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La Rai e il processo di Mafia Capitale

foto da Metro 6 aprile 2016

foto da Metro 6 aprile 2016 http://www.metronews.it/16/04/06/il-processo-mafia-capitale-dimenticato-dalla-rai.html

AGGIORNAMENTO:  le telecamere Rai sono tornate in aula, già il giorno dopo l’articolo di Marco Carta, probabilmente grazie alla sua segnalazione. L’articolo sottostante quindi è superato (ma è di monito per vigilare su come viene usato il servizio pubblico)

Mentre continuano le polemiche  sul caso “Porta a porta” con l’intervista   di Bruno Vespa al figlio di Totò Riina, e tutti- ma proprio tutti – esprimono sconcerto e sdegno per la scelta del giornalista di Rai Uno di intervistare il figlio del boss (e fare pubblicità al suo libro)*, Marco Carta su Metro   lancia l’allarme per la scelta della Rai di  non fare più riprese al processo in corso di Mafia Capitale: “da giorni le telecamere della Rai disertano le udienze del delicato processo romano, che vede alla sbarra, fra i 39 imputati, il “nero” Massimo Carminati, l’ex re delle coop rosse Salvatore Buzzi e molti esponenti politici romani, come l’ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti o l’ex capogruppo regionale Pdl Luca Gramazio…anche le agenzie di stampa, praticamente in blocco, da oltre un mese hanno deciso di non seguire più il processo…”. E  la scelta  della Rai è particolarmente grave perchè è  “l’unica emittente ad essere autorizzata a riprendere le fasi del dibattimento, con l’obbligo di fornire gratuitamente il girato a chiunque ne faccia richiesta“. Quindi se la Rai non fa le riprese,  “impedisce a tutti gli altri organi di informazione di avere accesso alle riprese video delle udienze di un processo che proprio nei prossimi giorni vivrà momenti cruciali…”. Non sono necessari commenti… (AMBM)

Il processo Mafia Capitale dimenticato dalla Rai

Metro,  06/04/2016  Marco Carta
ROMA. La possibile intervista al figlio di Toto Riina, che questa sera presenterà il suo libro nel salotto televisivo di Bruno Vespa, da ore sta animando il dibattito pubblico nazionale. Per evitare le polemiche della scorsa estate, quando sempre a Porta a Porta vennero ospitati alcuni membri della famiglia Casamonica, la presidente della Commissione Antimafia, Rosy Bindi, ha già chiesto “un ripensamento” all’azienda pubblica radiotelevisiva, i cui vertici sperano di convincere Bruno Vespa a fare marcia indietro. Le possibilità che questo accada sono remote. Ma mentre in Rai ci si interroga se sia opportuno offrire visibilità all’erede di uno dei maggiori protagonisti della criminalità organizzata, nessuno, al contrario, sembra preoccuparsi dell’oblio in cui è caduto il processo Mafia Capitale.

Da giorni, infatti, le telecamere della Rai disertano le udienze del delicato processo romano, che vede alla sbarra, fra i 39 imputati, il “nero” Massimo Carminati, l’ex re delle coop rosse Salvatore Buzzi e molti esponenti politici romani, come l’ex presidente del consiglio comunale Mirko Coratti o l’ex capogruppo regionale Pdl Luca Gramazio. Il fatto di per sè potrebbe essere derubricato come una mera scelta editoriale: anche le agenzie di stampa, praticamente in blocco, da oltre un mese hanno deciso di non seguire più il processo e la Rai, al contrario di Radio Radicale, sempre presente, si sarebbe semplicemente allineata sulla stessa posizione.

Il problema non esisterebbe se la Rai, come hanno deciso i giudici della X sezione penale in una delle prime udienze, non fosse l’unica emittente ad essere autorizzata a riprendere le fasi del dibattimento, con l’obbligo di fornire gratuitamente il girato a chiunque ne faccia richiesta. Di fatto, l’assenza della Rai impedisce a tutti gli altri organi di informazione di avere accesso alle riprese video delle udienze di un processo, che proprio nei prossimi giorni vivrà momenti cruciali. Domani, infatti, sarà chiamato a testimoniare Marco Milanese, storico collaboratore dell’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti. Ma i telespettatori italiani rischiano di non saperlo mai.

MARCO CARTA

* unica voce discordante quella di  Marco Travaglio, che su Il fatto Quotidiano,  il giorno dopo il “fattaccio”,  rileva come il giornalista che sappia fare il suo mestiere al servizio dei suoi lettori/spettatori, possa  intervistare tutti: il problema è se a personaggi controversi vengano rivolte domande scomode, che permettano di far venire alla luce  nuovi pezzi di realtà, o se invece si tratti  – come è tradizione italiana – del solito microfono aperto in cui è l’intervistato a menare le danze…

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