La moneta complementare, come la banca del tempo
Autore : Redazione
Il sito sardex
E’ stata commentata con ironia – “si torna al sesterzio”, una “boutade” – la proposta dell’Assessore Mazzillo (avanzata anche nella città gemella a guida M5S, Torino) della moneta complementare, un’iniziativa parente della “Banca del tempo” che almeno in Italia ha stentato a prendere piede, anche se rappresenta, soprattutto in tempi di crisi, una modalità per tante persone di dare e avere aiuto, senza dover spendere dei soldi.
La moneta complementare è una forma di baratto che promuove la fiducia e l’aggregazione tra operatori economici locali e cittadini. In Sardegna si chiama Sardex ed esiste da anni.
Mettiamo in calce un po’ di articoli e di approfondimenti per capirne di più. A partire da un’intervista di un economista della Bocconi a Repubblica del 15 luglio che, a dispetto del titolo, sembra prendere l’iniziativa molto sul serio. (AMBM)
La Repubblica 15 luglio 2017 L’economista presso l’Università Bocconi di Milano sul progetto di un circuito monetario da utilizzare esclusivamente nel territorio della Capitale di GIAN PIERO CESARIO
SARÀ il tempo a decidere se si sia trattato di una boutade estiva oppure se anche i cittadini romani avranno, un giorno, la loro moneta complementare. Come annunciato dall’assessore al bilancio di Roma Andrea Mazzillo, sarebbe allo studio della giunta il progetto di un circuito monetario da utilizzare esclusivamente nel territorio della capitale. In Italia, uno dei massimi esperti del settore è Luca Fantacci. Economista presso l’Università Bocconi di Milano, è autore di numerose pubblicazioni in materia.
Professore, cosa pensa della possibilità che anche Roma abbia la sua moneta complementare?
“Non vivendo a Roma non sono aggiornato sul dibattito pubblico romano. Però dico che gli esempi in Italia non mancano. Se vogliamo citarne qualcuno, immagino il Sardex in Sardegna, il Tibex nel Lazio o lo Scec nel Comune di Napoli”.
Parliamo di strumenti virtuali che però nulla hanno a che vedere con i bit-coin o le monete elettroniche, giusto?
“Proprio così. La complementarietà indica che, pur trattandosi di strumenti di compensazione tra imprese, il loro uso rimane sempre agganciato al valore reale di una moneta avente corso legale, di solito in un rapporto di cambio fisso 1 a 1. Il vantaggio è che tutto rimane tracciato. Le imprese aderenti al circuito aumentano il proprio volume produttivo e stimolano l’acquisto di beni e servizi in piena legalità”.
Oltre alle imprese private e ai professionisti, possono accedervi anche le strutture pubbliche?
“Il sistema prevede un circuito virtuale di fatturazione che consenta ai privati di aumentare la propria liquidità a costo zero, utilizzando crediti e debiti virtuali. Nulla vieta che, nell’ottica dell’implementazione del sistema, si possano far aderire al circuito anche le strutture della PA. Magari in un’ottica che ne supporti la fiscalità”.
Ossia, la possibilità di pagare parte delle imposte dovute in moneta complementare?
“Esattamente. Ma anche prevedendo strumenti di welfare erogabili ad hoc”.
Che costi e tempi prevede?
“Dipende da vari fattori: la grandezza del circuito, la base geografica di riferimento o la complessità degli studi di fattibilità. I costi del sistema possono raggiungere svariate centinaia di migliaia di euro. Per andare a regime si può arrivare fino ai 2 o 3 anni di sperimentazione “.
Come chiamerebbe la moneta capitolina?
“Guardi, non saprei proprio. Ma ciò che leggo, “Sestertium”, non stonerebbe”.
COME FUNZIONA IL SARDEX da https://www.sardex.net/
Ad ogni impresa viene aperto un conto presso la camera di compensazione del Circuito. Il conto è denominato in una valuta interna: il Credito Commerciale Sardex, spendibile esclusivamente all’interno della rete.
Ogni conto ha saldo iniziale pari a zero.
Ad ogni azienda è accordata la possibilità di “andare in rosso”, entro determinati limiti, e attraverso questo “scoperto” può effettuare acquisti presso altri iscritti alla rete. Ad ogni acquisto il conto dell’acquirente viene addebitato per un ammontare pari al prezzo di vendita del bene/servizio acquistato. Viceversa il conto del fornitore sarà accreditato per un pari importo. Le aziende che evidenziano un saldo negativo potranno portare a pareggio il proprio saldo semplicemente effettuando vendite presso altre aziende aderenti al Circuito. Allo stesso modo, le aziende con saldo attivo, potranno monetizzare i Crediti Sardex accumulati facendo acquisti presso le altre imprese iscritte.
La nostra valuta interna
Il Credito Commerciale Sardex è un’unità di conto digitale, equivalente all’euro come misura del valore (1 SRD = 1 EUR), utile a misurare crediti e debiti tra iscritti all’interno del Circuito Sardex.net.
Il Credito Commerciale Sardex svolge una funzione anticiclica, andando a compensare la carenza di liquidità e svolgendo alcune funzioni che al momento la valuta ufficiale, l’euro, non riesce a svolgere al meglio. Nei momenti di congiuntura negativa, quando il livello della valuta ufficiale scende, quello della valuta interna sale, continuando a supportare gli scambi interni, sostenendo la domanda e gli investimenti locali e fornendo alle imprese uno strumento finanziario ed un canale commerciale aggiuntivo che va ad affiancarsi a quelli tradizionali.
Credito reciproco tra aziende
All’interno del Circuito, tutti i soggetti partecipanti sono sia fornitori che acquirenti e di conseguenza, a seconda delle operazioni, debitori o creditori. I Crediti Sardex sono emessi dalle stesse imprese all’atto dell’incontro tra domanda e offerta. Nel momento in cui un’azienda acquista “andando in rosso” sul proprio conto, i Crediti Sardex vengono trasferiti sul conto del venditore in pagamento della fornitura: è allora che avviene l’emissione. A questo punto da una parte il venditore potrà vantare un “credito” nei confronti dell’intero Circuito, dall’altra l’acquirente avrà un debito che potrà saldare vendendo i propri beni/servizi ad altri iscritti. Quindi, come potete vedere, il “credito” non viene erogato da un’autorità centrale, ma sono le stesse imprese a farsi credito tra loro in quanto tutte le posizioni di debito e credito sono riferite al Circuito nel suo complesso, ovvero all’insieme di tutte le imprese iscritte. Un gruppo di imprese che condividono strumenti e valori comuni, che compartecipano al rischio e si sostengono l’una con l’altra. E’ questa la vera rivoluzione di cui sarete anche voi protagonisti.
da wikipedia:VALUTA COMPLEMENTARE
Le valute complementari sono strumenti di commutazione con cui è possibile scambiare beni e servizi affiancando il denaro ufficiale (rispetto al quale sono complementari). Solitamente le valute complementari non hanno corso legale e sono accettate su base volontaria, ciò contribuisce al loro aspetto identitario, cioè al loro identificare la comunità all’interno della quale sono usate alla stregua dei vantaggi di una tessera associativa.
Un sistema di valuta complementare è infatti accettato e utilizzato all’interno di un gruppo, di una rete, di una comunità per facilitare e favorire lo scambio di merci, la circolazione di beni e servizi all’interno di quella rete sociale, rispetto al resto della comunità.
Per comprendere le ragioni che danno vita a un sistema di valuta complementare, è utile rifarsi al significato antico del denaro:
« Il denaro è un accordo all’interno di una comunità che accetta di utilizzare “qualcosa” come bene di scambio riconosciuto. »
Le valute complementari si collocano come “sistemi di accordo” all’interno di una comunità e vengono utilizzate proprio a questi fini. Esse promuovono la pianificazione a lungo termine, stimolando i partecipanti al circuito a investire in attività produttive connesse, piuttosto che nell’accumulo di denaro e incoraggiano gli scambi e la cooperazione con la propria rete di aderenze, attraverso la circolazione del bene di scambio a cui, solitamente, viene attribuito un valore etico e ideale. (> LEGGI TUTTO)