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Libri: Legambiente Green Mobility

copertina green mobility legambiente(in calce la prefazione di Walter Tocci)

Green Mobility

Come cambiare la città e la vita

 
uscita: marzo 2018
numero pagine: 208
20,00 euro
Il settore dei trasporti, all’intersezione tra innovazione tecnologica, politiche nazionali ed europee, logiche di mercato e stili di vita, ha una parte fondamentale in tutte le strategie di riduzione delle emissioni e dell’inquinamento. Tuttavia, se fino a poco tempo fa questo ruolo veniva pensato prevalentemente in termini di auto elettriche e sistemi di car sharing, oggi si sta diffondendo la consapevolezza che la nuova mobilità richiede anche un approccio diverso alla città e alla sua progettazione, dato che l’infrastruttura elettrica contribuisce alla (ri)definizione dello spazio urbano. La mobilità nuova – elettrica, oltre che connessa, condivisa, multimodale – è infatti parte delle nuove città che si stanno costruendo. Il volume, che include una serie di infografiche dedicate all’analisi dlla mobilità nelle principali città del nostro paese, è diviso in tre parti. La prima fa il punto sugli scenari di decarbonizzazione e sui loro rapporti con le politiche di riduzione delle emissioni e dell’inquinamento, e presenta gli ultimi sviluppi tecnologici in un settore, quello della mobilità elettrica, che spazia dalle biciclette agli autobus. La seconda illustra le esperienze di alcune città italiane all’avanguardia nella trasformazione e le mette a confronto con quelle, in certi casi già più avanzate, di altre metropoli europee e americane. L’ultima racconta invece delle trasformazioni degli stili di mobilità degli italiani, sempre più “multi-modali” in città e nei contesti extra-urbani.Con i contributi di Veronica Aneris, Laurence Bannerman, Maria Berrini, Stefano Boeri, Andrea Buonomini, Federico Caleno, Carlo Carminucci, Anna Donati, Gianluca Donato, Katiuscia Eroe, Sergio Ferraris, Alberto Fiorillo, Gabriele Grea, Carlo Iacovini, Roberto Olivi, Valentino Piana, Matteo Pietripaoli, Andrea Poggio, Stefano Porro, Carlo Ratti, Gianni Silvestrini, Carolina Solcia, Walter Tocci, Maria Rosa Vittadini, Edoardo Zanchini

sommario
Liberi e mobili  di Edoardo Zanchini
Prima parte – La nuova mobilità elettrica, connessa, condivisa, multimodale
Mobilità e innovazione, scenari di un futuro possibiledi Stefano Boeri
Scenari nazionali di decarbonizzazione accelerata della mobilità e dei trasportidi Valentino Piana
Trasformazioni dirompenti nel mondo dell’autodi Gianni Silvestrini
La transizione è oggi: quali politichedi Andrea Poggio
2018, l’anno decisivo per l’europadi Veronica Aneris, Transport & Environment (T&E)
L’addio ai diesel nei piani di risanamento dell’ariadi Andrea Poggio
La nuova micro-mobilità elettricadi Katiuscia Eroe
Askoll: scooter elettrici tutti italiani
di Sergio Ferraris
Energica, l’italiana alla conquista del mondodi Andrea Poggio
Mobilità futura: ricerca e vision BMWdi Roberto Olivi, BMW Italia
La sfida di share’ngodi Valentino Piana
Mini-bus elettrico e a guida autonomadi Carlo Iacovini
Innovazione al trasporto pubblicodi Andrea Buonomini, RATP
Tutto cambia, la mobilità come la produzione di Stefano Porro, Pirelli
Dall’Italia nuovi motori elettrici nel mondodi Sergio Ferraris
Seconda parte – Lotta strada per strada, la rivoluzione urbana
La nuova mobilità libererà vaste aree di cittàintervista a Carlo Ratti
Lo spazio pubblico come bene comune di Maria Berrini
Piani urbani per la mobilità sostenibile e la mobilità elettrica di Anna Donati
Green infrastructure e mobilità sostenibiledi Maria Rosa Vittadini
Grab: a Roma il grande raccordo anulare delle bici di Alberto Fiorillo
La politica della sosta in Italia di Laurence A. Bannerman, Aipark
Mobilità urbana, laboratorio di innovazione e sostenibilitàdi Gabriele Crea
Enel per la mobilità elettrica in Italiadi Franco Caleno, Enel
Infrastrutture di ricarica per il Tpldi Gianluca Donato, ABB
L’esempio di Amsterdamdi Andrea Poggio
Evway, l’app per ricaricare bici e auto in tutta Europadi Carolina Solcia, Route220
Terza parte – Come ci si muove nelle principali città italiane
Bari
Bologna
Catania
Firenze
Genova
Messina
Milano
Napoli
Padova
Palermo
Roma
Torino
Venezia
Verona
Quarta parte – Come cambiano gli stili di mobilità
Evoluzione degli stili di mobilità di Carlo Carminucci, Isfort
Prevale l’automobile, ma siamo già “multi-mobili” di Matteo Pietripaoli
Mobilità integrata e intermodale per chi lavora di Andrea Poggio
Ai nuovi assessori alla mobilitàdi Walter Tocci
Biografie

(prefazione dal sito di Walter Tocci) Il futuro della mobilità urbana

Pubblico oggi il mio contributo al libro Green Mobility – Come cambiare la città e la vita, curato da Andrea Poggio per Legambiente. Si tratta di una raccolta di esperienze e progetti che rendono credibile un nuovo scenario per la mobilità urbana nei prossimi anni.
Ai giovani assessori mi sento di dire: Siate ottimisti, perché in futuro sarà più facile governare la mobilità urbana. Gli assessori del secolo scorso erano invece pessimisti, fiaccati dalla resistenza dell’uso proprietario dell’automobile. È stato il mito che ha plasmato l’immaginario collettivo, il paesaggio urbano, la produzione industriale. I giovani guardano ormai con ironia all’ossessione dei genitori per lo status symbol delle quattro ruote.
La convergenza tra i nuovi stili di vita e le tecnologie della condivisione rende possibile aggregare la domanda, cioè mettere in relazione in tempo reale le persone che si muovono nella medesima direzione. Era un problema un tempo irrisolvibile, che costringeva a irrigidire l’offerta pubblica nelle forme estreme: la modalità esclusivamente individuale del taxi oppure le linee predefinite del trasporto collettivo. L’ampia fascia intermedia veniva lasciata all’automobile privata, mentre oggi offre grandi potenzialità di crescita per forme di trasporto in condivisione. I nuovi servizi possono raggiungere quote di spostamenti fino a due cifre, prossime a quelle del trasporto pubblico e insieme superiori a quelle dell’automobile privata.
Per il salto di scala servono nuovi imprenditori che gestiscano sistemi di mobilità piuttosto che singoli segmenti di trasporto, che coinvolgano gli utenti attraverso tecnologie collaborative e marketing sociale. C’è chi ha cercato di sfruttare l’innovazione per coartare i diritti del lavoro, sotto forma di prestazioni occasionali e non tutelate, ma non è una scelta obbligata dalla tecnologia, come si vuole far credere. Con i “lavoretti di ripiego” non si modificano i grandi numeri della mobilità; occorrono imprese capaci di rispettare i contratti e la qualità del lavoro.
Due esempi da seguire: il superamento del monopolio telefonico ha creato spazio per le imprese della telefonia mobile, e gli incentivi fiscali hanno promosso le filiere produttive delle energie rinnovabili. Nel nostro caso, purtroppo, il Parlamento ha perso dieci anni a legiferare sulla sciocca guerra tra i taxi e il noleggio. Occorre invece una ambiziosa politica nazionale che superi gli attuali monopoli per creare un moderno mercato della mobilità urbana, con regole semplici e obiettivi di benessere sociale e ambientale. Se c’è una strategia chiara, si troveranno poi le gradualità per aiutare gli attuali operatori pubblici a partecipare all’innovazione. I tassisti hanno una preziosa esperienza del servizio a domanda che può essere riconvertita nel trasporto in condivisione. Le aziende pubbliche possono ristrutturare le reti gestendo le linee deboli mediante servizi a domanda – con le attuali tariffe per garantire l’accessibilità anche nelle periferie più lontane – ottenendo cospicui risparmi da reinvestire nelle infrastrutture. Soprattutto, la politica nazionale deve sostenere le esperienze innovative delle città – car-sharing, bike-sharing, car-pooling, mobility manager – al fine di coltivare l’humus favorevole ai nuovi stili di vita e al superamento del mito automobilistico.
Nella transizione diventa possibile volgere in positivo anche i difetti del passato: la mattina sugli autobus mi capita di ascoltare discussioni tra gli utenti sulle linee da prendere, sulle frequenze e sulla regolarità, e perfino sulla gestione dei turni degli autisti. Nelle altre città europee i passeggeri leggono il giornale senza preoccuparsi dei turni; da noi, si devono ingegnare per resistere alle inefficienze. È maturata così una competenza sociale del trasporto. Forse ne avremmo fatto volentieri a meno, ma ci sarà utilissima nell’avvento della nuova mobilità urbana.

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