Demolizione villini: chi ha ragione, l’Istituto Nazionale di Urbanistica o il neo assessore della Regione Lazio?
Autore : Redazione
dal sito IMU Lazio I villini del Quartiere Monte Sacro a Roma
di Anna Maria Bianchi Missaglia
Il 10 aprile 2018, il neoassessore regionale all’urbanistica – e consigliere regionale nella passata consiliatura – Massimiliano Valeriani ha inviato una lettera a Repubblica a proposito del dibattito sulle demolizioni dei villini nei quartieri della città storica (in calce). In realtà si tratta di una risposta, anche se Valeriani non lo cita nemmeno, all’Istituto Nazionale di urbanistica (INU) che sulla Legge di rigenerazione urbana regionale ha scritto qualche giorno fa un documento critico e propositivo (1), ripreso dallo stesso quotidiano in un articolo di Paolo Boccacci il 7 aprile (2).
Anche questa volta, come già l’ex assessore Civita, a cui Valeriani è subentrato con una inedita staffetta (3), il responsabile dell’urbanistica regionaleripete le stesse litanie sul “fine di limitare il consumo di suolo, razionalizzare il patrimonio edilizio esistente e recuperare le aree urbane con funzioni eterogenee e tessuti edilizi incompiuti, migliorando la sicurezza statica, insieme a quella sismica, e l’efficienza energetica degli immobili esistenti e favorendo la realizzazione e il completamento delle opere pubbliche“. Detto così, suona bene, soprattutto per i comuni cittadini che di termini tecnici, come osserva Maurzio Geusa, ne capiscono assai poco.
Cittadini che potrebbero pensare – ancora una volta – che il destino dei villini a rischio demolizione di cui “si dibatte” “in questi giorni” derivi dalla“Legge regionale per la rigenerazione urbana“, mentre gli interventi di “sostituzione edilizia” che da mesi occupano le cronache romane sono in realtà la conseguenza del famigerato “Piano Casa 2” di Civita e Zingaretti, scaduto il 31 maggio 2017, ma che fino ad allora ha fatto in tempo a collezionare una serie di domande (pare centinaia a Roma) di ampliamenti e di demolizioni e ricostruzioni, di cui moltissimi che rigaurdano villini e altri edifici di pregio della città storica. Questo è accaduto, lo diciamo ancora una volta, per esclusiva responsabilità della Giunta Zingaretti e dei consiglieri della maggioranza regionale, compreso Valeriani, che il 31 ottobre 2014 hanno prorogato per ulteriori due anni e mezzo molte opportunità edilizie offerte dal Piano Casa della Polverini con le annesse deroghe ai Piani regolatori comunali, che hanno legato le mani al Comune di Roma. Ieri alla Giunta Marino, oggi alla Giunta Raggi (4).
Questo per quanto riguarda il “Piano casa2”, che ormai appartiene al passato, anche se i suoi effetti hanno cominciato a emergenere prepotentemente nel presente. Ma anche la nuova Legge per la rigenerazione urbana di cui parla Valeriani ha nella pancia un piccolo “Piano casa”
E per il futuro, con buona pace delle rassicurazioni del neo assessore all’urbanistica, i rischi non cessano, dato che anche la Legge per la rigenerazione entrata in vigore a luglio ha un articolo – articolo 6 “interventi diretti” – che permette ai privati di demolire e ricostruire dove si fa più profitto – villini o edifici della città storica – e non nei quartieri degradati.
Lo ha messo nero su bianco l’Istituto Nazionale di Urbanistica, che si è a suo tempo opposto al Piano casa Polverini, al Piano casa 2 Zingaretti, e che un anno fa ha inviato molte proposte di emendamento alla commissione regionale quando trattava questa legge per la Rigenerazione urbana.
Scrive l’INU (1): “La nuova legge, come la precedente [il Piano casa 2 NDR], incentiva le azioni di rinnovo edilizio, affiancate ora da quelle di rigenerazione urbana, con premialità consistenti in incrementi di volume edificabile. Essa tuttavia può avere un impatto negativo su quei tessuti storici realizzati a Roma a partire dall’Unità d’Italia…In particolare i villini della prima metà del secolo scorso, spesso associati alla proprietà unica dell’immobile, sono inseriti in ambiti di grande valore storico, ambientale e di paesaggio urbano, quindi anche immobiliare.”(…) “Queste condizioni di contesto rendono finanziariamente appetibili le operazioni di integrale sostituzione edilizia con ampliamenti che però snaturano la qualità dei tessuti in cui sono inseriti” (…)”Oggi questo fenomeno molto dannoso per la qualità urbana si potrebbe riprodurre nei quartieri Trieste, Salario, Nomentano, San Lorenzo, Garbatella, Monteverde vecchio, Prati, Delle Vittorie e nella stessa Città Giardino. Una difesa efficace dei tessuti a villini – testimonianza significativa dei valori storici, estetici ed ambientali della città di Roma, elemento importante della sua memoria materiale – richiede la concreta e leale collaborazione tra tutte le pubbliche amministrazioni che possono svolgere un ruolo nell’azione di tutela”. L’Istituto di urbanistica formula alcune proposte alla Regione e al Comune. Alla Regione Lazio, ritenendo troppo limitata la tutela offerta dal PTPR (Piano Territoriale Paesistico Regionale) dato che “nel caso di Roma l’insediamento storico coincide con la città interna alle mura aureliane, cioè una porzione urbana molto ridotta rispetto alla “Città storica” , chiede quindi esplicitamente una modifica della legge. “Occorre dunque una modifica della LR 7/2017 che, per gli interventi diretti di ristrutturazione edilizia e di demolizione e ricostruzione con ampliamento (fino al 20%) previsti all’art. 6 della legge, estenda l’esclusione anche alle “zone omogenee A individuate dai PRG approvati, o a loro parti da definirsi con deliberazione di consiglio comunale, purché più ampie di quelle definite dal PTPR”.
Non corrisponde al vero, quindi, secondo quanto evidenziato dall’INU, che “Proprio con una delibera di consiglio comunale, dunque, le amministrazioni locali possono governare tutti i processi di trasformazione del territorio, tutelando, rigenerando e valorizzando il patrimonio esistente“, come scrive Valeriani nella lettera.
E infatti aggiunge l’INU: “Questa esclusione è necessaria perché, mentre nei precedenti articoli della LR – art. 2 (programmi di rigenerazione urbana), art. 3 (ambiti di riqualificazione e recupero edilizio), art. 4 (cambio di destinazioni d’uso) e art. 5 (miglioramento sismico ed efficientamento energetico) – gli interventi devono essere preceduti da una valutazione di merito del Comune (approvazione di programmi, definizione di ambiti, approvazione di varianti), nel caso degli interventi diretti previsti all’art. 6 l’attuazione “sempre consentita” è rimessa alla sola decisione della proprietà immobiliare”. Cioè, non è sottoposta alla valutazione del Comune.
Invece, secondo il neo assessore Valeriani la legge “non presenta buchi nella tutela e nella salvaguardia del patrimonio urbanistico, nè tantomeno favorisce la speculazione edilizia“.
Gli emendamenti proposti dall’INU nel marzo 2017 alla PL 365, oggi Legge 7/2017, con la sopressione dell’art. 5, oggi 6, “Interventi diretti”
Chi ha ragione, quindi, l’Istituto Nazionale di Urbanistica o il neo assessore all’urbanistica della Regione Lazio?
Sul “Piano casa 2” quello che sta accadendo dimostra che gli allarmi dell’INU, di Carteinregola, di Italia Nostra, di Cittadinanzattiva Lazio, di Legambiente, di VAS, di Salviamo il Paesaggio e di tutti quelli che si sono mobilitati contro la proroga di un Piano che permetteva deroghe automatiche al Piano regolatore, avevano ragione.
Sarebbe ora che – “Giunta nuova- vita nuova” – chi è al governo della Regione Lazio avesse il coraggio di dire ai cittadini la verità sulle demolizioni dei villini che oggi destano tantapreoccupazione nei cittadini. E rimettesse subito mano alla Legge per la Rigenerazione urbana per modificarla, a partire dall’art. 6, per evitare che questi casi possano diventare centinaia in futuro e strarvolgere i tessuti urbani storici della Capitale, distruggendo parti importanti del nostro paesaggio, della nostra memoria, della nostra identità.
E sarebbe ora che il M5S regionale si decidesse a chiedere atti concreti che dimostrino un vero cambio di rotta, prima di dare appoggi alla traballante maggioranza regionale.
O si possono ringoiare battaglie non appena ci si trova davanti a un uscio socchiuso?
Anna Maria Bianchi Missaglia
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(3) In seguito alla nomina come assessore del consigliere Valeriani, l’ex responsabile dell’urbanistica regionale Civita – primo dei non eletti – è diventato consigliere regionale
(4) Infatti per tutti gli edifici fuori dal perimetro delle mure aureliane e alcuni nuclei storici isolati (*), che non fossero vincolati o non fossero stati inseriti nella Carta per la qualità(**), il Comune non poteva e non può esercitare alcuna discrezionalità. C’è quindi da augurarsi che il Ministero dei Beni Culturali si stia attivando rapidamente, come annunciato, per apporre vincoli almeno per i villini, edifici e quartieri di pregio oggetto di interventi in istruttoria, che non hanno cioè ancora ottenuto le autorizzazioni per costruire (***). Per gli altri, il timore è che si possa fare ben poco.
(*)dalla Delibera 2012/9 del 30 gennaio 2012 ( Scarica 2012-9 Delibera Piano Casa Assemblea Capitolina)Limitazioni, specificazioni e/o esclusioni per gli interventi di cui al Capo II della L.R. n. 21/2009 e ss.mm.ii.
Gli interventi di cui al Capo II della L.R. n. 21/2009 e ss.mm.ii. non si applicano nelle aree esterne all’Insediamento Urbano e Storico individuato dal PTPR *, in osservanza di quanto disposto all’art. 2, comma 4, della citata L.R., agli immobili ricadenti nella Città Storica nei Tessuti T1, T2, T3, T10 ed agli Edifici e Complessi Speciali.
Negli Spazi aperti della Città Storica sono consentiti esclusivamente gli interventi di cui all’art. 3 della citata L.R.
Si tratta dei
T1 Tessuti di origine medievale (T1)
T2 Tessuti di espansione rinascimentale e moderna preunitaria (T2)
T3 Tessuti di ristrutturazione urbanistica otto-novecentesca (T3)
T10 Nuclei storici isolati (T10)
Edifici e complessi speciali.
ne risulta che il Piano casa, in base alla Delibera comunale può essere applicato (in assenza di vincoli o altre tutele)
Tessuti di espansione otto-novecentesca ad isolato (T4)
Tessuti di espansione otto-novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme (T5)
Tessuti di espansione novecentesca a fronti continue (T6)
Tessuti di espansione novecentesca a lottizzazione edilizia puntiforme (T7)
Tessuti di espansione novecentesca con impianto moderno e unitario (T8)
Edifici isolati (T9)
(**) Per gli edifici elencati nella Carta, la pur riduttiva delibera dell’allora Sindaco Alemanno, ha stabilito che, in attesa del suo aggiornamento, sarebbero stati sottoposti al parere del “competente ufficio”. Il parere doveva essere espresso entro 50 giorni dalla richiesta, dopo di chè sarebbe scattato il silenzio/assenso.