Abbiamo letto le linee programmatiche che saranno presentate in Aula domani venerdì 19 novembre, scaricando la Delibera dal sito istituzionale(1).
A livello generale possiamo dire che ci sembra una sorta di Bignami del programma elettorale del Sindaco Gualtieri – da 136 a 40 pagine – che del programma elettorale condivide una certa genericità: un elenco di buone intenzioni, quasi mai accompagnate dal “come” e dal “quando”. Caratteristica che peraltro ci sembra comune alle linee programmatiche presentate da altre Giunte (in calce quelle degli ultimi 3 sindaci), ma che, almeno per gli ambiti più complessi e delicati, dovrebbe essere completata da prese di posizione più precise.
E anche se non abbiamo fatto un’analisi di tutte le linee programmatiche, ma una veloce lettura dei capitoli riguardanti i temi di cui ci occupiamo da tempo, abbiamo notato alcune assenze piuttosto rilevanti : quella del Regolamento del Verde e della sua applicazione (> in proposito si veda l’articolo di Giorgio Osti Nelle linee programmatiche non si può ignorare il Regolamento del Verde) e molti dei temi che avevamo a suo tempo segnalato ai candidati Sindaco con le nostre 9 domande scomode. Come già nel programma, anche nelle linee guida non si parla di varie “patate bollenti”, a cominciare dal Piano Urbano Parcheggi di Veltroni/Alemanno (2008) che ha attraversato due consiliature senza modifiche sostanziali: che ne sarà di quelle centinaia di parcheggi interrati privati da scavare sotto lo spazio pubblico – anche parchi e giardini – che pur non essendo mai arrivati alla stipula di una Convenzione con il Comune potrebbero essere reclamati dai proponenti per l’inerzia degli uffici comunali (2)? Un tema tutt’altro che secondario, visto che decine di comitati cittadini da tempo hanno chiesto una revisione del Piano alla luce del pubblico interesse, della tutela dell’ambiente e della sicurezza dei residenti. Un altro tema scottante che dovrebbe essere affrontato con chiarezza e trasparenza, perchè riguarda centinaia di milioni che il Comune dovrà pagare, e molte aree comunali in abbandono o utilizzate impropriamente, è quello dei Punti Verde Qualità (e Punti ristoro, Punti Verde Infanzia) anche questo trascinato per anni e da varie Amministrazioni: dalla Giunta Rutelli che li lanciò a quelle di Veltroni ad Alemanno che ne incrementarono i finanziamenti, alla Giunta Marino che non riuscì a venirne a capo, a quella Raggi che proprio pochi giorni prima della fine della consiliatura è riuscita a far approvare all’Assemblea un accordo transattivo con il Credito Cooperativo, ma che risolve solo in parte il problema, visto che resta un’altra consistente fetta del debito, quello con il Credito sportivo (3).
E proprio vedendo come sono andati a finire i buoni propositi di quella vicenda, che vedeva nei privati il soggetto ideale per il recupero e la fruizione del patrimonio verde inutilizzato di Roma Capitale, non possiamo condividere l’entusiasmo tout court – cioè senza le necessarie precisazioni – per le sinergie tra il Comune di Roma e (imprenditori) privati, a cui le linee programmatiche fanno frequentissimi riferimenti. Ad esempio si parla, a proposito del patrimonio edilizio nelle ville storiche, dell'”utilizzo estensivo dello strumento della concessione a fronte dello sviluppo di servizi commerciali di qualità (ad esempio spazi di ristorazione in casali o giardini) [che] consentirà un maggiore controllo dell’area abbinato alla cura e manutenzione(4). Ma anche, a proposito degli impianti sportivi del Comune di “rafforzare” “le sinergie con soggetti privati per attrarre nuove risorse per la riqualificazione degli impianti”. E ancora , nel capitolo della rigenerazione urbana (città unita da periferie al centro): “La rigenerazione di spazi urbani degradati potrà essere attuata anche mediante collocazione di attività produttive di “presidio” delle aree (in collaborazione con Assessorato Attività produttive) e l’utilizzo di procedure pubbliche di concessione di servizi” che “…Riguarderà inoltre la ristrutturazione e messa a fruizione di un elevato numero di centralità verdi, recuperando aree spesso abbandonate” (5). Persino l’uso dello spazio pubblico, che specialmente nel centro storico dovrebbe essere prioritariamento destinato ai cittadini, viene descritto come una “questione di dibattito tra contrapposti interessi”, per cui il Comune dovrà “individuare un quadro certo di norme favorevoli allo svolgimento di attività economiche, ma senza comprimere eccessivamente l’utilizzo da parte della collettività(sic!)” (6)
Molti sono i rimandi – positivi – alla partecipazione dei cittadini, soprattutto laddove si promette che”Governeremo questi processi anche sulla base delle istanze delle associazioni e delle reti sociali, all’interno di spazi permanenti di confronto cittadino e municipale in cui la politica, i soggetti sociali e l’amministrazione possano scambiare informazioni, studiare e programmare azioni e progettualità, a breve, media e lunga scadenza, per dare risposte mirate e adeguate ai bisogni della popolazione“. Tuttavia non c’è traccia di una problematica che ha coinvolto per un anno e mezzo la nostra associazione insieme a una moltitudine di realtà che gestiscono spazi sociali, lasciati da anni in una condizione di precarietà (7): il Regolamento delle concessioni dei beni immobili appartenenti al patrimonio demaniale e indisponibile di Roma Capitale(8). Una situazione che dovrebbe essere in cima all’agenda della nuova Giunta, soprattutto considerando i servizi che le associazioni hanno fornito in questi anni – anche durante l’emergenza Covid – a territori dove il Comune non forniva quasi nulla. Un problema di regole e regolamenti, ma soprattutto di scelte politiche, perché non è giusto che si consideri il valore di un bene indisponibile, quindi finalizzato all’uso istituzionale e sociale, considerandone la rendita economica che si ricaverebbe destinandolo a usi commerciali o simili, e pretendendo da associazioni di volontari che offrono servizi gratis alla cittadinanza anni e anni di affitti arretrati a valore di mercato (9).
E se non si può non condividere l’obiettivo “Per includere la società civile nelle politiche culturali” di rendere “protagonisti i movimenti dal basso, le emergenze artistiche, le associazioni sul territorio, i centri culturali formali e informati, italiani e internazionali“, vogliamo ricordare ancora una volta che la “legge sui beni comuni del 2019 della Regione Lazio” (10) a cui si fa riferimento, ripropone fin dall’inizio una definizione dei “cittadini attivi” che include nella categoria anche “tutti i soggetti, compresi i bambini, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali o di natura imprenditoriale” (11). Ci aspettiamo quindi che la nuova maggioranza che guida il Comune, da tempo e ancora recentemente sollecitato ad adottare il Regolamento per l’amministrazione condivisa dei beni comuni(12) voglia cancellare dall’articolo 2 “Definizioni” quella “presenza” imprenditoriale che già altri comuni hanno preferito escludere (13).
Apprezziamo invece molte altre proposte che emergono dalle Linee Programmatiche, come il rimando a una mappatura delle proprietà pubbliche da condividere con trasparenza con la cittadinanza, che chiediamo inutilmente da anni, ma anche la “rigenerazione urbana” che prevede di “orientare gli interessi degli operatori del settore” “verso il recupero di edifici inutilizzati o sottoutilizzati (in particolare nelle aree commerciali e industriali), il riuso di quanto già costruito, la rigenerazione urbana, la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici, anche attraverso la possibile ricollocazione delle previsioni edificatorie e urbanistiche non attuate” (14). Tuttavia la citata Legge della Rigenerazione urbana della Regione Lazio contiene anche un articolo, Art.6, che permette agli “operatori del settore” di realizzare gli interventi dove le operazioni immobiliari sono più remunerative, ad esempio con la demolizione e ricostruzione dei villini della città storica piuttosto che in edifici industriali dismessi (15). Da tempo Carteinregola e altre associazioni – e persino l’INU (16) – chiedono una modifica della Legge regionale, con la modifica o l’abrogazione di quell’ articolo che ha suscitato la reazione di cittadini e comitati. Ci auguriamo che la volontà dichiarata dalla nuova Giunta di promuovere una vera rigenrazione, nei territori dove ce n’è davvero bisogno, possa arrivare al Consiglio Regionale (17)
Queste le prime osservazioni che scaturiscono dal lavoro della nostra associazione, che tra pochi giorni festeggerà i nove anni, nove anni da quel primo presidio in Campidoglio nell’era Alemanno.
E da nove anni aspettiamo un’Amministrazione davvero coraggiosa
Anna Maria Bianchi Missaglia
18 novembre 2021
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
(2) In realtà gli uffici competenti da tempo avevano fatto presente le criticità che anche noi segnalavamo, sostenendo la necessità di azzerare quanto non giunto a una fase procedurale compiuta – la convenzione – e di promuovere un nuopvo Piano parcheggi, che fosse un vero piano, con le localizzazioni e le tipologie stabilite dall’Amministrazione in conformità ai piani della mobilità e dell’urbanistica, ma la Giunta Raggi e la sua maggioranza pentastellata non ha mai voluto prendere una decisione, lasciando ai successori tutti i problemi di uno status quo ancora più problematico. Vedi
(4) …Altro punto è la valorizzazione delle Ville Storiche come un patrimonio unico con un curatore responsabile che ne coordini in toto la gestione per il recupero e la rigenerazione. Proprio per questo si rende necessario aumentare e potenziare le infrastrutture che facilitino la fruizione cittadina nelle Ville rendendole realmente beni comuni. Si interverrà, quindi, per migliorarne l’accessibilità nonché la fruibilità per tutti con la riqualificazione o, ove mancanti, la realizzazione di aree ludiche, percorsi e aree per lo sport e il benessere, servizi igienici e la presenza di punti ristoro. Proprio l’utilizzo estensivo dello strumento della concessione a fronte dello sviluppo di servizi commerciali di qualità (ad esempio spazi di ristorazione in casali o giardini) consentirà un maggiore controllo dell’area abbinato alla cura e manutenzione.
(5) (…) La rigenerazione di spazi urbani degradati potrà essere attuata anche mediante collocazione di attività produttive di “presidio” delle aree (in collaborazione con Assessorato Attività produttive) e l’utilizzo di procedure pubbliche di concessione di servizi. Per tali spazi potrà prevedersi anche la riqualificazione della viabilità limitrofa e l’inserimento di percorsi pedonali, elementi di arredo urbano, illuminazione pubblica, impianti di videosorveglianza e digitali attraverso programmi integrati che coinvolgono differenti assessorati. Per la rigenerazione di tali spazi degradati si potranno attivare anche concorsi di progettazioneIl tema della rigenerazione degli spazi intreccerà la politica per la casa, che sarà trattata più avanti, sostenendola.Riguarderà inoltre la ristrutturazione e messa a fruizione di un elevato numero di centralità verdi, recuperando aree spesso abbandonate.
(6) (…) L’uso degli spazi pubblici è da tempo questione di dibattito tra contrapposti interessi: i piani di massima occupabilità per i ristoratori, le concessioni per il commercio su aree pubbliche, lo sfruttamento per eventi sono tutte categorie che hanno necessità di un vero e proprio piano regolatore che possa, al di là della disciplina temporale di concessione, individuare un quadro certo di norme favorevoli allo svolgimento di attività economiche, ma senza comprimere eccessivamente l’utilizzo da parte della collettività;
(7) Il paragrafo “Doteremo i quartieri di Roma di centri di aggregazione giovanile, gestiti da ragazze e ragazzi, che siano anche luoghi di condivisione di idee ed esperienze. Grazie all’autogestione regolamentata, questi luoghi assumeranno una connotazione laboratoriale, di responsabilizzazione e di avvicinamento ai valori della democrazia e di rispetto delle istituzioni. Questi Centri, saranno anche erogatori di servizi per i ragazzi e le ragazze, quali corsi di formazione, sportelli di assistenza legale o psicologica, spazi dedicati allo studio o all’espressione artistica, al co-working” potrebbe essere in qualche modo collegato al tema, ma non dà alcuna indicazione per le situazioni in essere, nè su come si intende procedere per le regole future
d) beni comuni: i beni, materiali e immateriali, funzionali al benessere individuale e collettivo e agli interessi delle generazioni future e per i quali le amministrazioni e i cittadini si attivano, ai sensi dell’articolo 118, quarto comma, della Costituzione, per garantirne la fruizione collettiva e condividere la responsabilità della cura, della rigenerazione e della gestione in forma condivisa degli stessi;
e) cittadini attivi: tutti i soggetti, compresi i bambini, singoli, associati o comunque riuniti in formazioni sociali o di natura imprenditoriale che, indipendentemente dai requisiti formali riguardanti la residenza o la cittadinanza, si attivano, anche per periodi di tempo limitati, per la cura, la gestione o la rigenerazione dei beni comuni in forma condivisa, anche con capacità organizzativa e di mobilitazione di risorse umane, tecniche e finanziarie;
(12) vedi Un Patto di collaborazione per la rinascita di Roma Un Patto per la cura di una città che è un unico, grande bene comune dell’umanità di Gregorio Arena 16 Novembre 2021 Labsus
(14) Tra i nostri primi impegni ci sarà la costruzione di un patto con gli operatori del settore per orientame gli interessi verso il recupero di edifici inutilizzati o sottoutilizzati (in particolare nelle aree commerciali e industriali), il riuso di quanto già costruito, la rigenerazione urbana, la realizzazione di infrastrutture e servizi pubblici, anche attraverso la possibile ricollocazione delle previsioni edificatorie e urbanistiche non attuate.
(16) 19 marzo 2018 L’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU) del Lazio pubblica un documento approvato dal suo direttivo che riassume c i rischi a cui sono esposti i quartieri storici realizzati a Roma a partire dall’Unità d’Italia, e in particolare i villini realizzati nella prima metà del secolo scorso, a causa del vecchio Piano casa – dall’INU a suo tempo fortemente avversato, sia nella versione Polverini, sia nella versione Zingaretti – e anche a causa della nuova Legge per la rigenerazione urbana approvata dal Consiglio regionale nel luglio scorso. L’istituto di urbanistica chiede una “modifica della LR 7/2017 che, per gli interventi diretti di ristrutturazione edilizia e di demolizione e ricostruzione con ampliamento (fino al 20%) previsti all’art. 6 della legge” in quanto , “mentre nei precedenti articoli della LR – art. 2 (programmi di rigenerazione urbana), art. 3 (ambiti di riqualificazione e recupero edilizio), art. 4 (cambio di destinazioni d’uso) e art. 5 (miglioramento sismico ed efficientamento energetico) – gli interventi devono essere preceduti da una valutazione di merito del Comune (approvazione di programmi, definizione di ambiti, approvazione di varianti), nel caso degli interventi diretti previsti all’art. 6 l’attuazione “sempre consentita” è rimessa alla sola decisione della proprietà immobiliare“. L’INU avanza nche alcune proposte per impedire lo stravolgimento dei tessuti storici della Capitale alla Regione Lazio, e a Roma Capitale (> vai al documento)INU Lazio 30 marzo 2018 Per difendere i tessuti urbani a villini di Roma scarica2018_03_30_Doc-Villini-CDR-INULazio