canlı casino siteleri online casino rottbet giriş rott bet güncel giriş

Widgetized Section

Go to Admin » Appearance » Widgets » and move Gabfire Widget: Social into that MastheadOverlay zone

La silenziosa marcia del cemento – Impianti sportivi come Cavalli di Troia per speculazioni private

sport & cemento (AMBM)

(AMBM)

Qualunque sia la combinazione di colori al Governo – azzurra /nera, rosa, giallo/verde, giallo/rosa – quello che non cambia mai è  il partito della speculazione edilizia. A usare gli stadi come pretesto per costruire nuovi quartieri residenziali, anche molto lontano dagli impianti sportivi,  ci stanno provando da anni. Adesso un articolo di Lorenzo Vendemiale del 23 luglio 2020 su ilFattoquotidiano.it  rivela che nella riforma dello sport che il ministro Spadafora ha ereditato dal governo Conte 1 e che dovrà essere approvata entro l’estate, c’è anche l’ennesima legge sugli stadi che “ufficialmente  dovrebbe servire a snellire i tempi della burocrazia italiana” ma che rischia di “sdoganare l’edilizia residenziale, categoricamente vietata fino ad oggi, cioè la possibilità di realizzare appartamenti con la scusa del pallone, addirittura lontano da dove sorgerà l’impianto(1). Una opportunità che, possiamo immaginare, verrà colta al volo dal progetto del Nuovo Stadio della Roma, e anche da quello della nuova “Cittadella dello sport” della Lazio, presentato nei giorni scorsi al Comune di Roma, che riguarda  un’altra area in un’ansa del Tevere, sempre dalle parti del progetto bocciato anni fa per il nuovo Stadio delle Aquile.

Sono più di 10 anni che vari pezzi di Parlamento cercano di portare a dama speculazioni edilizie abbinate ad impianti sportivi, con anche momenti di scontro, come nel 2013, proprio sulla possibilità di consentire cubature residenziali, oltre che commerciali, direzionali ecc, ai privati che intendevano costruire nuovi  stadi privati, per rientrare nelle spese sostenute (ma perchè?). Alla fine, nel dicembre del 2013,  era arrivato  un provvedimento, che non era l’attesa “legge sugli stadi”, ma 3 commi inseriti nella legge di Stabilità (2) che offrivano corsie preferenziali ai progetti sportivi,  che tuttavia, non avrebbero potuto prevedere  altri tipi di intervento edilizio “salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici e comunque con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale“.  Da questi commi ha preso le mosse il progetto del nuovo Stadio della Roma, che in seguito avrebbe beneficiato anche dei vantaggi offerti anche dal successivo articolo, 62  – Costruzione di impianti sportivi (3), inserito  nell’aprile 2017 nella cosiddetta “manovrina”. Norme non prive di ambiguità, emerse  spesso lungo l’iter procedurale del progetto dello Stadio di Tor di Valle.  

Ma vale la pena di ripercorrere la storia di questa altalena tra  i fautori degli stadi  con “florilegio di cubature anche residenziali”  e i sostenitori  della linea, decisamente perdente, “solo strutture sportive” (con varie strutture, anche  commerciali, ma solo al servizio degli impianti). Un  braccio di ferro cominciato almeno  negli anni 2000. Allora il patron della Lazio Lotito presenta un progetto per la costruzione di uno “stadio delle Aquile” al km 9,4 della Via Tiberina su terreni di sua proprietà, con “una cittadella biancoceleste con supermercato, cinema e unità abitative in grado di essere vissute per 365 all’anno”. Secondo Legambiente l’area si trova in area di esondazione del Fiume Tevere, vincolata dal punto di vista idrogeologico ed archeologico. Nel  novembre 2008   Alessio Butti del Pdl e   Giovanni Lolli del Pd  presentano un disegno di legge sugli stadi, che dovrebbe essere “un passo avanti verso la privatizzazione degli impianti e la loro polifunzionalità, inseriti nel tessuto urbano e attrezzati con centri commerciali e aree ricreative“. Nel febbraio 2011,  come riporta  La Repubblica, “Alla commissione Cultura della Camera  con un colpo di mano la maggioranza [di centro destra NDR] ha proposto un nuovo testo per la legge sulla costruzione dei nuovi impianti che premette “oltre alla struttura sportiva ogni altro insediamento edilizio ritenuto necessario ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario della realizzazione e gestione del complesso immobiliare”. Non solo. Stabilisce anche che la conferenza dei servizi dei Comuni può dare il via libera a maggioranza anche in presenza di vincoli“. Il quotidiano  riporta  la durissima  reazione del  Pd e del deputato Roberto Morassut (ex assessore all’urbanistica di Roma con Veltroni, oggi sottosegretario all’ambiente e all’urbanistica) che la definisce “una legge sbagliata e ingiusta“.

Ciò nonostante la legge stadi continua il suo cammino, con la ripetuta contrarietà dello stesso Morassut (4) , dell’INU (Istituto Nazionale di Urbanistica) (5), di Legambiente, che presenta un corposo dossier (6), e dell’allora vicesindaco  di Firenze e di Renzi Dario Nardella (7),  che in realtà è uno dei primi promotori del ddl sugli stadi, ma che difende personalmente la clausola [no al residenziale NDR], definita come “discrimine” contro la “tentazione di usare la realizzazione di grandi impianti sportivi come pretesto per altre finalità”. Alla fine i commi inseriti nella legge di stabilità nel dicembre 2013 proporranno una formula piuttosto sibillina e cementifera,  con l’unico “paletto” dell’esclusione della costruzione di appartamenti che, oggi possiamo constatare, è un paletto assai labile.

Articolo sul blog di Roberto Morassut

Articolo sul blog di Roberto Morassut, oggi sottosegretario all’ambiente e all’urbanistica

Ma evidentemente le  ampie  cubature commerciali, ricettive e direzionali  consentite – che atterrano subito nel progetto dello Stadio della Roma, con un Business center di tre grattacieli e un megacentro commerciale, Convivium,  oltre alle strutture commerciali e agli uffici collegati direttamente all’impianto sportivo –   non bastano. E ci si muove anche per ridimensionare i vincoli del Ministero dei Beni Culturali per gli impianti sportivi  di interesse storico e culturale. Il 20 maggio  2020, la  deputata Pd Rosa Maria De Giorgi  deposita  in Parlamento  una Proposta di Legge  di un solo articolo, che prescrive, per quegli impianti sportivi  che siano (e siano  stati) oggetto di una  dichiarazione dell’interesse culturale,  di tenere “conto dell’esigenza di mantenerne la destinazione funzionale prevalente”  e indicare “di quali elementi strutturali e architettonici sia strettamente necessaria la conservazione, consentendo per il resto la libera demolizione, trasformazione o ricostruzione al fine di consentire la gestione economicamente e ambientalmente sostenibile dell’impianto sportivo“;  tali disposizioni si dovrebbero applicare   “anche ai procedimenti in corso alla data della sua entrata in vigore” “Il Ministero provvede d’ufficio a integrare le dichiarazioni di interesse culturale già adottate alla data di entrata in vigore della presente disposizione(8). In ballo ci sono progetti che rigaurdano lo Stadio di San Siro (9) di Milano e lo Stadio Franchi di Firenze (8).

E non è forse casuale che proprio in questi giorni si torni a parlare di una “Cittadella dello sport sull’ansa del Tevere” della Lazio, lungo la via Tiberina, in zona Labaro Prima Porta (10) . Secondo Roma Today (11)  “la società biancoceleste punta a costruire tra la via Flaminia e la via Salaria il suo “parco sportivo”  con un centro commerciale, residenze, alberghi, uffici e strutture sanitarie”. “Dei 136 ettari a disposizione, secondo le planimetrie arrivate in Comune, 90 saranno dedicati alla naturalizzazione del sito, negli altri 30 sono previsti: Club House, campi di calcio, rugby, hockey, basket, pallavolo, una piscina olimpionica coperta con annesso palazzetto; un intervento che si situa in un’area golenale del Tevere nella zona di Roma nord, come quella dove nel 2005 era stato presentato il progetto dello Stadio delle Aquile, poi  bocciato in quanto area di esondazione controllata in caso di piena (12). Riporta sempre Roma Today,il gruppo imprenditoriale che ha la disponibilità delle aree realizzerà una serie di infrastrutture che, oltre ad essere funzionali all’iniziativa, sono fondamentali per il miglioramento dell’assetto urbanistico in tutta Roma Nord” (13). Siamo sempre al solito ritornello delle cubature  private in cambio di infrastrutture, che per lo più servono alla sostenibilità delle stesse edificazioni private, sportive e non, secondo la migliore tradizione romana.

E mentre si invoca il “Green New Deal”,  e si continuano a spargere proclami  in difesa dell’ambiente e per lo stop al consumo di suolo, il Governo e i partiti di maggioranza – PD e M5S – vanno a ripescare a piene mani nella galleria degli orrori dei progetti più cementificatori, sollecitando scorciatoie e deroghe. E l’Amministrazione capitolina pentastellata, che si batteva contro lo Stadio della Roma, l progetto oltre ad aver mantenuto in vita il “cemento di Tor di Valle”,   adesso  rischia di approvare pure quello sulla Tiberina.

Anzichè fare tesoro della lezione del Covid 19 e  varare un serio cambio di rotta, a cominciare dallo stop al consumo di suolo e a una vera rigenerazione urbana, si va sempre più all’indietro. A quegli anni ’60 raccontati dal nostro  migliore cinema di denuncia, che forse sarebbe ora di riesumare.

Post scriptum: un piccolo omaggio a un coraggioso amministratore pubblico che aveva davvero  a cuore l’ambiente e il  bene collettivo. Antonino Saitta, eletto Presidente della Provincia di Torino nel 2004  e confermato nel 2009,  nel 2010 aveva  varato un Piano Territoriale di Coordinamento provinciale Torino che prevedeva  che “le politiche urbanistiche assumano, come suggeriscono i nuovi orientamenti delle istituzioni dell’UE, la priorità di contenere lo sviluppo dell’urbanizzazione su nuove aree e di avviare invece programmi di risanamento e di recupero di spazi urbani degradati e zone industriali obsolete(14).  Per applicare questo sacrosanto principio, aveva messo a condizione  della costruzione di un  nuovo stabilimento IKEA,  che fosse edificato su un’area urbanizzata abbandonata e non su un’area agricola. Per questo   si è scontrato con la multinazionale svedese, che alla fine ha realizzato altrove il suo centro commerciale. A dimostrazione di quanto, tra i paladini  del “green”, gli slogan possano essere lontano dalla realtà. (15)

Anna Maria Bianchi Missaglia

Roma 27 luglio 2020
Per osservazioni e precisazioni : laboratoriocarteinregola@gmail.com
Vedi anche  STADIO DELLA ROMA CRONOLOGIA E MATERIALI

_________________________________________________________

NOTE

(1) vedi Il Fatto Quotidiano 23 luglio 2020 Legge sugli stadi, nell’ultimo testo via il divieto di edilizia residenziale: ok a palazzi e appartamenti anche lontani dai nuovi impianti (in calce)

(2) 23 dicembre 2013 approvata  la “legge degli stadi”, in realtà tre commi inseriti nella legge 147 del 2013, “di stabilità”,scarica LEGGE 27 dicembre 2013, n. 147 art. 1 commi 303 304 305

(3)  L’articolo 62 –  Costruzione di impianti sportivi –   inserito  nella cosiddetta “manovrina” licenziata dal Governo pubblicata il Gazzetta il 26 aprile 2017  – è composto da 5 commi vedi GAZZETTA UFFICIALE, 24 aprile 2017Schema di decreto legge recante DISPOSIZIONI URGENTI IN MATERIA FINANZIARIA, INIZIATIVE A FAVORE DEGLI ENTI TERRITORIALI ULTERIORI INTERVENTI PER LE ZONE COLPITE DA EVENTI SISMICI E MISURE PER LO SVILUPPO

(4) 12 luglio 2012 l’On. Roberto Morassut (Responsabile urbanistica del Partito Democratico e membro della Commissione Ambiente e Territorio della Camera dei deputati) è contrario al  provvedimento che “…apre la strada a modalità di interventi di ristrutturazione degli impianti che produrranno nuove pesanti edificazioni nelle aree urbane con consistenti ulteriori consumi di suolo libero. L’intero costo degli interventi sarà pagato attraverso concessioni edificatorie aggiuntive ed espansive…”

(5) 30 maggio 2012 Comunicato dell’INU sulla Legge stadi “Forti perplessità e preoccupazione” “...A fronte di un territorio in dissesto paesaggistico, geologico, sociale il provvedimento incoraggia, all’insegna di una «dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità ed urgenza delle opere», la costruzione, intorno agli stadi, di zone residenziali e di servizi alberghieri e del terziario, il tutto velocizzando al massimo «le necessarie varianti urbanistiche e commerciali...».

(6) 24 luglio 2012 Legambiente presenta un dossier “Non chiamatela Legge stadi” (> vai al comunicato)

(7) 13 dicembre 2012 si tiene il convegno Legge sugli Stadi: ultima chiamata’ presso la ‘Sala D’Armi’ di Palazzo Vecchio a Firenze promosso dal vicesindaco e assessore allo sport del Comune di Firenze Dario Nardella, con la partecipazione del primo firmatario della legge sugli stadi Giovanni Lolli, il direttore generale della Lega di A Marco Brunelli, il presidente della Lega B Andrea Abodi, il direttore generale della Lega Pro Francesco Ghirelli, il direttore generale della Figc Antonello Valentini, il vicesindaco di Palermo Cesare Lapiana, l’assessore allo sport di Udine Kristian Franzil

Il Fatto Quotidiano 23 luglio 2020 Legge sugli stadi, nell’ultimo testo via il divieto di edilizia residenziale: ok a palazzi e appartamenti anche lontani dai nuovi impianti
Nella riforma ereditata dal precedente governo e che dovrà essere approvata entro l’estate salta l’ultimo vincolo: via libera all’obiettivo dei costruttori che guardano al calcio come occasione di speculazione. Dal ministero dello Sport difendono il testo e aggiungono che è già in corso un approfondimento per esplicitare meglio lo spirito della norma e metterla al riparo da rischi e palazzinari
di Lorenzo Vendemiale | 23 Luglio 2020

Uno stadio a San Siro e un quartiere a Baggio, un impianto a Roma Sud e magari quattro palazzine dall’altra parte della città. Nella riforma dello sport che il ministro Spadafora ha ereditato dal governo gialloverde e dovrà essere approvata entro l’estate c’è anche l’ennesima legge sugli stadi. Ufficialmente dovrebbe servire a snellire i tempi della burocrazia italiana, ma il nuovo testo promette di fare molto di più, sdogana il sogno proibito di ogni costruttore che guarda al calcio come occasione di speculazione: l’edilizia residenziale, categoricamente vietata fino ad oggi, cioè la possibilità di realizzare appartamenti con la scusa del pallone, addirittura lontano da dove sorgerà l’impianto.

IL PRECEDENTE DELLA “LEGGE LOTTI” – Ogni volta che si parla di legge sugli stadi, la stessa storia: il partito del mattone, che è trasversale ed attraversa governi di centro, destra e sinistra, ci riprova. Nel 2012, quando una normativa per la costruzione degli impianti sportivi ancora non esisteva, una parte del Pd era stata costretta a gridare al “favore a Lotito e Zampariniper fermare un ddl sugli stadi particolarmente permissivo. Era successo anche nel 2013, sotto il governo Letta che ha partorito la prima legge in materia, e soprattutto nel 2017, in piena era Lotti, quando sempre il Pd, stavolta al governo, aveva provato a far sparire dalla manovra correttiva il divieto esplicito di edilizia residenziale, salvo poi dover fare marcia indietro in sede di conversione del decreto per le grandi polemiche che il provvedimento aveva suscitato. Adesso ci risiamo: la grande delega per la riforma sullo sport approvata ad agosto 2019, adesso in fase di attuazione, rischia di trasformarsi in un regalo agli speculatori.

VIA LIBERA ALL’EDILIZIA RESIDENZIALE, ANCHE “IN AREE NON CONTIGUE” – Nel suo spirito originario, la legge sugli stadi doveva aiutare i club a dotarsi di impianti di proprietà e colmare il gap del calcio italiano nei confronti degli altri tornei. Permette essenzialmente di presentare un progetto che, oltre all’impianto, comprenda altre opere accessorie che ne assicurino la sostenibilità economica, con un’unica autorizzazione, quella della conferenza dei servizi. Fino ad oggi, accanto allo stadio potevano sorgere anche immobili non sportivi “con esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale”. Questa postilla, difesa con i denti nel 2017 e prima ancora nel 2013, è scomparsa nella bozza della riforma dello sport: significa che con la nuova legge il divieto non ci sarà più e si potranno costruire anche condominii e appartamenti. Ma non è tutto: se in passato gli interventi venivano limitati alle “aree contigue”, adesso le opere potranno essere comprese “anche in aree non contigue all’impianto”; con un piccolo stadio (basta una capienza di 16mila posti per rientrare nel provvedimento), può nascere un quartiere a chilometri di distanza.

LA PALLA PASSA AL GOVERNO: ARRIVA IL COMMISSARIO – La riforma avrà degli effetti anche sull’iter. La procedura sarà più veloce, soprattutto perché non sarà più in mano solo agli enti locali: se Comune e Regione non rispetteranno i tempi per la conferenza dei servizi, il privato potrà rivolgersi al governo. Il Ministero solleciterà la convocazione e, in ultima istanza, potrà addirittura nominare un commissario. Insomma, in futuro le partite per gli stadi potrebbero giocarsi più a Palazzo Chigi che a Palazzo di città: il parere di Comune e Regione dovrà comunque essere ascoltato prima di adottare i vari provvedimenti, ma così gli enti locali rischiano di perdere il controllo sui progetti che interesseranno il loro territorio. Mentre i proponenti avranno un unico interlocutore, a Roma, con cui scendere a patti.

I DUBBI DI PALAZZO CHIGI – Fin qui il dibattito sulla riforma dello sport era stato monopolizzato dalle polemiche sul limite dei mandati e sul futuro di Malagò, ma le novità per gli stadi sono destinate a far discutere. Non si sa se l’ex sottosegretario Giorgetti pensava a questo quando inserì il riordino della materia nella sua delega, né se la bozza è frutto dell’iniziativa del ministro Spadafora, di qualche accordo politico fra i partiti o di una semplice sottovalutazione del problema. Di sicuro il colpo di spugna sul divieto di edilizia residenziale non era previsto. Dal ministero dello Sport difendono il testo, spiegando che Comune e Regione possono sempre opporsi, che la conferenza dei servizi può bocciare progetti spropositati, ma aggiungono anche che è già in corso un approfondimento per esplicitare meglio lo spirito della norma e metterla al riparo da rischi speculativi. L’obiettivo – assicurano da Palazzo Chigi – è solo alleggerire la burocrazia e favorire la costruzione di nuovi impianti sportivi.

Twitter: @lVendemiale

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *