Monumento naturale di Torre Flavia, di nuovo a rischio
Autore : Redazione
Esattamente 4 anni fa, il 12 novembre 2019, avevamo pubblicato un articolo (1) che rilanciava la petizione di un gruppo di cittadini e associazioni ambientaliste sul rischio che il Comune di Cerveteri potesse approvare “il progetto di un campeggio adiacente al Monumento Naturale di Torre Flavia(2), un piccolo fazzoletto di palude originaria rimasto sulla costa della Maremma laziale, e persino una pompa di benzina con annesso autolavaggio in corrispondenza delle prese d’acqua della delicatissima area naturale protetta“.
Torre Flavia è un sistema paesistico agro-ambientale di grandissimo interesse per la biodiversità, luogo di sosta, nidificazione e svernamento di oltre 230 specie di uccelli: l’area della Palude di Torre Flavia è una Zona di Protezione Speciale (ZPS IT 6030020), che fa parte della Rete Natura 2000 individuata dal Ministero dell’Ambiente, secondo la direttiva 79/409/CEE “Uccelli” (5). Nella zona antistante di mare aperto è anche presente un Sito di Importanza Comunitaria (6) che tutela le praterie di Poseidonia oceanica. Nell’ area protetta dal 2017 la Città Metropolitana di Roma Capitale, ente gestore, ha attuato azioni di ripristino ambientale nella zona della Stallonara, trasformando aree incolte in un sistema di stagni e ambienti umido-arbustivi, impegnando risorse al fine di incrementare la biodiversità. Il sito è stato anche oggetto, in passato, di studi archeologici per le emergenze individuate e documentate da Flavio Enei, Direttore del Museo del Mare e della Navigazione Antica di Santa Severa.
La Regione Lazio aveva poi fermato il progetto nell’ambito della Valutazione di Impatto Ambientale (VIA): “…In relazione all’entità dell’intervento e alle situazioni ambientali e territoriali descritte, si esprime parere negativo sul progetto di realizzazione di un impianto di distribuzione di carburanti in Via Fontana Morella km 4+700, località “Stallonara” nel Comune di Cerveteri” (3) e sembrava quindi tramontata l’ipotesi del distributore in un’area così delicata.
Ma in tempi di “greenwashing” sempre più spesso assistiamo al ritorno di vecchi progetti sotto nuove spoglie apparentemente “ecologiche”, in questo caso, segnalano i cittadini del gruppo spontaneo Ci.Va.T. del territorio di Ladispoli e Cerveteri, cambiando la pompa di benzina in un impianto di distribuzione GPL e ricarica veicoli elettrici, nello stesso luogo(4).
Si chiedono i cittadini di Ci.Va.T. “per quale motivo, dal 2019, un ecosistema di tale importanza sia sotto l’attacco pressante di un progetto assolutamente insensato” sopratutto in considerazione del citato tentativo già “sventato” nel 2019. Tuttavia anche se quell’iter si era arrestato per la bocciatura regionale, evidentemente non si è chiuso, se il distributore viene ancora riproposto, seppure con qualche ridimensionamento, mentre “il Comune di Cerveteri sembra non aver abbandonato l’idea di un campeggio, tipo “gampling” (campeggio di lusso).
E osservano che “in ogni caso, che si tratti di una stazione di carburante tradizionale o solo per GPL e ricariche elettriche, non cambia l’impatto delle infrastrutture, delle recinzioni di calcestruzzo, delle tubazioni per la movimentazione dei carburanti, delle strutture edilizie di funzionamento e di servizio, degli impianti luminosi, del relativo inquinamento acustico da veicoli a motore in stazionamento, etc., senza considerare lo stravolgimento dovuto ai lavori di realizzazione. Una simile concentrazione di aspetti critici contribuisce ad alterare pesantemente gli equilibri ecosistemici, anche con importanti ripercussioni sulle fonti di approvvigionamento idrico del Consorzio di Bonifica “Tevere e Agro Romano”, attraverso cui si fornisce acqua all’invaso principale della Palude di Torre Flavia, con il rischio di inquinamento delle falde e con l’impermeabilizzazione dei suoli“.
E concludono “Non indigna che un privato eserciti il diritto ad una libera iniziativa imprenditoriale, se prevista dalla legge. Sconvolge l’atteggiamento pilatesco dell’amministrazione, che preferisce nascondersi dietro le maglie del D.lgs. 32 del 1998, con il quale si liberalizza l’installazione degli impianti di distribuzione carburanti passando da un regime di concessione amministrativa a quello di una semplice autorizzazione, anziché predisporre il Piano comunale di razionalizzazione della rete distributiva“.
In mancanza del suddetto Piano, non sussiste alcuna limitazione all’insediamento di un impianto di distribuzione di carburanti in qualsiasi zona, ad eccezione delle aree classificate in “zona A” e comunque nel rispetto di determinati vincoli, a presidio di interessi pubblici irrinunciabili”.
Per questo è importante conoscere “se l’area oggetto dell’intervento risulti classificata dal Comune di Cerveteri come zona omogenea territoriale A, ai sensi del D.M. 1444/68 (“piani di zonizzazione”), elemento dirimente, in quanto ogni zona presenta vincoli diversi. La zona omogenea A corrisponde alle “parti del territorio interessate da agglomerati urbani che rivestano carattere storico, artistico e di particolare pregio ambientale o da porzioni di essi, comprese le aree circostanti, che possono considerarsi parte integrante, per tali caratteristiche, degli agglomerati stessi”, la cui destinazione d’uso richiede attività non nocive né moleste. In parole semplici, attività che non compromettano le caratteristiche dei siti“.
E davvero continuiamo a non comprendere l’insistenza nel voler realizzare a pochi metri da un’area con un patrimonio naturale delicatissimo, non solo per gli uccelli ma per tutte le specie animali e vegetali presenti, una stazione di rifornimento che incentiva il passaggio di autoveicoli, con la costruzione – “ecosostenibile”! – di un edificio adibito a punto ristoro e servizi igienici più locali tecnici, insieme a recinzioni, asfaltature, impianti di illuminazione, oltre agli scavi necessari per la costruzione, le tubature e le fognature.
Una inaccettabile contraddizione tra gli appelli generalizzati sul cambiamento climatico e sulla necessità di fermare il consumo di suolo e di preservare l’ambiente e il paesaggio, e la continua erosione del patrimonio naturale, che è anche un patrimonio collettivo e delle generazioni future, in nome del profitto privato.
Ci auguriamo, insieme a Ci.Va.T., che sia scongiurata in via definitiva ogni ipotesi di campeggi e distributori a Torre Flavia.
Anna Maria Bianchi Missaglia
24 novembre 2023
Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com
Estesa nemmeno cinquanta ettari, la zona umida è un relitto delle paludi che in passato caratterizzavano questo tratto di litorale tirrenico. Alla periferia nord di Ladispoli, dalla spiaggia e alle spalle di uno stretto cordone dunale si estendono gli specchi d’acqua, circondati dal canneto e da prati che durante i mesi invernali sono spesso allagati. Grazie alla sua posizione, l’area protetta offre rifugio e alimentazione a numerose specie di uccelli in particolare durante le stagioni migratorie.
il Monumento naturale della Palude di Torre Flavia, ricadente nei comuni di Ladispoli e Cerveteri, è gestito dalla Città Metropolitana Roma Capitale e istituito con decreto del Presidente della Giunta regionale del Lazio n.613 del 24 marzo 1997 (La Città Metropolitana di Roma Capitale, attraverso il proprio Servizio Aree protette, tutela della flora e della biodiversità, gestisce 6 aree protette di interesse metropolitano)
(5) sono oltre 40 le specie inserite nell’Allegato 1 della Direttiva “Uccelli” CEE Direttiva_uccelli_2009 n. 147 . L’area della Palude di Torre Flavia è Zona di Protezione Speciale della Unione Europea ai sensi della Dir. 147/2009/CEE che all’art. 4 comma 4 recita: “gli Stati membri adottano misure idonee a prevenire nelle zone di pre protezione di cui ai paragrafi 1 e 2 l’inquinamento e il deterioramento degli habitat, nonchè le perturbazioni dannose agli uccelli che abbiano conseguenze significative in considerazione degli obiettivi del presente articolo. Gli Stati membri cercano inoltre di prevenire l’inquinamento o il deterioramento degli habitat al di fuori di tali zone di protezione”
(6) “Secche di Torre Flavia” SIC IT 6000009; Dir. 92/43/CEE “Habitat”