L’ambientalismo senza lotta al caro affitti è un bosco verticale
Autore : Redazione
(da Associazione A Sud – Ecologia e Cooperazione 13 dicembre 2024)
Al Quarticciolo, borgata di Roma, da una palazzina popolare penzola una domanda: “ma quale transizione ecologica se ci piove in casa?”. Lo striscione è lì dai tempi della pandemia. Aspetta di essere strappato via da un intervento pubblico, attende un motivo per non stare più appeso tra i lotti di una periferia che ciclicamente incontra lo stato durante retate, sfratti e operazioni militari. In queste occasioni si parla di lotta allo spaccio, di guerra alla criminalità e al degrado. Eppure, come accaduto qualche giorno fa, dopo i blitz all’alba della polizia, il degrado non ha lasciato via Manfredonia, via Ostuni e le altre strade della borgata. Se l’abbandono fa meno paura è grazie al comitato Quarticciolo Ribelle: con la palestra popolare, con l’ambulatorio, il doposcuola e tanti altri progetti, cittadine e cittadini vivono la borgata, si organizzano e indicano modi diversi di stare insieme. Quando le sirene delle operazioni legalità vanno via, quando lo sciame di telecamere si sposta altrove, c’è la vita vera. Difficile, complicata, resa ancora più faticosa dall’assenza dell’Ater, dai balconi che crollano, dai ridimensionamenti scolastici, dalla criminalità organizzata, da servizi spostati altrove, da serrande abbassate che solo l’attivismo di base rialza, senza la pretesa di voler salvare nessuno ma con la volontà di lottare contro l’idea che la marginalità sia l’unico destino possibile. Le attività del Quarticciolo ribelle sono anche azioni ecologiste: hanno al centro la riconversione degli spazi pubblici, valorizzano le relazioni della borgata e salvano dallo sfratto chi non ha alcuna colpa se non quella di vivere una città sempre più diseguale. Lo striscione resta lì, e interroga anche noi che ogni giorno parliamo di ecologia collegandola alla giustizia sociale. La domanda ci arriva a pochi chilometri di distanza, visto che la nostra sede è sulla Prenestina, ci separano poche fermate di tram. Arriva al Pigneto, un quartiere dinamico, abitato da tante realtà culturali e segnato da una proliferazione di BnB con i piani cottura a induzione, eco-bistrot riscaldati dai funghi a gas e scantinati affittati a 500 euro al mese. Un quartiere gentrificato e un altro considerato un ripostiglio dove confinare quello che la città non vuole vedere, come se il Quarticciolo avesse scelto una monocoltura meno pregiata rispetto ad altre zone. A pochi giorni dall’inizio del Giubileo, Roma è un’infiorescenza di cantieri, alcuni dei quali vengono raccontati come interventi di rigenerazione urbana, di efficientamento energetico, altri come un passo in avanti alla crisi climatica, ma la realtà è ben diversa. Le politiche urbane capitoline sono segnate da una sottrazione di verde pubblico e di cementificazione, tra delibere e provvedimenti che continuano ad autorizzare complessi residenziali, hotel di lusso e progetti invasivi come lo stadio a Pietralata, L’edilizia privata propone case passive, intelligenti e pronte ad affrontare il clima che cambia. Alla fine di queste opere la città sarà più ecologica? Ci saranno meno isole di calore? Avremo raffreddato i quartieri? Per rispondere a queste domande abbiamo a disposizione indicatori e strumenti puntuali, ma se non teniamo nella discussione la richiesta che arriva dal Quarticciolo stiamo scegliendo di escludere dalla transizione ecologica migliaia di persone. Se non aggrediamo la rendita e l’estrazione di valore, ci saranno quartieri sempre più belli, verdi ma vuoti, irraggiungibili per colpa del caro affitti, avvolti da una patina borghese che accetta l’arrivo della natura in città perché assicura un aumento dei valori catastali.
(Illustrazione di Elena Perretti per Glossario Ecologista a cura di A Sud – Fandango Libri 2024) Il rischio da scongiurare è quello della gentrification green, fenomeno in corso in altre città, come a Milano con il famoso bosco verticale, un esempio che Isabelle Anguelovski – ricercatrice di politiche urbane dell’Università di Barcellona – inserisce tra le operazioni di rigenerazione escludente e predatoria insieme ai piani urbanistici di città come Boston, Atlanta e Londra. Riconvertire l’edilizia popolare è una scelta politica, come del resto lo è decidere di regolamentare gli affitti brevi. Per questo è importante considerare come lotte ecologiste le iniziative messe in campo da Nonna Roma, dal circolo Arci Sparwasser e dal social forum dell’abitare, come la manifestazione in programma per il 13 dicembre a Roma a piazza del Pigneto. Perché la conversione ecologica non la possiamo fare con le piattaforme dell’industria del turismo, né con i fondi immobiliari, ma con la città pubblica, con i bisogni e desideri di chi vive i quartieri, di chi vuole abitarci, di chi non riesce più a trovarci casa o di chi ce l’ha ma continua a piovere dentro.
13 dicembre 2024
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com