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Un porto per le crociere a Fiumicino: perché è un errore grave

di Pietro Spirito

Ieri pomeriggio si è tenuto, nella sala del consiglio comunale di Fiumicino, un dibattito sul progetto di costruire un porto crocieristico per iniziativa della società statunitense Royal Caribbean. Hanno promosso questa discussione pubblica un gruppo di associazioni di cittadini coordinate dai Tavoli del Porto, che sin dall’inizio si batte contro questa prospettiva. È una storia lunga e contorta, come oramai quasi tutte le vicende che riguardano le infrastrutture italiane. Comincia con il progetto di realizzare a Fiumicino un porto turistico privato legato anche ad una estesa speculazione immobiliare, che si infrange contro una serie di arresti ed il fallimento economico della società, incapace di condurre in porto l’investimento.

Sulle ceneri di quella iniziativa, come l’araba fenice, risorge un nuovo progetto, che intende affiancare al porto turistico anche la realizzazione di un molo per le navi da crociera. Questa iniziativa è completamente estranea alla programmazione nazionale e regionale sulla portualità. Si mette in diretta competizione con i servizi crocieristici del limitrofo porto pubblico di Civitavecchia, generando in prospettiva una concorrenza tra infrastrutture che è solo foriera di danni economici per i territori. Le infrastrutture sono monopoli naturali non duplicabili. Se si sceglie la strada di realizzarne in dotazione maggiore rispetto alla domanda, l’unico effetto è quello di determinate una guerra dei prezzi ed una competizione distruttiva. Esempi in Italia esistono già: basti pensare agli interporti di Nola e di Marcianise, realizzati in Campania a breve distanza l’uno dall’altro, che hanno in questo modo determinato le crisi finanziaria di entrambi. Le anomalie del progetto crocieristico di Fiumicino sono molteplici. L’atto di concessione incorpora l’ipotesi crocieristica con il balzano presupposto che resta prevalente la funzione diportistica. Si tratta ovviamente solo di una toppa inelegante da azzeccagarbugli. Eppure si va avanti così. E non si prendono in considerazione i vincoli ambientali ed archeologici che sono stati sottolineati dalle osservazioni del Ministero della Cultura e del Ministero dell’Ambiente nel corso della valutazione di impatto ambientale.

Grazie alla iniziativa delle associazioni, almeno ora si discute sul progetto e qualche dubbio comincia ad insinuarsi nelle pieghe della propaganda. Quello che ormai è davvero incredibile è che questa opera resti ancora all’interno del decreto Giubileo, quando ormai è evidente anche alle pietre che nulla potrà essere realizzato entro il 2025. Auguriamoci che almeno il velo della ipocrisia sul tempo sia finalmente squarciato.

Pietro Spirito

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

23 marzo 2024

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