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Le osservazioni di Carteinregola al Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale

Villino Leopardi sulla Nomentana (II municipio)

Sono in dirittura d’arrivo e presto approderanno al voto dell’Assemblea Capitolina due regolamenti che riguardano l’affidamento di beni pubblici di proprietà di Roma Capitale: il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale e il Regolamento dei Beni Immobili di Roma Capitale per finalità di interesse generale. Due regolamenti che, con altre denominazioni, erano stati affrontati anche nella precedente consigliatura: il primo sotto forma di una Proposta di Delibera Popolare avanzata da decine di associazioni e non approvata dalla maggioranza pentastellata, la seconda oggetto di una Proposta dell’allora Presidente della Commissione Patrimonio Francesco Ardu insieme all’allora Assessora Valentina Vivarelli, che dopo un dibattito protrattosi per anni con varie realtà impegnate nel sociale e anche con Carteinregola e CILD (Centro di Iniziativa per la legalità democratica), non era poi stata – fortunatamente – portata in Aula. La nuova Amministrazione ha ripreso in mano entrambi i regolamenti, il primo sotto l’egida dell’Assessore Assessore al Decentramento, Partecipazione e Servizi al Territorio per la Città dei 15 minuti Andrea Catarci, il secondo promosso dall’Assessore al Patrimonio Tobia Zevi.

Carteinregola, dopo una battaglia per la pubblicazione delle bozze dei due reoglamenti, per far sì che fossero condivise con tutta la cittadinanza le scelte che riguardano un patrimonio collettivo prima delle decisioni finali, ha ottenuto la pubblicazione del primo, ma non del secondo (vedi interlocuzione con Segretariato tuttora aperta (1)

Queste le osservazioni di Carteinregola alla bozza pubblicata sul sito comunale della Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale (il 9 novembre abbiamo inviato le osservazioni sul Regolamento dei Beni Immobili di Roma Capitale per finalità di interesse generale, che non essendo pubblico non possiamo pubblicare)

Una prima osservazione generale:  Carteinregola segue da anni gli sviluppi sia del Regolamento delle concessioni dei beni immobili appartenenti al patrimonio demaniale ed indisponibile di Roma Capitale, sia della Proposta di delibera popolare ‘Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa di beni comuni urbani’, entrambi giunti a un passo dall’approvazione separatamente, con nuovi titoli.

Si tratta di  due Regolamenti  che a nostro avviso  dovrebbero essere riunificati in un unico Regolamento dei Beni pubblici di Roma capitale, di cui entrambi dovrebbero essere sottocategorie (tanto più che, nella bozza di Proposta del primo, un articolo è dedicato a una descrizione sommaria dei “patti di collaborazione”, fulcro del Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale) . Questo per trasparenza e chiarezza.

Entriamo ora nel merito del Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale, che, dopo la Delibera di iniziativa popolare avanzata alla precedente  Amministrazione e mai approvata, è stato oggetto di 3 incontri pubblici organizzati dall’Assessorato alla Partecipazione,  rispettivamente il 19 maggio, il 22 giugno e il 12 ottobre 2022, e che, anche in seguito alle richieste di Carteinregola,  ha  pubblicato il testo  in bozza sul sito istituzionale.

Carteinregola si era già espressa in più occasioni sul testo del Regolamento sulla collaborazione tra cittadini e amministrazione per la cura, la rigenerazione e la gestione in forma condivisa di beni comuni urbani (2) che in buona parte ricalca il prototipo elaborato  da Labsus  che, con qualche differenza, è stato adottato da molte città italiane e  anche dalla Regione Lazio, con la LR 10/2019 “Promozione dell’amministrazione condivisa dei beni comuni”.

In particolare le nostre obiezioni  riguardavano innanzitutto l’inserimento, nelle Definizioni (Art.2) nella categoria dei “cittadini attivi”  di “formazioni sociali … anche di natura imprenditoriale”, senza che ne fossero precisate le categorie nè esplicitate le finalità non a fini di lucro, e quindi  la previsione dei “Patti di collaborazione complessi” che a nostro avviso erano troppo poco definiti per escludere con certezza il rischio di privatizzazioni mascherate.  

Nell’attuale bozza pubblicata sul sito istituzionale, è definitivamente sparito “realtà di natura imprenditoriale” nella definizione di cittadini attivi, ed è anche evidenziato, come da noi richiesto, “chiunque altro, indipendentemente dalla residenza o dalla cittadinanza, si attivi, per periodi di tempo anche limitati, in modo personale, spontaneo, gratuito, senza fini di lucro, neanche indiretto”.

Tuttavia resta quella categoria di “Patti di collaborazione complessi(art. 9) per la quale continuiamo ad avere varie controindicazioni,  a partire dalla collocazione di categorie di immobili e beni che hanno caratteristiche di valore storico e/o culturale e/o paesaggistico tali da essere assoggettati a vincoli o tutele o che, in aggiunta o in alternativa, hanno dimensioni e valore economico significativo o che, in aggiunta o in alternativa, comportano attività complesse o innovative volte al recupero, alla trasformazione ed alla gestione continuata nel tempo per lo svolgimento di attività di interesse generale” in un Regolamento di amministrazione condivisa con i cittadini, beni che a nostro avviso dovrebbero rientrare a buon titolo nel Regolamento delle concessioni dei beni immobili appartenenti al patrimonio demaniale ed indisponibile di Roma Capitale.

Inoltre l’articolo 9,   con   notevole genericità, non precisa le categorie di beni che possono essere oggetto di Patti Complessi,  anche se dalla descrizione sopracitata si può facilmente dedurre che ci si riferisca principalmente ad immobili di grande pregio e di consistente valore economico, che possono richiedere anche progetti articolati  e investimenti consistenti per il recupero.

Riteniamo che non possano essere messi sullo stesso piano i Patti di collaborazione semplice, come ad esempio l’affidamento di un casotto in un giardino pubblico,  a titolo gratuito,  alle associazioni di quartiere in cambio della manutenzione dell’area verde, e Patti che riguardano  immobili di grandissimo valore come il Villino Leopardi sulla Nomentana o Forte Antenne a Villa Ada:  il salto di dimensione, e le conseguenti implicazioni, di quest’ultima tipologia di “patto”,  richiede altri strumenti normativi e procedurali. E anche una maggiore specificazione riguardo al  “chi” e al “come” dovrebbe finanziare gli indispensabili interventi per rendere fruibili gli immobili  – nel caso che non si tratti di finanziamenti pubblici –  e anche in che modo i soggetti privati  potrebbero ottenere un ritorno dagli investimenti – in molti casi  di grande entità – sostenuti.

Naturalmente non siamo contrari aprioristicamente alla collaborazione pubblico/privato per la ristrutturazione e la restituzione all’utilizzo pubblico di  immobili importanti in stato di degrado, ma esistono già diverse possibilità ampiamente regolamentate, dal mecenatismo alle sponsorizzazioni, fino al project financing e alle concessioni. Mentre non è chiaro, per i Patti Complessi,  quali siano le modalità  dell’uso pubblico dei beni. Anche se ora si premette  “senza  fini di lucro” e si precisa che i cittadini “non possono in alcun modo realizzare attività o interventi che contrastino con la fruizione collettiva dei beni oggetto dei patti di collaborazionenon viene chiarito, nel caso di immobili che richiedano corposi investimenti, se la fruizione collettiva può limitarsi solo a una parte del bene (come ad esempio il Palazzo della Civiltà Italiana – “Colosseo Quadrato” – all’EUR divenuto la sede della Maison Fendi nell’ottobre 2015, che ha riservato il Piano terra a un allestimento museale aperto al pubblico)   o solo a  un lasso di tempo (ad esempio solo in alcune giornate o orari) o solo a determinate categorie (ad esempio solo per le scuole con cadenze prefissate).

 Va inoltre fatto presente che se il bene richiede forti finanziamenti che dovrebbero essere affrontati dai “cittadini attivi”, rischia di diventare  assegnabile solo a cittadini assai benestanti che possono permettersi di fare investimenti a fondo perduto,  e che potrebbero vedere premiata una proposta di utilizzo che non necessariamente corrisponde all’uso e all’interesse pubblico (ne è un esempio l’immobile storico dato in concessione all’associazione “Amici  della Pipa”  in cambio dei  lavori di restauro, che ci risulta  utilizzarlo  per attività prevalentemente interne dell’associazione).

Aggiungiamo che a una rapida rassegna sui siti di alcune città che hanno adottato da tempo un Regolamento dell’amministrazione condivisa, ci sembrano prevalere in grande misura  i patti ordinari, che riguardano l’adozione di aree verdi o stradali, mentre sembrano decisamente più limitati i casi  di amministrazione condivisa di immobili di pregio o di valore, con esempi di edifici ristrutturati e riadattati a spese pubbliche e quindi dati in uso ad associazioni e realtà cittadine. Su questo punto intendiamo in ogni caso promuovere ulteriori e documentati  approfondimenti.

Chiediamo quindi di abolire dal Regolamento i Patti Complessi, consegnandoli alle fattispecie già previste da altre normative e regolamenti, a partire dal Regolamento dei beni indisponibili; se ciò non fosse possibile, chiediamo di rivedere l’art. 9 specificando maggiormente le varie fattispecie di beni che possono essere oggetto di Patti Complessi,  indicando le regole per le contropartite di eventuali investimenti privati e soprattutto le condizioni non negoziabili dell’utilizzo pubblico.

Infine riteniamo che debba essere esplicitato, come già nella bozza del regolamento dei beni indisponibili, che i cittadini e i gruppi che propongono i patti debbano firmare anche una dichiarazione di adesione ai valori costituzionali e dell’antifascismo: “Roma, Medaglia d’Oro al Valor Militare per la Resistenza, mette in atto anche nella gestione del suo patrimonio i principi della democrazia, dell’antifascismo, del rifiuto della violenza e della lotta contro ogni discriminazione, impedendo che i suoi immobili siano gestiti da soggetti che non si riconoscono in tali valori”(indicazione presente nella “parallela” bozza del Regolamento dei Beni Immobili di Roma capitale per finalità di interesse generale)

Gruppo Patrimonio di Carteinregola

9 novembre 2022* ultima modifica 10 novembre 2022

Vedi anche PatrimonioComune cronologia materiali https://www.carteinregola.it/index.php/patrimonio-comune/

scarica Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale – scarica Bozza Regolamento del 12 10 2022

*la lettera è stata inviata il 7 novembre 2022


[1] Il 29 settembre 2022 Carteinregola ha inviato una richiesta di pubblicazione della Proposta di delibera Regolamento dei Beni Immobili di Roma capitale per finalità di interesse generale e della Proposta di delibera Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni materiali ed immateriali di Roma Capitale, in particolare della prima che, essendo di natura regolamentare ed essendo già stata inserita all’ODG dell’Assmeblea Capitolina dovrebbe essere pubblica ai sensi dell’ Art. 24 del Regolamento per il diritto di accesso ai documenti, ai dati e alle informazioni approvato dalla Deliberazione Assemblea Capitolina n. 6 -2019. (vedi Carteinregola chiede la pubblicazione delle delibere regolamentari sul sito di Roma Capitale (come da Regolamento accesso agli atti) La risposta del segretariato è stata l’invio della bozza di delibera a Carteinregola (> vedi Segretariato, a che gioco giochiamo?)

(2) Si veda

Beni Comuni, i cittadini attivi sono diversi dagli imprenditori -1 Febbraio 2021Continua#

Due osservazioni/richieste sul Regolamento Beni Comuni della Delibera di iniziativa popolare -14 Ottobre 2020Continua#

Regolamento Beni Comuni di Labsus: le obiezioni di Carteinregola-19 Marzo 2018 Continua#

Regolamento Beni Comuni: le osservazioni di Labsus alle nostre obiezioni -26 Marzo 2018 Continua#

 

 

 

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