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lettera aperta a Governo, Parlamento e Commissione Europea su grandi opere e Valutazione di Impatto Ambientale

Publichiamo la lettera aperta che 200 associazioni nazionali e locali hanno inviato a Governo, Parlamento e Commissione Europea su grandi opere e Valutazione di Impatto Ambientale : “La tutela di salute, clima, biodiversità e paesaggio passi per valutazioni ambientali di piani e progetti svolte con rigore, trasparenza e partecipazione: ecco le nostre proposte“.

(da Forum Italiano Movimenti per l’Acqua 4 marzo 2021) (Vedi anche Il Manifesto)

Da Friday For Future al Forum dell’Acqua, da Italia Nostra a centinaia di comitati locali: Ministero dell’Ambiente gravemente inadempiente sulle norme europee, serve immediato stop a progetti fatti male dopo ammissioni del presidente della Commissione V.I.A. nazionale.

Un ampio fronte di 200 organizzazioni nazionali e locali ha inviato una lettera aperta al Presidente Draghi, ai ministri della Transizione Ambientale e della Cultura, alla Commissione Europea e ai parlamentari di ogni schieramento per chiedere una rigorosa applicazione delle normative comunitarie sulle procedure di valutazione ambientale relative a piani e grandi progetti. Queste dovrebbero essere realmente connotate da trasparenza e partecipazione del pubblico nelle scelte come richiesto dall’Unione Europea e al contrario di quanto avviene in Italia.

Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.), Valutazione Ambientale Strategica (V.A.S.) e Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.): si tratta di procedure ancora poco note al grande pubblico che invece dovrebbero essere centrali nella vita del paese visto che riguardano impianti energetici, raffinerie, gasdotti, porti, autostrade ecc..

Associazioni, comitati, reti di cittadini, da quelle nazionali come Friday For Future, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Italia Nostra e tante altre, alle reti “Per il Clima Fuori dal Fossile” e “Mamme da Nord a Sud” fino a una miriade di associazioni e comitati locali da tutte le regioni da anni impegnati sul territorio e che hanno esperienza diretta delle imbarazzanti procedure di VIA condotte dal Ministero dell’Ambiente, si sono ritrovate in questo appello che reclama garanzie per la tutela di diritti primari, da quello alla salute a quello della tutela del paesaggio, della biodiversità e del clima.

In Italia le grandi imprese, invece di affrontare la sfida di vedersi valutare pubblicamente i propri progetti come prevedono le leggi internazionali, vivono queste procedure come fastidiosi orpelli. È lì, invece, che si dovrebbe vagliare la qualità della progettualità di un paese. Continuano quindi a chiedere di stravolgere le regole in una continua gara ad abbassare l’asticella delle tutele, peraltro conducendo il paese a continui fallimenti. Basti pensare che le norme sulla V.I.A. sono cambiate nel 2017 con il D.lgs.104/2007 per introdurre la solita e vacua “semplificazione”. La situazione è…peggiorata! Invece di trarre le dovute conseguenze nel 2020 si è pensato a introdurre altre modifiche nel DL “Semplificazioni“, immediatamente da noi denunciate. Dopo pochi mesi proprio chi ha pensato di beneficiare di tali leggi ora grida al loro fallimento!

Recentemente il Presidente della Commissione VIA nazionale, il Dr. Atelli, ha ammesso candidamente e autorevolmente che l’ingorgo di 600 progetti attualmente in valutazione presso il Ministero dell’Ambiente – molti da diversi anni – è dovuto al fatto che anche i progetti fatti male, superficiali o incompleti, sono incredibilmente e irritualmente ammessi alla procedura invece di essere respinti subito.

Così perdono tempo tutti, dai cittadini interessati agli enti locali impegnati in estenuanti lungaggini. Un vero e proprio “accanimento” per usare le parole del presidente Atelli che spesso finisce con l’approvazione di progetti rattoppati a furia di integrazioni con i cittadini che presentano preziose osservazioni usati nei fatti come meri “correttori di bozze” svilendo così il rapporto con le comunità. Il 90% dei progetti alla fine ha comunque l’OK: viene da chiedersi come mai se hanno tali e tante criticità ammesse dagli stessi valutatori. Escono quindi pareri con decine o centinaia di prescrizioni che, secondo la Commissione Europea, sono un segnale di scarsa qualità di progetti che non avrebbero dovuto avere alcun seguito venendo respinti al mittente.

Addirittura da tempo associazioni e ricercatori segnalano inutilmente al Ministero casi spudorati di copia-incolla, strafalcioni, errori. Addirittura studi di impatto ambientale fatti attraverso foto e senza recarsi sul posto nonostante i progetti spesso valgano centinaia di milioni di euro. Per non parlare, poi, delle verifiche dell’ottemperanza di tali prescrizioni sui cantieri, che, quando va bene, vengono fatte da funzionari seduti a Roma sulle carte inviate dai proponenti. È ovvia la reazione dei cittadini che si vedono arrivare progetti che mettono a rischio la qualità della vita.

Il paradosso di questa corsa al ribasso è che a farne le spese sono alla fine i progetti meritevoli di attenzione che rimangono invischiati nelle lentissime e farraginose procedure ministeriali. Insomma, ci si chiede perché mai un’azienda dovrebbe puntare su una progettazione di qualità in queste condizioni.

Nella lettera aperta si avanzano numerose proposte, alcune delle quali già operative da anni in alcune regioni che paradossalmente sono più celeri nelle valutazioni della burocrazia ministeriale, a riprova che trasparenza e partecipazione e un dibattito maturo sono caratteristiche di un paese più civile e che le scorciatoie delle cosiddette semplificazioni falliscono clamorosamente quando hanno l’obiettivo di favorire i soliti noti che vedono nel solo profitto il loro orizzonte occultando le problematiche oggettive nascoste in troppi progetti.

Ad esempio, è letteralmente scandaloso che un punto cardine delle norme europee, la cosiddetta inchiesta pubblica sui progetti più controversi, prevista dal Testo Unico dell’Ambiente fin dal 2006, non sia mai stata attuata dal Ministero dell’Ambiente al contrario di diverse regioni che l’hanno avviata sugli interventi di loro competenza. Evidentemente, vista la qualità dei progetti, dobbiamo pensare che nelle stanze ministeriali si ritenga opportuno evitare qualsiasi dibattito pubblico.

Le proposte delle associazioni vanno dalla pubblicizzazione degli ordini del giorno della Commissione V.I.A. nazionale alla possibilità di fare audizioni, cosa prevista in alcune regioni (purtroppo ancora poche) e che garantisce in tempi certi un sereno confronto tra le parti, con i media che potrebbero approfondire ad horas i pro e i contro dei progetti in questione. Tutto a costo zero, tra l’altro. Necessario, poi, un controllo reale sul campo sui cantieri, che sia trasparente e partecipato. Indispensabile rivedere i pareri di opere approvate dieci anni fa che per un incredibile gioco di leggi e leggine hanno provvedimenti V.I.A. “highlander“, senza scadenza, in palese contrasto con i principi comunitari visto che oggi le condizioni ambientali e sociali e le conoscenze scientifiche sono radicalmente cambiate. Nel DL “Semplificazioni“, paradossalmente, invece di rafforzare le strutture esistenti e aprirle alla trasparenza, hanno pensato bene di introdurre una seconda commissione, per i progetti del Piano Clima Energia. Altra complicazione più che semplificazione, come ammesso oggi dal Presidente della Commissione V.I.A.. Noi l’avevamo detto; ai problemi complessi come quelli propri di una procedura come la V.I.A. se si risponde pensando di dare risposte di questo tipo alla fine il sistema va in tilt come puntualmente avvenuto.

Le associazioni come sempre sono aperte al confronto sulle regole: in un momento storico così delicato la partecipazione dei cittadini nelle scelte e la trasparenza sono fondamentali. Noi ci siamo.

LA LETTERA

Presidente Consiglio dei Ministri
Commissione Europea – DG Ambiente
Ministro della Transizione Ecologica
Presidente della Commissione VIA nazionale
Direzione Generale per le Valutazioni e Autorizzazioni Ambientali – Ministero dell’Ambiente Ministro della Cultura
Direzione Generale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio – Ministero della Cultura Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati
Presidente della Commissione Ambiente del Senato
Parlamentari della Repubblica Italiana
Conferenza Stato – Regioni e province autonome
Conferenza permanente Stato – Città e Autonomie locali Corte dei Conti
ISPRA
Istituto Superiore di Sanità

OGGETTO:  Valutazione  di  Impatto  Ambientale  (V.I.A.)  –  Valutazione  di  Incidenza  Ambientale (V.Inc.A.) – (V.A.S.) – Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.) – principi comunitari e costituzionali – tutela dell’ambiente e della salute – D.lgs.152/2006 – ruolo della Commissione Valutazione di Impatto Ambientale – qualità dei progetti e delle valutazioni – trasparenza e partecipazione

Siamo 200 associazioni, movimenti e comitati che da decenni si occupano di ambiente e salute in Italia.
Da tempo ci confrontiamo, anche avanzando proposte operative e di riforma troppo spesso sono rimaste inascoltate,  sullo  stato  di  attuazione  delle  direttive  europee  concernenti  le  valutazioni  e  autorizzazioni ambientali  e,  in  particolare,  la  Valutazione  di  Impatto  Ambientale  (V.I.A.),  la  Valutazione  di  Incidenza Ambientale (V.Inc.A.),  la  Valutazione  Ambientale  Strategica (V.A.S.)  e  l’Autorizzazione  Integrata Ambientale (A.I.A.).

Cogliamo l’occasione della nascita del nuovo Governo e dello sconcerto che ha suscitato in noi la lettura di un intervento su “Il Sole 24 Ore” del 19 febbraio del Dr. Atelli, attuale presidente della Commissione V.I.A.-
V.A.S.  del  Ministero  dell’Ambiente,  per  tornare  a  stigmatizzare  le  gravissime  inadempienze  del  nostro paese circa la corretta applicazione  delle  norme comunitarie  su queste  materie  che  si riverberano poi negativamente sul livello di tutela di diritti costituzionali quali quello della tutela della salute e del lavoro (basti pensare, ad esempio, alle condizioni di insicurezza e salubrità del luogo di lavoro).
Da  tempo  segnaliamo  le  inaccettabili  carenze  dei  progetti  ai  quali  il  Ministero  comunque  consente  di andare avanti nella valutazione quando dovrebbero essere rigettati immediatamente senza impegnare per anni cittadini, enti locali e organizzazioni. Le procedure sono così diffusamente minate da gravi irregolarità che in questi anni siamo addirittura arrivati a diffidare esplicitamente il Ministero dell’Ambiente dall’usare i cittadini impegnati nelle osservazioni come veri e propri “correttori di bozze” dei progetti, dei piani e dei programmi sottoposti alle valutazioni ambientali. Infatti troppo spesso le preziose osservazioni depositate dai  cittadini,  dagli  enti  locali  e  dalle  associazioni  sono  surrettiziamente  usate  per  rimediare – nella stragrande parte dei casi solo formalmente – a gravissime lacune documentali.
Ebbene,  ora  arriva  una  candida  ammissione  nelle  parole  del  Presidente  della  Commissione  V.I.A.  a confermare la bontà nelle nostre critiche.
Poiché stiamo parlando di progetti del valore di miliardi di euro che spesso cambiano in peggio la vita di migliaia  di  persone,  vale  la  pena  riportare  integralmente  un  passaggio  dell’intervento  del  Presidente Massimo Atelli “Riguardo alle lungaggini apparenti, una parte importante dipende dalla presentazione di progetti sin dal principio “problematici”. Non tanto perché semplicemente di qualità inferiore alle attese, ma perché addirittura con importanti carenze strutturali, rispetto alle previsioni di legge. In questi casi,
l’alternativa  è  tra  fare  un’applicazione  letterale  e  un  po’  formalistica  della  legge,  con  uno  “stop  alla partenza” (senza quindi neppure far partire il countdown della tempistica legale, sinché il progetto non raggiunga un accettabile stadio di completezza), oppure, invece, farsi in certa misura carico delle attese del Paese – laddove, beninteso, un buon progetto nell’immediato non si “veda” ancora nitidamente, ma lo si possa tuttavia ragionevolmente “intravedere” – assumendo un atteggiamento proattivo, attraverso le integrazioni del progetto originario da parte del proponente. Sennonché, accade ancora troppe volte che, nel secondo caso, l’atteggiamento della Direzione ministeriale (che esamina il progetto in prima battuta) e
della Commissione venga frainteso, e si risolva nell’aspettativa da parte del proponente di una sorta di dovuto soccorso istruttorio, quando non addirittura di situazioni al limite dell’accanimento terapeutico.

Singolare a dir poco il passaggio sulle non meglio specificate “attese del paese”, che non vorremmo siano forse più da intendersi come “attese del proponente”, visto che spesso questi progetti hanno comportato danni ai territori con l’unico scopo di fare profitto. Quello che teorizza il presidente della Commissione, peraltro  un  soggetto  meramente  tecnico,  ci  pare  sfociare  in  distinguo  tra  progetti  piuttosto  arbitrario dovendosi  invece  applicare  le  norme  a  garanzia  della  terzietà  che  deve  contraddistinguere  il  buon andamento  della  pubblica  amministrazione.  Norme  che  prevedono  di  rispedire  al  mittente  un  progetto superficiale o, peggio, incompleto, cosa che peraltro non impedisce al proponente di ripresentarlo una volta rivisto adeguatamente.
A tal proposito giova ricordare che la Commissione Europea, aprendo una procedura di pre-infrazione contro il nostro paese sulla Valutazione di Incidenza Ambientale (V.Inc.A.; spesso, tra l’altro, lo stesso progetto è assoggettato sia a V.Inc.A che a V.I.A.) ed evidenziando la necessità di garantire una qualità “minima” a tutti gli studi alla base della valutazione, già nel 2015 (report della Commissione allegato alla nota della presidenza del Consiglio dei Ministri DPE 3253 del 27/03/2015) scriveva “Studi molto carenti
non  dovrebbero  essere  “riscritti”  dall’Ente  Valutatore  o  essere  approvati  con  un  eccessivo  numero  di prescrizioni, ma dovrebbero essere considerati irricevibili o determinare una Valutazione negativa”.

Nel nostro paese, invece, il numero di prescrizioni al provvedimento di V.I.A. spesso è stato considerato come  sinonimo  di qualità  della  valutazione  stessa!  Basta  leggere  i  pareri  della  Commissione  V.I.A. nazionale per scoprire come i tanti  “Sì” siano spesso  accompagnati da una vera e propria valanga di prescrizioni, spesso concepite in modo tale da portare a valutare gli impatti successivamente attraverso altri studi, evidentemente mancanti all’origine, che però in questo modo sfuggono al confronto pubblico.
Insomma, la Commissione Europea ha chiesto in questi anni l’esatto opposto di quanto ha messo finora in pratica il Ministero, in cui, nonostante quanto sopra riportato, il Presidente della Commissione quasi a mo’ di autocensura si affretta a dire al giornale confindustriale che “Va detto che i No ci sono, ma, nel reale, si attestano da tempo su circa il 10% dei casi.” Viene da chiedersi, se si ammettono criticità così diffuse, quale sia la qualità di questo 90% di progetti approvati…

Questa  strategia  con  ogni  evidenza  è  fallita,  per  stessa  ammissione  dei  protagonisti  principali,
Confindustria  –  i  cui  soci  pure  hanno  beneficiato  di  questo  andazzo  vedendosi  approvare  ogni  tipo  di progetti per lunghi anni – e i rappresentanti del Ministero dell’Ambiente. Alla fine la verità è venuta a galla: il Ministero dell’Ambiente finora tratta allo stesso modo progetti fatti male e quelli fatti bene, senza operare quel filtro previsto dalla legge volto a premiare le proposte progettuali più meritevoli. Ottenendo, così, un appiattimento verso il basso che certo non fa bene al paese in quanto in questo modo non si distinguono più  gli  interventi utili da quelli  che  impattano negativamente  sulla qualità  dell’ambiente  e della  vita  dei cittadini e che sono, quindi, insostenibili.
D’altro  lato,  quest’atteggiamento  benevolo  volto  a  premiare  i  peggiori  se  non  i  veri  e  propri  furbi  ha connotato finora il comportamento del Ministero dell’Ambiente, come testimoniano le modifiche apportate in questi anni al Testo Unico dell’Ambiente D.lgs.152/2006. Pensiamo all’introduzione della Valutazione di Impatto Ambientale fatta a sanatoria e “a posteriori”, con possibilità addirittura di mantenere aperti impianti privi della valutazione; alle multe ridicole rispetto al valore dei progetti che non fungono da deterrente; alla mancanza di verifiche sul campo e terze sull’ottemperanza alle prescrizioni; alla sostanziale segretezza per il pubblico – ma non per il proponente – dei lavori della Commissione V.I.A., quando esistono casi – si
veda la Regione Abruzzo – in cui le commissioni V.I.A. che si occupano dei progetti di scala regionale dimostrano che si può lavorare senza alcun ritardo, come invece avviene a livello nazionale, assicurando costante  partecipazione  e  trasparenza.  In  quella  regione,  ad  esempio,  da 10  anni  si  pubblicano preventivamente online gli ordini del giorno della commissione; vengono inviati per email anche a tutti i consiglieri regionali per assicurare il dibattito democratico; infine sono sempre assentite le audizioni in Commissione,  cosa  che  non  avviene,  addirittura  anche  per  i  rappresentanti  istituzionali,  nella Commissione  V.I.A. nazionale. Per non parlare  del  fatto  che incredibilmente esistono  provvedimenti  di V.I.A. “highlander”, cioè emanati anche dieci anni or sono, magari su procedimenti avviati quasi venti anni fa in un contesto sociale, ambientale ed economico totalmente diverso, e senza scadenza oppure della pervicace volontà dell’apparato ministeriale di non attivare procedure, pure previste dalla legge, di riesame di provvedimenti al mutare  delle  condizioni ambientali (si  è  arrivati  al  paradosso  che  un  comune, S.Benedetto del Tronto, ha proposto ricorso al T.A.R., vincendo, per superare il lassismo della burocrazia ministeriale rimasta impassibile anche davanti al terremoto che nel 2016 aveva colpito le Marche e che aveva evidenziato la superficialità di un parere di V.I.A. favorevole per uno stoccaggio gas sotterraneo in un sito fortemente vulnerabile e densamente abitato).

A livello nazionale, nonostante fosse prevista da 15 anni, il Ministero dell’Ambiente, al contrario di quanto realizzato da diverse regioni, non ha mai voluto affrontare l’esame di un progetto attraverso la cosiddetta “inchiesta pubblica”. Eppure tale strumento partecipativo nasce proprio per supportare le decisioni sui progetti  più  rilevanti  e  controversi,  che,  logicamente,  dovrebbero  essere  più  numerosi  tra  quelli  da decidere a scala nazionale rispetto a quella regionale. Viene da pensare che l’apparato ministeriale non solo sia più lontano dal paese reale ma voglia scansare il più possibile il confronto serrato e pubblico sui contenuti dei progetti. Si pensi, ad esempio, alle scelte in campo energetico sul gas dove è quasi un tabù parlare  delle  perdite  di  metano  lungo  la  filiera  tali  da  far  perdere  ogni  vantaggio  rispetto  a  petrolio  e carbone per l’impatto sui cambiamenti climatici, trascinando così il paese verso una politica industriale che sarà spazzata via dalle sempre più numerose ricerche che evidenziano il gravissimo limite di questa fonte energetica. Oppure sulla necessità di garantire lo sviluppo delle rinnovabili in un contesto di pianificazione adeguato a mitigarne gli impatti preferendo procedere con l’esame dei singoli progetti senza aver alcun quadro d’insieme, di fatto annullando la possibilità di valutare adeguatamente quell’effetto cumulo che già si sta manifestando in diverse aree del paese.

D’altro lato il Ministero ha continuato ad ignorare anche appelli che provenivano dal mondo scientifico sulla scarsa qualità dei progetti e delle valutazioni. Ad esempio, oltre 200 ricercatori, molti dei quali impegnati nelle università, dopo una serie di ricerche presentate al Convegno Italiano di Ornitologia, aveva ritenuto di inviare al Ministero una durissima mozione che stigmatizzava il bassissimo livello degli studi presentati dalle aziende, addirittura con il diffuso ricorso al “copia-incolla” che non veniva sanzionato neanche dopo specifiche segnalazioni. In tale appello si chiedeva appunto di respingere immediatamente gli studi carenti come previsto dalle leggi in materia e, più in generale, dai principi di base che regolano il funzionamento
della  pubblica  amministrazione (https://cio2015.wordpress.com/2015/10/08/gli-ornitologi-dicono-la-loro-su-procedure-di-v-i-a-v-inc-a-in-italia-monitoraggio-dei-rapaci-e-disturbo-sui-nidi/).


Ormai si moltiplicano anche le inchieste e le sentenze che stigmatizzano pesantemente il comportamento del Ministero dell’Ambiente su questioni che attraversano la materia delle valutazioni ambientali. Si pensi all’ultimo  pronunciamento  del  T.A.R.  Lecce  su  ILVA  che  rileva  come  la  reiterata  violazione  delle prescrizioni dell’A.I.A. non abbia comportato alcuna sanzione come previsto dalla legge. Oppure, sempre su ILVA, alla sentenza della CEDU che ha condannato l’Italia. Pensiamo al procedimento penale su TAP in cui l’incidente probatorio ha certificato che l’effetto cumulo con la restante parte della rete nazionale di trasporto del gas non è stato adeguatamente valutato dal Ministero nella procedura di V.I.A., cosa che però non ha comportato alcun provvedimento da parte ministeriale.

La refrattarietà al confronto e alla selezione meritocratica e il ricorso al mantra delle “semplificazioni” alla fine  ha  portato  a  una  situazione  letteralmente  disastrosa  di  cui  le  strutture  ministeriali  dovrebbero rispondere.  Arriviamo  addirittura  a  paradossi  quasi  surreali  come,  ad  esempio,  il  raddoppio  della Commissione V.I.A. a cui, come previsto appunto nel DL “Semplificazioni” del 2020, verrà affiancata la Commissione che dovrà esaminare i progetti che ricadono nel PNIEC, ancorché non ancora individuati. Le associazioni  avevano  puntualmente  contestato  in  un  dossier  tale  proposta  spiegando  perché  sarebbe stata  una  scelta  inutile  oltre  che  dannosa.  Ora,  dopo  appena  otto  mesi,  anche  il  Presidente  della Commissione V.I.A. nazionale lo ammette dalle pagine del quotidiano confindustriale.

In questi anni, sia durante l’esame di singoli progetti sia in occasione delle cosiddette “riforme” del Testo Unico  Ambientale,  ad  esempio  quella  del  Decreto  104/2017  e  del  DL.  “Semplificazioni”,  decine  di associazioni hanno presentato proposte concrete, anche sottoforma di emendamenti, evidenziando tutte  quelle  criticità  che  oggi  qualcuno  vorrebbe  strumentalizzare  per  ottenere  l’ulteriore  affievolimento delle tutele dei diritti di partecipazione, trasparenza e, in generale, del rigore con cui dovrebbero essere condotte procedure fondamentali per garantire che le attività economiche non siano dannose, in un paese in cui in molte regioni non si rispettano gli standard di qualità ambientale per l’aria, i suoli e le acque superficiali e sotterranee.

Peccato che  queste  posizioni  retrive e, di fatto,  come abbiamo  dimostrato,  anti-europee condannino  il paese  all’arretratezza  impedendo  quello  sviluppo  armonico  necessario  per  assicurare  la  vivibilità  dei territori ai cittadini di oggi e a quelli di domani. Riteniamo che il principio del “rigore” debba essere opposto  alla  sempre  più  vacua  “semplificazione”.  Che  l’organizzazione  debba  soppiantare l’approssimazione.
Quindi: fare realmente controlli creando, ad esempio, un archivio pubblico delle sanzioni elevate di facile consultazione;  più  partecipazione,  assicurando  le  audizioni  alla  Commissione  V.I.A.  nazionale  e  la pubblicità negli ordini del giorno; pubblicando tutta la documentazione relativa ad un procedimento come già  fanno  alcune  regioni  e  come  sarebbe  previsto  dalla  legge;  introducendo  sanzioni  adeguate  che fungano  da  deterrenza;  facendo  i  controlli  sulle  prescrizioni  sul  campo  e  non  sulle  carte  inviate  dalle aziende; riesaminando i provvedimenti su segnalazione di intervenuti mutamenti ambientali da parte di enti e organismi scientifici; riformulando le norme sulla V.I.A. in sanatoria; assicurando una % di inchieste pubbliche  sul  totale  dei  progetti.  Queste  sono  solo  alcune  delle  proposte  che  associazioni  e  comitati avanzano da anni.


Siamo disponibili ad un confronto nel merito, anche serrato, affinché il nostro paese la smetta di utilizzare le  scorciatoie  invece  di  imboccare  la  via  maestra  del  rispetto  delle  norme  comunitarie  in  materia  di valutazione e autorizzazione ambientale.

Cordiali saluti,

COMITATI/RETI/ORGANIZZAZIONI INTERREGIONALI
Forum Italiano dei Movimenti per L’Acqua
Friday for Future Italia
Italia Nostra Onlus
Medicina Democratica Onlus
Rete Mamme da Nord a Sud
Rete Per il Clima, Fuori del Fossile Ass. Peacelink
Mountain Wilderness Italia
Gruppo d’Intervento     Giuridico odv
Coordinamento nazionale Movimento Blu
COBAS Confederazione dei Comitati di Base Ass. Fairwatch
Associazione graspthefuture
Magliette Bianche italiane zone SIN
Redazione di “La bottega del Barbieri”
Rete Commissioni Mensa Nazionale
Mediterranean Raptor Migration Network
CERM Centro Rapaci Minacciati ODV
ALTURA (Associazione per la Tutela degli Uccelli Rapaci e dei loro Ambienti) Redazione Emergenzaclimatica.it
Associazione Forum Ambientalista O.d.V.
Organizzazione di Volontariato per la difesa diretta della flora e fauna acquatica Care The Oceans Transform! Italia
Associazione Antimafie Rita Atria
Attac Italia


COMITATI/ORGANIZZAZIONI INTERREGIONALI
Comitato per il territorio delle Quattro Province
Coordinamento Puglia e Basilicata Movimento Blu

FRIULI VENEZIA GIULIA
No all’Incenerimento – Sì al riciclo totale dei rifiuti di Fanna (PN)
TRENTINO ALTO ADIGE
Ambiente&Salute di Bolzano
Comitato Acquabenecomune di Bolzano

PIEMONTE
Comitato DNT

LIGURIA
Comitato Savonese Acqua Bene Comune
Casa dei Circoli Culture e Popoli – Ceriale

LOMBARDIA
Comitato lecchese acqua pubblica e beni comuni Rete consiglieri informati -Lecco
Comitato G.A.E.T.A. ODV Schivenoglia (MN) Comitato Mamme del Chiese
Comitato per la Salute, la Rinascita e la Salvaguardia del Centro Storico di Brescia Comitato Referendario Acqua Pubblica Brescia
Mamme contro l’Incenerito e fonti inquinanti – Mantova
Associazione Ambiente e Vita ODV Villa Poma di Borgo Mantovano CIRCOLO AMBIENTE “Ilaria Alpi”
Associazione eQual
Basta veleni Brescia – tavolo provinciale
Associazione Colognola per il suo futuro a.p.s. Comitato Cittadini Varallo Pombia
CAAL – Comitato Antirumore Aeroporto Linate Ass. Noi, Ambiente, Salute O.d.V. – Viadana Comitato Terre di Zara

VENETO
Mamme No Pfas
Coordinamento Acqua Brenta di Bassano del Grappa Italia Nostra Consiglio Regionale Veneto
Pfas land (informazione e azione contro i crimini ambientali) Comitato Opzione Zero – Riviera del Brenta
Comitato 0 Pfas – Padova
Ecoistituto del Veneto “Alex Langer” – Mestre AmicoAlbero – Mestre
VeneziAmbiente
Medicina democratica Venezia
WWF Venezia e Territorio
Acqua Bene Comune Vicenza
Comitato popolare “lasciateci respirare” – Monselice (PD) Movimento dei Consumatori di Venezia
Associazione “Civiltà     del Verde” – Vicenza
Coordinamento del forum Asolano e Castellana
Odg Comitato difesa ambiente territorio di Spinea
Associazione Cittadini per il Lavoro, la legalità, la Salute e l’Ambiente CiLLSA     – Ovest Vicentino PiazzolAmbiente
Comitato per la riduzione dell’impatto ambientale dell’aeroporto di Treviso Comitato veronese Acqua e Beni Comuni
Cittadini/e di Montecchio maggiore contrari alla pedemontana CRIAAVE – No Raddoppio Aeroporto
Comitato Terre Nostre Torretta

EMILIA ROMAGNA
Rete Emergenza Climatica e Ambientale dell’Emilia Romagna Parents For Future Castelfranco Emilia
Fridays For Future Castelfranco Emilia
Coordinamento cispadano NO autostrada – SI strada a scorrimento veloce Coordinamento Provinciale Comitati Ambiente e Salute – Reggio Emilia Associazione TerraBlu o.d.v
Cocompaer – Comitato per la Compatibilità Aeroporto-Città
Coordinamento Ravennate “Per il Clima- Fuori dal Fossile”
Comitato No Bretella-Sì Mobilità Sostenibile” – Modena-Reggio Emilia Associazione AMO Bologna Onlus
Coordinamento dei Comitati contrari al Passante di Mezzo Rete Civica Aria Pesa – Bologna
Italia Nostra – sezione Ravenna
Associazione di promozione sociale NoCargoParma
Amici della Pineta San Vitale e Pialasse – Ravenna

TOSCANA
Associazione per i Diritti dei Cittadini ADiC Toscana aps Comitato onlus Mamme No Inceneritore di Firenze
Presidio No Inceneritori No Aeroporto di Firenze
Forum Toscano dei Movimenti per l’Acqua
VAS Vita, Ambiente e Salute Onlus
SOS La Piana del Casone -Scarlino- Gr- Toscana Ass. Acqua Bene Comune Pistoia ODV
Ass. Alleanza beni comuni Pistoia ODV
Comitato Ambientale di Casale, Prato
Coordinamento Comitati per la Salute della Piana di Prato e Pistoia Movimento La Libellula Valle del Serchio
Comitato Obiettivo Periferia
Associazione Valdisieve
Associazione di promozione sociale LiberaMente – Arezzo
IBS Associazione “Inter-Rete Beni Comuni e Sostenibilità”
Comitato contro l’ampliamento dell’aeroporto di Ampugnano – Siena Comitato Salute Pubblica di Piombino e Val di Cornia
Presidio No Aeroporto
Magliette Bianche di Massa Carrara
Comitato Sorvolati Peretola -Brozzi – Quaracchi

UMBRIA
Coordinamento No Snam
Comitato No Devastazioni territoriali Umbria

MARCHE
La Lupus in Fabula OdV (Fano)
Ass. Ondaverde Falconara M
Comitato Mal’aria Falconara M
Ambiente e Salute nel Piceno
Comitato NO Discarica Matelica e Comitato NO Pedemontana Matelica Trivelle Zero Marche
Falkatraz Falconara

LAZIO
ATTAC-Roma
Coordinamento Lazio del Movimento Blu
Rete per la tutela della valle del Sacco (Retuvasa) Coordinamento Lazio del Movimento Blu
Comitato Verde Liri
Collettivo No al Fossile Civitavecchia
Acqua Bene Comune Valle dell’Aniene
Comitato SOLE Civitavecchia
Comitato Alternativa Sostenibile
Frosinone Bella e Brutta
Salviamo il Paesaggio Frosinone
CRIAAC – Comitato per la Riduzione dell’Impatto Ambientale dell’Aeroporto di Ciampino Comitato FUORI PISTA
Comitato La Rinascita

ABRUZZO
Forum H2O
Conalpa – Delegazione Silvi
Ass. Nuovo Senso Civico
A.P.S. I Colori del Territorio – Spoltore -Pe
Ass. Ambiente, Territorio e Beni Comuni Barisciano (AQ) Il Martello del Fucino
Ass. Paganeca
Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso
Stazione Ornitologica Abruzzese Onlus
Associazione Conalpa (coordinamento alberi e paesaggio) delegazione di Giulianova Erci Team Onlus
Associazione Il Salviano CSEN Ambiente
Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali – CDCA Abruzzo Comitati cittadini per l’ambiente – Sulmona
Orsa Pro Natura Peligna
Comitato Azione Popolare
Abruzzo Social Forum
Comitato per la Difesa del Comprensorio Vastese Coordinamento No Hub del Gas

CAMPANIA
Coordinamento Campania Movimento Blu
Associazione Big Brother Ambiente
Ardea Onlus
Mysocialdrug Odv
Comitato No Fly Zone – Assoutenti Città Metropolitana di Napoli

BASILICATA
Associazione CITTA’ PLURALE- Matera Ass. CovaContro
Comitato mamme libere per la tutela dei figli di Policoro

MOLISE
Comitato “I Discoli del Sinarca”
Mamme Salute Ambiente ODV Venafro Trivelle Zero Molise

PUGLIA
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti – Taranto Apulia Terra Natura Zampe Onlus
Associazione Giustizia per Taranto
Terre del Mediterraneo – Bari
Legamjonici
Movimento No Tap Brindisi
Manfredonia in Movimento
Territorio Zero Capitanata
Stigmamente aps
Movimento Manfredonia Attiva
Centro Museo del Mare Manfredonia
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13 marzo 2021

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