Il 25 settembre le elezioni politiche per il rinnovo della Camera e del Senato hanno visto per il centrodestra in tutta Italia un grande successo in termini di seggi parlamentari, grazie a un consenso elettorale elevato nel centro-nord e alle divisioni tra centrosinistra e M5S. Roma non fa eccezione, con il dominio del centrodestra nei collegi uninominali di Camera (5 su 7) e Senato (3 su 3), ampiamente prevedibile alla vigilia come evidente nella nostra stima pre-elettorale, e che tuttavia sarebbe stato eguagliato o persino superato da una eventuale alleanza tra le forze progressiste. Infatti è vero che nonostante il calo dell’affluenza il centrodestra ha conquistato elettori, passando dai 455mila del 2018 ai 488mila del 2022, mentre il centrosinistra è sceso da 478mila (compreso LeU) a 423mila, ma il M5S mantiene un consenso importante con 184mila voti (due quinti rispetto ai 447mila del 2018), e peraltro con elettorati complementari tra loro e non sovrapposti.
Il voto ha riguardato sia i 7 collegi uninominali alla Camera e i 3 al Senato (dove passa un solo candidato, quello che prende più voti), sia rispettivamente i 3 e 1 collegi plurinominali (dove i candidati sono eletti su base proporzionale secondo i voti di lista) in cui è suddiviso il territorio comunale di Roma dopo la riduzione del numero di parlamentari a 400 deputati e 200 senatori. I collegi uninominali sono ritagliati secondo i confini dei municipi, tranne l’VIII che è diviso in due, mentre in tre di essi alla Camera e in uno al Senato sono compresi anche i territori dei comuni di Ciampino, Fiumicino e Pomezia. Sono stati eletti in totale per il centrodestra 13 deputati e 5 senatori, per il centrosinistra 7 deputati e 2 senatori, sia per il M5S che per Azione-Italia Viva 2 deputati e 1 senatore.
L’affluenza
Hanno votato 1,34 milioni di romani, per un’affluenza del 65%, un dato nettamente inferiore rispetto a tutte le elezioni politiche precedenti, e oltre 6 punti percentuali meno delle votazioni nel 2018, sebbene superiore rispetto alle amministrative e alle europee degli ultimi 10 anni. Si vota di più nei quartieri centrali e benestanti dove il tasso di laureati è alto, il reddito è maggiore e il disagio sociale è basso, in linea con quanto accade nel resto d’Italia. La massima affluenza si è registrata nella città ricca (quasi 72%, comunque un dato basso rispetto alle elezioni precedenti), un valore intermedio nella città storica, in quella compatta e in quella dell’automobile (66-68%) e il minimo nella città del disagio e nella città-campagna (58%).
Nel dettaglio delle zone urbanistiche, l’affluenza (mappa a sinistra) ha raggiunto il livello record del 75% a Grottaperfetta e poco meno a Tre Fontane, entrambe a sud nell’VIII municipio, e circa il 74% a Salario e Della Vittoria a nord nei municipi I e II; seguono sempre a nord e sud con oltre il 73% Navigatori, Villaggio Giuliano, Cecchignola, Medaglie d’Oro, Trieste e Parioli. Il minimo è invece stato registrato nel quadrante est a Tor Cervara con meno del 52% (IV municipio) e San Vittorino (VI) col 53%, e poi con circa il 55% Santa Maria di Galeria, Torre Maura, Tufello e Lunghezza. La maggiore riduzione rispetto al 2018 (mappa a destra) si è avuta soprattutto fuori dal GRA in tutti i quadranti, in particolare a est a San Vittorino e Torre Maura con quasi -14 punti percentuali, seguiti da Prima Porta con -12 e da Tor Sapienza, Lunghezza, Borghesiana, Giardinetti-Tor Vergata, Ponte Galeria, Porta Medaglia, Torre Angela, Massimina e Acilia nord con oltre 11 punti in meno. In nessuna zona l’affluenza è aumentata, solo a Parioli è sostanzialmente stabile con 1 punto percentuale in meno, e poco più a Salario, Eur e Medaglie d’Oro.
Le coalizioni
A Roma la coalizione di centrodestra vince con oltre il 37%, con un vantaggio di 5 punti percentuali sul centrosinistra, mentre il M5S si ferma al 14% e Azione-Italia Viva a meno dell’11%. Le dinamiche del voto a livello territoriale sono simili a quanto già analizzato alle politiche del 2018, alle europee del 2019 e alle comunali del 2021, come emerge chiaramente dalle mappe per sezione elettorale (su Youtrend e sul sito di Pinto). In sintesi, utilizzando la ripartizione nelle “Sette città”, il centrosinistra formato da PD, Alleanza SI e Verdi, +Europa e Impegno Civico prevale solo nella città storica, quella più centrale (40%) e di poco nella città compatta dei quartieri intensivi (36,5%), con un andamento nettamente decrescente allontanandosi dal centro della città, molto simile per tutti i partiti della coalizione. Ottengono infatti il massimo nella città storica il PD (quasi 28%), SI-Verdi (6,6%) e +Europa (5,5%), e il minimo nella città-campagna (rispettivamente 15%, 3% e 2,6%). Nella città ricca di Roma nord, Eur e Appia Antica c’è invece un sostanziale pareggio tra centrosinistra e centrodestra (poco meno del 35%), dove peraltro la lista di Azione e Italia Viva ottiene il massimo consenso (18%).
Nel resto di Roma è al contrario netto il successo del centrodestra, composto da Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati, che prevale nella città dell’automobile intorno al GRA (40%), nella città del disagio con case popolari ed ex borgate (44%) e nella città-campagna dell’Agro romano (50%), con un andamento fortemente crescente allontanandosi dal centro della città. Se questo tipo di voto nelle periferie non è certo una sorpresa, vi sono tuttavia tre elementi di novità. Il primo è che diversamente dalle ultime elezioni il profilo elettorale del centrodestra appare meno interclassista e più orientato alle periferie, poichè tutti e tre i partiti ottengono il massimo nella città-campagna (FdI 36%, Lega e Forza Italia poco meno del 7%) e il minimo nella città storica (rispettivamente 22% e 3-4%), e questo per FdI e Forza Italia è un cambiamento netto rispetto al passato. Il secondo, tutto interno alla coalizione, è il travaso di voti dalla Lega, che alle europee del 2019 per la prima volta si era affermata con percentuali notevoli nelle periferie romane, a Fratelli d’Italia, che si attesta oltre il 30% ovunque nei quartieri intorno e fuori dal GRA, assumendo quindi il ruolo che avevano avuto nelle scorse elezioni prima il M5S e poi il partito di Salvini. La terza novità è appunto il forte calo del M5S, che perde molto del consenso ottenuto nelle periferie nel 2018 (e in parte anche nel 2019 e 2021) a vantaggio sia del centrodestra che dell’astensione, e raggiungendo la percentuale più elevata nella città del disagio (quasi 19%) a fronte del minimo nella città storica e ricca (8-9%).
Andando più nel dettaglio, con il nostro consueto livello di analisi delle zone urbanistiche, nelle quattro mappe sono riportati i voti in percentuale per i candidati uninominali di centrosinistra, centrodestra, M5S e Azione-Italia Viva.
Il centrosinistra (mappa in alto a sinistra), che in totale ha ottenuto 424mila voti pari al 32,4%, mostra le percentuali maggiori nel I municipio e nella periferia storica, in particolare a Trastevere (oltre 48%, dove ottengono il massimo anche il PD col 34% e +Europa col 6,5%) e Testaccio (poco meno del 48%), seguiti da Monte Sacro e San Lorenzo (circa 46%, e nel secondo l’alleanza SI-Verdi raggiunge il record di oltre il 12%), Ostiense, Celio e Garbatella (circa 44%), Gianicolense (43%), Appio, Aventino ed Esquilino (42%). Al contrario, il centrosinistra scende sotto al 20% in 5 zone urbanistiche fuori dal GRA, col minimo a San Vittorino a est nel VI Municipio (meno del 18%), e poi Santa Maria di Galeria, Boccea, Borghesiana e Santa Cornelia, e poco sopra a Ponte Galeria, Pantano di Grano, Acqua Vergine e Lunghezza (che corrispondono a Ponte di Nona), Prima Porta. I partiti della coalizione sono abbastanza sovrapponibili, in quanto le distribuzioni del voto di PD, SI-Verdi e +Europa nei quartieri hanno un alto coefficiente di correlazione, a mostrare una certa sovrapposizione degli elettorati.
Il centrodestra (mappa in alto a destra) ha avuto 489mila voti pari al 37,4%, con il consenso maggiore che non risulta più nelle tradizionali roccaforti “nere” di Roma Nord, dove ha subito la concorrenza di Azione e Italia Viva, quanto nelle periferie fuori dal GRA nei quadranti nord-ovest ed est: tutto il VI municipio e le parti esterne di XII, XIII, XIV e XV. Il massimo è raggiunto a Boccea (57%, dove anche Fratelli d’Italia ottiene il record del 43%), seguita da Cesano (56%), Prima Porta, Santa Maria di Galeria, Santa Cornelia e San Vittorino (circa 54%; a Santa Cornelia Forza Italia raggiunge il massimo col 12% e a San Vittorino la Lega col 10%), Borghesiana (53%), Pantano di Grano (52%), Ponte Galeria (51%), Massimina, Castelluccia e Acqua Vergine (oltre 50%). Il minimo per il centrodestra si registra in tutti i quartieri centrali e nella periferia storica dove prevale il centrosinistra: Trastevere (22%), San Lorenzo (23%), Monte Sacro e Testaccio (24%), Celio e Ostiense (circa 25,5%), Aventino (26%), Garbatella e Gianicolense (circa 27%). Anche in questa coalizione i partiti sono in parte sovrapponibili, in quanto le distribuzioni del voto di Fratelli d’Italia, Forza Italia e Lega nei quartieri hanno un coefficiente di correlazione medio-alto, a differenza delle elezioni passate quando apparivano piuttosto complementari.
Il M5S (mappa in basso a sinistra) ha conseguito 185mila voti, pari al 14,1%, con l’ormai consueta prevalenza nelle zone urbanistiche del quadrante est a ridosso o fuori dal GRA, ma non tanto come in passato nel VI municipio dove è stato sopravanzato dal centrodestra, e a sud-ovest verso il litorale. Tra le prime Tor Cervara, Tufello e Torrespaccata (poco meno del 21%), Romanina, Tor Fiscale e Settecamini (circa 20%), Lunghezza, Torre Maura e Torre Angela (circa 19,5%); tra le seconde Acilia nord e sud, Ostia Antica e Decima (oltre 20%), Magliana (che corrisponde all’area di Muratella) e Ostia nord (19,5%). Al contrario, le percentuali più basse sono state registrate al centro e nella città ricca: il minimo a Parioli (meno del 4%), e poi Acquatraversa (meno del 5%), Farnesina, Tor di Quinto, Salario e Centro Storico (circa 6%), Flaminio e Medaglie d’Oro (7%), Prati, Trieste, Eur e Della Vittoria (7,5%).
Azione e Italia Viva (mappa in basso a destra) hanno ottenuto 141mila voti, pari al 10,7%, soprattutto in centro e nella città ricca, la tradizionale roccaforte del centrodestra. La percentuale più alta è infatti a Parioli (27%), e poi Farnesina e Acquatraversa, che corrisponde alla Camilluccia (oltre 23%), Salario, Eur e Centro Storico (circa 22,5%), Tor di Quinto (20,5%), Trieste e Medaglie d’Oro (quasi 20%), Flaminio, Prati e Aventino (circa 19%). I quartieri peggiori sono invece tutti fuori o a ridosso del GRA nei quadranti nord-ovest ed est (soprattutto il VI municipio): Tor Cervara e San Vittorino (circa 4%), Santa Maria di Galeria e Ponte Galeria (4,5%), Borghesiana, Settecamini, Prima Porta, Torre Maura, Torre Angela, Massimina e Lunghezza (poco più del 5%).
Infine Unione Popolare, non mostrata nelle mappe, con 26mila voti pari al 2%, raggiunge le migliori percentuali nei quartieri popolari della periferia storica, col massimo del 6,2% a San Lorenzo, e poi Quadraro (4,6%), Torpignattara (3,9%), Tor Fiscale, Garbatella, Centocelle, Ostiense, Sacco Pastore e Valco San Paolo (oltre 3%), oltre a Esquilino e Testaccio in centro e Monte Sacro a nord (3,3-3,5%).
Le variazioni rispetto al 2018
Rispetto alle politiche 2018, nella città storica e ricca perdono voti sia il centrosinistra che il M5S (entrambi tra -8 e -10 punti percentuali) a vantaggio solo di Azione-Italia Viva (che raggiunge infatti il 16-18%), mentre il centrodestra è sostanzialmente stabile. Nel resto di Roma il centrosinistra guadagna pochi punti percentuali, mentre gran parte del calo del M5S va a beneficio di centrodestra e Azione-Italia Viva: il M5S perde nella città compatta 15 punti, nella città dell’automobile 19, nella città del disagio 21 e nella città-campagna 23, dove il centrodestra guadagna rispettivamente 5, 9, 11 e 14 punti.
Nel dettaglio delle zone urbanistiche, la variazione del centrosinistra rispetto al 2018 (mappa a sinistra)è positiva in 81 di esse e negativa in 54: le prime sono soprattutto nelle periferie interne al GRA in tutti i quadranti ma soprattutto verso est, col massimo al Quadraro (+7 punti percentuali) e poco meno a Tor Cervara e Magliana (+6), nonchè a Centocelle e Santa Maria della Pietà (+5,5), Tufello e Torpignattara (+5), Aeroporto dell’Urbe, Lucrezia Romana, Fidene e Tor Fiscale (circa +4,5); le zone in cui perde più voti sono invece tutte quelle del centro e della città ricca dove si sono affermate Azione e Italia Viva, col calo maggiore a Parioli (-18 punti percentuali) seguiti da Centro Storico (-16,5), Farnesina (quasi -16), Acquatraversa ed Eur (circa -14), Salario e Tor di Quinto (-12), Prati, Della Vittoria, XX Settembre e Medaglie d’Oro (-11).
Il centrodestra, sempre rispetto al 2018, aumenta le proprie percentuali ovunque tranne in 8 zone urbanistiche (mappa a destra). L’aumento maggiore è nelle periferie esterne al GRA in tutti i quadranti: a sud-ovest Ponte Galeria (oltre +16 punti percentuali) e Acilia nord (quasi +15), a est Acqua Vergine e Lunghezza, che corrispondono a Ponte di Nona, e San Vittorino (quasi +16), nonchè Borghesiana (+15), Tor Sapienza, Romanina e Settecamini (+14), a nord-ovest Cesano, Castelluccia e Prima Porta (circa +15) oltre a Massimina e Boccea (+14-15). Perdono invece voti, ma comunque non più di 3 punti percentuali, solo in poche zone del I e II municipio (Parioli, Salario, Aventino, Trieste, Trastevere, Nomentano e Celio) e all’Eur, sempre in parallelo col consenso di Azione e Italia Viva.
Il M5S, non mostrato nelle mappe, perde in tutte le zone urbanistiche, dal minimo delle zone centrali e ricche dove aveva già percentuali basse, come Parioli e Celio (circa -6 punti percentuali), Centro Storico, Aventino e Salario (circa -7), XX Settembre, Farnesina e Trastevere (quasi -8), al massimo delle periferie intorno o fuori dal GRA verso il litorale e ad est dove invece aveva molto consenso nelle elezioni precedenti: tra le prime Magliana (-27 punti percentuali), Ponte Galeria (quasi -26), Acilia nord (-25), Pantano di Grano (-24,5) e Ostia Antica (quasi -24), e tra le seconde Barcaccia, Acqua Vergine e Lunghezza (tra -24 e -25), oltre a Castelluccia e Santa Maria della Pietà a nord-ovest (oltre -24).
I grafici seguenti mostrano la correlazione tra il tasso di laureati rispetto alla popolazione residente e il voto per le coalizioni, nonchè l’affluenza, a conferma delle considerazioni fatte in precedenza, prendendo la laurea come sintesi delle condizioni socio-economiche dei votanti. L’effetto della laurea è positivo sull’affluenza (con una correlazione non lineare, in cui all’aumentare dei laureati l’affluenza cresce meno che proporzionalmente), sulla variazione dell’affluenza tra 2018 e 2022 (dove ci sono più laureati il calo della partecipazione è minore) e sul voto ad Azione e Italia Viva (lineare e molto forte), mentre è negativo sul voto al centrodestra (ma non molto forte e non lineare, a causa del consenso elevato nella città ricca) e soprattutto al M5S, ed infine debole per il centrosinistra a differenza delle elezioni precedenti (per la concorrenza di Calenda nella città storica e ricca).
(clicca sulle immagini per ingrandire)
NOTA: nell’analisi sono considerate solo le zone urbanistiche con più di 1000 aventi diritto al voto.
Fonte: elaborazione su dati Roma Capitale – Servizi elettorali Riconoscimenti Gli autori, ferme restando le loro responsabilità per i contenuti delle mappe, sono debitori nei confronti del CROMA (Centro ricerche per Roma) e di Luoghi Idea(li) per le elaborazioni, le suggestioni e gli spunti sulle attività di mappatura del territorio romano che sono state fonte di ispirazione per la nascita di questo blog.