Nuovo “Piano Casa” del Lazio, ci riguarda
Autore : Redazione
Al Consiglio Regionale del Lazio entra nel vivo il dibattito sulle modifiche apportate dalla Giunta Zingaretti al famigerato “Piano casa” della ex maggioranza di centrodestra guidata da Renata Polverini e del suo assessore Luciano Ciocchetti, la Proposta di legge 75, che riguarda prevalentemente gli aspetti urbanistico-edilizi del provvedimento, dato che la parte “a rischio incostituzionalità”, che aveva gravi ricadute sull’ambiente (1), è già stata riformata all’inizio di agosto.
L’assessore all’Urbanistica Civita e l’attuale maggioranza regionale di centrosinistra hanno già annunciato l’intenzione di prorogare ulteriormente il Piano Casa ben oltre la sua naturale scadenza, a oggi il 31 gennaio 2015. Sarà quindi ancora vigente a lungo un provvedimento che sembra un vero e proprio “apripista” della filosofia abbracciata dal governo Renzi (PD) con lo “Sblocca Italia” e con la legge urbanistica a cui sta lavorando il ministro Lupi (NCD): quella dello scardinamento delle regole e del ridimensionamento del ruolo del soggetto pubblico nelle trasformazioni del territorio, lasciando le mani sempre più libere all’iniziativa privata.
Una filosofia, nella teoria e nella pratica, in totale continuità con quella del governo regionale di destra, come le modifiche dell’assessore Civita alle modifiche che l’assessore Ciocchetti aveva introdotto sull’originale “Piano Casa” della precedente giunta di centrosinistra Marrazzo, approvato nel 2009 in seguito all’Intesa Stato – Regioni da cui sono scaturite le diverse versioni regionali.
E cominciamo da qui, da quell’Intesa che non è mai diventata una legge nazionale (nonostante lo prevedesse), che «con l’obiettivo di rilanciare l’economia, rispondere ai bisogni abitativi delle famiglie, promuovere la semplificazione procedurale dell’attività edilizia» introduceva la possibilità di un limitato ampliamento di «edifici residenziali uni-bi familiari» o nell’ambito di «interventi straordinari di demolizione e ricostruzione». Indicazioni abbastanza precise (anche se – secondo il costume italico – infarcite di «preferibilmente» e «salvo diverse determinazioni regionali»), che stabilivano anche una durata “comunque non superiore a 18 mesi», a riprova che si trattava di un provvedimento straordinario (infatti è già decaduto in molte Regioni).
Il Lazio di Marrazzo e altre Regioni a guida centrosinistra emanano leggi che seguono le indicazioni, mentre nelle Regioni governate dal centro destra, come il Veneto, si cominciano invece a introdurre forzature che raggiungono l’apice con le modifiche apportate in due riprese (2011 e 2012) dalla giunta Polverini, che corrispondono a una vera e propria “mutazione genetica” delle intenzioni dell’Intesa. Se siamo ancora qui a parlarne, è perché il centrosinistra, oggi di nuovo al governo del Lazio, ha cancellato dal “piano casa” Polverini solo gli aspetti più madornali, tenendosi stretti molti di quegli articoli contro cui, quando era all’opposizione, aveva fatto barricate e addirittura minacciato referendum popolari.
NOTA BENE: L’IMMAGINE SI RIFERISCE A UN’INTERVISTA RILASCIATA DA ROBERTO MORASSUT NEL 2011
Vediamo i punti essenziali.
L’aspetto più grave, che aveva sollevato le critiche più aspre anche da parte di quelli che oggi acconsentono o tacciono, è la possibilità di derogare agli strumenti urbanistici ed edilizi comunali, cancellando ogni possibilità di valutazione da parte delle istituzioni locali, sulla base dell’interesse pubblico e delle ricadute degli interventi sui territori. E questo nonostante l’Intesa dicesse chiaramente che le leggi regionali di applicazione del “Piano Casa” dovevano essere scritte «in coerenza con i principi della legislazione urbanistica ed edilizia e della pianificazione comunale» (2).
Ma la norma non consente solo di scavalcare “in automatico” qualsiasi pianificazione pregressa: se sarà prorogata, permetterà di rimettere in discussione, rendendoli di fatto carta straccia, anche i progetti in corso e addirittura appena approvati, che potranno essere rimodulati nella direzione del maggiore profitto del privato anziché della pianificazione e dell’utilità pubblica. Perché – e questo è il secondo punto – il Piano casa Polverini/Zingaretti (solo così si può chiamare il testo risultante dalle “correzioni” apportate sul testo precedente) prevede aumenti di cubature e cambi di destinazione d’uso anche per edifici « di nuova costruzione», cioè case che non esistono. Una possibilità che non era contemplata dall’Intesa, e che non è prevista in nessun’altra Regione d’Italia. E rientrano nel “pacchetto” anche gli “accordi di programma” (3) la cui contropartita in opere pubbliche, con il “piano casa”, potrà essere più o meno completamente azzerata (4). E ancora: un altro articolo, introdotto nel 2012 dall’assessore Ciocchetti e rimasto nella nuova versione Civita, permette addirittura i cambi di destinazione di edifici dismessi, da “uso non residenziale” – ad esempio uffici – ad «altro uso non residenziale» – ad esempio centri commerciali. E naturalmente sempre «in deroga alle previsioni degli strumenti urbanistici ed edilizi comunali vigenti o adottati».
Certo, la PL 75 qualcosa ha migliorato. Soprattutto è stato cancellato un comma che regalava all’ “ultimo arrivato” una premialità del 10% della somma di tutte le cubature di un piano particolareggiato, anche di quelle non sue. (5) Ma non ci sembra il caso di rendere merito a chi ha cancellato una simile norma, che non ha nessun precedente né giustificazione. Sarebbe stato una follia non cancellarla.
Ci fermiamo qui, anche se l’elenco potrebbe continuare. E facciamo due considerazioni generali.
La prima: tira una brutta aria per la tutela del patrimonio collettivo, per il diritto a città vivibili e per un governo democratico e partecipato del territorio. Quando i provvedimenti (e gli slogan) si infarciscono di “deroga”, “semplificazione”, “emergenza”, “urgenza”, “silenzio assenso” e anche “rilancio dell’edilizia” con corredo di “posti di lavoro”, sappiamo mestamente dove si vuole andare a parare.
La seconda: questa vicenda – se mai ce ne fosse stato bisogno – è una efficace cartina di tornasole di quanto possa essere mal riposta la fiducia dei cittadini nella coerenza di chi pretende di rappresentarli. E’ assai lungo l’elenco di quelli che hanno lanciato anatemi contro gli articoli del Piano Casa Polverini e che oggi non pronunciano verbo contro gli articoli/fotocopia del Piano Zingaretti. A parte il gruppo romano di SEL, che ha preso le distanze in questi ultimi giorni, nessun segnale è giunto da quegli esponenti del Partito Democratico che pure si erano spesi parecchio, a partire dai deputati Meta e Morassut, che nel 2011 annunciavano referendum contro una legge incostituzionale «che stravolge i piani regolatori votati sovranamente dai Comuni» (6). E destano incredulità le affermazioni dello stesso Michele Civita, quando era assessore all’Urbanistica alla Provincia di Roma «Il Piano Casa…danneggia sia chi è impegnato a pianificare uno sviluppo sostenibile del territorio, ma anche chi vuole avviare trasformazioni seguendo le regole. Si tratta di una deregulation del mattone…» (7). E non si è ancora espresso l’Istituto di Urbanistica del Lazio che pure, sempre nel 2011, in un documento approvato all’unanimità, scriveva a proposito del “piano casa” (8): «questa legge costituisce un grave strappo nell’impianto giuridico italiano, comprime l’autonomia decisionale dei Comuni e compromette le loro politiche ordinarie; induce fenomeni incontrollati ed imprevedibili nei loro effetti sul territorio»…
NOTA BENE: LA SCHERMATA DEL SITO DELL’INU LAZIO RIPORTA IL DOCUMENTO APPROVATO DALL’ASSEMBLEA DEI SOCI IL 21 NOVEMBRE 2011
Finora sono stati inutili tutti gli emendamenti, le proposte e gli appelli che abbiamo inviato da un anno a questa parte a chi ha, e aveva, il potere di intervenire. E il tema, a differenza delle polemiche sul Piano Polverini, non ha raggiunto l’opinione pubblica, dato che la maggioranza dei giornali – che a Roma danno voce ai cittadini sui rifiuti e sulle buche stradali, ma quasi mai sulle questioni che incidono profondamente sulla vita della città – non ha ritenuto interessante l’argomento.
E anche se i nostri comitati non sono del tutto soli – con noi la volenterosa opposizione Cinquestelle, di tanti rappresentanti dei Municipi e anche di militanti dei partiti, SEL e PD – è ancora troppo poco per una battaglia che temiamo persa in partenza. Ma la combattiamo lo stesso. Perché se non resistiamo, la strada verso la deregulation diventerà un’autostrada. E soprattutto perché le battaglie si combattono perché sono giuste: se chi ci ha preceduto avesse combattuto solo le battaglie che era sicuro di vincere, oggi ci sarebbe rimasto ben poco…
POST SCRIPTUM: Carteinregola scriverà anche al Sindaco Marino, chiedendogli di portare al Presidente Zingaretti non solo le nostre obiezioni, ma anche quelle sollevate qualche mese fa dal suo Assessore alla Trasformazione Urbana Giovanni Caudo, che intervenendo durante il convegno organizzato da Carteinregola e Ordine degli Architetti aveva detto che “L’operazione [Piano casa] non è tutta sbagliata, ma pensare che l’unico valore per la città sia la casa, è gravida di conseguenze preoccupanti. ” e anche che “In questo Piano casa Polverini c’è stato un eccesso. Nell’intesa stato-regioni non c’era la nuova edificazione, non era contemplata. Dove non c’è nulla – nessun edificio – non era prevista questa possibilità” e altro (> vai al video e alla trascrizione dell’intervento del 15 gennaio 2014). E anche le obiezioni sollevate dal suo vicesindaco Luigi Nieri, consigliere regionale all’epoca del Piano Casa Polverini, protagonista di un’intensa battaglia contro le norme oggi rimaste, i cui effetti ispirarono una pubblicazione del gruppo regionale di SEL dall’ironico titolo “Manuale del giovane speculatore“vai alla pagina per scaricare il Manuale .
E soprattutto chiederemo al Sindaco di Roma Capitale di sollecitare il Presidente Zingaretti, in caso di proroga del Piano casa, perchè vengano riaperti i termini per i Comuni per individuare le aree di esclusione e consentire alle nuove amministrazioni e alle nuove giunte di riconsiderare le esclusioni delle amministrazioni precedenti e di focalizzare meglio i tipi di intervento consentiti (9)
POST SCRIPTUM 2: per amore di verità, vogliamo segnalare anche l’opposizione al provvedimento dell’on. Francesco Storace (La Destra), che dalla testata on line di cui è direttore, come in Aula, ha lanciato diversi strali contro il provvedimento. Tuttavia bisogna ricordare che anche in occasione del Piano casa Polverini Storace attaccò duramente le modifiche, avanzando alcune richieste, rinnovate anche nei giorni scorsi (10) che furono poi in parte accordate, tanto che l’ex governatore votò a favore, prendendosi anche il merito del “salvataggio” del Piano Casa Polverini: “…Nei suoi vuoti di memoria – conclude Storace – Alemanno [con cui era in polemica] ha dimenticato che il piano [Polverini], a Roma, è passato anche con i voti de La Destra». (11)
* Aderiscono anche: Consiglio Metropolitano, Associazione I Blù
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(1) La versione Polverini della Legge regionale 11 Agosto 2009, n. 21 “Misure straordinarie per il settore edilizio ed interventi per l’edilizia residenziale sociale” è stata impugnata davanti alla Corte Costituzionale da ben due ministri, Galan e Ornaghi, e duole sapere che la PL 76 di Civita/Zingaretti, che doveva “sanare” le parti a rischio incostituzionalità, con implicazioni devastanti per la tutela dell’ambiente, sia stata approvata solo il 6 agosto 2014, dopo un anno e mezzo dall’insediamento della nuova maggioranza, e quasi un anno dopo la richiesta di rinviare “ a data da definire” l’esame della Consulta, impedendo così a un’eventuale pronuncia sfavorevole di fermare molti sciagurati interventi grazie alla retroattività della sentenza.
(2) Prendiamo ad esempio la vicenda della cosiddetta “Città del Gusto” nel quartiere Portuense di Roma, un complesso che comprende una multisala cinematografica, la “Città del Gusto” (un centro polifunzionale con scuola di cucina, studi televisivi etc) oltre ad un parcheggio multipiano, un ambulatorio ASL e un supermercato. Grazie al “Piano casa” i proprietari hanno avuto il permesso di demolire e ricostruire la struttura esistente con un cospicuo premio di cubatura, trasformando in appartamenti e negozi le precedenti destinazioni al servizio della collettività. Con la conseguenza che sarà incrementata la densità demografica e saranno ridotti drasticamente gli spazi destinati a pubblica utilità in uno dei quartieri più densamente edificati di Roma, senza che né Comune né Municipio possano eccepire alcunché.
(3) L’”accordo di programma” dovrebbe avere come prima finalità quella di regolare gli interventi privati per garantirne una evidente “contropartita pubblica”
(4) Ne è un esempio il Mercato Appio in costruzione nella zona dell’Alberone a Roma, un accordo di programma, dove il costruttore privato ha già chiesto di avvalersi del Piano per convertire una parte delle previste strutture commerciali, complementari al mercato rionale, in appartamenti. Si tratta di una superficie non enorme (500 mq) ma è comunque un’operazione che contraddice completamente, annullandola, la logica alla base di interventi di questo tipo. Significativo anche l’esempio sollevato dal Presidente dell’XI Municipio Veloccia mesi fa, che riguarda la fabbrica ex Buffetti alla Magliana, dove era previsto un PRINT con parti residenziali a cui erano affiancate strutture pubbliche – una piazza e un auditorium – in una zona completamente sprovvista di teatri, e povera di spazi pubblici attrezzati – che rischia di trasformarsi in appartamenti e locali commerciali.
(5) Per fare un esempio: il proprietario di un’area non edificata dove era previsto un albergo nella zona dell’agglomerato commercial-residenziale di Porta di Roma, usufruendo del Piano casa poteva, chiedendo un cambio di destinazione d’uso, ottenere non solo l’aumento di cubatura riferito all’albergo, ma un’ ulteriore premialità che corrispondeva al 10 % della cubatura di tutta Porta di Roma, compreso Ikea, Le Roy Merlin etc,
Questo l’originale comma Polverini (tuttora vigente): (Art 3 ter comma 3):
E’ consentita, nelle aree edificabili libere con destinazione non residenziale nell’ambito dei piani e programmi attuativi di iniziativa pubblica o privata nonché di ogni atto deliberativo comunale avente efficacia di atto attuativo del PRG, ancorché decaduti, con esclusione dei piani degli insediamenti produttivi e dei piani industriali particolareggiati, la realizzazione di immobili ad uso residenziale entro il limite di 10 mila metri quadrati di superficie utile lorda e comunque non oltre la superficie non residenziale prevista dal piano, incrementata del 10 per cento dell’intera volumetria prevista dal piano stesso, proporzionalmente distribuita in relazione alle volumetrie ammesse per ogni area libera destinata a non residenziale. La realizzazione di tali interventi rimane subordinata alla riserva di una quota di superficie, stabilita nella misura minima del 30 per cento, destinata alla locazione con canone calmierato per l’edilizia sociale secondo quanto definito dalla Giunta regionale con il regolamento di attuazione di cui al comma 1bis. La realizzazione degli interventi previsti nel presente comma è subordinata all’esistenza delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, ovvero al loro adeguamento o realizzazione in relazione al maggior carico urbanistico connesso al previsto aumento di volume o di superficie utile degli edifici esistenti nonché alla realizzazione di parcheggi di cui all’articolo 41 sexies della l. 1150/1942 e successive modifiche.
(6) Si veda l’articolo di Repubblica del 5 agosto 2011: Morassut: “Il Piano Casa è una legge-scempio I cittadini la cancelleranno con un referendum” Il deputato del Pd ed ex assessore all’Urbanistica della giunta Veltroni sostiene che il provvedimento è incostituzionale. Stravolge i piani regolatori votati dai comuni. La Provincia di Roma potrebbe avanzare un ricorso alla Corte costituzionale. http://roma.repubblica.it/cronaca/2011/08/05/news/morassut_e_una_legge-scempio_i_cittadini_la_cancelleranno_con_un_referendum-20044250/
(7) (dal sito della provincia di Roma) 3 agosto 2011
(8) Dal sito dell’INU Lazio: IL PIANO CASA DEL LAZIO: UNA LEGGE CONTRO IL GOVERNO DEL TERRITORIO (documento approvato all’unanimità dall’assemblea dei soci INU Lazio del 4.11. 2011) http://lazio.inu.it/blog/2011/11/21/il-piano-casa-del-lazio-una-legge-contro-il-governo-del-territorio/.
Si veda anche l’intervento di Simone Ombuen al nostro seminario del 15 gennaio 2014:Piano Casa: il Caso Lazio https://carteinregola.wordpress.com/piano-casa-2/convegno-piano-casa/seminario-piano-casa-gli-interventi/
(9) Con l’eccezione del centro storico all’interno delle mura (e alcuni edifici di pregio), tutta la città è esposta al rischio di aumento di cubature e cambi di destinazione addirittura di edifici ancora da costruire…E questo sta già succedendo in quartieri storici come Testaccio, Città Giardino, Garbatella e potrebbe succedere al FLAMINIO, TRIESTE, PRATI… fino alle estreme periferie.
(10) Il tempo 5-8-2011 La vittoria di Renata neutralizza il fuoco amico. di Susanna Novelli …Un aspetto sociale forte, spiegato bene dall’assessore alla Casa, Teodoro Buontempo che ha portato a traguardo un obiettivo fisso de La Destra di Storace: il mutuo sociale. Le giovani coppie con lavoro precario potranno acquistare casa con rate di mutuo agevolato e in caso di disoccupazione usufruire dell’abbattimento del canone mensile che «non andrà perso ma sarà considerato riscatto per l’acquisto. Questo significa – spiega Buontempo – dare una sicurezza e una prospettiva ai nostri ragazzi che oggi sono tra i soggetti più deboli nella società».
(11) Il Messaggero 1-2-2012 Piano casa, i dettagli delle norme Più facile demolire e ricostruire
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