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Nelle linee programmatiche non si può ignorare il Regolamento del Verde

Foto AMBM

di Giorgio Osti (*)

Commentare, anche in maniera sintetica, le linee programmatiche 2021-26 approvate dalla Giunta Gualtieri lo scorso 10 novembre non è cosa semplice. Esclusi il Regolamento del Verde e del Paesaggio urbano di Roma Capitale e la fame nel mondo, vi si trova veramente di tutto. Non un obiettivo, un proposito, un piano, una promessa sono tralasciati.

Ma per non cedere alla stessa inclinazione, passiamo ad esaminare alcuni temi specifici del testo che sono legati al nostro settore d’interesse, il Regolamento del Verde e del Paesaggio Urbano, a cui il nostro coordinamento si è dedicato per anni. Interloquendo con varie amministrazioni, fino a quella della Sindaca Raggi che ha coinvolto le nostre associazioni in un tavolo istituzionale, siamo infatti riusciti ad ottenere l’approvazione del primo Regolamento del Verde di Roma Capitale,  che è entrato in vigore a metà maggio 2021.

Nelle linee programmatiche della Giunta Gualtieri, al Verde della “Capitale più verde d’Europa” viene dedicata solo una paginetta delle 40 dell’intero programma di mandato, e il Regolamento non viene nemmeno citato. Due sono i paragrafi (del capitolo 2.9) in cui si parla più diffusamente del sistema del verde cittadino. Nel primo si afferma l’esigenza di “rafforzare e rilanciare il Servizio Giardini dal punto di vista quantitativo e qualitativo per aumentarne le capacità tecniche, gestionali e di controllo sui servizi esternalizzati” e, nel secondo, “attuare il decentramento amministrativo per la gestione delle aree verdi sotto i 20.000 mq con un passaggio di competenza dell’intera area verde (orizzontale, verticale, arredo e giochi)” ai Municipi [è sottinteso]”.

Si direbbe che vada tutto bene, se non fosse per la genericità del programma che non fornisce alcun obiettivo concreto nel primo punto, non precisando se si interverrà sugli organici per accrescere le capacità “operative” del Servizio e per riportarlo ai fasti di un tempo (questo era l’auspicio almeno fino agli anni recenti). Quanto al decentramento, resta lo scetticismo verso un impegno sempre affermato dalle Amministrazioni capitoline (almeno dal dicembre 1999) e sempre tralasciato nella pratica da tutte, a causa soprattutto dei mancati trasferimenti delle risorse necessarie.

Nello stesso paragrafo si prosegue affermando che “si procederà con appalti unici per interventi sul verde verticale e orizzontale sopra i 20.000 mq al fine di ottimizzare la programmazione degli interventi dal punto di vista qualitativo, economico e di tempi di intervento”. Che cosa si intende col termine “appalti unici”? L’affidamento ad un unico operatore della manutenzione e cura dell’intera vegetazione in ciascuna area territorialmente definita? Potrebbe essere una buona idea, soprattutto se si avrà lo scrupolo di far corrispondere ciascuna area riguardante l’appalto con il territorio di ciascun Municipio. Questa scelta potrebbe così essere legata ad un ruolo propositivo e attivo dell’Amministrazione municipale nel governo del proprio territorio, ruolo che potrà anche preludere, in futuro, ad una sua più ampia responsabilità gestionale.

Due altri paragrafi del capitolo dedicato al verde meritano poi alcune speciali considerazioni. Sono dedicati alla valorizzazione delle Ville Storiche”, il primo e “al protagonismo dei cittadini nella cura e valorizzazione delle aree verdi, il secondo. Dalla loro lettura sembra trasparire il particolare significato che si vuole dare al termine “valorizzazione” dei beni pubblici: creare le condizioni per un loro sfruttamento commerciale da parte dei privati, magari attraverso un patto di collaborazione “nel quale l’Amministrazione garantisca la cura e manutenzione del verde e il ruolo dei privati sia quello di intervenire al fine della miglioria e/o per improntare l’utilizzo pubblico del giardino a vocazioni determinate (scientifica, sportiva, artistica, naturalistica … )”, in cui il pubblico, per essere chiari, investe le proprie risorse per la cura e manutenzione, mentre il privato, appunto, “interviene per improntare l’utilizzo pubblico”, non il disegno contrario. E in un altro passaggio sulle ville storiche si dice “necessario aumentare e potenziare le infrastrutture che facilitino la fruizione cittadina nelle Ville rendendole realmente beni comuni”, specificando che “Proprio l’utilizzo estensivo dello strumento della concessione a fronte dello sviluppo di servizi commerciali di qualità (ad esempio spazi di ristorazione in casali o giardini) consentirà un maggiore controllo dell’area abbinato alla cura e manutenzione“.

Credo che dovremo stare molto attenti nel valutare la torsione nelle finalità cui saranno destinati i beni collettivi che ci viene proposta in numerosi capitoli di queste linee programmatiche (torsione che ha visto, peraltro, diffuse e non sempre virtuose applicazioni nel passato).

Ci auguriamo che questa Amministrazione sappia riconoscere, valorizzare e completare il grande lavoro fatto dalle istituzioni in sinergia con le associazioni per stabilire delle regole a tutela del nostro patrimonio arboreo, del paesaggio e dell’ambiente, diffondendo  la conoscenza del Regolamento sia all’interno dell’Amministrazione, sia tra i cittadini. E che persegua l’obiettivo non ancora raggiunto della costituzione della Consulta del Verde a livello cittadino e municipale, prevista dal Regolamento, per coinvolgere la cittadinanza nelle scelte che riguardano un patrimonio collettivo di inestimabile valore.

Azzerare o ridimensionare un lavoro sviluppato con generoso impegno per anni dalle associazioni sarebbe una sconfitta per tutti, e per la città.

Giorgio Osti

Vai alla Sezione “Regolamento del Verde pubblico e privato e del Paesaggio Urbano”

vedi anche Vedi anche: Quali scelte concrete per portare aria nuova in Campidoglio (e vera partecipazione) 15 novembre 2021

Per osservazioni e precisazioni: laboratoriocarteinregola@gmail.com

18 novembre 2021

(*) Coordinatore del Coordinamento per il Regolamento del Verde Urbano

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