Stadio della Roma: nemmeno il minimo sindacale ?
Autore : Redazione
dal sito stadiodellaroma.com
Ribadendo ancora una volta la nostra contrarietà all’operazione “Stadio della Roma e annessi”, ci appelliamo ai rappresentanti degli enti coinvolti nella Conferenza dei Servizi Decisoria, che hanno il dovere di adempiere con disciplina e onore alle funzioni pubbliche a loro affidate, affinchè la chiusura della Conferenza avvenga solo dopo che sono state stabilite e incardinate tutte le garanzie a tutela dei cittadini e della città. E chiediamo alla politica di non usare una trasformazione urbana così impattante come strumento di propaganda o di scontro in questo mesto scenario preelettorale.
Il 4 e il 5 dicembre è convocata la prossima riunione della Conferenza dei servizi decisoria per l’esame di diversi ambiti tematici del progetto del Nuovo Stadio della Roma.
Poiché, come già dichiarato in apertura della passata riunione, l’intenzione sembra quella di chiudere il procedimento con un “progetto bocciato o approvato”, “da cui non si può tornare indietro”, vogliamo fare appello al senso di responsabilità di tutti gli organi decisori, che non sono chiamati a giustificare la validità dell’operazione, ma a compiere una valutazione tecnica della fattibilità del progetto e delle sue ricadute sulla città, sul patrimonio comune e sulla qualità della vita dei cittadini.
Chiediamo che la conferenza non sia chiusa prima che siano stati dettagliatamente definiti tutti gli aspetti riguardanti le opere pubbliche e le garanzie a tutela dell’interesse pubblico. Chiediamo che sia definito e reso pubblico il testo della convenzione, nel quale siano indicati con chiarezza: gli obblighi da rispettare, la fonte di finanziamento, le modalità di realizzazione, i tempi, i soggetti responsabili della vigilanza e le conseguenze in caso di mancato rispetto. Chiediamo che non sia adottato alcun provvedimento che conferisca alcun tipo di edificabilità in modo disgiunto dalla realizzazione di tutte le opere che sostanziano l’interesse pubblico della proposta.
Il dibattito che si è svolto nel corso dell’ultima riunione ha rivelato una realtà che non era da noi immaginabile, considerando che il procedimento aveva già visto una prima conferenza chiusa negativamente e che il nuovo progetto era in corso di elaborazione da vari mesi in base ai pareri e alle prescrizioni forniti a getto continuo dagli uffici.
E oggi imperativi che fin dall’inizio erano stati sbandierati ai cittadini come certezze non negoziabili, vengono dichiarati irraggiungibili – o disinvoltamente aggirabili – dagli stessi uffici chiamati a valutarne l’adempimento.
Il caso più clamoroso riguarda l’incremento del carico del nuovo Stadio e del Business center per quanto riguarda la mobilità, carico che si era sempre assicurato che sarebbe stato spartito “50 a 50” tra trasporto pubblico e privato. Oggi si scopre – a pareri “positivi con prescrizioni” consegnati da tutti e 4 i soggetti decisori – che quel calcolo è assai incerto. E che mancano ancora degli studi sui flussi di traffico e di passeggeri, che non si sa chi dovrà riqualificare le linee su ferro, né con quali fondi potrà farlo, né se il pugno di nuovi treni e il restauro di alcuni vecchi convogli sarà sufficiente per garantire il servizio promesso, né se senza tronchini intermedi la frequenza dei treni sarà quella stabilita.
E nessuno ha avuto il coraggio di dire chiaramente se il cosiddetto “Ponte di Traiano”, era davvero indispensabile, come sostenuto fino a poco tempo fa, o se invece se ne poteva fare a meno, come emerge dagli ultimi pareri, magari spiegando cosa è cambiato nel frattempo.
Ma soprattutto, in una città massacrata dalle opere pubbliche incompiute o mai realizzate, sembra addirittura messa in discussione l’unica vera assicurazione che un’ Amministrazione seria non può negare ai cittadini: che prima del primo fischio di inizio della prima partita della Roma, siano pronte tutte le infrastrutture pubbliche promesse da tre anni ai romani.
Ma tanti altri sarebbero gli imperativi categorici da inserire nella Convenzione con il proponente privato, che recepiscano fino all’ultima prescrizione senza lasciare scappatoie, né a cambi di volumetria, grazie a qualche forma di “Piano casa” travestito da “rigenerazione urbana”, nè a cambi di destinazione residenziale, magari introdotta da qualche provvidenziale emendamento di fine legislatura.
Questo è il minimo sindacale, che deve essere assicurato per un’operazione che non abbiamo ritenuto di pubblico interesse fin dai suoi esordi, e che oggi – stiamo constatando – ha perso anche quelle poche difese – e anticorpi – che avrebbero dovuto preservarla dal destino di tante grandi opere della Capitale.
Un destino segnato, una storia che non insegna niente a nessuno.
Carteinregola
Per osservazioni e precisazioni : laboratoriocarteinregola@gmail.com
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Vedi anche
Stadio della Roma: sulla pelle dei cittadini 6 riflessioni a margien della Conferenza dei Servizi del 24 novembre 2017 di Anna Maria Bianchi e Cristina Lattanzi