Sui PMO (Piani Massima Occupabilità) prima di tutto serve trasparenza
Autore : Redazione
Vicolo dei Savelli, l’angusta piazzetta dove il I Municipio ha fatto recentemente valere il divieto di tavolini esterni del PMO approvato (foto AMBM)
Chi e in base a quali regole decide quanto suolo pubblico si può concedere agli esercenti privati per i tavolini di bar e ristoranti in spazi centrali anche angusti, ma economicamente molto remunerativi? In ballo c’è il rispetto della sicurezza pubblica, la tutela dei monumenti storici e del paesaggio, oltre al diritto alla fruizione dello spazio da parte dei pedoni.
Per dirla con estratti da sentenze del TAR del Lazio (1) “i piani di massima occupabilità [PMO] delle vie e piazze del centro storico trovano la loro giustificazione nell’esigenza dell’amministrazione comunale di individuare forme omogenee di fruizione di spazi pubblici da parte di operatori commerciali in luoghi di notevole interesse pubblico, nell’obiettivo di garantire una rigorosa tutela del patrimonio storico, culturale, artistico ed ambientale e per garantire un equilibrio tra l’espansione delle attività commerciali, la regolamentazione del traffico urbano e la tutela della residenzialità nonché, anche, per salvaguardare il diritto alla salute dei cittadini ” e “La natura dell’atto di concessione amministrativa o.s.p. [occupazione suolo pubblico], di conseguenza, conferisce al Comune una serie di prerogative, volte a regolare l’uso temporaneo del bene in alcune aree della città, in prevalenza situate nel centro storico, dove l’occupazione del suolo pubblico è limitata dall’esistenza di un preponderante pubblico interesse diretto alla salvaguardia del patrimonio storico-culturale e dove, quindi, gli interessi imprenditoriali dei privati si rivelano recessivi rispetto agli interessi pubblici volti alla tutela dei beni architettonici e, in generale, del patrimonio monumentale e culturale della città“.
Da tempo cerchiamo di seguire con attenzione l’iter dei PMO (Piani di Massima Occupabilità) del I Municipio, una vicenda complessa di cui si occupa il Coordinamento Residenti Città Storica (2) e di cui qualche mese fa la consigliera del I Municipio Nathalie Naim (Radicali italiani) ha ricostruito gli aspetti fondamentali e la funzione di interesse pubblico (3) e su cui è intervenuto anche il Consigliere Adriano Labbucci (Sinistra per Roma) (4).
Negli ultimi mesi il Consiglio del I Municipio ha avviato l’approvazione di alcuni Piani già licenziati dalla Commissione tecnica (5), mentre continuano le pressioni dei privati per ottenere che molti Piani vengano rivisti, in particolare laddove sono stati ridotti o azzerati gli spazi concessi. Ci risulta che il centrodestra municipale intenda presentare un Ordine del Giorno per la revisione dei PMO già approvati, e che la maggioranza di centrosinistra abbia presentato in Commissione Commercio una bozza di risoluzione (che dovrebbe approdare oggi 6 dicembre in Consiglio) in cui, oltre a manifestare l’intenzione di chiudere l’approvazione dei Piani già pronti entro pochi mesi, è stata inserita una proposta assai discutibile per i progetti di riqualificazione (6) e si annuncia, “una volta conclusa la fase di approvazione dei PMO“, che il Consiglio si impegna a “definire con gli uffici un iter di analisi di revisione dei Piani per chiarire le casistiche in cui è possibile chiedere la revisione e accelerare i tempi di chiusura del processo (…)”, oltre che per la creazione di un tavolo tecnico più partecipato per valutare “l’eventuale modifica dei criteri di programmazione ed attuazione dei PMO”. Un aggregato verbale assai sibillino, dalle cui maglie si possono desumere scenari assai diversi. Di quali Piani da revisionare stiamo parlando? Dei PMO già approvati? Di quelli già predisposti dalla Commissione tecnica e in attesa di approvazione? Di quelli già individuati che debbono ancora essere realizzati nelle schede dalla Commissione tecnica (7)? Dei criteri per i Piani a venire?
Il rischio “tela di Penelope”, di una continua rimessa in discussione del lavoro già fatto, consentendo il perdurare dello “status quo” è sempre dietro l’angolo.
E che il tema sia particolarmente scottante lo dimostra anche una singolare uscita del segretario del PD del I Municipio, che, secondo quanto riportato dal quotidiano La Repubblica il 16 settembre scorso(8), avrebbe criticato la scelta della Presidente Sabrina Alfonsi (PD), dopo i “5 giorni di serrata imposti dalla polizia municipale a una pizzeria in Vicolo dei Savelli a causa la presenza dei tavoli all’esterno del locale in una zona che non ne prevede nessuno“. Secondo l’articolo citato “Marco Cappa“, vicinissimo al segretario romano del PD Andrea Casu” avrebbe dichiarato che « Certo, le regole vanno rispettate , ma i ristoratori e i commercianti sono gli ambasciatori di Roma con i turisti, non possiamo fare la lotta a loro”.
Restiamo in attesa che il PD romano decida se “gli interessi imprenditoriali dei privati” debbano essere “recessivi rispetto agli interessi pubblici volti alla tutela dei beni architettonici e, in generale, del patrimonio monumentale e culturale della città” come sentenzia il TAR e come suggerirebbe anche il senso istituzionale, oppure se sia meglio “non fare la lotta ai ristoratori e ai commercianti“, in nome del solito tormentone sul rischio della perdita dei posti di lavoro, ormai diventato il passepartout per ogni provvedimento che comprime gli interessi dei privati per difendere quelli pubblici. Nel frattempo chiediamo che il Municipio garantisca la TOTALE TRASPARENZA. Trasparenza sulle localizzazioni, sulle superfici concesse, sui canoni e soprattutto sulle cause e le norme che hanno comportato la riduzione o il diniego all’ OSP e – se sciaguratamente si rimettesse mano alle decisioni già prese – sulle motivazioni della sua eventuale modifica.
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Dal sito del Comune/Municipio, PMO schede per osservazioni
- Attualmente abbiamo individuato nel sito comunale e municipale, digitando la parola chiave “PMO” (non abbiamo trovato alcuna sezione dedicata) solo delle astruse tavole portate recentemente all’approvazione del Consiglio municipale, pubblicate per permettere ai soggetti interessati, come previsto dalle norme, di inviare le proprie osservazioni entro i termini stabiliti.
E’ a nostro avviso un diritto dei cittadini avere accesso a informazioni che – lo ricordiamo – riguardano un bene pubblico, con percorsi che ne permettano il facile reperimento sulle pagine web istituzionali e in una forma che ne consenta la comprensione anche ai non addetti ai lavori. E le informazioni sulle OSP concesse devono essere a disposizione sempre, non solo nell’intervallo per le osservazioni, anche per permettere a chiunque di verificare se le disposizioni dei Piani vengono rispettate, in una città dove “tavolino selvaggio” è purtroppo una piaga che comprime i diritti di residenti e turisti.
Anche dalla trasparenza su informazioni come queste si misurano la serietà e l’imparzialità – e le buone intenzioni – dell’Amministrazione.
Anna Maria Bianchi Missaglia
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinegola@gmail.com
particolare PMO Scheda di via del Portico di Ottavia
(1) (TAR Lazio (RM), Sez. II-Ter, n. 6928, del 11 luglio 2013 TAR Lazio, II ter, 4 aprile 2013, n. 3446; TAR Lazio, II ter, 19 giugno 2012, n. 5649). http://www.lexambiente.net/materie/beni-culturali/75-giurisprudenza-amministrativa-tar75/9600-beni-culturalipiani-di-massima-occupabilita-delle-vie-e-piazze-del-centro-storico.html
(2)Tavolini e spazi urbani: conflitto o armonia?http://www.carteinregola.it/wp-admin/post.php?post=62707&action=edit&message=10
Un piccolo “trattato” sulle occupazioni di suolo pubblico per attività commerciali private, di Paolo Gelsomini, di Carteinregola e del Coordinamento Residenti Città storica, che segue la problematica fin dal 2008,…
Redazione –25 luglio 2018Continua#
(27 settembre 2018 ) In questi giorni la Commissione Commercio del I Municipio sta affrontando i Piani di Massima Occupabilità per alcune strade del Centro storico. Riproponiamo un articolo inviatoci…
Redazione –26 settembre 2018Continua#
(4) Adriano Labbucci: PMO, serve un’idea di centro storico fondata sul primato del pubblico rispetto al privato
Riceviamo e volentieri pubblichiamo un intervento di Adriano Labbucci, consigliere di Sinistra x Roma al I Municipio, a proposito dei Piani di massima occupabilità del suolo pubblico nel centro storico,… Redazione –30 agosto 2018Continua#
(5) L’iter dei PMO (estratto modificato dall’articolo di Nathalie Naim)
la Commissione Tecnica è formata da Soprintendenze, Uffici Tecnici e del Commercio, dal Dipartimento Mobilità, dalla Polizia Locale, Vigili del Fuoco, che, dopo una minuziosa ricognizione dei luoghi – centimetro alla mano – in base a criteri basati per lo più sulle norme vigenti e sul rispetto delle peculiarità dei luoghi , come previsto dal regolamento OSP approvato dal Consiglio, predispone una scheda per ogni via e piazza, dove si individuavano gli spazi idonei per le occupazioni di suolo pubblico. Per le OSP già rilasciate si cerca di mantenerle – quando possibile, magari ridimensionate – in alcuni casi si procede alla revoca, ma è previsto anche l’eventuale rilascio di nuove autorizzazioni. L’iter adottato prevede che le proposte della Commisione tecnica vengano visionate dalla Commissione consigliare del Municipio, che deve raccogliere le osservazioni delle associazioni di residenti e di categoria dei commercianti, che possono visionare le schede presso il Consiglio per circa 10 giorni. Le osservazioni,comprese quelle dei consiglieri, vengono poi inviate alla Commissione Tecnica per le valutazioni, che può accoglierle o respingerle motivando. Infine le schede vengono sottoposte al voto del Consiglio Municipale.
(6) Il Coordinamento Residenti Città Storico ha scritto ai consiglieri municipali contestando il punto della bozza di risoluzione di maggioranza in cui si prevede, per i PMO individuati ma non ancora “lavorati” dalla Commissione tecnica, che siano attuati mediante lo “strumento di progetti di riqualificazione delle aree interessate dai piani da sottoporre all’attenzione della Commissione tecnica e degli uffici competenti, elaborati da un numero pari al 90% degli operatori degli esercizi pubblici che insistono sull’area, dei residenti e dei cittadini”
(7) Se questo fosse, se per questi piani si dovessero applicare nuovi “criteri di programmazione ed attuazione” partoriti da un tavolo tecnico non meglio definito nel ruolo e nelle funzioni, se fosse introdotto per questi Piani in attesa da anni lo “strumento di progetti di riqualificazione delle aree interessate elaborati dal 90% degli operatori degli esercizi pubblici che insistono sull’area, dei residenti e dei cittadini interessati”, come propone un altro passaggio della bozza di risoluzione, si creerebbe una grave disparità di trattamento tra piani già licenziati e vigenti e quelli ancora da predisporre.
(8) La Repubblica 16 settembre 2018 Tavolini irregolari chiude la pizzeria ed è rissa nel Pd
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