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Il libro: Roma 2030

De Masi roma 2030“Roma 2030” vista da De Masi e da dodici esperti
Recensione di Carlo Troilo (dal suo blog su L’Espresso 12 novembre 2019)

Il sociologo Domenico De Masi ha messo insieme un gruppo di 12 esperti della realtà romana (Pietro Abate, Innocenzo Cipolletta, Cristiana Collu, Francesca Danese, Giancarlo De Cataldo, Marco D’Eramo, Enrico Giovannini, Francesco Carrer, Massimo Locci, Michel Martone, Giuseppe Roma, Walter Tocci ) per esaminare – come si dice nelle aziende – “problemi e prospettive” della Capitale d’Italia. Ne è sortito un libro di 400 pagine, in cui viene esaminato ogni aspetto della realtà della nostra Capitale, che giustamente Vittorio Emiliani ha definito, in un suo recente splendido libro, “malamata”.
Roma e il Vaticano
Accenno subito agli intriganti capitoli dedicati alla importanza della Chiesa per Roma, innegabile malgrado il giudizio molto critico sulle interferenze vaticane nella politica italiana, a partire dalla “Rerum Novarum del 1891, che chiede allo Stato di “tenere a freno le plebi” e contrastare quanti “spingono i poveri contro i ricchi”. La presenza a Roma dello Stato del Vaticano resta infatti uno dei principali motivi della attrattività culturale e turistica della città.
Quanto è grande Roma.
Il Comune di Roma conta quasi tre milioni di abitanti mentre la città metropolitana – costituita dai 21 comuni della ex provincia di Roma – raggiunge i 5 milioni,facendone la quarta area urbana europea dopo quelle di Parigi, Londra e Reno/Ruhr. La popolazione attiva sfiora i due milioni di abitanti e il tasso di occupazione è del 63% contro i 582 della media nazionale. Nel Comune di Roma sono registrate oltre 370 mila imprese con 1,7 milioni di addetti. Nella città metropolitana il complesso delle imprese raggiunge le 500 mila unità (contro le 380 mila di Milano ) e gli addetti sfiorano i due milioni.
La incredibile vicenda dei tram.
Mussolini disse: ” Voi toglierete la stolta contaminazione tranviaria che ingombra le strade di Roma”. E subito vennero smantellati i 430 km di binari che coprivano Roma con una fitta rete; oggi ne restano solo 50. Se é vero che l’opera più forsennata di smantellamento si deve a Mussolini, io ricordo però che negli anni Sessanta c’erano ancora, sul Lungotevere, i doppi binari di quella che allora chiamavamo ”Circolare”: utilissimi ed eliminati con un conseguente disastro di traffico.
Abusivismo
Il passaggio, in pochi anni, da uno a tre milioni di abitanti ha portato con sé un boom edilizio, in gran parte fondato sull’abusivismo , da quello spicciolo degli immigrati a quello colossale dei grandi costruttori. Nel solo 1970 vengono costruiti 4.000 appartamenti abusivi, che salgono a 18.600 nel 1974. Il risultato consiste in 100 km quadrati di aree costruite abusivamente , pari al 20% dell’intera superficie di Roma. L’abusivismo edilizio (spesso accompagnato da quello fiscale) è periodicamente condonato ma poi lo Stato è costretto a fornire i servizi alle opere condonate, spendendo due volte di più di quel che ricava dai condoni.
Case history: la linea C. Altrove si corrompe per fare le cose, in Italia per non farle: “la corrotta Madrid” ha 12 linee di metropolitana, mentre Roma ne ha due e mezzo. I lavori delle linea C iniziarono nel 2007 per concludersi nel 2013, costando 1,9 miliardi. A tutt’oggi non sono ancora conclusi e forse non si concluderanno mai, ma comunque costeranno almeno 5,7 miliardi. E questo in un Comune che aveva, quando si è insediata la sindaca Raggi, 17 miliardi di deficit.
I sindaci di Roma. Due sindaci escono con un giudizio pienamente positivo dall’analisi di De Masi: Nathan e Petroselli. E’ di grande interesse leggere le innumerevoli e colossali operazioni di ammodernamento della città del primo, ma anche Petroselli esce molto bene, soprattutto per il risanamento delle borgate e per il tentativo di alleggerire il peso degli uffici pubblici sul centro con il Sistema Direzionale Orientato (SDO), per il quale si erano impegnati per anni i dirigenti dell’IRI e dell’Italstat (all’epoca, come capo ufficio stampa dell’IRI, tentai tutto il possibile perché l’opera non venisse abbandonata). Venendo ai sindaci più recenti, la ricerca di De Masi giudica molto criticamente il siluramento di Marino, partito con importanti realizzazioni (fra cui la “liberazione” dei Fori Imperiali dal traffico); promuove a pieni voti Rutelli, che fra l’altro abbellisce Roma con nuove piazze e giardini e arricchisce le strutture culturali della città,mentre boccia sonoramente Veltroni, soprattutto per il “suo” Piano Regolatore, che permetteva di edificare 70 milioni di metri cubi. Avendo seguito in particolare questi due sindaci come socio promotore della associazione Roma Nuovo Secolo, non condivido – per quanto riguarda Rutelli – il giudizio positivo sulla apertura del MAXXI: bello ma inutile visto che esistevano già due sedi del MACRO, la principale delle quali, in via Nizza, è per lo più deserta (come inevitabilmente il MAXXI, affidato da anni ad un vertice poco qualificato). Quanto a Veltroni, avrei voluto che fosse ricordato il suo capolavoro: il Festival del Cinema, diventato rapidamente “Festa” per moderare l’ira di Venezia, poi “Festaval”, infine tornato “Festa”, con il suo tappeto rosso “de noantri”. Per non parlare del ricordo che Walter ha voluto lasciare ai posteri, con un “Ponte della Musica” che parte dalle vicinanze del Teatro Olimpico e finisce contro una pompa di benzina.
L’analisi – piuttosto impietosa – della situazione di Roma che emerge dal libro di De Masi non è nuova, anche se ben approfondita. Basti pensare a quel che scriveva Alberto Moravia nel lontano 1975: “Roma è una delle città peggio tenute e più sporche d’Europa”, con una periferia “paragonabile solo a certe città asiatiche o sudamericane”.
Quale futuro per Roma. De Masi e i suoi esperti vedono anche la possibilità di un futuro migliore per Roma, che potrebbe partire favorita dal fatto di essere la città più bella e più desiderata del mondo: un futuro basato sulla scienza, la ricerca scientifica, il terziario avanzato, l’audiovisivo e – naturalmente – un turismo più qualificato e meglio servito dalle strutture urbane.
Il libro individua anche due scadenze non remote che potrebbero trainare il cambiamento di Roma: i 150 anni di Roma Capitale, nel 2020, e poco dopo, nel 2025, il 34° Giubileo ( salvo “edizioni straordinarie” come quella della Misericordia voluta da Papa Bergoglio).
Nel complesso, un libro complesso, di non facile lettura, molto importante per capire i guai di Roma e al tempo stesso vedere le sue grandi possibilità.
P.S. Un limite del libro è nel fatto che accenna soltanto ad un problema che mi appare invece (e non solo a me) importantissimo ed ineludibile: l’impegno dello Stato per sostenere, anche finanziariamente, la sua Capitale, che fra l’altro si trova di fatto ad essere anche la Capitale della Chiesa, con tutti i problemi logistici ed organizzativi che ciò comporta, con i Giubilei, le udienze papali del mercoledì e i “giri turistici” della bara di Padre Pio in mezzo al traffico impazzito di Roma. Questo il principale accenno alla questione contenuto in “Roma 2030”: In altri paesi europei, prendendo atto delle spese sostenute da ogni città capitale come Londra o Parigi per il fatto stesso di essere capitale, sono stati stabiliti congrui finanziamenti e leggi speciali. Per Roma, bisognerà aspettare fino al 1881 perché il governo Crispi faccia approvare uno stanziamento di 50 milioni di lire come contributo alle opere pubbliche della città”.
Sarà giusto ricordare ciò che fece nel 2014 Giovanni Legnini, sottosegretario al Ministero dell’Economia e delle Finanze nel governo Renzi, con delega per i “profili finanziari e piani di rientro degli Enti locali, compresa Roma Capitale”. Legnini fece predisporre il piano della giunta Marino ottenendo, a fronte dell’impegno a tener in ordine i conti del Comune riducendo costi e società partecipate, uno stanziamento annuale di 150 milioni circa a carico del bilancio dello Stato, destinato all’esercizio delle funzioni di Roma Capitale, sul modello di quando avviene per le altre capitali europee. Lo stanziamento era pluriennale e ciò evitava di combattere ogni anno una improba battaglia contro i mulini a vento. Da allora lo stanziamento annuale è proseguito, anche se ridotto a 110 milioni, ed ora vi è una proposta del Ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia di aumentarlo di 100 milioni l’anno, anche tenendo conto dei molti impegni previsti per i 150 anni di Roma Capitale.
Domenico De Masi: Roma 2030. Einaudi editore, Pagine 428. Euro 20

Carlo Troilo

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