La sola grande opera di cui Roma ha assoluta necessità
Autore : Redazione
Pubblichiamo una proposta di Marcello Paolozza* sulle iniziative che dovrebbero essere intraprese nella Capitale, dopo l’ultimo drammatico campanello d’allarme del sisma nel centro Italia
La sola grande opera di cui Roma ha oggi assoluta necessità
I romani dopo il terremoto che ha portato morte e distruzione nel centro Italia si sono lanciati in una mirabile gara di solidarietà verso i le sorelle ed i fratelli vittime di una così tremenda tragedia. In tanti sono accorsi come volontari sul posto sacrificando il lavoro, le ferie. Il riposo, la vita familiare. Moltissimi si sono messi in fila per ore negli ospedali per donare il proprio sangue. A migliaia hanno contribuito con sms o con alte modalità alle diverse raccolte fondi lanciate dalle Istituzioni o dai Media. In ogni quartiere si sono organizzate raccolte di cibo, vestiario, altri generi di prima di necessità, per coloro che hanno perso tutto quello che avevano oltre, molto spesso, alla vita dei loro cari.
Questa manifestazione del senso di appartenenza ad una comunità nazionale, della propria umanità verso i più deboli, certamente conforta e ripaga delle tante amarezze che siamo costretti a provare di fronte al dilagare quotidiano dell’individualismo, del menefreghismo, dell’egoismo, dell’incuria, del razzismo nella vita cittadina.
Eppure questa nostra attitudine, mostrata già altre volte nel passato in occasione di altri drammi nazionali ed internazionali, non può più bastare e perfino apparire colpevolmente consolatoria se incapace di generare una nuova azione proattiva in grado di porsi al livello richiesto dai limiti apparentemente incurabili ormai dimostrati della nostra classe dirigente sia nazionale sia locale.
L’assoluta mancanza di memoria storica, il caso fortunato che ha evitato a Roma nel XX secolo nuovi terremoti, l’irresponsabilità dei nostri Amministratori che ha mantenuto il territorio della Capitale fuori dalla mappa del rischio sismico fino ad un decennio fa, credo abbiano radicato nella maggioranza dei romani la convinzione che Roma sia al riparo dal rischio terremoto.
La difficoltà a superare l’assenza di consapevolezza del livello di rischio dalla mente dei romani , io credo, derivi anche dalla confusione involontariamente generata da ciò che, per esempio, si può leggere sul sito della Protezione civile “ … L’analisi della sismicità storica evidenzia che sono stati registrati danneggiamenti diversi in occasione di terremoti del passato nelle diverse zone del territorio romano e …… per questi motivi non avrebbe avuto senso considerare il Comune di Roma come un’unica zona sismica, ma si è pensato di suddividerlo in ambiti municipali (Unità Amministrative Sismiche – Uas, che corrispondono ai 20 Municipi ndr) ……. La diversa attribuzione ad una zona sismica comporta una differente applicazione della normativa, in particolare in sede di strumenti urbanistici e per gli studi di microzonazione….”.
Un’altra pagina lo stesso sito peraltro recita “ ….. Il territorio del Comune di Roma ha una sismicità modesta …………….Questa sismicità non è però trascurabile, per il valore elevato dei beni monumentali e architettonici della città e per la vulnerabilità del patrimonio edilizio. …. “
A conferma di queste considerazioni, il 27 u.s. Salvatore Giuffrida, sinora non smentito, in un suo articolo su La Repubblica riportava che “ …….. Da quasi dieci anni Roma è considerata una città a rischio sismico medio alto. Eppure quasi tutto il patrimonio pubblico capitolino è insicuro. E non presenta adeguate misure di sicurezza in caso di terremoto. La denuncia arriva dall’ultima indagine condotta da Confartigianato Edilizia: su 60mila beni immobiliari del Comune, almeno 40mila rischiano di soffrire crolli o lesioni importanti. La maggior parte degli edifici si trovano all’interno delle mura Aureliane e sono costruiti prima degli anni Cinquanta.
A questi si deve aggiungere il patrimonio dell’Agenzia del Demanio che conta più di duemila edifici: la maggior parte sono storici e costruiti negli anni Trenta, ben prima delle attuali leggi antisismiche. Ma, secondo Confartigianato, anche gli edifici residenziali pubblici realizzati prima degli anni Ottanta e Novanta non possono considerarsi sicuri perché non in linea con le recenti norme antisismiche; anni di mancata manutenzione, speculazione edilizia e appalti al ribasso hanno fatto il resto. L’allarme riguarda tutta l’edilizia popolare costruita in base alla legge 167 tra la fine degli anni Sessanta e gli Ottanta …. “.
A tutto ciò, se vero, si deve aggiungere che a Roma vive, lavora, studia, oltre il 5% della popolazione italiana, e che la Capitale rappresenta un giacimento inestimabile e forse unico al mondo di ricchezze, archeologiche, storiche, artistiche, culturali, religiose, che abbiamo il diritto/dovere di preservare e trasmettere alle future generazioni.
È chiaro allora che la nostra intelligenza, il nostro senso del dovere ci impongono di chiedere al Governo del Paese, alla nuova Amministrazione Capitolina di trovare il coraggio e la determinazione per aprire il cantiere della sola grande opera di cui Roma ha oggi assoluta necessità: mettere in sicurezza quel patrimonio ereditato dal passato unico al mondo, le scuole, gli ospedali, e avviare la gigantesca opera di manutenzione antisismica dell’edilizia privata.
Una grande opera da realizzare probabilmente nel tempo di una generazione e forse anche più. Da avviare subito seguendo tre filoni da implementare contemporaneamente:
- Immediato avvio di una campagna di informazione e sensibilizzazione rivolta ai cittadini su tutto il territorio, riguardo il rischio sismico attribuito ai diversi territori della capitale ed alla differente applicazione della normativa che essa eventualmente comporta, Municipio per Municipio, quartiere per quartiere, convocando assemblee pubbliche, coinvolgendo le scuole, utilizzando tutti i canali comunicativi a disposizione istituzionali e non;
- Una campagna a per la mappatura degli interventi a breve e medio termine considerati più urgenti per la messa in sicurezza del patrimonio archeologico, storico, artistico, culturale, religioso sia esso pubblico o privato
- Un programma di investimenti e incentivi (p.e. defiscalizzazioni, incentivi, sconti sull’IVA) per incoraggiare la manutenzione ai fine della sicurezza antisismica del patrimonio abitativo e produttivo privato, a partire dalle aree catalogate a maggior rischio.
Parafrasando le parole di Keynes quando tentava di convincere i suoi contemporanei riluttanti ad istituire e organizzare il primo Servizio Sanitario Nazionale al mondo, si potrebbe dire ai cultori del pareggio di bilancio, delle politiche dei sacrifici, dei tagli, dei risparmi, che la ricchezza c’è, si tratta solo di metterla in movimento.
Ci sono le competenze, moltissime di primo livello, e le istituzioni, università e enti pubblici e privati, pronte a supportarle. Esistono le imprese, specializzate in interventi per la messa in sicurezza antisismica e note spesso in tutto il mondo. Sono disponibili le maestranze, specializzate e non, troppo spesso disoccupate o costrette ad emigrare. Tutto questo se attivato per mettere in sicurezza le persone, per preservare la bellezza che abbiamo, può rappresentare nei prossimi decenni un volano incredibile per il progresso e lo sviluppo qualitativo della nostra città. Cosa lo impedisce? Perché non discuterne?
Marcello Paolozza
28/08/2016
Con Delibera della Giunta Regionale del Lazio n° 387 del 22/05/2009, il territorio del Comune di Roma è stato suddiviso, secondo la classificazione adottata in Delibera, in due zone a pericolosità sismica decrescente e in due sottozone sismiche. Dati lo storico dei danneggiamenti in occasioni di terremoti (sismicità storica), l’estensione e la variabilità nella natura del suolo della Capitale, è stato ritenuto opportuno non classificare le aree metropolitane di Roma in un’unica classe di rischio sismico. > vai alla Relazione Tecnica della Nuova Classificazione sismica della Regione Lazio
*Marcello Paolozza fa parte di Associazione Diritti Pedoni di Roma e del Lazio e di Zero Waste Lazio