Progetto Flaminio: pensateci bene
Autore : Redazione
Un’immagine del progetto partecipato per il servizi pubblici locali Biblioteca/casa del quartiere
Progetto Flaminio/Città della Scienza: le perplessità di Carteinregola alla vigilia della discussione – e del voto – della nuova Delibera varata dalla Giunta Raggi.
E’ in arrivo al voto dell’Assemblea capitolina la Proposta di deliberazione per la adozione del programma integrato in variante al Piano Regolatore Generale degli ex stabilimenti militari Macchine elettriche di precisione di Via Guido Reni. Un progetto che riguarda un’ampia area nel cuore del Flaminio, di fronte al MAXXI e poco lontano
Un’immagine del progetto partecipato per il servizi pubblici locali Biblioteca/casa del quartiere
dall’Auditorium, per decenni in abbandono, ceduta dal demanio a Cassa Depositi e Prestiti SGR, con l’accordo, siglato durante l’Ammnistrazione Marino, di restituire quasi metà dell’area a usi pubblici e sociali.
Il progetto, incardinato alla Delibera n.54 del 7 agosto 2014, prevedeva di realizzare il quartiere della “Città della Scienza”, un nuovo pezzo di città che avrebbe visto la realizzazione, a fianco di residenze, negozi e un albergo privati, di una piazza pubblica, servizi per il quartiere, una quota di alloggi per housing sociale e, secondo il progetto della Giunta Marino, la Città della Scienza.
Per la realizzazione del masterplan si è tenuto un processo partecipativo a cui hanno aderito una quindicina di associazioni e comitati di quartiere (*), ed è stato indetto un concorso poi vinto dallo Studio Viganò, che ha consegnato il progetto del masterplan nel dicembre 2015. Un secondo tavolo con le associazioni, promosso dal II Municipio, ha messo a punto, nella primavera 2017, un progetto per la parte destinata ai servizi per il quartiere, individuando le destinazioni in una biblioteca e un centro polifunzionale/Casa del quartiere.
Tuttavia per anni, il progetto è poi rimasto al palo e le lettere inviate agli assessori Bergamo (cultura) e Montuori (urbanistica) dalle associazioni che si erano impegnate nei tavoli partecipati, lettere che chiedevano notizie dei progetti pubblici – Città della scienza e servizi locali- rimasti in sospeso, non hanno più avuto alcuna risposta.
Ora abbiamo appreso dalla stampa che l’11 ottobre scorso la Giunta Raggi ha finalmente approvato una Proposta di delibera che, dopo i passaggi in Municipio e nelle Commissioni, dovrebbe essere votata in Assemblea capitolina. Nel testo, presente anche nel sito comunale alla voce “Convocazioni e proposte Assemblea Capitolina”, si trova una novità di non poco conto e una sorprendente assenza.
La novità consiste nel fatto che mentre prima l’incarico per la progettazione della parte residenziale e dei servizi pubblici locali era stato affidato da Cassa Depositi e Prestiti allo stesso studio Viganò, a costo zero per il Comune, la nuova Delibera prevede che il Comune spenda 100.000 euro di soldi pubblici per fare un concorso di progettazione ( secondo l’intervista dell’assessore Montuori a La Repubblica addirittura internazionale).
La spiegazione fornita dalla Delibera è che tale scelta sarebbe in coerenza con l’articolo 5 di un Protocollo di Intesa stipulato tra CDPI SGR e Comune il 6 ottobre 2014, che prevedeva che “Roma Capitale e CDPI procederanno in maniera autonoma all’attuazione degli interventi di rispettiva competenza, in base alle norme applicabili ad ognuno di essi. In particolare il Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica bandirà concorsi di progettazione per gli edifici e gli spazi pubblici e per la Città della Scienza e CDPI sgr affiderà l’incarico di progettazione defintiiva ed esecutiva di edifici e spazi privati…”.
Tuttavia, a noi sembra che tale rimando a concorsi pubblici sia da riferirsi alla progettazione dell’edificio che dovrebbe ospitare l’eventuale Città della Scienza, e ci risulta che non vi sia alcun obbligo di legge per ricorrere a un concorso pubblico per realizzare la progettazione (non la realizzazione) dei servizi locali.
E se certamente il ricorso a concorsi è da considerare una buona pratica di una buona amministrazione, nel caso specifico, sussistono varie perplessità.
Infatti non si tratta di un intervento che parte da zero, che prevede quindi un ampio spettro di possibilità progettuali, ma di un progetto già assai definito attraverso il lavoro del tavolo delle associazioni, che hanno presentato una dettagliata proposta, da realizzarsi non attraverso una nuova costruzione, bensì attraverso la ristrutturazione di due capannoni degli ex stabilimenti militari, con l’intento di mantenerne le caratteristiche per la memoria storica del quartiere.
Oltretutto ci risulta che Cassa Depositi e Prestiti – che ha seguito il processo partecipativo con un suo rappresentante – avesse incluso tale progettazione, sia a livello definitivo che esecutivo, nell’incarico affidato allo Studio Viganó – selezionato attraverso un concorso- , senza alcun onere per il Comune.
E ci si chiede come mai, in una situazione di scarsità di risorse pubbliche, si sia deciso di investire 100.000 euro di soldi pubblici per una progettazione che sarebbe realizzata a spese di Cassa Depositi e Prestiti .
Se non possiamo che apprezzare la preoccupazione dell’Amministrazione per garantire una adeguata qualità architettonica, ricordiamo che in ogni caso il progetto è sempre soggetto all’approvazione del Comune. E ci chiediamo, dopo anni di comunicazioni interrotte con la cittadinanza che ha partecipato al progetto, se e come saranno tenute in conto le proposte delle associazioni e dei comitati di quartiere.
Ma soprattutto, stupisce che un tale impegno anche economico, non sia stato rivolto alla definizione della parte assai più rilevante, da tutti i punti di vista, che è ben la metà di tutto il progetto.
Manca infatti nella Delibera l’indicazione sulla destinazione del comparto che la Giunta Marino aveva previsto di destinare a Città della Scienza e anche sulla destinazione dei circa 43 milioni di contribito straordinario . In tre anni e mezzo di amministrazione Raggi nulla, evidentemente, è stato ancora deciso: dopo le affermazioni dell’allora assessore Berdini, che, nell’unico incontro pubblico nel novembre 2016, che aveva escluso che si mantenesse il progetto del Museo della Scienza, nessun dibattito pubblico, anzi non se ne è proprio più parlato.
E nella Proposta di Delibera che andrà in aula, c’è un buco nero riassunto così: il comparto destinato a “attrezzatura culturale – città della scienza” prevede un “programma funzionale” in 3 fasi di attuazione: “la fase zero, che prevede il riuso delle strutture esistenti, la fase uno, che realizza il programma fino a 12.000 mq di S.U.L., la fase 2 che prevede il completamento fino a 27.000 mq di S.U.L., fasi che prevedono la demolizione/sostituzione degli edifici esistenti, anche per realizzare i parcheggi e gli archivi interrati“. Sulla destinazione , si propongono in poche righe una serie di funzioni collegate al precedente progetto della Città della scienza”:”La città della scienza, servizio culturale urbano altamente specializzato, dovrà rappresentare tutti gli aspetti multidimensionali della scienza: logico/filosofico e metodologico, sperimentale, applicativo, storico sociale e svolgere un fondamentale ruolo aggregativo, sia per la comunità scientifica cittadina, offrendo luoghi di confronto e condivisione, spazi di co-working e laboratori transitori, incubazione di impresa e assistenza, sia per la partecipazione e l’ascolto del territorio, a servizio dei cittadini e delle strutture scolastiche, come luogo per la formazione-educazione e per l’apprendimento permanente
Come mai non viene precisata e articolata chiaramente la destinazione dell'”attrezzatura culturale”Museo/città della Scienza”? E perché non viene bandito per questa il concorso, in questo caso internazionale, investendo le risorse comunali in un’operazione di ben altra scala e rilevanza rispetto a una biblioteca/casa del quartiere? ( Oppure: come mai non è ancora stato deciso definitivamente cosa si vuole realizzare in un’area incastonata in un quadrante ricco di funzioni culturali, strategico per la città?)
Infine: è evidente che, se anzichè procedere alla realizzazione delle parti pubbliche, e in particolare di quelle al servizio del quartiere, in parallelo alla realizzazione delle parti private (residenziale, albergo, spazi commerciali), realizzazione che per entrambe – va notato – è a carico di CDPI SGR, si dividono i destini delle due costruzioni, dirottando su un percorso assai più lungo la procedura delle parti pubbliche, facendola ripartire da un concorso di progettazione, e esponendo la città al rischio che, secondo un copione romano che ben conosciamo, le edificazioni private siano terminate in tempi stretti, mentre le parti pubbliche rimangano a lungo in sospeso. E magari finiscano, tra qualche anno, con l’essere rimesse in discussione da qualche prossima amministrazione.
In tutto questo, ancora una volta dobbiamo prendere atto della scarsa coerenza di un Movimento che predica la democrazia diretta, la trasparenza e la partecipazione della cittadinanza, e che non tiene in nessuna considerazione l’impegno di tanti cittadini che hanno investito il loro tempo libero per incontrarsi, discutere, studiare, proporre, presentare agli altri cittadini, il progetto della Biblioteca/casa di quartiere. Ce n’è una burocratica traccia nel riepilogo degli antefatti della delibera, mentre nei resoconti giornalistici c’è sempre e solo la propaganda di chi non sa riconoscere i contributi altrui.
Ma in questo caso, è un aspetto secondario. Quelli prinicipali sono il rischio che nell’area si finiscano le opere private e restino al palo quelle pubbliche, con spreco di tempo e soprattutto di soldi pubblici.
( ultima modifica: 8 novembre ore 11)
Anna Maria Bianchi Missaglia
6 novembre 2019
vedi Progetto Flaminio, cronologia emateriali (in aggiornamento)
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(*) sugli esiti di tale tavolo rispetto alle linee guida del concorso ci sono stati pareri anche molto critici