborati dei relativi progetti (1)
Gli impianti di piazzale Garibaldi, piazza del Colosseo, piazza Risorgimento, Castel Sant’Angelo, via Ostiense, largo di Porta Cavalleggeri, passeggiata di Ripetta e salita del Pincio avevano così aperto i battenti a giugno 2016, ma per una breve stagione di gloria. A novembre, infatti, all’indomani della chiusura del Giubileo e dopo appena 5 mesi di esercizio, erano stati inesorabilmente chiusi da Tronca per problemi di gestione.
Con tale decisione, la città è rimasta completamente priva di servizi igienici, dato che anche i cosiddetti bagni interrati (in totale undici) sono inspiegabilmente sbarrati e transennati nonostante siano stati affidati, con gara pubblica, alla “cura” della R.T.I. formata da Cogeim Spa, Team Service Soc. Consortile e Cogeco7 srl.
Carteinregola qualche mese fa ha raccontato le varie tappe di questa sfortunata storia (2); oggi – eccetto “Artribune” che non lascia spazio ad alcuna ambiguità (3) – nessuno ha voluto ricordare l’intera vicenda: a partire da quei 970.000 Euro iniziali (deliberati da Marino) che avevano permesso di riattivare almeno otto bagni pubblici, proprio fra quelli ubicati nelle aree più frequentate dai pellegrini.
Così, nel corso di queste celebrazioni per la ri-apertura dei “sette cessi”, è stata messa in evidenza solo la spesa di 256.000 Euro, omettendo che l’esborso totale a carico dei cittadini oltrepassa i 1.200.000 Euro e che l’impianto di Porta Cavalleggeri, oltretutto, non risulta all’appello, non è chiaro il perchè.
In chiusura, “Carteinregola” rivolge un pensiero alla galleria d’arte diffusa tanto auspicata dall’Assessora Montanari in occasione dell’inaugurazione del gabinetto al Colosseo, dove è esposta un’opera – piuttosto ironica – dello scrittore, performer e poeta visivo Paolo Albani. Non senza un pizzico di nostalgia, il ricordo vola agli anni in cui Roma proponeva davvero occasioni di cultura. Era il 1984 quando il gabinetto interrato di via Zanardelli (oggi sbarrato, affidato al consorzio Cogeim) ospitava la mostra «Latrina»: un evento cult nella mitologia underground di quegli anni, con gli artisti Alberto Parres, Mark
https://www.skulptur-projekte.de/archiv/07/www.skulptur-projekte.de/kuenstler/feldmann/index.html
Wingrave, Franco di Matteo, il fotografo Vincenzo Fazio e il performer Dominot. L’Italia di allora anticipava un percorso dell’arte che, nel resto dell’Europa, avrebbe trovato la sua consacrazione solo vent’anni più tardi, a Skulptur Projekte del 2007, con l’installazione permanente Public Toilet Facilities di Hans-Peter Feldmann nei bagni pubblici della Domplatz di Münster (nella foto accanto)
Se su questa «rivincita della latrina» oggi – a quasi trentacinque anni di distanza – non si possono avere più grandi certezze, non appare però tanto peregrina l’idea che una condivisione estetica di un’opera d’arte pubblica (e non di un quadretto!) possa, quanto meno, facilitare la condivisione di un’identità collettiva. Soprattutto in un caso, come quello del gabinetto, in cui, gioco forza, ci troviamo tutti coinvolti e accomunati, al di là di ogni genere, censo, etnia, religione o cultura.
Maria Spina
(1) scarica Elaborati_Grafici gabinetti (da sito Comune Roma)
(2) vedi
Un problema di rimozione sociale: i gabinetti pubblici a Roma–1 gennaio 2018Continua#
Appello per i bagni pubblici a Roma–22 novembre 2016Continua#