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The Good Lobby il monitoraggio dei fondi dal sito che traccia il PNRR è impossibile

(dal sito thegoodlobby.it 22 7 2022) Italia Domani ha informazioni parziali e ricostruire la mappatura completa non è un lavoro «per tutti i cittadini», come prometteva il governo. Tra i beneficiari spuntano anche dei condannati

di Francesca Cicculli, Carlotta Indiano

Questa è la seconda puntata dell’inchiesta “Le mani sulla Ripartenza” sul conflitti di interessi e le opacità del Pnrr in Italia, organizzata in collaborazione fra IrpiMedia e The Good Lobby.
Il progetto è finanziato dai cittadini e dalle cittadine. 

L’inchiesta in breve:

  • Il portale Italia Domani, creato per aggiornare il Paese sui progressi del Pnrr e favorire il monitoraggio civico sui fondi che l’Italia sta ricevendo dall’Unione Europea, contiene pochi dati, per lo più tecnici e illeggibili dalla maggior parte dei cittadini.
  • Per capire quali sono i progetti vincitori dei fondi e scoprire i criteri di selezione dei beneficiari delle missioni bisogna ricorrere a molteplici fonti e normative, che fanno in modo che il portale Italia Domani non sia né intuitivo, né esaustivo.
  • IrpiMedia ha analizzato i file presenti sul Catalogo Open Data di Italia Domani, scoprendo che gli unici beneficiari pubblicati sul portale sono quelli relativi a un intervento specifico, una submisura, della Missione 1 per la digitalizzazione delle piccole e medie imprese.
  • Sul portale manca qualsiasi dato relativo alle gare, alle documentazioni che le aziende beneficiarie di questa submisura dovrebbero aver presentato, o qualsiasi altro dettaglio che renda effettivamente trasparenti le informazioni diffuse dal governo. Non sappiano neanche se i fondi siano stati erogati totalmente e se i progetti siano già in fase di attuazione. Le informazioni sono altrove.
  • Delle 5mila aziende beneficiarie presenti sui file analizzati, IrpiMedia ha scoperto che alcune sono dirette da imprenditori condannati per bancarotta fraudolenta o evasione fiscale. Altri hanno legami con la politica o ricevono fondi per più aziende di loro proprietà. 

Giugno 2022 doveva essere l’inizio di una nuova era di trasparenza per il Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) italiano. A richiederla lo stesso presidente del Consiglio Mario Draghi che nel Consiglio dei Ministri del 26 maggio invitava i suoi ministri a trasformare un piano molto tecnico in un elenco semplice e fruibile per tutti gli italiani avviando «un’intensa fase di partecipazione e di coinvolgimento con le parti sociali». Il 30 giugno il Governo ha annunciato di aver raggiunto tutti e 45 gli obiettivi previsti per il primo semestre del Pnrr – necessari per ottenere dall’Europa la seconda tranche di fondi da 24,1 miliardi di euro – ma ad oggi è ancora complicato capire come siano stati distribuiti i finanziamenti già assegnati.

Italia Domani, portale creato per aggiornare costantemente il paese sui progressi del Pnrr attraverso «schede intuitive a chiare», contiene un Catalogo Open Data che ha lo scopo di rendere trasparente il processo di selezione ed erogazione dei fondi e di attuazione dei progetti. «In questo modo, tutti i cittadini potranno controllare e monitorare le informazioni relative alla realizzazione del Piano», garantisce il governo nel comunicato di presentazione del sito. Al contrario, però, i file del catalogo contengono pochi dati riportati in modo tecnico e poco leggibili. Evidentemente non è un portale rivolto «a tutti i cittadini».

Le informazioni ci sono. Non su Italia Domani

IrpiMedia ha consultato i file  “Progetti” e “Soggetti” e ha constatato come siano pubblici al momento solo i beneficiari della Missione 1 (Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo), componenti C1 (digitalizzazione per la Pubblica Amministrazione – in tutto venti beneficiari), C2 (digitalizzazione del sistema produttivo e quindi delle piccole e medie imprese) e C3 (digitalizzazione per il settore cultura e turismo). Ciascuna di queste componenti ha una submisura, cioè un intervento specifico per attuare la missione. La combinazione di missione, componente e submisura identifica quindi lo scopo per il quale uno specifico ente ha ricevuto dei soldi del Pnrr. IrpiMedia ha analizzato i beneficiari di M1C2I5: missione «digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo», componente «digitalizzazione del sistema produttivo e quindi delle piccole e medie imprese», investimento «politiche industriali di filiera e internazionalizzazione», submisura I5, «Rifinanziamento e ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST». 

Stando alle informazioni presenti su Italia Domani è impossibile capire di che interventi si tratti né quali siano i criteri di selezione delle aziende vincitrici dei fondi. Per Michele Cozzio, professore di Diritto all’Università di Trento e consulente giuridico di Transparency International Italia, il portale Italia Domani non è intuitivo, né esaustivo. Questo però non significa che le informazioni su tipologie di interventi e criteri di selezione dei beneficiari non esistano: «Si deve fare una ricerca su altre fonti – spiega il professore -. Come spesso avviene di fronte a operazioni complesse la trasparenza garantita non sempre consente all’utente di poter approfittare di queste informazioni». In altri termini, le informazioni esistono, ma non sul sito di Italia Domani. Sono quindi difficili da recuperare e di conseguenza da analizzare. In alcuni casi.

Dai documenti presenti sul sito Italia Domani, infatti, ricaviamo che il Ministero titolare della missione catalogata M1C2I5 è il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (Maeci). Sul sito del Maeci la si descrive come «Rifinanziamento e ridefinizione del Fondo 394/81 gestito da SIMEST un fondo rotativo per la concessione di finanziamenti a tasso agevolato a favore delle imprese italiane che operano sui mercati esteri». Un fondo rotativo è uno strumento finanziario per semplificare l’accesso al credito delle piccole e medie imprese (pmi) alimentato sia da fondi pubblici, sia dai soldi restituiti da chi ha già beneficiato degli aiuti. In questo caso è gestito da Simest, società appartenente al gruppo Cassa Depositi e Prestiti (Cdp), che sostiene le aziende italiane che vogliono esportare i loro prodotti. Nell’ambito della missione M1C2I5, la società è incaricata di selezionare le aziende beneficiarie attraverso un Comitato Agevolazioni. Quest’ultimo ha deliberato la concessione di finanziamenti a 5212 pmi, per un valore complessivo di circa 751 milioni di euro, «consentendo il raggiungimento dell’obiettivo PNRR entro il termine previsto». I dati sono noti dalla fine del 2021, ma per trovarli su Italia Domani bisogna attendere più di quattro mesi. 

Sul portale manca qualsiasi dato relativo alle gare, alle documentazioni che queste aziende dovrebbero aver presentato, o qualsiasi altro dettaglio che renda effettivamente trasparenti le informazioni diffuse dal governo. Inoltre non sappiano se i fondi siano stati già erogati, in parte o del tutto, né se i progetti siano già in fase di attuazione. Solo dal sito di Simest si riesce a ricostruire che le imprese hanno potuto richiedere i fondi fino a esaurimento delle risorse stanziate. Altro punto impossibile da chiarire con i soli dati di Italia Domani riguarda la coincidenza dei soggetti beneficiari (che affidano il contratto a un soggetto terzo) con i soggetti attuatori (coloro che effettivamente vanno ad attuare il progetto). Anche in questo caso parte delle informazioni è altrove. 

Il dettaglio della normativa

All’interno della Delibera Quadro del Comitato Agevolazioni del 30 settembre 2021 di approvazione della politica di investimento e delle correlate Circolari operative, invece, sono presenti le normative di riferimento per accedere ai finanziamenti: i progetti devono essere realizzati in linea con gli obiettivi del Regolamento (UE) 2021/241, devono essere conformi all’applicazione del principio “non arrecare un danno. (“Do no significant harm”- DNSH). Ciascuna pmi può presentare una sola richiesta di finanziamenti e può ricevere i fondi nel rispetto della normativa nel rispetto della normativa europea in materia di aiuti di Stato e della normativa nazionale in materia di informazione antimafia. Le condizioni dettagliate per l’accesso ai fondi sono poi rimandate ad altre tre Circolari operative (Circolare n. 01/PNRR/394/2021, Circolare n. 02/PNRR/394/2021, Circolare n. 03/PNRR/394/2021) presenti sul sito della Simest e del Maeci. 

«Italia Domani manca l’opportunità di essere davvero il sito centralizzato che permetta un monitoraggio costante e diffuso dei dati e delle informazioni – sostiene Federico Anghelè, direttore di The Good Lobby, partner di IrpiMedia nella serie #LeManiSullaRipartenza -. Se i criteri di selezione li trovo altrove o sono così scarni rispetto a quanto non ci si augurerebbe manca una visione d’insieme. Confrontandosi con il portale ci sono delle informazioni granulari su alcune missioni mentre altre sono molto meno dettagliate». 

Quando la trasparenza è solo formale

Non solo le informazioni su Italia Domani non sono complete. A volte sono addirittura diverse da quanto si trova su altre fonti. Sul sito del SIMEST riusciamo a scoprire che per la transizione digitale ed ecologica delle pmi  con vocazione internazionale è previsto un finanziamento agevolato fino a € 300.000, spendibile per beni o servizi, purché risulti una chiara finalità legata alla transizione digitale dell’impresa richiedente. Per l’internazionalizzazione dell’impresa, sono previsti finanziamenti fino a 300.000 euro per le piattaforme di e-commerce e fino a 150.000 euro per la partecipazione delle PMI a fiere e mostre internazionali. Sono inoltre finanziabili: l’acquisto di nuove strutture, le spese promozionali delle imprese, le spese per le consulenze e per le certificazioni o registrazione del prodotto. C’è però un’incongruenza rispetto a quanto si trova nei file pubblicati sugli Open Data del sito Italia Domani: sul portale l’importo minimo erogabile risulta 100 euro, sul sito della Simest è pari a 10.000. Non è chiaro se si tratti di un problema di compilazione dei dati, ma le informazioni risultano diverse.

Ma non finisce qui: sui file pubblicati sul sito Italia Domani abbiamo i nomi dei progetti presentati dalle aziende vincitrici senza la possibilità di accedere ai progetti stessi. I dati completi sono presenti su un altro sito ancora. Davide Del Monte, attivista della campagna DatiBeneComune, spiega che attraverso il Codice Unico di Progetto possiamo ricercare i dati relativi al progetto finanziati con fondi pubblici all’interno di OpenCup, un database che mette a disposizione i dati sulle decisioni di investimento pubblico. Effettivamente, i file pubblicati su Italia Domani riportano il CUP ma senza nessuna indicazione su dove trovare ulteriori informazioni. Inoltre, l’attribuzione del CUP evidenzia il fatto che a questi progetti sono stati già assegnati fondi pubblici senza alcun tipo di possibilità di monitoraggio nella fase di selezione. Per Del Monte riuscire a fare monitoraggio civico con queste informazioni a disposizione è sostanzialmente impossibile: «È un anno che chiediamo che vengano pubblicati tutti i dati del Pnrr e il ritardo accumulato è diventato enorme. Il portale è vuoto. La mancanza di trasparenza è evidente e le informazioni sono difficili da decifrare. Quello che chiediamo è che questo portale venga popolato da dati aperti, dettagliati e micro cioè avere accesso a tutte quelle informazioni che consentono di fare monitoraggio». 

Anche IrpiMedia ha richiesto più volte, a partire dal 11 maggio, sia alla Presidenza del Consiglio dei Ministri sia ai Ministeri competenti della Missione 1, di fare luce sui punti evidenziati e sulla possibilità che vengano pubblicati ulteriori dati sui beneficiari, anche relativi alle altre missioni del Pnrr italiano. La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha rimbalzato la responsabilità al Ministero per la digitalizzazione, sostenendo che non fosse di sua competenza risponderci. Le nostre domande al Ministero sono invece cadute nel vuoto. 

«La documentazione che si riesce a recuperare da Italia Domani e quella raggiunta attraverso il monitoraggio delle altre fonti istituzionali, come le relazioni della Corte dei Conti e i dossier della Camera e del Senato, messe insieme permettono a un osservatore attento di ricostruire l’operato delle amministrazioni. Si può certamente chiedere di rendere più fruibile l’informazione legata alle singole misure ma la priorità adesso è quella di farle partire – spiega Michele Cozzio che in qualità di studioso si occupa in particolare di contratti pubblici, servizi di interesse generale, politiche di governo del territorio -. I consulenti, le grandi e piccole società che fanno finanza agevolata, chi accompagna le imprese a utilizzare queste risorse monitora queste misure, telefona agli uffici dei soggetti attuatori ed è pronto quando i documenti vengono pubblicati quindi la trasparenza formale viene garantita».   

Le informazioni che abbiamo trovato analizzando a ritroso i primi beneficiari del Pnrr confermano quanto detto da Cozzio. Fino a questo momento il processo di trasparenza sul Pnrr è stato affrontato in maniera esclusivamente formale, con l’effetto concreto di affogare la possibilità di informarsi in merito. La pubblicazione dei dati parziali e distribuiti su diverse piattaforme, pur garantendo una trasparenza di facciata, non aiuta i cittadini a comprendere i processi di attuazione del più grande pacchetto di aiuti europei stanziato fino a oggi.

La condanna per bancarotta fraudolenta di Fabio Petroni

Per analizzare l’elenco degli più di 5 mila beneficiari, abbiamo utilizzato DATACROS, software sviluppato dal centro Transcrime di Università Cattolica, insieme al suo spin-off Crime&tech. Tra i fattori di rischio evidenziati da DATACROS ci sono ad esempio le strutture societarie particolarmente complesse, la presenza di personaggi che ricoprono ruoli nella pubblica amministrazione, la presenza in paradisi fiscali. Queste indicazioni di rischio sono ovviamente solo indiziarie, e da sole non costituiscono prova di attività illecite, ma sono utili per restringere il campo di ricerca di fronte a masse di dati così ampie. Nell’elenco dei primi beneficiari del Pnrr troviamo qualche azienda che presenta dei potenziali profili di rischio. 

Terravision electric srl è destinataria di 300.000 euro, il massimo previsto per la M1C2.I5. Offre servizi di navetta per i passeggeri dagli aeroporti delle maggiori città europee ai rispettivi centri città, a prezzi competitivi rispetto alle concorrenti. È stata fondata nel 2002 da Fabio Petroni, imprenditore romano con un passato in politica. È stato consigliere comunale di Roma nel 1993 con la Democrazia Cristiana e consigliere di amministrazione della società A.M.A nel 1996, nonché vicepresidente di A.T.A.C nel 1998 e infine presidente di Trambus nel 2000. Nel 2016, la Terravision da lui guidata viene sequestrata preventivamente dalla Guardia di Finanza di Roma in seguito a un’inchiesta per bancarotta fraudolenta iniziata nel 2013. Petroni finisce agli arresti domiciliari e poi viene condannato in appello a sei anni di reclusione. In Cassazione, a febbraio 2021, cadono due capi d’imputazione, un terzo è prescritto ma ne restano in piedi altri che hanno sempre per oggetto la bancarotta fraudolenta. L’accusa sostanziale è di aver distratto somme di denaro a persone o società sempre riconducibili a Petroni allo scopo di eludere il pagamento di ingenti debiti tributari e previdenziali grazie alla messa in liquidazione della società. 

Contestualmente all’arresto di Petroni, la Terravision faceva sapere che già dal 2015 la società aveva cambiato consiglio di amministrazione «formato da professionisti estranei a tutte le vicende precedenti». Petroni effettivamente non figura nei membri del Consiglio di Amministrazione della Terravision electric, ma è ancora legato alla società tramite rapporti con aziende satelliti. La Terravision electric infatti è controllata al 51,5% dalla Terravision Transport Limited, società inglese di cui Petroni risulta direttore fino a novembre 2020. Oggi direttore della società è un certo Nicolò Petroni, classe 1997. Sul registro imprese inglese l’indirizzo di corrispondenza di Fabio Petroni e Nicolò Petroni coincide. Proprietaria al 100% di questa società è Maria Stella Taverniti. La stessa è principale azionista della Stansted Transport Limited, sempre con sede in Inghilterra, che controlla al 48.47% la Terravision electric. Fabio Petroni si dimette anche da questa società a novembre 2020 mentre Nicolò Petroni risulta come direttore. Azionista della Stansted è anche la società Inpra UK Limited. Questa volta sia Fabio Petroni che Nicolò risultano come direttori. In Inpra troviamo come azionista Jeremiah Samson Hope Stephenson, che è anche direttore di un’altra società, la Eco Transfers Limited, società inglese che ha come azionista la Terravision Electric e la Taverniti e i Petroni.  

Rispondendo alle richieste di chiarimenti di IrpiMedia, Simest, responsabile delle erogazioni, ha indicato una normativa di riferimento che rimanda a decreti legge nazionali e regolamenti europei per l’individuazione degli obblighi e dei requisiti di accessibilità ai fondi. La normativa è elencata nella «Delibera Quadro del Comitato Agevolazioni del 30 settembre 2021 di approvazione della politica di investimento e delle correlate Circolari operative» e, non prevede l’esclusione per chi ha subito condanne per reati fiscali e finanziari. Normalmente, i criteri di esclusione o meno dai finanziamenti sono definiti in un bando di gara. In questo caso però, spiega SIMEST, i fondi andavano richiesti tramite un “portale” a cui non è più possibile avere accesso perché il termine è scaduto. Messa al corrente delle scoperte di IrpiMedia, SIMEST ha spiegato che la società «conduce apposite verifiche di compliance e riciclaggio su tutti i titolari effettivi delle imprese richiedenti e sulla relativa catena partecipativa sia in sede di istruttoria pre delibera che in tutte le fasi successive (pre erogazione anticipo e quote a saldo e durante la vita dei finanziamenti) – ha fatto sapere la società -. Qualora siano rilevate le casistiche sopra indicate le richieste di finanziamento sono rigettate o i finanziamenti sono revocati con le relative conseguenze».

Andrea Girolami: un impero nel settore turistico da digitalizzare

«Ora basta: il turismo deve essere tutelato. Dal Pnrr solo pochi spiccioli per il settore». A dirlo a marzo 2022 è Marco Misischia, Presidente del settore Turismo del Cna, la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa. Per il ruolo che occupa, Misischia dialoga spesso con il Ministero del Turismo e con le istituzioni in generale, inclusi gli organi regionali. Se è vero che le risorse assegnate al settore sono poco più dell’1% dei fondi europei, è anche vero, a guardare la lista delle aziende beneficiare della submisura che IrpiMedia ha analizzato, i soldi sono spesso distribuiti tra imprenditori che sono presenti in più di un’azienda vincitrice del bando. 

Uno di questi è proprio Marco Misischia, che oltre a ricoprire la carica nel Cna, è anche amministratore unico di RSI Group, che otterrà 21.520 euro per questa missione. 

Lo stesso è anche amministratore unico dell’AG Hotels, azienda beneficiaria di altri 22.000 euro. Oltre a queste aziende, anche la MAG Hotel, amministrata unicamente dal Presidente del Cna, prenderà 31.500 euro per la submisura dedicata all’internazionalizzazione delle imprese.  

Le tre aziende amministrate da Misischia sono parte dell’AG Group, gruppo alberghiero che prende il nome dalla sigla del suo proprietario: Andrea Girolami, imprenditore di Fiuggi. Con Misischia condivide anche la MAG Hotel, come azionista. Girolami è salito alle cronache per una condanna nel 2018 per peculato. Tra il 2013 e il 2017 l’imprenditore non ha versato le tasse di soggiorno del suo Roma Times Hotel, per un importo di oltre 500.000 euro. L’hotel in questione è della Code srl, società in cui Girolami ha ricoperto la carica di Presidente del Consiglio di Amministrazione dal 2013 al 2020. Terminato l’incarico, sono subentrati come azionisti i fratelli Pacini, Fabrizio ed Emidio, insieme alla Erasmus srl, di cui Emidio è amministratore unico.  L’Erasmus è azionista al 90% della M.D.M srl, beneficiaria di 130.000 della submisura I5. Della M.D.M Andrea Girolami è stato membro del consiglio di amministrazione. 

Dell’AG Group invece fanno parte anche la Pagi Hotel srl, la Madigest srl e la Faem srl, anch’esse presenti nell’elenco delle cinquemila aziende beneficiarie della M1C2.I5. Le prime due prenderanno 19.000 euro ciascuna, l’altra 22.000 euro. Girolami, Misischia e i fratelli Pacini sono legati tra loro nei consigli di amministrazione di altre società, che però non risultano tra le beneficiarie. 

«Al fine di evitare finanziamenti plurimi sul medesimo progetto – risponde Simest ai rilievi di IrpiMedia -, la misura prevede il divieto del c.d. doppio finanziamento, ossia che non ci sia una duplicazione del finanziamento degli stessi costi da parte del PNRR e di altri programmi dell’Unione, nonché con risorse ordinarie da Bilancio statale. Ogni singolo progetto finanziato nell’ambito della misura viene identificato attraverso il Codice Unico di Progetto (CUP), anche al fine dei controlli sul rispetto del divieto di doppio finanziamento». Il CUP,  che è uno dei principali strumenti adottati per garantire la trasparenza e la tracciabilità dei flussi finanziari, in questo caso non ci è molto d’aiuto. Infatti i CUP dei progetti presentati dalle aziende di Girolami sono diversi tra loro, ma non è dato sapere se lo siano anche i progetti stessi. Sul portale di monitoraggio degli investimenti pubblici, infatti, la ricerca dei progetti tramite cup non dà risultati. Delle sette aziende beneficiarie troviamo riscontro solo per la M.D.M., di cui viene riportato il finanziamento pubblico previsto ma non la descrizione di progetto. Si tratta di progetti approvati nel 2021 che non sono presenti sul sito Italia Domani. Un’ennesima forma di trasparenza “di facciata”, dove all’apparente abbondanza di dati, sottende un caos burocratico che offre ben poche certezze alla cittadinanza.

per osservazioni e precisazioni@laboratoriocarteinregola@gmail.com

15 luglio 2022

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