Le Giunte (municipali) passano, gli abusi restano (anche con le migliori intenzioni)
Autore : Redazione
La situazione dei manufatti abusivi sparpagliati per Roma, compresi molti che insistono in aree archeologiche o paesaggistiche tutelate, che da anni dovrebbero essere abbattuti e da anni sono sempre lì, è uno dei tanti frattali – modelli che rispecchiano in scala minore il modello generale – della situazione della Capitale. Una situazione che si potrebbe definire di “galleggiamento”: i progetti nuovi non partono, o procedono al rallentatore o si fermano. E anche i problemi vecchi restano sospesi, nella sempiterna attesa di soluzioni che non siano “tampone”. E intanto nella città si stratificano iniziative fuori da ogni regola, come i manufatti abusivi di ogni genere, talvolta frutto creativo di chi si inventa servizi per la comunità dove non ci sono, ma spesso per usi esclusivamente privati, in un generalizzato “laissez faire” dei vari livelli dell’Amministrazione, senza pianificazione e senza controlli.
Chi dovrebbe provvedere agli abbattimenti degli abusi su suolo pubblico è il Municipio, che troppo spesso è un soggetto piuttosto debole per portare fino in fondo interventi che ricadono su operatori privati – ad esempio per le superfetazioni di chioschi, giostre o strutture adibite a vari usi commerciali – ma anche su gruppi di cittadini che – in assenza di strutture pubbliche adeguate – si sono organizzati in proprio, come nella “città fai da te”.
E’ il caso di molti campi da bocce che sono diventate baracche di lamiera, o di vari i manufatti al servizio di impianti sportivi di quartiere, oggi fatiscenti e in molti casi fatti con materiali pericolosi come l’amianto. Una buona Amministrazione avrebbe dovuto da tempo analizzare lo stato dei quartieri, e fornire di servizi – centri sociali, sportivi, assistenziali – quelli, soprattutto più periferici, che ne erano sprovvisti. Spazi attrezzati e sicuri, assegnati e gestiti secondo regole condivise. Regole che sono la base per una gestione del territorio democratica e attenta al sociale, ma anche rispettosa dell’ambiente e dei beni culturali. Ma ci sono anche i casi di privati che si appropriano di suolo pubblico senza alcun titolo, o con qualche pezzo di carta insufficiente o divergente, per installare attività redditizie che durano negli anni.
E per anni e anni le Amministrazioni che si sono avvicendate hanno lasciato lo status quo, lasciando la impopolare incombenza di ripristinare le regole agli eventuali successori. E tale situazione sembra non avere fine, anche quando si tirano in ballo, magari con le migliori intenzioni, “prevalenti interessi pubblici” pensando a utilizzazioni gestite dal Municipio.
Facciamo l’esempio di due vicende recenti che riguardano Municipi diversi, per differenze territoriali e anche per colore politico dell’Amministrazione. Parliamo della vicenda del complesso bocciofilo “Roma” di Villa dei Gordiani al V Municipio, a guida pentastellata, e dei manufatti del II Municipio, a guida centrosinistra.