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Stadio della Roma, Vele di Calatrava, Stadio Flaminio: c’è grande confusione sotto il cielo di Roma

Continua il carosello di rivelazioni sul destino del progetto del nuovo Stadio della Roma a Tor di Valle, con le solite ricorrenti ipotesi di locations alternative, da Tor Vergata allo Stadio Flaminio. Facciamo il punto sulle reali possibilità.

Dopo l’ottimistico annuncio della Sindaca Raggi di qualche giorno fa sull’imminente conclusione dell’iter per lo Stadio della Roma a Tor di Valle – “Siamo pronti, in questi giorni abbiamo fatto ulteriori riunioni e abbiamo trovato un accordo in comune [con la Regione Lazio NDR] sulla Roma-Lido. Mi auguro che entro Natale saremo in grado di fare un bel regalo ai tifosi della squadra” (1) – è saltata fuori una nota del Dipartimento Urbanistica del 13 ottobre scorso, diretta a Eurnova – la società di Luca Parnasi, il costruttore arrestato per corruzione nell’inchiesta sullo stadio romanista – indirizzata alla Roma AS, alla Sindaca e ad altri uffici comunali, in cui si avverte che. “Il complesso immobiliare non è nella libera disponibilità dell’attuale proprietaria Eurnova Spa“, per cui, come fa presente La Repubblica, autrice dello scoop (2)sull’area gravano ipoteche per 42 milioni di euro da eliminare prima di cedere tutto all’immobiliarista ceco Radovan Vitek“. Di qui i titoli, rimbalzati su varie testate, sull’addio allo stadio di Tor di Valle da parte della Roma, e il solito carosello di ipotesi su locations alternative che sarebbero al vaglio della società romanista per il progetto dello Stadio, e anche della Lazio, che a sua volta è sempre alla ricerca di un suo impianto sportivo in esclusiva.

Perfino il giornalista di Il Tempo Fernando Magliaro, in genere molto scettico sulle voci ricorrenti di affossamento del progetto e/o di trasmigrazione da Tor di Valle, per un momento si è lasciato andare a pronostici (3), salvo poi correggere con approfondite argomentazioni (4).

Certamente noi di Carteinregola, da sempre molto critici sul progetto dello Stadio della Roma fin dalla versione Marino/Caudo (5) e anche sulle modalità con cui è stata portata avanti e conclusa la Conferenza dei servizi decisoria in Regione Lazio sulla nuova versione del progetto Raggi/Montuori – lasciando una serie di problemi irrisolti e rimandandoli a ulteriori fasi successive (6) -, non possiamo che salutare positivamente l’eventuale tramonto della prospettiva edificatoria a Tor di Valle e la sua ricollocazione in altre aree, più adeguate e magari più servite di infrastrutture così da non rendere necessari scambi opere pubbliche/cubature.

Tuttavia, se ciò dovesse avvenire, ci sembra assai improbabile che sia a causa di 42 milioni di euro di ipoteche che dovrebbero essere eliminate “prima di cedere tutto all’immobiliarista ceco Radovan Vitek“. Anche perchè, come fa notare il citato articolo di Repubblica, la cifra è piuttosto “esigua a fronte di un masterplan da un miliardo di euro“.

Nei tanti approfondimenti che abbiamo fatto negli anni sulla vicenda (5) non ci siamo mai occupati dell’assetto proprietario nè delle varie questioni legali collegate, concentrandoci sulla trasparenza e sul pubblico interesse dell’operazione. Ma va detto che il progetto Stadio era ed è ancora – sempre più – una patata bollente per tutti. Per i privati che devono investire – l’emergenza Covid ha modificato la maggior parte degli scenari economici e degli stili di vita, rendendo assai meno redditizie cubature commerciali e direzionali, nonchè impianti sportivi da migliaia di posti che si vorrebbero usare anche per eventi e spettacoli – ma anche per l’Amministrazione comunale pentastellata, da sempre in difficoltà con un pezzo consistente del Movimento proprio per il dietrofront sul progetto Stadio, e nello stesso tempo timorosa di deludere tanti elettori tifosi.

Un impedimento legale potrebbe essere quindi una provvidenziale via d’uscita, con i danni collaterali dei soldi investiti dai privati nel progetto – ma questo si chiama “rischio d’impresa”, visto che nessuno poteva garantire fino all’approvazione finale in Regione che non sarebbero emersi ostacoli invalicabili – e, anche se non lo considera mai nessuno, le risorse, umane e non solo, impegnate dagli uffici pubblici dei vari ordini e gradi per un progetto privato – sebbene “di pubblico interesse” (7) – oltretutto distolte da situazioni ben più urgenti e necessarie per la città.

Ma vogliamo dire due parole sui ricorrenti scenari alternativi di Tor Vergata e dello Stadio Flaminio, ipotesi, quest’ultima, sostenuta anche dal sottosegretario all’ambiente e all’urbanistica Roberto Morassut (PD) (8), già assessore all’urbanistica delle Giunte Veltroni, nella versione in abbinamento allo Stadio Olimpico, con una spartizione tra le squadre Lazio/Roma.

Lo Stadio della Roma a Tor Vergata?

L’area, da sempre evocata come soluzione alternativa a Tor di Valle, è quella della cittadella universitaria del VI Municipio, dove si trova la Città dello Sport, conosciuta anche come le “Vele di Calatrava”, opere incompiute progettate per i mondiali di nuoto del 2009 e mai finite (9). Va chiarito innanzitutto che i terreni di Tor Vergata non sono del costruttore Caltagirone, come spesso erroneamente riportato, e nemmeno del suo gruppo Vianini spa, capofila di un’associazione temporanea di 19 imprese, che, in quanto  vincitrice di una gara europea, ha stipulato con l’Università una convenzione nel 1987 ed è da allora concessionaria esclusiva di tutti i lavori. Lo sappiamo bene perchè se oggi si può leggere la versione integrale della convenzione  – che, incredibilmente,  non aveva un termine temporale prefissato, nè un elenco delle opere che avrebbero dovuto essere realizzate – è grazie alla nostra  e ad altre associazioni che nell’estate 2016 hanno scritto al Rettore della Seconda Università di Roma chiedendo di pubblicare sul sito istituzionale la Convenzione (10). In ogni caso la proprietà dei terreni è ed è sempre stata completamente pubblica, dell’Università. Recentemente è apparsa la notizia che nella bozza della prossima finanziaria sarebbero stati accantonati 325 milioni, 25 per risolvere un contenzioso con il citato gruppo guidato da Vianini/Caltagirone e il resto, 100 milioni l’anno per 3 anni, per il completamento del cantiere della piscina e del palazzetto dello sport con una società mista pubblico/privata (11). Successivamente sembra che sia stata fatta marcia indietro e che siano rimasti solo i soldi per il contenzioso, forse per le giuste levate di scudi su un investimento spropositato in un’opera faraonica, insostenibile anche per i costi di gestione e manutenzione, che inizialmente prevedeva un costo di realizzazione di 60 milioni di euro che negli ultimi conteggi era arrivato a circa 660 milioni di euro, con 280 milioni di euro già spesi (12). E va ricordato che 300 milioni sono l’equivalente di investimenti infrastrutturali di un intero anno per tutta la città di Roma, una città con interi quartieri ancora sprovvisti di fognature, strade e illuminazione pubblica.

Oltretutto, secondo molti lo Stadio non entrerebbe “fisicamente” all’interno del comprensorio universitario di 600 ettari: sia nel perimetro occupato dalle “Vele”, sia in altre aree, libere ma piene di reperti archeologici.

E vogliamo ricordare che, a maggior ragione se si risolvesse la Convenzione con Vianini, per realizzare uno Stadio privato su terreni pubblici, la società sportiva proponente dovrebbe essere selezionata attraverso procedure di evidenza pubblica (7). E ciò vale anche per l’ipotetica cessione a privati dello Stadio Flaminio e/o dello Stadio Olimpico, due impianti pubblici, che oltretutto presentano, soprattutto il Flaminio, notevoli criticità.

Lo Stadio della Roma – o della Lazio – allo Stadio Flaminio? (13)

Sintetizziamo qui quanto abbiamo già scritto in varie occasioni (14), sulle numerose e in parte insormontabili controindicazioni alla trasformazione dell’ impianto a ridosso dell’Auditorium sotto le pendici dei Parioli in uno stadio per il calcio di Serie A e per quello europeo. In primis le norme e i regolamenti sportivi nazionali ed internazionali (15) che implicano un aumento delle sedute e una copertura, cioè modifiche strutturali assai impattanti su una struttura realizzata per i Giochi della XVII Olimpiade nel 1960, su progetto  di Antonio e Pierluigi  Nervi nel 1959, catalogata nella Carta della Qualità e dal 2018 con un vincolo architettonico (16). E l’impossibilità di realizzare parcheggi sotterranei per la presenza di reperti archeologici (è stata trovata una necropoli dell’età del bronzo e a pochi metri di distanza c’è la villa romana inglobata nell’Auditorium) (17), e, soprattutto, di mettere in atto tutte le misura di sicurezza prescritte per una struttura in mezzo all’abitato (18). Oltretutto da tempo il Campidoglio, proprietario dello Stadio, ha avviato un progetto di recupero, seppure per ora non finanziato (19). E va considerato anche l’impatto insostenibile su un quartiere che già subisce le conseguenze delle partite e degli eventi dello stadio Olimpico poco distante e dei sempre più numerosi poli di attrazione.

Qualcuno ha giustamente rilevato come le tutele architettoniche potrebbero essere bypassate grazie a un recente emendamento al Decreto semplificazioni (20) che impone al Ministero dei Beni Culturali di considerare “l’esigenza di preservare il valore testimoniale dell’impianto” [un impianto sportivo tutelato NDR] recessiva rispetto all’esigenza di garantire la funzionalità dell’impianto medesimo ai fini della sicurezza, della salute e della incolumità pubbliche, nonché dell’adeguamento agli standard internazionali e della sostenibilità economico – finanziaria dell’impianto”, dando il via libera a demolizioni e ricostruzioni con la conservazione di piccole parti “ad memoriam” . Tuttavia è possibile che il provvedimento si riveli incostituzionale, poichè cancella le prerogative del MIBACT nell’approvazione dei progetti, nonchè la tutela di beni culturali.

E allora?

Ma alla fine queste ipotesi ci sembrano un inutile passatempo: lo Stadio o si farà comunque a Tor di Valle – sapremo poi, o non sapremo mai, quali movimenti si agitavano nel back stage di questo continuo battage – o magari non si farà più perchè non conviene più a nessuno. E la tardiva scoperta dell’incerta proprietà dei terreni toglierà le castagne dal fuoco a molti.

Restano sul tavolo altri punti sui quali sarebbe necessario fare qualche riflessione, anche in vista delle prossime elezioni romane del 2021. Il primo: per Tor di Valle: quale destino per l’area verde nell’ansa del Tevere, attualmente una discarica a cielo aperto, se non si facesse più lo stadio? Noi auspichiamo che venga affrontato il tema,e che la sua riqualificazione avvenga nel perimetro di quanto previsto dal Piano Regolatore.

Il secondo: la vicenda Stadio della Roma, come quella precedente di Piazza dei Navigatori (21) a cui si aggiunge la recente vicenda del Centro Commerciale Maximo (22), dimostra che siamo arrivati al capolinea degli Accordi di Programma Pubblico-Privato. Non può essere questa, a maggior ragione dopo la pandemia e il cambiamento epocale che ne conseguirà, la strada per lo sviluppo della città.

C’è bisogno di aria nuova nella politica cittadina.

Anna Maria Bianchi Missaglia

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

27 novembre 2020

NOTE

(1) Corriere dello sport 19 novembre Stadio Roma, Raggi: “Entro Natale un bel regalo ai tifosi”

(2) La Repubblica 21 novembre 2020 La Roma dice addio allo stadio di Tor di Valle, “quei terreni sono pignorati” di Lorenzo D’Albergo

(3) blog di Fernando Magliaro/Il tempo 21 novembre 2020 Stadio, Tor di Valle al palo. Alternative: Flaminio o Tor Vergata

(4) blog di Fernando Magliaro/Il tempo 24 novembre 2020 Flaminio, una suggestione impossibile

blog di Fernando Magliaro/Il tempo 24 novembre 2020 Tor Vergata, stretta è la via

(5) Vedi Stadio della Roma cronologia materiali

(6) Vedi Ma il progetto dello Stadio è stato davvero approvato?del 20 febbraio 2019

(7) vedi Scarica 3 commi LEGGE 27 dicembre 2013, n. 147  LEGGE 27 dicembre 2013, n. 147 art. 1 commi 303 304 305

(8) marione.net 24 novembre 2020 Roberto Morassut a Te la do io Tokyo: Olimpico alla Roma e Flaminio alla Lazio è un’operazione fattibile (audio completo) Roberto Morassut, Sottosegretario di Stato per l’Ambiente e la tutela del territorio e del mare, è intervenuto in diretta a Te la do io Tokyo, la trasmissione ideata e condotta da Mario Corsi, in onda tutti i giorni sui 101.500 di Centro Suono Sport dalle 10 alle 14.

(9) Città dello sport – Wikipedia

(10) vedi Trasparenza: le associazioni scrivono al Rettore dell’Università di Tor Vergata-5 Luglio 2016

L’università di Tor Vergata pubblica la convenzione chiesta dalle associazioni 30 Agosto 2016 Continua#

(11) DIRE 10 novembre 2020 Roma, rinasce la città dello sport di Calatrava: in legge di bilancio 325 milioni per completarla

(12) Nel 2014, durante la consiliatura Marino l’allora assessore all’Urbanistica di Roma Capitale Caudo aveva concordato con l’Università Tor Vergata e con lo stesso architetto Calatrava una riconversione della Vela che ospita la Piscina in sede della facoltà di Scienze Naturali, con un costo per il completamento che si aggirava intorno ai 70/80 milioni di euro.

(13) Vedi Stadio Flaminio – II Municipio Cronologia – materiali (aggiornato al 10 dicembre 2017) a cura di Anna Maria Bianchi e Maurizio Geusa  Continua#

(14)Stadio Flaminio1: può diventare lo Stadio della Lazio 12 Aprile 2016 Continua#

Stadio Flaminio, ancora il progetto di farne lo Stadio della Lazio … 12 aprile 2017 https://www.carteinregola.it/index.php/stadio-flaminio-il-progetto-stadio-lazio/

(15) scarica la linee guida UEFA per gli stadi di qualità

(16) Nel Piano regolatore di Roma, quello vigente, è classificato come “Edificio speciale – Caposaldo architettonico e urbano”.
Il che significa che gli eventuali interventi sull’impianto “non devono arrecare pregiudizio all’integrità dei caratteri tipologici, formali e costruttivi degli edifici di interesse storico-architettonico”.
C’è poi un secondo vincolo, quello architettonico che è stato apposto con un Decreto Ministeriale del 27 settembre 2018 ai sensi dell’articolo 12 del Codice dei Beni culturali

(17)http://www.romasotterranea.it/scoperte-sotterranee-allo-stadio-flaminio.html

(18) la normativa di riferimento per gli stadi (2012) dal sito Tifosobilanciato(…) Oltre a definire le modalità procedurali necessarie per la costruzione o ristrutturazione di impianti sportivi, il Decreto fornisce le disposizioni relative all’ubicazione dell’impianto o del complesso sportivo, al rispetto delle misure di prevenzione degli incendi, nonché ai vari requisiti che devono essere rispettati relativamente alla sicurezza (sistemazione degli spettatori, separazione fra zona spettatori e zona attività sportiva, vie di uscita, aree di sicurezza e varchi, distribuzione interna dei percorsi di smistamento, servizi di supporto della zona spettatori).

(19)( IL Campidoglio a fine ottobre ha presentato un consistente corpus di linee guida (600 pagine) realizzato da La Sapienza e finanziato dalla Getty Foundation per indicare come si dovrebbe recuperare il Flaminio.

(20) vedi Emendamento “sblocca stadi” o “sblocca centri commerciali” ? (sicuramente “blocca tutele culturali”) -6 Settembre 2020

(21) vedi Piazza Navigatori, riaprire i giochi con negoziati dai contorni incerti? -12 Dicembre 2015

(22) Centro commerciale MAXIMO, un caso di scuola… 5 Novembre 2020Continua#

Centro Maximo, il solito mega centro commerciale (e il solito ritardo delle opere pubbliche)…23 Settembre 2020 Continua#

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