METRO C: cosa sta succedendo (e cosa diceva Cantone)
Autore : Redazione
Metro C stazione Centocelle (foto Ambm)
Metro C di nuovo al centro del dibattito, dopo la decisione del Comune di Roma di non rifinanziare la società Roma Metropolitane (1) e la ventilata risoluzione del contratto con il Consorzio Metro C. A cui si aggiungono le dichiarazioni, nel corso di un’assemblea pubblica il 7 novembre (2), dell’Assessore all’urbanistica Berdini sull’intenzione della Giunta di modificare il tracciato virando – dopo la fermata San Giovanni o Colosseo – verso la Piramide nella direzione di Corviale. Pubblichiamo un articolo di Paolo Gelsomini che spiega come le criticità della Metro C non siano solo da addebitarsi a mala amministrazione, ma anche al mancato raggiungimento degli obiettivi progettuali, come aveva del resto evidenziato anche Raffaele Cantone, Presidente dell’ANAC, in una deliberazione del giugno scorso (in calce la sintesi e la deliberazione) (AMBM)
METRO C: Non basta liquidare vertici e contratti. E’ il progetto che ha fallito gli obiettivi.
di Paolo Gelsomini*
E’ di questi giorni la notizia che l’Assemblea Capitolina con 25 voti favorevoli e 7 contrari ha approvato un ordine del giorno per non ricapitalizzare Roma Metropolitane, la società in house del Comune che aveva il compito di appaltare e controllare la progettazione e la realizzazione della metro C, affidata al Consorzio Metro C costituito dalle società Ansaldo, Astaldi, Vianini di Caltagirone, la Cooperative CMB di Carpi ed il Consorzio Cooperative Costruttori.
Alla liquidazione di fatto di Roma Metropolitane corrisponde l’intenzione di chiedere la risoluzione del contratto con il Consorzio Metro C al 31 dicembre 2016.
Conseguentemente, si rinuncia per il momento a proseguire i lavori per la prosecuzione della linea dopo il Colosseo, la tratta fondamentale di 25,5 Km di lunghezza, che avrebbe dovuto collegare Pantano a Clodio-Mazzini passando per San Giovanni, Colosseo-Fori e piazza Venezia attraversando il centro storico fino al quartiere Prati/Trionfale.
Dopo la decisione della maggioranza capitolina i giornali hanno riportato i commenti meravigliati e sdegnati dei tanti che accusano la sindaca Raggi e l’assessore alla mobilità Meleo di irresponsabilità e di privare Roma di una importante e fondamentale opera pubblica, decisiva per il traffico cittadino. Tra questi c’è perfino il Presidente del Consiglio, che ha ripetuto che bisogna mettere in prigione i corrotti, non cancellare le grandi opere.
Ma è proprio così? E’ proprio vero che la metro C è stata ridimensionata dal Campidoglio mentre tutto procedeva bene dal punto di vista progettuale?
Vediamo i fatti.
La cosiddetta tratta fondamentale di 25,5 Km avrebbe dovuto collegare Pantano con Clodio-Mazzini passando per San Giovanni, Colosseo-Fori, piazza Venezia, Chiesa Nuova, San Pietro, Risorgimento, Ottaviano sottopassando il Tevere.
I finanziamenti erogati dal CIPE I finanziamenti del CIPE con l’ultima tranche di 792 milioni per 3,3 Km da San Giovanni alla stazione Fori-Colosseo, sicuramente non basteranno per la prosecuzione dei lavori, come non sono mai bastate le risorse precedentemente programmate da Pantano in poi.
A San Giovanni la stazione avrebbe dovuto entrare in funzione nel 2011 ed ora, dopo infiniti rinvii, si parla del 2017, senza che i principali problemi siano stati del tutto risolti. Al Colosseo-Fori si arriverà forse nel 2021: nel frattempo tutta l’area archeologica è un enorme cantiere e la talpa che dovrebbe scavare le gallerie ancora non è partita dal pozzo di via Sannio.
Non si sa quale sistemazione adottare per il grande ritrovamento archeologico rinvenuto a sorpresa sotto la stazione Ipponio, tra San Giovanni ed il Colosseo; non si hanno notizie certe né del tronchetto di inversione di marcia che dovrebbe essere realizzato a San Giovanni, né del collegamento tra le linee A e C sempre a San Giovanni, né dei progetti – sempre annunciati ma mai resi pubblici – della stazione di piazza Venezia, sulla quale incombe l’enorme area archeologica degli Atenei di Adriano.
Da tempo non si parla più delle stazioni Argentina (di fatto abolita dalla Soprintendenza archeologica) e Chiesa Nuova. Se non dovessero essere realizzate, si rischierebbe di “saltare” direttamente dal Colosseo a San Pietro senza servire l’area monumentale rinascimentale e barocca.
Per quanto riguarda i costi, quelli della tratta fondamentale Pantano-Clodio di 25,5 Km sono passati dai 2 miliardi e 683 milioni di euro con i quali il Consorzio Metro C vinse l’appalto, ai 3 miliardi e 47 milioni indicati dal Cipe come previsione di spesa, fino ai 3 miliardi e 379 milioni di un aggiornamento del 2010 e ai 3 miliardi e 739 milioni fissati attualmente, senza contare gli imprevisti che potrebbero emergere nell’area intorno al Colosseo, sia per ragioni archeologiche che idro-geologiche.
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CHE COSA DICE L’AUTORITA’ NAZIONALE ANTICORRUZIONE
(scarica la Deliberazione dell’ANAC n. 51 del 24 giugno 2015 anac-relazione Cantone metro C)
Nel giugno 2015, dopo una serie di approfondite indagini, l’Autorità Nazionale Anti Corruzione presieduta da Raffaele Cantone ha emanato la delibera n. 51 che crea di fatto le premesse per le scelte irrinunciabili effettuate in questi giorni dall’Assemblea Capitolina.
Ci saremmo meravigliati che non se ne fosse tenuto conto. E ci meravigliamo che né il presidente Renzi con le sue dichiarazioni riguardo alla necessità di non colpire le opere ma i disonesti, né buona parte della stampa – sostanzialmente sulla stessa linea – si siano resi conto che, in questo caso, era proprio questa opera doveva essere fermata perché non erano stati centrati gli obiettivi strategici, perché le indagini archeologiche preventive non erano state effettuate come prescritto, perché i costi aumentavano ed i benefici erano sempre più in forse, con un futuro sempre più incerto sia sul piano progettuale che finanziario.
Elenchiamo i punti salienti della delibera, inserendo i riferimenti alle pagine del testo, che forniscono utili argomentazioni allo stop della linea C e alla ricerca di valide alternative finalizzate al raggiungimento degli stessi obiettivi, obiettivi che questo progetto sembra oramai non poter garantire.
E soprattutto la delibera permette di fare alcune considerazioni sulla liquidazione della società Roma Metropolitane, che avrebbe dovuto controllare, oltre che la realizzazione, anche la progettazione dell’opera, compresa quella relativa alle indagini archeologiche preventive, e sulla possibilità – o necessità – per il Comune di risolvere il contratto con l’appaltatore Metro C, che scade a dicembre prossimo.
PREMESSA INFORMATIVA
Secondo l’atto Attuativo della Delibera CIPE n. 127 dell’11 dicembre 2012 è previsto che in caso di mancato finanziamento della tratta T2 entro il 31 dicembre 2016, sia Metro C che Roma Metropolitane possono esercitare il diritto di recesso dal contratto, senza che nessuna delle parti possa avere nulla a che pretendere. (brano richiamato dalla Delibera 51/2015 dell’ANAC di Raffaele Cantone).
dalla delibera Anac pag. 37
SULLA STAZIONE APPALTANTE ROMA METROPOLITANE
(…)Pertanto, si è dato avvio all’appalto rinviando, in modo consapevole, la risoluzione della questione archeologica a una fase successiva, con evidenti responsabilità in sede di redazione e verifica del progetto correlate alla carenza, con riferimento all’intera opera in appalto, di adeguate indagini e/o studi per assicurare la fattibilità dell’intervento nel rispetto dei tempi e dei costi preventivati. La Stazione appaltante avrebbe dovuto valutare, alla luce dell’ampiezza dell’intervento e delle suddette carenze di indagini preventive, con maggiore attenzione la decisione di procedere ad un appalto unico; dall’evoluzione dell’appalto sembra potersi dedurre che sarebbe stato opportuno verificare anche la fattibilità, in termini di attendibilità dei costi e dei tempi, della realizzazione dell’opera mediante lotti distinti, per i quali procedere ad accurate indagini prima di sviluppare la progettazione definitiva. La questione archeologica, allo stato, si pone in modo particolarmente rilevante per le tratte ancora da realizzare nell’area più centrale (T2, T3), ove appare, in discussione la stessa realizzabilità delle stazioni e, pertanto, la funzionalità dell’opera.
dalla delibera Anac pag. 38
SUL CONTRAENTE GENERALE APPALTATORE METRO C
Tuttavia, anche il contraente generale Metro C non appare estraneo da responsabilità in relazione alle attività, allo stesso demandate dal bando di gara e dal C.S.A., di progettazione definitiva ed esecutiva, direzione lavori ed esecuzione delle indagini e degli scavi archeologici necessari alla redazione del progetto definitivo delle tratte T2, T3 e T7. Essendo previste in capo alla stessa società le attività di progettazione delle indagini archeologiche, eventuali ritardi e/o maggiori costi connessi alla progettazione medesima e alla esecuzione delle indagini non possono essere ribaltate sul committente ma devono restare a carico del Contraente generale. E’ il caso, ad esempio, delle prescrizioni fornite dalla Soprintendenza in sede di Conferenza di servizi sul progetto definitivo della Tratta T3 redatto dallo stesso Contraente.
dalla delibera Anac pag. 38
DAL CONTRATTO DI APPALTO CON IL CONSORZIO DI IMPRESE METRO C
Lo stesso C.S.A. all’articolo 1.5.1. (Varianti necessarie derivanti da vizi o carenze progettuali) ha stabilito che sarebbero state a totale carico del Contraente generale tutte le varianti «necessarie ad emendare i vizi o integrare le omissioni dei progetti redatti» dallo stesso, in termini di oneri per la nuova progettazione, maggiori costi delle opere da eseguire, eventuali penali per mancato rispetto dei termini di ultimazione contrattuale ed eventuali danni subiti dalla Stazione appaltante. Tra i progetti di cui all’articolo 1.5.1., redatti da Metro C, rientrano a pieno titolo anche quelli inerenti le indagini e gli scavi archeologici essendo l’attività di progettazione in questione vera e propria prestazione contrattuale, caratterizzata da un proprio specifico corrispettivo. Inoltre, all’art. 2.2 del C.S.A. (Conoscenza delle condizioni di contratto) si legge che il Contraente generale, con la partecipazione alla gara, attesta di «aver preso esatta cognizione della natura dell’affidamento e di tutte le circostanze generali e particolari che possono influire sulla sua esecuzione» e, ancor più specificatamente, di «aver preso conoscenza delle particolari condizioni di esecuzione dei lavori negli strati interessati da eventuali reperti archeologici».
dalla delibera Anac pag. 43-44
CONCLUSIONE
Tutto ciò considerato e ritenuto DELIBERA
– di ritenere l’operato della Stazione appaltante non coerente con i principi di trasparenza e di efficienza per aver messo a gara un progetto di tale rilevanza in carenza di adeguate indagini preventive, per una parte molto estesa del tracciato, senza tener in debito conto i pareri espressi dalla Soprintendenza archeologica;
– di rilevare come siano chiaramente rimesse al Contraente generale le attività di progettazione delle indagini archeologiche e la loro esecuzione, anche di fatto contestuali all’esecuzione delle opere (stazioni, pozzi); pertanto, il ritrovamento di reperti archeologici nelle attività di indagine/esecuzione non può qualificarsi come evento di forza maggiore, ma costituisce circostanza insita nelle attività rimesse al Contraente generale;
– di richiamare i soggetti coinvolti ad assumere ponderate decisioni circa il prosieguo dell’opera, atteso che, per la tratta T2, allo stato di fatto sono ancora concretamente da valutare tempi e costi di esecuzione nonché la stessa possibilità di realizzazione;
– di inviare, a cura dell’Ufficio Vigilanza Lavori, la presente deliberazione alle società Roma Metropolitane s.r.l. e Metro C S.c.p.a., nonché agli enti finanziatori (Stato, Regione Lazio e Roma Capitale);
-altresì, di inviare la presente deliberazione alla Procura della Corte dei Conti di Roma.
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* Paolo Gelsomini architetto. Ha insegnato materie di architettura ed urbanistica presso l’Istituto per geometri Valadier. Esercita la professione e si occupa in particolare di bioarchitettura e di riqualificazioni urbane in collaborazione con altri studi. Ha fondato “Progetto Celio” nel 1994 che tuttora presiede; ha partecipato al Laboratorio urbanistico del primo Municipio; è tra i fondatori del Coordinamento Residenti Città Storica di cui è attualmente il segretario e di Carteinregola in cui collabora sui temi dell’urbanistica e della partecipazione; collabora attivamente con il gruppo C.a.l.m.a. sui temi della mobilità dell’area metropolitana romana.
(1) Vedi
MOZIONE
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03/11/2016 |
Impegno per la Sindaca e la Giunta affinchè rifiutino qualsiasi proposta di commissariamento e/o cessione della società ATAC S.p.A. e intraprendano ogni azione possibile volta al risanamento dell’Azienda. |
download.
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COMUNICATO http://www.comune.roma.it/pcr/it/newsview.page?contentId=NEW1247867
(2) Incontro “RIFONDARE ROMA Missione impossibile? L’Assessore all’Urbanistica Paolo Berdini incontra i cittadini” Introduce Alberto Benzoni, presidente di Roma Nuovo Secolo Modera Paolo Conti, giornalista del Corriere della Sera.Il video è il terzo http://www.carteinregola.it/index.php/lassessore-berdini-incontra-i-cittadini-i-video/