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L’autonomia differenziata fa male alla transizione ecologica

Foto Fridaysfor Future

Pubblichiamo un articolo da Rewriters, il Blog di Fridays For Future del 17 Agosto 2024 di Guido Marinelli

L’autonomia differenziata fa male alla transizione ecologica

Ambiente, Crisi climatica, transizione ecologica. Le ragioni del “no” nel libro “Autonomia differenziata, Perchè NO”

Stiamo vivendo momenti di grande fermento per il Referendum relativo alla richiesta di abrogazione della legge sull’Autonomia Differenziata di Calderoli.

Non abbiamo la pretesa di affrontare tutte le materie che, secondo la legge Calderoli, dovrebbero passare dalla competenza, esclusiva o concorrente, dello Stato a quella delle Regioni che intendono chiederla con Lombardia e Veneto in pole position.

Riteniamo che la crisi climatica e il riscaldamento globale siano problemi che vanno affrontati a livello globale, non a caso FridyasForFuture è un movimento mondiale. E la scienza conferma che il problema va affrontato con un’ottica globale, come dimostrano le COP (Conference of Parties), organizzate dall’ONU che vedono, ogni anno, la partecipazione di quasi tutti gli Stati del mondo. Quest’anno, COP29 in Azerbaijan, parteciperanno 198 “Parti”, 197 Paesi più l’Unione Europea.

Già questo dimostra che il problema va affrontato in modo unitario, che è un assurdo parcellizzare ulteriormente le competenze su temi così importanti, affidando le decisioni a politici e tessuti imprenditoriali che non possono avere che una visione regionale, locale, del problema. Visioni parziali che non possiamo più permetterci. Un presunto vantaggio per un territorio si può facilmente trasformare in un danno globale per il clima. Basta pensare alla foresta Amazzonica o alle tundre siberiane per capire le connessioni globali. E il riscaldamento dei mari ha effetti ancora più devastanti in tutto il mondo.

Cosa potrebbe passare in competenza regionale

Vediamo quali sono le materie più rilevanti per l’ambiente e la crisi climatica tra le 23 previste che possono passare alla competenza regionale.

1) Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema: Materiache, anche se di competenza esclusiva dello Stato, può passare a competenza regionale!

Le seguenti materie sono materie a competenza concorrente Stato-Regioni che, sulla base della legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata, possono essere affidate completamente alle Regioni. Evidenziamo solo quelle in cui è molto evidente una correlazione con la crisi climatica e la necessità di una transizione ecologica ed energetica.

2) produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia;

3) alimentazione;

4) protezione civile;

5) governo del territorio;

6) grandi reti di trasporto e di navigazione;

7) ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi.

Qualche esempio per ciascuno dei punti precedenti.

Ovviamente non abbiamo pretesa di essere esaustivi perché le conseguenze sono talmente tante che non possono essere elencate tutte. Per ciascuna materia ci limitiamo a fornire uno o due esempi paradigmatici.

1) Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema:

A questo riguardo ricordiamo che nel 2022 è stato modificato l’art. 9 della Costituzione (uno dei 10 articoli ritenuti “fondamentali”) prevedendo che “la Repubblica …. tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni. La legge delloStato disciplina i modi e le forme di tutela degli animali.” Come possono le Regioni sostituirsi allo Stato in questo compito? L’art. 9 ne verrebbe stravolto. Eppure è previsto dalla legge Calderoli ed è già stato richiesto da Lombardia e Veneto. Però gli ecosistemi non hanno “confini regionali”. Pensiamo al fiume Po che attraversa tutta la pianura padana. Se, forte della sua autonomia, la Regione Piemonte decidesse di costruire una diga sul fiume Po procurerebbe danni ingentissimi a tutto il bacino idrografico e quindi a tutta la pianura fino all’Adriatico (come sta succedendo per il Nilo per la diga in Sudan). Favorendo ad esempio l’estensione del cuneo salino al delta del Po con perdita di terreno coltivabile (veneto ma anche emiliano!). Senza arrivare a questi estremi basta pensare che le Alpi sono un sistema montuoso che riguarda almeno 7 regioni italiane (e ben altri 4 Stati europei) e che gli Appennini ne toccano addirittura 15. Tutti questi ambienti naturali devono avere una tutela che deve essere innanzitutto omogenea, e quindi deve essere coerente da una parte e dall’altra del confine amministrativo di ciascuna Regione territorialmente interessata dalla loro presenza.

A chi volesse approfondire questo aspetto consigliamo il libro Autonomia differenziata Perchè NO, curato dall’Associazione Carteinregola. Già adesso possiamo dire che la complessità degli ecosistemi richiede di affrontare i cambiamenti in atto con un approccio sistemico e organico non solo a livello di Stato italiano ma anche in coordinamento con le istituzioni europee.

Autonomia differenziata.
Le leggi dello Stato

I problemi più delicati sorgono quando le norme regionali entrano in conflitto con quelle adottate dallo Stato. Ma essendo oggi la Tutela dell’ambiente e dell’ecosistema di competenza esclusiva dello Stato le leggi statali prevalgono. Immaginiamo se la competenza venisse trasferita alle Regioni. Come si risolveranno conflitti tra leggi regionali adottate magari da Regioni adiacenti? E questi conflitti quali e quanti danni provocheranno agli ecosistemi? Non abbiamo tempo da perdere!

2) produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia:

Sembrerebbe una contraddizione voler spezzettare tra le Regioni le competenze per la produzione, trasporto e distribuzione nazionale dell’energia. Già l’aggettivo “nazionale” sembra rendere assurda questa norma. È chiaro che una nazione non può pensare a regionalizzare produzione e trasporto dell’energia. La prima battuta di spirito che viene in mente è che sarà necessario pagare “un fiorino” per KW trasportato quando l’elettrodotto proveniente dalla centrale a carbone di Porto Marghera entra in Emilia Romagna. Ma ci sono motivi ben più concreti. Le Regioni chiedono di trattenere gli introiti dei canoni delle centrali termoelettriche e le royalties derivanti dagli impianti di estrazione del gas (si pensi alle piattaforme in Adriatico). Ovvio che in questo modo la Regione ha convenienza a dare nuove concessioni di estrazione del gas (in un mondo che dovrebbe eliminare il fossile, gas compreso, al più presto se si vuole salvare la razza umana). E per questo non solo regioni come la Lombardia chiedono di avere i poteri autorizzativi ma anche le competenze in materia di Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA) praticamente per la quasi totalità degli impianti energetici, quindi di avere una completa autonomia rispetto alla valutazione degli impianti, sia da rinnovabili che termoelettrici (su questo si veda Zanchini nel già citato libro di Carteinregola a questo link).

Quindi una Regione potrà autorizzare nuovi impianti (anche fossili!), nuove ricerche di idrocarburi, decidere di mettere balzelli sulle rinnovabili… insomma andando in direzione opposta alle indicazioni della scienza (come hanno già fatto ad esempio Bolsonaro e Trump con conseguenze che paghiamo tutti: a luglio la Terra ha registrato i 2 giorni più caldi degli ultimi 120.000 anni! E se l’Italia va in procedura di infrazione per aver fallito al 2030 (tra soli 5 anni !) l’obiettivo europeo del “FitFor55” magari perché il Veneto decide di non chiudere la centrale a carbone ? Chi paga le multe? Lo Stato! Con quali soldi? Boh, non si sa visto che Regioni come il Veneto hanno chiesto di trattenere il 95% delle tasse nazionali pagate nel loro territorio! Direte: ma si può fare un’azione di rivalsa nei confronti del Veneto: si, però bisogna dimostrare che la colpa è solo del Veneto. Un contenzioso decennale. Più probabilmente verrebbe istituita una nuova tassa aggiuntiva a carico di tutti gli italiani per pagare le multe dovute al comportamento egoistico di una o più regioni. Non parliamo poi della programmazione della rete di trasporto e distribuzione che deve essere bilanciata a livello nazionale per evitare black-out. Anche in questo caso comportamenti opportunistici potrebbero favorire una Regione a danno di altre. Limitrofe o lontane. Il Nord, ricco di acqua, almeno finché non si saranno fusi i ghiacciai della Alpi causa il troppo caldo, potrebbe trattenere la produzione idroelettrica a danno delle altre Regioni. Anche sul ruolo dell’idroelettrico, ad esempio in parallelo a fonti rinnovabili, rimandiamo per approfondimenti al nostro precedente articolo su Rewriters del 2 luglio e al già citato capitolo di Zanchini.

3) alimentazione:

La nostra alimentazione contribuisce fortemente all’emissione di gas climalteranti. A titolo di esempio ricordiamo che gli allevamenti intensivi contribuiscono per 44% delle emissioni globali di metano (report FAIRR del 26.6.2024).

Inoltre molte regole alimentari, dalla tracciabilità alla trasparenza, dalla salute dei consumatori allo smaltimento dei residui organici… vengono adottate con legislazione europea. Quindi ogni regione dovrebbe poi adottare le normative europee con propria legge. Cosa che avviene ora a livello statale. Ma nei confronti dell’Europa rispondiamo come Stato Italia. Che succederà se 2 o 3 Regioni saranno inadempienti e l’Italia intera sarà sottoposta a procedura di infrazione per colpa loro? Un’ipotesi che già abbiamo prospettato per le tematiche energetiche!

Prendiamo inoltre ad esempio la “Sugar tax”. Sarebbe possibile che ogni regione definisse una diversa (o nulla) tassazione!

4) protezione civile:

Si prospetta lo smembramento del servizio nazionale di Protezione Civile proprio nel momento in cui i disastri (inondazioni, grandinate, incendi, frane…) aumentano a causa del riscaldamento climatico. E i servizi regionali, comunque essenziali, certo non hanno le capacità di coordinamento del servizio nazionale. Voi avete mai visto un’inondazione o un incendio che si ferma al confine regionale? E se le organizzazioni di servizi di Regioni limitrofe non sono ben coordinate si rischiano incomprensioni e inefficienze che potrebbero procurare gravissimi ritardi e incrementare la portata dei disastri.

5) governo del territorio:

In questo contesto sono ricomprese molte competenze. Ma anche riferendosi alle sole competenze urbanistiche e paesaggistiche risulta chiaro che si potranno avere situazioni molto pericolose. Riferendosi per esempio al consumo di suolo, che va ridotto a zero (nessuna nuova impermeabilizzazione di suolo per costruire nuovi immobili ma recupero e rigenerazione di quelli esistenti) già oggi ogni Regione ha un approccio differente. Ma lo Stato avrebbe ancora la possibilità legislativa di emanare una legge nazionale per disciplinare la materia cosa che ha perso con la legge Calderoli se non verrà abrogata con Referendum. Sempre tenendo conto delle indicazioni della Comunità Europea. È recentissima l’approvazione della nuova legge europea che fissa l’obiettivo di ripristinare almeno il 20% delle zone terrestri e marine dell’UE entro il 2030 e tutti gli ecosistemi entro il 2050. I Paesi dell’UE dovranno ripristinare almeno il 30% degli habitat in cattive condizioni entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Se la competenza del governo del territorio passasse alle Regioni quale garanzia avrebbe l’Italia di riuscire a rispettare questi impegni? E come si coordinerebbero le Regioni tra di loro? Gli ecosistemi non si fermano ai confini! Ma soprattutto, perché un cittadino che vive in una Regione virtuosa dovrebbe avere ecosistemi rigenerati e un suo limitrofo che ha avuto la disgrazia di nascere magari a pochi chilometri ma in altra regione meno virtuosa dovrebbe avere la sfortuna di vivere in ambienti degradati?

6) grandi reti di trasporto e di navigazione:

Ormai siamo abituati a trasporti integrati a livello europeo. Solo nelle strade provinciali/regionali può capitare che la manutenzione peggiori al cambio di provincia/regione. Non capiamo come sarebbe possibile che opere infrastrutturali come porti, aeroporti, grandi reti ferroviarie e stradali, che finora sono gestite con procedure di competenza nazionale e che tipicamente attraversano la gran parte, se non tutte, le Regioni italiane potrebbero essere spezzettate tra le singole Regioni. Il trasporto pubblico, anch’esso essenziale per ridurre l’impatto sul riscaldamento climatico del trasporto privato e del trasporto su gomma delle merci, deve essere garantito in modo omogeneo, efficiente e sicuro almeno a livello nazionale, meglio a livello europeo. Siamo convinti che frammentare le competenze e l’organizzazione sul livello regionale non sia la strada migliore per raggiungere questo obiettivo. Le Regioni devono piuttosto pensare a migliorare il trasporto locale!

7) ricerca scientifica e tecnologica e sostegno all’innovazione per i settori produttivi

FridaysForFuture è impegnata nel contrastare il riscaldamento climatico dovuto alle emissioni antropiche di gas climalteranti. Si basa sulle evidenze scientifiche di migliaia di scienziati coordinati dall’ONU e organizzati nell’IPCC (Gruppo Intergovernativo di Esperti sul Cambiamento Climatico), che è la principale autorità mondiale per la valutazione dei cambiamenti climatici. Ogni Stato partecipa con un pool di scienziati. Potete immaginare la complessità di coordinamento del lavoro di ricerca di questi scienziati anche considerando che, come già detto, i fenomeni climatici non hanno confini. In caso di passaggio di competenze sulla ricerca alle Regioni dovrebbero essere le stesse a partecipare ai lavori dell’IPCC complicandone ancora di più il modello? E soprattutto che visione potrebbero portare le regioni italiane? Una visione globale che mette al primo posto la salvaguardia dell’intera umanità e del nostro pianeta o forse una più legata a interessi politici, economici e industriali di piccoli territori? Magari per ottenere piccoli vantaggi per il tessuto economico locale senza preoccuparsi delle conseguenze globali?

Lasciamo a voi immaginare le conseguenze se si dovesse intraprendere questa strada.

Che fare: votare per l’abrogazione della legge sull’Autonomia Differenziata

Per prima cosa firmiamo la richiesta di Referendum abrogativo. Abbiamo tempo fino a metà settembre. Chi ha SPID o CIE può firmare online sulla piattaforma del Ministero di Grazia e Giustizia (consigliamo di verificare sul sito altre iniziative come quella sugli allevamenti intensivi). In alternativa si firma andando al proprio comune o in uno dei banchetti organizzati dai promotori. Diamo per scontato che siano già state raccolte molte più firme delle 500.000 necessarie per chiedere il Referendum per l’abrogazione della legge Calderoli sull’Autonomia Differenziata. Ma è necessario superare il milione di firme per dare un segnale forte di volontà popolare. Speriamo vivamente che il quesito sarà approvato dalla Corte Costituzionale e che sarà quini indetto il Referendum abrogativo. Ma l’importante è raggiungere il quorum del 50%+1 dei voti validi altrimenti il Referendum rimarrà inutile. Come già successo per quello contro le trivelle in Adriatico per estrarre Gas e petrolio. Quindi andiamo a votare il Referendum.

Il nostro clima non ha bisogno di parcellizzare le competenze rendendo inutili ed inefficaci, se non addirittura dannosi, gli interventi. Abbiamo piuttosto bisogno di un’Italia che affronti la necessaria transizione ecologica con uno spirito unitario e collaborativo non solo tra i vari territori e le varie componenti sociali, ma anche con l’Europa e gli altri paesi del mondo. Basta remare contro le azioni che servono per affrontare il riscaldamento climatico (esempio: l’Italia è uno dei Paesi che ha votato contro la citata legge per il ripristino degli ecosistemi naturali !), è ora di avere il coraggio di intraprendere insieme le azioni necessarie per salvare il pianeta e migliorare la qualità della vita di tutti i suoi abitanti: umani, animali, vegetali!

Andiamo a firmare e in attesa di andare a votare… andiamo a manifestare! Infatti a ottobre ci sarà un nuovo sciopero per il clima. Ci vediamo in piazza!

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

22 agosto 2024

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