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L’ultima riforma del MIBACT apre la strada alla sua cancellazione?

FORI LA REGINA FOTO

di Gaia Pallottino *

Poco dopo il suo insediamento il premier Renzi l’aveva detto che il sistema della tutela italiano era un vecchiume ottocentesco e che andava messo da parte. Poi ha scelto Franceschini come ministro della cultura e insieme lo stanno facendo davvero!

Prima nell’agosto del 2014 l’accorpamento delle Soprintendenze dei Beni Artistici con quelle dei Monumenti e Paesaggio, che sono diventate Belle Arti e Paesaggio; adesso addirittura l’accorpamento con quelle ai Beni Archeologici, dando vita alle Soprintendenze Archeologia, Belle Arti e Paesaggio.

Prima l’istituzione dei Poli Museali e il distacco dei musei dalle Soprintendenze e dal proprio territorio, con connessi bandi internazionali per individuare  competenze adeguate per dirigerli, come se in Italia tali competenze mancassero del tutto; adesso con il nuovo decreto non solo una nuova tornata di musei autonomi dalle Soprintendenze, ma anche l’istituzione di Parchi Archeologici in aree di particolare pregio.

Tutto questo nel presupposto piuttosto miope che con i musei si possano far soldi. Le fondazioni americane che sostengono i grandi musei per il 50% dei loro costi dimostrano il contrario e il fenomeno Colosseo, con i suoi straordinari incassi, è un caso del tutto isolato.

Tuttavia il Ministro continua a perseguire l’obiettivo della valorizzazione, riducendo sistematicamente risorse umane e finanziarie per la tutela.

Dal sito del MIBACT, che pubblica la lista dei dieci musei e aree archeologiche resi autonomi, si mette in evidenza quale importante parte in questo stralcio abbia la città di Roma e quale sottrazione di competenze e quindi di tutela registrino le Soprintendenze, con questo spezzettamento del territorio.

Esse sono:

– il Complesso monumentale della Pilotta di Parma (che unifica in un’unica gestione la Biblioteca palatina, la Galleria Nazionale, il Museo Archeologico Nazionale);

– i Musei delle Civiltà all’EUR (che unifica in una sola gestione il Museo Nazionale Preistorico e Etnografico, il Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari e il Museo dell’Alto Medioevo);

– il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (Roma);

– il Museo Nazionale Romano;

– il Museo storico e il Parco del Castello di Miramare a Trieste;

– il Parco Archeologico dell’Appia Antica

– il Parco archeologico dei Campi Flegrei (Bagnoli, Baia, Bacoli e Pozzuoli);

– il Parco archeologico di Ercolano;

– il Parco archeologico di Ostia Antica;

– Villa Adriana e Villa d’Este (Tivoli)

Sempre dal sito del MIBACT Franceschini sostiene che l’archeologia con questa seconda riforma esce rafforzata, perché si passa dalle vecchie 17 soprintendenze archeologiche alle 39 nuove soprintendenze miste più Colosseo e Pompei. Nel Lazio peraltro saranno tre: Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per il Comune di Roma, con sede a Roma; Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Roma, con sede a Roma; Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Lazio e dell’Etruria meridionale (province di Frosinone, Latina, Rieti e Viterbo), con sede a Roma

Ma chi sarà questo super soprintendente? Il Ministro ha pensato addirittura di scherzarci sopra dicendo che così i tre o due non litigheranno più…tra loro. Il nuovo soprintendente diventerà quindi l’unico interlocutore con cittadini e imprese, che vogliono in fretta il parere per la loro proposta di trasformazione del territorio. Un archeologo sarà in grado di dare pareri paesaggistici, un architetto quelli archeologici e con l’endemica carenza di personale il rischio del silenzio assenso  è sempre più grave.

A Roma si stanno facendo le prove generali con l’affidamento della Soprintendenza Speciale dei Beni Archeologici ad un architetto.

Dice Maria Pia Guermandi in un suo recente scritto su Eddyburg: “È chiaro a tutti, dunque, che siamo di fronte ad un’operazione strutturale, che, per quanto attuata con strumenti legislativi e amministrativi impropri, poco coerenti nel loro insieme, e a forte rischio di anticostituzionalità, persegue obiettivi non di semplice aggiustamento e ammodernamento di un sistema, ma di un suo radicale ridimensionamento-mutazione.

ll risultato finale sarà – inesorabilmente – quello di un appiattimento verso il basso del livello della tutela, con una inevitabile evoluzione della figura del Soprintendente Unico in quella di un mediatore fra le diverse esigenze e pressioni politiche del territorio di competenza. E ogni “mediazione” fatta sulla pelle del territorio è una mediazione al ribasso. Ed anticostituzionale, come ci ha spiegato attraverso innumerevoli sentenze la Corte Costituzionale, ribadendo come il paesaggio costituisca un “valore primario e assoluto”, la cui tutela “precede e comunque costituisce un limite agli altri interessi pubblici” (sentenza n. 367/2007)”.

Ma il premier ha fretta no vuole lacci e lacciuolialla così detta modernizzazione del paese, vuole sbloccare i cantieri e sembra che nellaq revisione del Codici degli appalti saranno stralciati gli articoli sull’arcgeologia preventiva,

Nella revisione del Codice degli appalti  verrebbero tolti gli articoli sull’archeologia preventiva,

D’altro canto, anticipando, nell’agosto 2014, il famoso SbloccaItalia, il premier l’aveva annunciato col seguente slogan: “Mai più cantieri fermi per ritrovamenti archeologici” (La Repubblica, 15 agosto 2014).

Il Coordinamento dei Residenti della Città Storica ha sperimentato la forza di questo auspicio con la prosecuzione dei lavori del parcheggio di via Giulia, nonostante il ritrovamento delle Scuderie di Augusto.

Dice Vittorio Emiliani sul Corriere della Sera: “Nasce il Parco Archeologico dell’Appia Antica, addirittura fino a Brindisi. Non siete contenti? No, perché esso non tutelerà questo splendido comprensorio – che al 95 % è dei privati e risulta incessantemente appetito da speculatori e abusivi – ma lo “valorizzerà”. Per semplificare le cose, esso si sovrappone al Parco regionale dell’Appia, soprattutto “naturale”. Con quali incroci non si sa. E la Soprintendenza Archeologica allora?”

Una soprintendenza, che negli ultimi anni, nonostante i pesanti condizionamenti, legati alla convivenza con il Parco regionale dell’Appia Antica, nonostante le episodiche e improvvide ipotesi di “valorizzare” l’Appia Antica magari affidandola ad Autostrade italiane è riuscita a realizzare restauri notevolissimi, come Capo di Bove, villa dei Quintili e Santa Maria Nova e ad organizzare eventi cittadini straordinari, che hanno veramente  dimostrato come tutela e valorizzazione possano fondersi in maniera fruttuosa.

(*) Presidente del Coordinamento Residenti Città Storica

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