Nuovo stadio della Roma: una questione di interesse pubblico (e di regole)
Autore : Redazione
AGGIORNAMENTI 11 agosto 2014:
La Regione Lazio prescrive di cercare una soluzione diversa e alternativa per lo svincolo della Roma-Fiumicino “Ci si è posto un problema: nel parere della Regione, che ci è giunto venerdì scorso e con il quale si sono chiusi i pareri dei 18 enti esterni, ci viene prescritto di ricercare una soluzione diversa e alternativa per lo svincolo della Roma-Fiumicino“. Così l’assessore alla Trasformazione urbana di Roma Capitale Giovanni Caudo, durante il punto stampa in Campidoglio sul progetto dellostadio dell’A.S. Roma (> vai alla pagina di Meridiana notizie 11 agosto)
Unicredit ha ceduto la sua quota a Pallotta per 33 milioni di euro. Il presidente ora possiede il 78% del club attraverso la Neep Roma Holding (> leggi la Gazzetta dello Sport 11 agosto)
IL COMMENTO DELL’ASSESSORE CAUDOdell’11 agosto: A proposito della proposta per lo Stadio. Istruttoria tecnica svolta con rigore e serietà e in tempi mai visti a Roma. Raccolti in meno di otto giorni tutti i 18 pareri dei soggetti esterni oltre a quelli interni. Lavoro istruttoria completato in 72 giorni su un progetto complesso. Per chiudere con serietà e rigore abbiamo bisogno di certezze sul piano ambientale e sulle infrastrutture, chiediamo di dare seguito alla richiesta della Regione di trovare una nuova collocazione per lo svincolo con la Roma Fiumicino, non proprio un’opera secondaria, e qualcuno si meraviglia o ci accusa di fare figuracce. Nessuno stop e nessun si a priori, ci guida il rigore e perseguiamo con testardaggine solo l’interesse di tutti. Quando Roma si riabituerà a vedere le cose fatte senza interessi precostituiti?
Il commento di Il Fatto quotidiano 13 agosto Cavilli e cemento lo stadio della Roma diventa “eterno” il patron frenato da Marino e Zingaretti. Ma anche dalle risse tra costruttori e banche. E si scopre che sarà di Pallotta ma non della società quotata in borsa. di Giorgio Meletti (> vai all’articolo su Inside Roma)
Lo Stadio si deve fare solo se porta vantaggi all’interesse pubblico. Senza se e senza ma. Ma sul progetto si è creata – ad arte – troppa confusione. Carteinregola cerca di fare chiarezza, per distinguere nella battaglia in corso le ragioni dei cittadini e delle associazioni da quelle delle cordate dei costruttori. E soprattutto per denunciare gli effetti devastanti che una furbesca interpretazione delle norme della legge di stabilità potrebbe avere sulla città: infatti nei commi che riguardano la ristrutturazione o la costruzioni degli stadi non c’è traccia nè di “moneta urbanistica” per finanziare le opere private nè di deroghe al PRG, anche se ormai abbiamo capito che una normativa poco dettagliata è la base di partenza per molte “mutazioni genetiche” urbanistiche… All’indomani della conferenza dei servizi che si è svolta il 31 luglio (il Comune però si esprimerà sulla pubblica utilità della proposta entro il 27 agosto) Carteinregola lancia un appello al Sindaco Marino, perchè le ragioni della città non vengano superate dalla logica della speculazione.
[questo dossier è un “work in progress” che sarà man mano integrato con nuovi approfondimenti, a partire dalle problematiche della mobilità e uno studio dei costi- siamo a disposizione per pubblicaretutte le precisazioni e i contributi che si rendessero necessari per una più corretta informazione] SCARICA IL PDF CON LO STUDIO DI FATTIBILITA’ consultabile alla Casa della Città (via della Moletta 85 Roma) studio fattibilità stadio luglio 2014
Scarica la versione PDF del dossier Nuovo stadio della Roma 3 AGOSTO 2014
Rendering tratto dal sito www.nuovostadiodellaroma.it
La partita che si sta giocando sul nuovo Stadio della Roma è diventata una sorta di polverone in cui succede e si dice di tutto, e tutti combattono contro tutti. Come quelle risse disegnate nei fumetti, un turbine da cui emerge un pugno, un calcio, scritte e stelle. Così Legambiente, che pone sacrosante questioni sull’ipotesi della costruzione dello Stadio nell’area dell’ex Ippodromo di Tor di Valle e quel quasi milione di metri cubi che sorgerebbero in un’ansa del Tevere a sud ovest dell’EUR (1), trova un inaspettato alleato nel quotidiano Il Messaggero (2) dell’imprenditore–costruttore- editore Francesco Gaetano Caltagirone (3), “competitor” del proponente costruttore Parnasi (4). E il PD capitolino, che da mesi avanza alla Giunta Marino critiche di immobilismo nel campo urbanistico, invocando soccorsi per l’edilizia romana, a partire da provvedimenti per “snellire e velocizzare le procedure di attuazione del Piano Casa” – una normativa che ha la caratteristica di bypassare qualunque pianificazione pubblica e qualunque valutazione di interesse pubblico degli interventi (5) – adesso lancia comunicati proprio in difesa dell’interesse pubblico (6). Il Movimento Cinquestelle – dall’opposizione – accusa l’assessore Caudo di nascondere che i costi dello stadio graverebbero per buona parte sulle finanze pubbliche (7), mentre Italia Nostra lancia l’allarme sui vincoli paesaggistici e archeologici e i problemi idrogeologici (8). Dal canto suo l’assessore Caudo – in varie occasioni e in un’intervista sul Corriere della Sera del 14 luglio – continua a ripetere che “l’amministrazione non può ridursi al ruolo di passacarte, nell’operazione deve esserci spazio per l’utilità pubblica” e che “il progetto…non può ridursi a dare un magnifico stadio alla squadra ma deve incontrare un definizione più chiara dei tanti vantaggi che Roma deve avere”, in primis arrivare allo Stadio in metropolitana (9). Ma il turbine di dichiarazioni si arricchisce ogni giorno di un nuovo capitolo…(10)
In tutto ciò, come al solito, noi facciamo il nostro lavoro. Cioè cerchiamo di ricostruire la verità e porre le domande che servono a fare chiarezza. Cominciando a dare alcune risposte dell’Assessore Caudo che abbiamo raccolto direttamente in occasione del primo incontro della Conferenza Urbanistica del IX Municipio il 14 luglio (11).
E soprattutto distinguendo tutti gli aspetti in gioco – troppo mescolati per poter essere affrontati adeguatamente – per trovare le risposte alle domande collegate:
- La proposta: che cosa prevede esattamente lo studio di fattibilità del proponente?
- Uno stadio privato è un’opera di interesse pubblico? Cosa stabilisce la “legge degli stadi” – due commi inseriti nella legge 147 del 2013, “di stabilità” nel dicembre scorso – che è alla base della proposta? Il Comune può bocciare o cambiare la proposta del privato? E’ lo stadio dei romani, della Roma o dell’investitore privato?
- Chi paga lo stadio e le infrastrutture necessarie? Ci saranno costi a carico della collettività? Ci saranno vantaggi per la città e il quartiere o l’operazione sarà “a somma zero”, cioè permetterà la costruzione delle sole infrastrutture al servizio dello stadio?
- La scelta del luogo: pro e contro dal punto di vista dell’ambiente e della sostenibilità del territorio
- Chi garantisce che i patti saranno rispettati (sopratutto rispetto al rischio “Piano casa”)?
- Quali potrebbero essere le alternative? E come sarebbero praticabili?
- Ma all’estero fanno così?
- Come sono stati/verranno coinvolti i cittadini?
Che si riassumono in un’unica domanda fondamentale: l’attuale proposta risponde all’interesse pubblico?
Più oltre analizziamo punto per punto tutte le questioni, ma fin da ora diciamo chiaramente che, se valutiamo lo studio di fattibilità presentato del proponente qualche settimana fa, la risposta è no. E vogliamo anticipare una premessa e un appello finale.
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La premessa: nell’intervento al IX Municipio l’assessore Caudo è stato molto chiaro (11): “non c’è nessun progetto che l’amministrazione approva, c’è una proposta, uno studio di fattibilità che un privato ha presentato in virtù di una legge nazionale e l’amministrazione valuterà quali sono le condizioni perché questa possa essere approvata”. Ma soprattutto per Caudo se “l’interesse del tifoso è chiaro, l’interesse del proponente privato è altrettanto chiaro, dobbiamo fare emergere quello che è l’interesse dei cittadini” e “se si fa un’operazione in quell’area (e ci tiene a sottolineare “ammesso che sia fattibile, dopo tutte le prescrizioni, comprese quelle per i rischi idrogeologici etc”) il sistema delle infrastrutture deve risolvere parte dei problemi che oggi ha quell’area, non deve essere funzionale solo allo stadio”. Una conferma che il progetto è ancora tutto da discutere e da rivedere, e che il percorso sarà gestito in modo totalmente trasparente .
Foto da Giornalettismo
L’appello lo inoltriamo al Sindaco Marino, affinchè respinga al mittente la moltiplicazione delle cubature edilizie come “moneta urbanistica” per finanziare la costruzione dello Stadio privato, che non ha alcuna giustificazione nei commi della legge riguardanti la costruzione degli stadi. E vogliamo ricordare, a lui che ha messo al primo punto del suo programma elettorale per l’urbanistica “trasformare la città esistente”(12), che il coraggio di un Sindaco spesso non si vede da cosa fa, ma da cosa non fa. I suoi predecessori sono tristemente ricordati per grandi ambizioni trasformatesi in giganteschi fallimenti pagati a duro prezzo dai romani, come le Vele di Calatrava, le opere farlocche per i mondiali di nuoto, le torri smantellate diventate un pezzo di Beirut conficcato nel cuore dell’EUR, la distruzione di un capolavoro architettonico come il Velodromo per una speculazione (fortunatamente) abortita, la moltiplicazione delle cubature private alla Bufalotta, i tanti nuovi quartieri lanciati da fantastici rendering che oggi non hanno neanche le fognature perché nessuno si è premurato di controllare che i costruttori rispettassero i patti. L’epoca delle operazioni di immagine è passata da un pezzo. Ai cittadini non importa un fico secco delle “grandi opere”, che troppo spesso si sono rivelate contenitori di varie illegalità, né delle roboanti promesse di nuovi posti di lavoro, che troppo spesso si sono rivelate la foglia di fico della speculazione privata. Le persone oggi hanno esigenze minimali: non passare due ore al giorno in macchina per il tragitto casa-posto di lavoro; non avere le strade piene di buche e di immondizia; servizi pubblici che rendono la vita un po’ più facile (asili, assistenza agli anziani etc); spazi comuni dignitosi, dove sia garantita la giusta dose di verde, un’ aria respirabile e soprattutto il rispetto delle regole, che vuol dire anche sicurezza e una nuova solidarietà sociale.
Quindi, lo stadio si deve fare solo in un luogo che non comporti danni o rischi, con un progetto che non preveda abnormi carichi urbanistici per finanziare l’equilibrio economico di un’impresa privata, con infrastrutture che portino vantaggi al quartiere e alla città e non solo ai frequentatori dello stadio. In pratica, si deve fare solo se risponde a un interesse pubblico. E se non ci sono le condizioni e le garanzie, si deve avere la serietà e il senso di responsabilità di rimettere tutto in discussione, prendere il tempo che serve, e se necessario dire che non è un’opera utile per la città.
dal sito lo stadio della Roma
TUTTI I PUNTI IN DISCUSSIONE
“Immaginiamo per un momento di abitare in un paese normale, dove si vuole costruire un nuovo stadio che sia in grado di garantire adeguati guadagni di esercizio alla società di gestione. Il piano regolatore della città o dell’area metropolitana ne ha stabilito la localizzazione in stretto coordinamento con un programma di investimento nei trasporti, tenendo conto di sinergie e possibili conflitti con altre attività. Il nuovo stadio ha tutti i requisiti per diventare una parte della città, collegandosi a un sistema di parchi ed essendo ben servito dai mezzi pubblici. I progetti, presentati in accordo con il piano regolatore, sono discussi con la partecipazione dei cittadini; i tempi sono rispettati perché tutto avviene secondo programmi e regole … in un paese normale.
In un paese anormale, dove vige sempre l’eccezione, l’emergenza come metodo per affrontare gli investimenti in grandi opere – ma ormai qualsiasi trasformazione urbana di qualche entità – si approva invece una “legge degli stadi”, due commi inseriti nella legge 147 del 2013, “di stabilità”. Secondo la legge, i nuovi stadi non nasceranno da soli, ma saranno accompagnati da interventi “strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa…” (comma 304). Quali siano questi interventi ce lo spiega il Commissario Straordinario dell’Istituto per il Credito Sportivo; sono:” bar, ristoranti, musei dello sport, fun shop, ma anche alberghi o centri commerciali, il tutto per ottenere ricavi integrativi e diversificati, funzionali al conseguimento del complessivo equilibrio economico finanziario dell’iniziativa”. La legge stabilisce un percorso di approvazione dei progetti a tappe forzate, se questi sono presentati da società sportive e costruttori associati tra loro e d’accordo con il Comune; ne prevede, inoltre, la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza – sollecitudine che non ha uguali nelle opere di difesa del territorio da alluvione e catastrofi…”
DA “La legge sugli stadi in un paese anormale” di Paolo Baldeschi
su EDDYBURG, 8 Maggio 2014
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1) La proposta della AS Roma
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Il progetto del nuovo stadio è stato presentato dal Presidente della Roma, James Pallotta, il 26 marzo scorso. Ideato dall’architetto statunitense Dan Meis, dovrebbe essere costruito da Eurnova, la società immobiliare dell’imprenditore Luca Parnasi, nella zona di Tor di Valle, a sud ovest della città, dove esiste l’omonimo ippodromo attualmente abbandonato (13) Il progetto prevede una struttura (acciaio e vetro) sollevata e con un muro esterno che richiama il profilo del Colosseo, che oltre allo Stadio da 60.218 posti ospita la sede della Roma AS, un centro tecnico per gli allenamenti, un maxistore Nike, un “Roma village” con 245 negozi, boutique, ristoranti; uno spazio per eventi con un monitor a 360 gradi. E questa è la parte che potremmo chiamare zona “A” , con il mix funzionale che ormai troviamo in tutti i nuovi grandi impianti sportivi, che ne garantiscono la fruibilità, ma soprattutto la sostenibilità economica.
Tuttavia in occasione della presentazione dello studio di fattibilità, il 4 luglio scorso, alla Casa della Città, è improvvisamente spuntata una zona “B”, chiamata “Business park”, costituita da una serie di torri destinate ad uffici sul lato Via Ostiense/Via del Mare, che non avrebbero nulla a che fare con lo stadio, ma sarebbero necessarie a “compensare” i costi che devono sostenere i privati per le opere di urbanizzazione e le infrastrutture previste.
Questa la “lista della spesa” dello studio di fattibilità:
- 270 milioni costi complessivi per le opere di urbanizzazione funzionali alla costruzione dello stadio
- 93 milioni per le opere stradali
- 60 milioni per i parcheggi
- 64.5 milioni per i collegamenti esterni
Eurnova però intende coprire solo 50 milioni come “contributo massimo” per la realizzazione di queste opere, chiedendo “a titolo di compensazione” per la differenza di 220 milioni, la realizzazione appunto del Business Park, con una volumetria aggiuntiva di quasi 1 milione di metri cubi.
Le tribune dell’Ippodromo Tor di Valle, opera di Julio Lafuente
2) Uno stadio privato – con tutte le strutture annesse – è un’opera di pubblica utilità? Uno stadio è sicuramente una struttura che interessa una parte consistente della cittadinanza, ma a nostro avviso questo non è sufficiente per dichiararla un’opera di “pubblica utilità” (allora dovrebbero esserlo anche i cinema, i teatri e magari i parchi a tema) . E infatti la legge stabilisce che sia il Comune a valutarne “l’interesse pubblico”. Che, per quanto sia un concetto arbitrario, è tanto più individuabile quanto più la proposta del nuovo impianto affronta e risolve questioni di rilevanza strutturale che non si limitino solo alla fruizione dello stadio. L’unica possibilità è quindi indirizzare la legge nazionale nella direzione dei vantaggi e soluzioni – non solo alle infrastrutture, ma ad esempio anche a problemi ambientali preesistenti – che la costruzione dello stadio può portare senza costi per l’amministrazione pubblica.
Resta il fatto che ci sono decine di tipologie di strutture altrettanto importanti per la città – e anche di più – che necessiterebbero di provvedimenti e normative a sostegno. Invece da anni in Parlamento ciclicamente si tirano fuori leggi per ” favorire la costruzione e la ristrutturazione di impianti sportivi” con lo scopo – secondo le circostanze – del “sostegno della candidatura dell’Italia a manifestazioni sportive di rilievo europeo o internazionale” (2012)(14) o di “favorire… l’ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi, con particolare riguardo alla sicurezza degli impianti e degli spettatori” unendo interventi “per la valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici“(commi sugli stadi della Legge 27 dicembre 2013, n. 147) (15), mentre non si muove foglia per incentivare la ristrutturazione delle scuole e degli ospedali, risollevare le iniziative culturali, tutelare e valorizzare il patrimonio archeologico . E scriveva Vezio De Lucia nel 2009, intervenendo nel dibattito su una delle tante proposte di legge avanzate per costruire stadi: “… Gli europei di calcio, i tifosi, lo sport sono un paravento, il cuore del provvedimento sono i “complessi multifunzionali” che si possono costruire insieme agli stadi e possono comprendere interi pezzi di città: attività commerciali, residenziali, ricettive, direzionali, di svago, culturali e di servizio. Perfino in aree non contigue allo stadio che dovrebbe legittimarle. Tutto ciò con procedure derogatorie, come al solito e più del solito. A promuovere le iniziative sono le società sportive o soggetti a esse collegati che presentano uno studio di fattibilità, il sindaco promuove un accordo di programma che determina le necessarie varianti urbanistiche e, nientemeno, la “dichiarazione di pubblica utilità e di indifferibilità e urgenza”, quasi fossero opere pubbliche…”(16).
Nei due commi sugli stadi di cui parliamo, approvati a dicembre 2013 dopo una lunga serie di polemiche, sono poi cadute le ipotesi più “a rischio speculazione” ed è stata esplicitamente introdotta l’“esclusione della realizzazione di nuovi complessi di edilizia residenziale”(17). Ma resta il fatto che sembra incredibile che sia stata affidata a due commi di poche righe la funzione di regolare operazioni economiche gigantesche con fortissimi impatti sul territorio, che avrebbero meritato un ben diverso dispositivo normativo, organico e concreto. La cosa giusta da fare sarebbe cancellare i tre commi e fare una legge come si deve…
La normativa a nostro avviso è quindi fortemente carente, ma nel caso dello studio di fattibilità dello Stadio Tor di Valle, è necessario sgombrare subito il campo dagli equivoci su due punti fondamentali:
1) i limiti e le condizioni per garantire l'”equilibrio economico: secondo il comma 304 ” l’ammodernamento o la costruzione di impianti sportivi” deve avvenire anche “attraverso la previsione di modalita’ innovative di finanziamento” , però “Lo studio di fattibilità non può prevedere altri tipi di intervento, salvo quelli strettamente funzionali alla fruibilità dell’impianto e al raggiungimento del complessivo equilibrio economico-finanziario dell’iniziativa e concorrenti alla valorizzazione del territorio in termini sociali, occupazionali ed economici”. Che secondo noi vuol dire che chi costruisce lo stadio deve avere la possibilità – come accade in tutti gli stadi del mondo – di costruire strutture sportive collegate, qualche ufficio, qualche albergo, un bel po’ di spazi commerciali, per non creare un’isola nel deserto, ma soprattutto per rendere più remunerativo l’investimento. In pratica tutto quello che rientrerebbe nella “zona A”. Invece a noi sembra che i proponenti dello studio abbiano inteso come “equilibrio economico” la possibilità di costruire un surplus di cemento – il Business Park , la “zona B” – con cui coprire tutti i costi delle infrastrutture necessarie allo stadio e magari delle stesse opere di urbanizzazione.
Una sorta di nuova versione della sciagurata “moneta urbanistica”, che però questa volta non serve a pagare metropolitane e infrastrutture pubbliche, ma opere private realizzate da privati (18). E che si tratti di una interpretazione piuttosto paradossale lo si intuisce facilmente se si pensa che a qualsiasi altro imprenditore privato non verrebbe mai concessa dallo Stato e dal Comune la possibilità di costruire torri di uffici per ripagarsi dei soldi investiti in una multisala o in un parco divertimenti. E anche che se altre squadre di calcio (o di altro sport) decidessero di avvalersi degli stessi incentivi – milioni di metri cubi per finanziare nuovi stadi – le conseguenze per la città potrebbero essere disastrose , con interi nuovi complessi edilizi sorti con l’esclusiva finalità di finanziare le edificande strutture sportive…
2) La difformità da quanto stabilito dal Piano Regolatore. Abbiamo letto e riletto quei commi, ma non c’è scritto da nessuna parte che per costruire gli stadi si può cambiare “in automatico” la destinazione delle aree prevista dal PRG. E’ vero che si dice che “il provvedimento finale” sostituisce “ogni autorizzazione o permesso comunque denominato necessario alla realizzazione dell’opera e determina la dichiarazione di pubblica utilita’, indifferibilita’ e urgenza dell’opera medesima”. Ma il riferimento è ai tempi contingentati della procedura, non a deroghe alle normative e ai piani vigenti. Che poi sarebbero di assai difficile giustificazione, trattandosi di opere private. E a maggior ragione appare del tutto arbitrario prevedere che si possano applicare varianti al PRG non per costruire lo stadio e le strutture connesse (“zona A”), ma addirittura per costruire un nuovo “centro direzionale” fuori da ogni pianificazione pubblica, da approvare in quattro e quattr’otto per rispettare i tempi procedurali fissati dalla legge degli stadi. E’ quindi assolutamente urgente sciogliere questi due nodi stabilendo le regole, considerando – come si dovrebbe sempre fare – che non saranno applicate solo per lo Stadio della Roma, ma su tutto il territorio nazionale…
Facciamo comunque notare che, nel caso dello Stadio della Roma, la “zona A” sorgerebbe su un’area già destinata dal PRG a verde sportivo, addirittura in parte al posto di una struttura sportiva già edificata, mentre la “zona B” – verde privato attrezzato – richiederebbe una variante pesante..
Vogliamo infine rilevare che secondo il comma 305, gli impianti “laddove possibile, sono realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate”. Un “prioritariamente” che – come al solito – è assolutamente pleonastico.
Ma la legge permette all’amministrazione che non ravvisasse il pubblico interesse della proposta di respingerla, magari a favore di un’alternativa che si basi sul recupero e sulla rigenerazione urbana? Su questo punto il testo della legge non lascia dubbi: “Il comune, previa conferenza di servizi preliminare convocata su istanza dell’interessato [il proponente privato NDR] in ordine allo studio di fattibilità, ove ne valuti positivamente la rispondenza, dichiara, entro il termine di novanta giorni dalla presentazione dello studio medesimo, il pubblico interesse della proposta, motivando l’eventuale mancato rispetto delle priorità di cui al comma 305 [la rigenerazione di strutture esistenti NDR] ed eventualmente indicando le condizioni necessarie per ottenere i successivi atti di assenso sul progetto”.
E’ quindi il Comune il soggetto decisore, che può valutare positivamente e approvare, o valutare negativamente e respingere, o valutare positivamente con prescrizioni. Addirittura dovrebbe giustificare – in caso di parere positivo a una nuova costruzione – il fatto di non scegliere “prioritariamente” la strada del recupero degli stadi già esistenti.
E secondo le parole dell’assessore Caudo, l’amministrazione intende verificare attraverso la conferenza dei servizi le eventuali controindicazioni al progetto e soprattutto definire le condizioni che possono rendere l’opera di interesse pubblico: “Se il privato reputerà che, nonostante le prescrizioni, il progetto si può fare, prosegue, se dice che è troppo complicato per lui, ci rinuncia”(11)
Nel ragionamento sulla pubblica utilità dello stadio non può mancare una riflessione su chi ne sarebbe il proprietario: certo non i romani, e neanche la Roma, ma la società che detiene le quote di maggioranza della squadra, che, nel caso di un cambio di proprietà, potrebbe anche “sfrattare” la Roma (19)
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3) Chi paga lo stadio e le infrastrutture necessarie? Ci saranno costi a carico della collettività? Tutti i costi dovrebbero essere a spese del privato, non solo quelli dello Stadio, ma anche delle opere di urbanizzazione (20). Ma è evidente che se l’intervento deve garantire un interesse pubblico, le opere e le infrastrutture realizzate non possono essere “a somma zero”, cioè solo funzionali alla gestione del nuovo stadio e delle nuove strutture, ma anche e soprattutto al servizio del quartiere e della città già esistente. Ed è comununque altrettanto evidente che, se il privato pretende “moneta urbanistica” per pagare una parte delle strutture, pur non trattandosi di un esborso diretto da parte della città, i risvolti economici dell’operazione avrebbero comunque ricadute dirette e indirette sull’economia della città: non solo sui “costi” dell’impatto sulla città (ad esempio se le infrastrutture per la mobilità fossero inadeguate), ma anche sull’economia generale, dato che l’immissione sul mercato di nuove cubature, in un momento di crisi dell’edilizia, a poca distanza da altri nuovi complessi, rischia di aumentare la forbice tra domanda – nel caso degli uffici ancora più scarsa delle abitazioni – e offerta (21)
Nella marzo scorso lo stesso Pallotta aveva assicurato che “il nuovo stadio sarà finanziato interamente da privati, non ci saranno fondi pubblici” (22) E così è ancora, ma anche se la collettività non sborserà un euro, dovrà concedere molte più cubature per ottenere delle infrastrutture della mobilità che attualmente non prevedono neanche più il prolungamento della Linea B della metro alla stazione Muratella, con l’interscambio con la linea FM. Alla presentazione dello studio di fattibilità alla Casa della Città infatti si sono appresi i particolari economici del progetto già ricordati: 270 milioni i costi complessivi per le opere di urbanizzazione; 93 per le opere stradali, 60 per i parcheggi, 64.5 per i collegamenti esterni, di cui circa 40 per il nuovo ponte sul Tevere che dovrà collegare l’autostrada Roma-Fiumicino e via Ostiense (23) Ma Caudo ha ribadito(24), che – ammesso che l’operazione sia considerata fattibile all’esito della conferenza dei servizi – il sistema delle infrastrutture deve risolvere parte dei problemi che oggi ha quell’area, non deve essere funzionale solo allo stadio. E il collegamento conl a metropolitana è una “conditio sine qua non” dell’interesse pubblico dell’operazione.
Resta il problema che a Roma troppo spesso sono state costruite prima le opere e mai le infrastrutture, abbandonando i cittadini a se stessi. L’amministrazione deve in ogni caso garantire che non sarà inaugurata neanche una palestra del nuovo stadio senza che siano stati terminati i programmati interventi, specialmente sulla mobilità (25).
4) La scelta del luogo: rispetta il Piano Regolatore? L’ambiente? La sostenibilità del territorio? L’assessore assicura che nella conferenza dei servizi verranno analizzati tutti gli aspetti dagli enti competenti, che formuleranno divieti e prescrizioni. Tuttavia è molto difficile per i cittadini che hanno toccato con mano la spregiudicatezza con cui spesso sono stati aggirati vincoli e normative (basti l’esempio di tante edificazioni per i mondiali di nuoto) fidarsi del parere degli uffici. Su questo fronte in particolare l’amministrazione dovrà fare la massima chiarezza… E soprattutto sarebbe stato indispensabile che fosse avviata la procedura di VIA VAS (19). Ci aspettiamo che utte le questioni ambientali siano risolte in maniera convincente (e diffuse in modo trasparente)
Rispetto alla scelta della collocazione vi sono argomenti a favore e argomenti contro.
La tavola del PRG
CONTRO:
- Viene consumato Agro Romano ? Nel PRG l’area della “zona A”non è classificata come agricola, ma “verde sportivo”, nella “zona B” verde privato. Quindi ha una destinazione compatibile con lo stadio, ma non con le cubature aggiuntive. E dove oggi c’è un ippodromo immerso nel verde, domani potrebbe erigersi – anche a prescindere dal centro direzionale – uno stadio circondato da una landa di parcheggi e strade.
- Vincoli paesaggistici e archeologici: Cosa dice il PTPR?
- Criticità idrogeologiche : Molte obiezioni riguardano il rischio esondazione (26) che dovrebbe essere approfondito nel relativo stralcio del PAI (n. 5). Restiamo in attesa della conferma del parere dell’Autorità di Bacino del Fiume Tevere espresso nella conferenza dei servizi del 31 luglio, anticipato da fonti di stampa: “il rischio esondazione, scongiurato nella zona di Tor di Valle, è invece concreto nella fossa di Valleranello, uno degli affluenti del Tevere, all’altezza della Roma-Fiumicino, e il problema sarebbe aggirabile impermealizzando la zona o innalzando la strada“(27) facendo presente che ci risulta che la proposta preveda misure di messa in sicurezza del rio che dovrebbero portare benefici anche al quartiere circostante, riducendo il rischio ( con incidenza di queste opere in termini di costi del tutto marginale).
- La proprietà dell’area: è in corso un contenzioso sulla proprietà su cui dovrebbe pronunciarsi il TAR Lazio: la precedente proprietaria dell’area – Soc. Sais Spa di proprietà di Papalia – è fallita e secondo alcuni potrebbe essere revocata la vendita dell’area alla Eurnova(8). L’udienza per verificare la consistenza della situazione debitoria della Soc. Sais è fissata per il 14 dicembre 2014 (la Eurnova ha già fatto sapere che non comporta alcun rischio rispetto al progetto) (28). Invece non è neanche sicuro che l’intervento si limiti all’area di proprietà di Eurnova.
- L’impianto di depurazione ACEA: un grande impianto di depurazione sorge a breve distanza dall’area e alcuni hanno sollevato obiezioni non è chiaro se per i miasmi o per l’estetica. In ogni caso sembra che la presenza del depuratore non influisca sul progetto (29). In ogni caso se dovessero essere fatti interventi deve essere chiaro che eventuali lavori di adeguamento non devono gravare sulle casse pubbliche
- Per quanto riguarda la costruzione di nuovi uffici e nuovi centri commerciali a parte le obiezioni già esposte, l’invenduto e inaffittato in tutta Roma di uffici e locali commerciali non dà alcuna garanzia che il nuovo quartiere risponda a un bisogno della città, e non solo a una speculazione che porterà ulteriori cubature inutilizzate. Per quanto riguarda i centri commerciali, un settore anch’esso in crisi, ci chiediamo: è sopportabile per l’economia romana un ulteriore polo? Se le famose “famiglie” che dovrebbero frequentare lietamente lo stadio e il suo centro commerciale tutta la settimana effettuano lì i loro acquisti, non li effettueranno più negli esercizi da cui si servivano in precedenza. E ciò significa che se il nuovo centro funziona e crea nuovi posti di lavoro, si rischiano di perdere posti di lavoro altrove (la solita storia della “coperta”…)
- La mobilità (su questo argomento il gruppo di lavoro di Carteinregola sta predisponendo un approfondimento a parte)
PRO:
- la vicinanza con l’autostrada Roma-Fiumicino, con l’aereoporto e la Nuova Fiera di Roma
- I quartieri di Roma Nord e soprattutto il Foro Italico non subirebbero più l’insostenbibile impatto delle partite e dei grandi eventi (vedi oltre)
DA DEFINIRE:
- Le nuove costruzioni potrebbero incentivare il decentramento di alcune funzioni contribuendo al decongestionamento della città storica: ma una nuova centralità terziaria così rilevante (1 milione di metri cubi) sposterebbe i pesi terziari verso sud, con la conseguenza di “entrare in competizione con altre previsioni direzionali (SDO di Pietralata, in primis). Ma è anche vero che la linea Metro B potrebbe diventare il connettore tra due poli direzionali (SDO e EUR). In ogni caso, con i tempi strettissimi fissati dai commi citatiper la procedura approvativa , non ci sarebbe modo e tempo per valutare i pro e contro di questa soluzione.
5) Chi garantisce che i patti saranno rispettati (rischio “Piano casa”)? E’ particolarmente difficile da credere che saranno rispettati i vincoli imposti dalla legge rispetto al’impossibilità di realizzare interi quartieri residenziali per pagare i nuovi stadi, dato che una legge regionale del Lazio tuttora vigente prevede l’applicazione del cosiddetto “piano casa”, con aumento di cubature e cambio di destinazione da uffici a residenze anche di edifici non ancora costruiti e senza alcuna discrezionalità pianificatrice del Comune interessato(e la nuova maggioranza, dopo una strenua battaglia contro il “piano casa Polverini” si accinge a modificarlo mantenendo pressoché inalterati i punti più contestati.) e succede continuamente che il Governo e/o qualche parlamentare infilino un piccolo comma in leggi che non c’entrano niente per dare sempre nuovi benefit cementificatori. Ma in ogni caso un articolo del Piano Polverini (confermato anche dalla nuova versione Zingaretti) permette già ora il cambio di destinazione anche da “non residenziale a non residenziale”, che vuol dire che gli eventuali uffici potranno trasformarsi praticamente subito ( anche con premi di cubatura ?) in centri commerciali o altro.
6) Quali potrebbero essere le alternative? E come sarebbero praticabili ? Alcuni critici dell’operazione “Stadio a Tor di Valle” hanno giustamente fatto notare che un nuovo stadio della Roma anziché in quel quadrante potrebbe essere realizzato altrove, magari in quartieri periferici e degradati che potrebbero avere un’occasione di rinascita grazie all’inclusione fisica e sociale che deriverebbe dall’insediamento della nuova struttura. Senza contare il fatto che in altre zone più marginali i nuovi collegamenti per lo stadio potrebbero risolvere sensibilmente la situazione delle mobilità. Per noi è un’ipotesi interessante, che speriamo l’amministrazione intenda valutare e, soprattutto, che quegli esponenti della società civile con le necessarie competenze vogliano concretamente avanzare.
sosta selvaggia sul Lungo Tevere durante le partite (foto AMBM)
Mosaico del Foro Italico (foto AMBM)
Invece rispetto all’ipotesi di non costruire nessuno stadio, apriamo il dibattito con alcune osservazioni. Alla città serve un nuovo stadio? Dei due stadi già esistenti, il Flaminio da qualche anno versa nel degrado, e ci risulta che si sia arenata la trattativa tra Comune e CONI per il suo rilancio…Quanto allo Stadio Olimpico, molti comitati e associazioni, non solo dei quartieri limitrofi, da tempo chiedono che non venga più utilizzato per i grandi eventi sportivi (o grandi eventi in generale), a partire dal campionato di calcio: intanto perché per la stessa confromazione dell’area – l’Olimpico si trova in uno stretto lembo di terra chiuso tra la collina di Monte Mario e il Tevere, circondato da quartieri densamente abitati come Prati e il Flaminio –la rende totalmente inadatta a ospitare grandi masse di persone e a garantire la sicurezza degli stessi tifosi e dei residenti (15). Ma soprattutto perché lo Stadio Flaminio è incastonato nel Foro Italico, un luogo di grandissimo pregio, con mosaici riportati nei libri di storia dell’arte che ogni domenica vengono progressivamente distrutti dalle spazzole dei mezzi dell’AMA nel dopo partita. Uno sperpero di bellezza che non può continuare. E bisogna ricordare che l’area da tempo è a rischio speculazione: qualche anno fa – epoca Veltroni – era stato avanzato un progetto che prevedeva la realizzazione di centinaia di parcheggi interrati sotto il Foro Italico, e l’inserimento di centri commerciali a gogo. Un’ipotesi che rispunterebbe sicuramente se qualcuno decidesse incautamente di “riqualificare” lo Stadio Flaminio. Con il rischio di un’operazione “dalla padella alla brace”.
7) Ma all’estero fanno così?
Stadio Bayern di Monaco
Uno stadio che tutti considerano un esempio virtuoso sia per il risultato sia per il percorso con cui è stato raggiunto è il Bayern di Monaco (30): nel 1997 il Consiglio di amministrazione della FC Bayern Monaco decide di realizzare un nuovo stadio. La proposta apre una discussione politica sulla necessità di realizzare un nuovo stadio dedicato al calcio nella città. Il Consiglio comunale delibera di approfondire la questione, fissando dei criteri. Nel frattempo le due società di calcio di Monaco (FC Bayern e TSV 1860) si consorziano per la costruzione e gestione del nuovo stadio. Nel 2001 tra le cinque aree individuate come più adatte viene scelta l’area di Frottmaning, come la più adatta per l’accessibilità su ferro e l’immediata vicinanza all’autostrada. A quel punto, viene addirittura realizzato un referendum tra i cittadini di Monaco dove prevale con il 65% dei voti una maggioranza favorevole alla realizzazione. A questo punto per la scelta del progetto viene indetto un concorso di architettura che vede vincere lo studio svizzero Herzog and DeMeuron. Nel 2002 termina la fase di adeguamento della pianificazione urbanistica comunale e regionale e iniziano i lavori che termineranno nel 2005n più… Riporta Legambiente in un dossier di qualche tempo fa: “a Monaco nessuna speculazione edilizia (area occupata dall’intervento 14 ettari, parcheggi di auto, pullman compresi), nessun’altra destinazione urbanistica (niente case e centri commerciali, insomma), nessun investimento pubblico, ma ritorno dell’investimento privato attraverso la gestione e la sponsorizzazione, 500 metri dalla fermata Metro “Frottmaning” della U-bahn ”
Anche lo Juventus Stadium, costruito a Torino al posto dello Stadio delle Alpi (31) non ha comportato finora spargimenti di cemento che non fossero quelli delle strutture in qualche modo funzionali all’impianto sportivo.
Il modellino dello stadio esposto alla Casa della città (foto AMBM)
8) Come sono stati/verranno coinvolti i cittadini? Rendiamo merito al Sindaco e all’Assessore Caudo di aver messo la proposta del privato a disposizione dei cittadini, offrendo così il fianco alla valanga di critiche che sono arrivate all’amministrazione. Tuttavia l’informazione non è sufficiente, è necessario che i cittadini e i comitati di quartiere siano attivamente coinvolti nel progetto come soggetto interessato, come del resto più volte ribadito nel programma elettorale del Sindaco (32)
In ogni caso il progetto, oltre che alla Casa della città, dovrebbe essere messo on line, e soprattutto dovrebbe essere offerta una possibilità ai cittadini e alle associazioni di esprimere le proprie osservazioni in uno spazio che non siano le pagine del Messaggero…
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GLI STEP
Secondo il resoconto di Romadailynews il 31 luglio si sono svolte due conferenze dei servizi: “la prima, che si è conclusa nel primo pomeriggio, ha visto confrontarsi i tecnici del dipartimento del Comune alla presenza di quelli della Eurnova di Parnasi. La seconda, ha visto invece la partecipazione di soggetti “esterni”, a partire dai rappresentanti dei municipi interessati (IX e XI), la soprintendenza del ministero per il Comune di Roma, la direzione regionale beni architettonici e paesaggistici e la soprintendenza per i beni archeologici di Roma. Per la Regione Lazio: la direzione urbanistica e la direzione ambiente e infrastrutture. Per la Provincia: la direzione governo del territorio e mobilità; Autorità di bacino fiume Tevere; Ardis; Consorzio di bonifica Tevere, Asl Roma C; Acea Ato 2; Acea energie; Atac; Roma Natura ed Enac.
La Conferenza dei servizi servirà a raccogliere le osservazioni dei tecnici sul progetto preliminare, questi ultimi dovranno poi verificare l’esistenza, sulla base della documentazione disponibile, di elementi preclusivi della realizzazione del progetto e/o indicare le condizioni necessarie per ottenere, in sede di presentazione del progetto definitivo, gli atti di consenso del Comune.
Il 27 agosto è il termine entro il quale queste prime conferenze dei servizi potranno esprimere il loro parere sullo studio di fattibilita’ e dovrà essere approvata l’eventuale delibera che definisce lo stadio “opera di interesse pubblico”, così come previsto dalla normativa nazionale vigente sugli stadi, predisposta dal Segretariato generale.
In seguito il progetto dovrebbe passare alla Regione Lazio e successivamente alla conferenza dei servizi decisoria che dovra’ esprimersi entro ulteriori sei mesi. Infine l’ultimo passaggio (minimo tra a 8 mesi), che sara’ quello della convenzione urbanistica in cui verranno definiti gli step della realizzazione definitiva del progetto.
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PER APPROFONDIRE:
La pubblica (in)utilità del nuovo stadio della Roma Il dossier dei Verdi. «Sì all’impianto, no alla cementificazione» [4 agosto 2014]
> vai agli interventi e alle slides della Presentazione della Conferenza urbanistica al IX Municipio gli interventi dell’Assessore Caudo dal sito del Dip. Urbanistica
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(1) scarica il comunicato di Legambiente comunicato legambiente 10 luglio 2014 stadio_roma Secondo l’associazione ambientalista rispetto alla presentazione del progetto del marzo scorso sono cambiate due condizioni assai rilevanti. La prima riguarda la dimensione urbanistica, dove accanto allo stadio e alle sue attrezzature, sono “spuntate” previsioni edificatorie a destinazione uffici per 920mila metri cubi e turistico/alberghiere per 48mila. (escludendo le previsioni commerciali, per ristoranti e bar, pari a 62mila metri cubi proprie dello stadio), “960mila metri cubi di nuove previsioni che nulla hanno a che fare con lo stadio; la seconda la “sparizione” del prolungamento della Linea B della metro alla stazione Muratella, con l’interscambio con la linea FM3, di cui avevano parlato sia l’assessore Caudo che l’imprenditore Parnasi. Così l’accessibilità pubblica prevista sarà solo quella possibile con la Linea Roma-Lido alla fermata Tor di Valle, tant’è che si stima che il 75% sarà con mezzi privati.
(2) Il Messaggero 11 luglio 2014 «Fermate l’ecomostro di Tor di Valle» Legambiente boccia il nuovo stadio della Roma di Lorenzo De Cicco http://www.ilmessaggero.it/roma/cronaca/stadio_roma_tor_di_valle_legambiente_luca_parnasi/notizie/792384.shtml Nota sapendo come funzionano i giornali, che molto spesso “mettono in bocca” agli intervistati parole non esattamente uguali a quelle pronunciate, ci auguriamo che Zanchini non abbia davvero espresso considerazioni come quella riportata sul fatto che “questo imprenditore[Parnasi ndr] sta avendo troppi benefici”, dato che il tema non può essere che quello del rispetto delle regole uguali per tutti e della legalità: se Zanchini ritiene che all’imprenditore siano stati concessi benefici non dovuti ci aspettiamo una denuncia agli organi competenti [AMBM]
(3) si veda l’articolo de Il Tempo del 18 luglio 2014 che ricostruisce con una certa precisione il “back stage”: Immondizia, pallone e palazzine Guerra mediatica all’ultimo stadio di Matteo Vincenzoni, in cui è scritto senza giri di parole: “…Può il giovane Parnasi realizzare il sogno della Curva sud senza mettersi a tavolino con il vecchio Caltagirone? Oppure: ha la forza economica per mettere in campo quest’operazione? Secondo indiscrezioni di palazzo, tra l’altro, il suo ascendente sui democrat sarebbe al minimo storico. E ancora. Permetterà Caltagirone, che deve ancora realizzare più di mezzo milione di metri cubi di appartamenti a Tor Pagnotta (un chilometro da Tor di Valle) la concorrenza di una nuova cittadina in vendita a pochi passi dallo stadio e da una fermata della metropolitana? Un particolare, questo del metrò, sottolineato ancora dal Corsera, in un fondo pubblicato mercoledì proprio sul duro braccio di ferro tra Parnasi e Caltagirone. Nell’articolo si ricorda come l’Ingegnere abbia realizzato a Tor Pagnotta «migliaia di appartamenti senza dover allestire la tratta di metrò che aveva richiesto il Comune per collegare il quartiere» [NOTA: a continuare il gioco si potrebbe ricordare che anche IL tempo è un quotidiano “targato costruttori”]
(4) si veda anche l’articolo su Europa del 12 luglio “Partita di potere” di Stefano Menichinihttp://www.europaquotidiano.it/2014/07/12/partita-di-potere-nello-stadio-di-roma/
(5) si veda il nostro post “Mozione “bipartisan” sull’urbanistica” del 10 aprile 2014 che riporta le richieste inserite in una mozione – poi ritirata – a firma di alcuni consiglieri di maggioranza e opposizione, di misure per “avviare nella città progetti, risorse ed interventi” la cui “attuazione è indispensabile per rivitalizzare l’economia cittadina e per portare qualità urbana e riqualificazione territoriale” a partire dai Programmi urbanistici previsti dal PRG vigente”, da un “piano di valorizzazione del Tevere per la bonifica, la navigabilità e l’utilizzazione delle sponde” , per proseguire con una “deliberazione per snellire e velocizzare le procedure di attuazione del Piano Casa”…
(6) Agenzia Dire – 16 luglio 2014 “Il progetto del nuovo stadio della Roma, cosi’ com’e’ stato presentato, “non va”. E il motivo e’ semplice: secondo i consiglieri della maggioranza in Assemblea capitolina – che oggi hanno spiegato la loro posizione in una riunione riservata con l’assessore comunale all’Urbanistica, Giovanni Caudo – l’interesse pubblico dell’opera non e’ evidente, o meglio “proprio non c’e’”. Perche’ “e’ chiaro ed evidente che non si puo’ raggiungere un interesse pubblico effettuando i necessari interventi in cambio di 1 milione di metri cubi di cemento”. Il vulnus infatti non e’ l’impianto in se’ ma la questione infrastrutture, che i proprietari americani della Roma (e il costruttore proprietario del terreno di Tor di Valle, Luca Parnasi) sono disposti a finanziare cash solamente per 50 milioni sui 270 totali necessari gli interventi riguardanti il solo stadio e la connessa viabilita’, e chiedendo per coprire la restante parte cubature pari a 1,2 milioni di metri cubi di nuovo cemento – che per i consiglieri di centrosinistra sono “un’enormita’” – con l’intento di realizzare un centro direzionale, sempre in quell’area, creando cosi’ una nuova centralita’. E, di fatto, un ulteriore fabbisogno di infrastrutture. Il risultato e’ che ora il progetto potrebbe subire un brusco rallentamento, visto che la maggioranza capitolina ha chiesto di effettuare ulteriori approfondimenti. E, ha lamentato qualcuno, di farlo “in maniera trasversale e interassessorile, e non solo con l’Urbanistica”.
(7) Comunicato stampa M5S Roma 17 luglio 2014 : SI allo stadio, NO alla speculazione in cui si dice tra l’altro che “I costi dell’opera in questione non saranno interamente a carico dei privati, come ha cercato di lasciar intendere l’Assessore Giovanni Caudo in più occasioni, ma saranno (in buona parte) sostenuti dalla collettività”
(8) COMUNICATO ITALIA NOSTRA 15 LUGLIO 2014 Le criticità dello stadio della Roma a Tor di Valle Aumentano le criticità ed è sempre più evidente la vera operazione immobiliare . Italia Nostra Roma ha sostenuto la necessità di liberare il complesso monumentale del Foro Italico dalle funzioni devastanti delle partite di calcio delle due società romane, ma il pasticcio della costruzione del nuovo stadio a Tor di Valle è insuperabile. La Soc. Sais Spa di proprietà di Papalia è fallita e nessuno parla dei problemi che potrebbero sorgere se venisse revocata la vendita dell’area alla Eurnova. L’udienza per verificare la consistenza della situazione debitoria della Soc. Sais è fissata per il 14 dicembre 2014. Come è possibile decidere con tanta fretta? L’operazione ha contorni opachi e poco trasparenti. L’area è la più infelice tra le scelte possibili. E’ un cul-de-sac completamente intercluso tra l’ansa del Tevere e la via del Mare-via Ostiense senza vie di fuga con 22 ettari inedificabili e gravata da vincoli paesaggistici e archeologici che sembrano non interessare nessuno. Inoltre il terreno risulterebbe presentare le stesse caratteristiche di quello che ha provocato i cedimenti del Palazzaccio a Piazza Cavour. Sono state prodotte serie indagini idrogeologiche? Per ottenere le necessarie opere pubbliche si tornano a prevedere le famigerate “compensazioni”per ben 220 milioni di euro per un centro direzionale o comunque per uffici che oggi a Roma vengono trasformati in abitazioni dal “Piano casa” regionale senza neanche potere avere l’avvallo dall’Assemblea capitolina. A giugno in un incontro a New York nel quale era presente l’arch. Daniel Libeskind si sono proposti ben tre grattacieli in un’area adiacente allo stadio. L’operazione si presenta sempre più come una bella ben confezionata speculazione con la ricerca disperata, per giustificarla, di un”pubblico interesse”. Il “pubblico interesse” deve essere dimostrato al di là di ogni ragionevole dubbio e non può invece servire per privilegiare gli interessi grandi e potenti che stanno governando senza “paletti” questo progetto.
(9) Corriere della Sera 14 luglio 2014 Stadio della Roma, così non va Le condizioni di Caudo: stazione metro e uffici per le multinazionali > scarica l’articolo Corriere della sera Caudo Cs_Rm_14_7_14_ stadio
(10) Sempre dalle colonne del Messaggero, dubbi sull’opera sarebbero sollevati da ben tre assessori, Paolo Masini (Lavori Pubblici), Marta Leonori (Attività Produttive) e Luca Pancalli (Sport),Il Messaggero 16 luglio: Stadio Tor di Valle, così non va: tutti i dubbi del Comune sul progetto di Simone Cannettieri e Lorenzo De Cicco . Il giorno dopo in una nota congiunta comunicano che le loro parole sono state travisate 17 luglio Roma Today Marino spegne le polemiche:”Nessuna bocciatura al progetto”Il dibattito politico dopo alcune dichiarazioni degli assessori Leonori,Masinie Pancalli riportate dalla stampa. Puntuale la rettifica “non corrette”. Anche Panecaldo e D’Ausilio buttano acqua sul fuoco e correggono il tiro 16 luglio: Stadio Roma: nessuna pregiudiziale sul nuovo impianto”Con una nota Fabrizio Panecaldo E il 20 luglio sempre sul Messaggero – ormai diventato evidentemente lo spazio deputato del dibattito sulla questione – dice la sua l’assessore Improta scarica l’articolo del Messaggero con la lettera di ImprotaMessaggero _Rm_20_7_14_ stadio lettera Improta
(11) guarda il video o leggi il testo dell’intervento dell’assessore Caudo 14 luglio al IX Municipio sullo Stadio della Roma su Romasperimenta
(12) Da il programma di Marino per l’Urbanistica: 5.11. GLI STRUMENTI DELL’URBANISTICA Negli ultimi anni l’amministrazione pubblica è apparsa debole dinanzi alle pretese del mercato e talvolta ha subito le regole della trasformazione urbanistica dettate dagli interessi di pochi. La centralità delle scelte urbanistiche deve tornare nella potestà del pubblico e non rispondere più alla sola logica dell’offerta. Lo scambio tra pubblico e privato è stato ineguale, le infrastrutture necessarie per i nuovi quartieri costano molto di più degli oneri ricevuti e hanno come effetto l’aumento del deficit comunale alimentando una spirale perversa e sempre più dannosa. Occorre che l’amministrazione pubblica sappia valutare con rigore e senza ambiguità l’utilità sociale che ci deve essere in ogni trasformazione urbanistica per costruire la città pubblica (attrezzature pubbliche, infrastrutture ecc.). SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO Programma_MarinoSindaco
(13) da DO.CO.MO.MO: IPPODROMO DI TOR DI VALLE, ROMA
L’Ippodromo di Tor di Valle è stato realizzato in occasione dei Giochi Olimpici del 1960 da Julio Lafuente, Aicardo Birago, Gaetano Rebecchini, Paolo Vietti Violi, Calogero Benedetti.
Caratterizzato dall’espressiva struttura in cemento armato delle tribune, è inserito nella ‘Carta per la qualità’ del Piano regolatore generale in vigore, ed è compreso tra le opere di rilevante interesse storico-artistico realizzate dal dopoguerra alla contemporaneità, e censite in base a un progetto curato dalla Direzione Generale per il Paesaggio, le Belle arti, l’Architettura e l’Arte contemporanee, PaBAAC del MiBACT al fine di promuovere e avviare su di esse operazioni di protezione e valorizzazione.Esperti e studiosi hanno più volte espresso perplessità di fronte all’ipotesi di abbattimento di quest’opera romana del secondo Novecento. Clara Lafuente, figlia del progettista, ha lanciato un appello contro la demolizione delle tribune dell’ippodromo, e a favore della loro integrazione all’interno del più piccolo campo di calcio destinato agli allenamenti, previsto nel nuovo impianto sportivo: “Le tribune, progettate da Julio Lafuente nel 1957, sono uno degli esempi più brillanti di architettura del novecento romano, perderle sarebbe un delitto, trasformarle invece, come proposto dall’architetto Clara Lafuente, figlia di Julio, nelle tribune dei futuri campi di allenamento della Roma, previsti vicino al nuovo stadio, consentirebbe di salvaguardare quest’opera e allo stesso tempo di costruire sia il nuovo impianto sia la nuova cittadella della società giallorossa che sarebbe arricchita da questa splendida opera funzionale all’attività sportiva” (> vai all’appello)
(14) si veda ad esempio l’articolo de Il fatto quotidiano del 12 luglio 2012 Legge sugli stadi, da Montecitorio ecco il via libera. Ora tocca al Senato Il testo [poi fermato NDR ] è stato approvato in sede legislativa dalla commissione Cultura. Il Pdl punta ad una approvazione definitiva entro fine anno. Positivi i commenti del governo e dei berlusconiani, ma non del Pd, che parla di norma “sbagliata e contraddittoria”
(15) Legge 27 dicembre 2013, n. 147 Articolo 1, commi 304-305 scarica il testo con i link alle normative citate Legge 27 dicembre 2013 (commi 304-305 stadi)
(16) L’unanime e immonda proposta di legge sugli stadi di Vezio De Lucia Eddyburg, 11.12.2009
(17) SCARICA Legge 27 dicembre 2013 (commi 304-305 stadi)
Si veda anche il dettagliato articolo del Sole24 ore del 4 aprile 2014 Ecco come funziona la legge sugli stadi e i club interessati (tra cui Samp e Chievo): l’Udinese avrebbe impiegato 315 giorni e non sei anni
(18) Una pratica che nel programma citato del Sindaco Marino è esplicitamente criticata: “La giunta Alemanno ha utilizzato l’espansione urbanistica solo come “moneta”, continuando a consumare suolo”
(19) I “soggetti attuatori” dello Stadio, cioé le società che prenderanno parte alla costruzione dell’impianto sono: la Associazione Sportiva Roma e la società che ha presentato il progetto, la Eurnova S.r.L, proprietaria di una fetta consistente dei terreni di terreno di Tor Di Valle, del Gruppo Parsitalia, il cui amministratore delegato è Luca Parnasi. Dice ad esempio la deputata del Partito democratico e presidente del Pd Lazio, Lorenza Bonaccorsi “…è opportuno che ci siano certezze anche sul fronte societario. Lo stadio deve appartenere alla As Roma e non alla società che detiene le quote di maggioranza della squadra oppure ad altre società. I tifosi devono avere la garanzia che lo stadio diventa patrimonio della società sportiva, non sarebbe comprensibile autorizzare una struttura del genere per darla ad un semplice privato. Nel caso in cui la proprietà della Roma dovesse cambiare, lo stadio deve rimanere alla squadra. Su questo è opportuno che il Comune introduca clausole chiare nell’operazione” (Gazzetta giallorossa) Si veda anche: Sole24ore 2 luglio 2014 As Roma: per il nuovo stadio (per ora) si profila una proprietà Pallotta-Parnasi; dalla Nike una “base” annua di 4/5 milioni
LINKiesta 27 luglio 2014 Il nuovo stadio della Roma non sarà della Roma
(20 La Nota 26/2013 del Senato (pp 89-90) afferma che la Relazione Tecnica non prevede effetti di spesa pubblica, quindi non c’è possibilità di alcuna “contropartita” economico-patrimoniale obbligatoria da parte degli enti pubblici, altrimenti l’articolo avrebbe dovuto prevedere una copertura finanziaria ex art. 81 Cost:
Commi 304 e 305 (Ammodernamento e sviluppo dell’impiantistica sportiva)I commi in esame introducono una nuova procedura per la realizzazione el’ammodernamento degli impianti sportivi, nonché per assicurare l’equilibrio economico e finanziario degli interventi anche sulla scorta di quanto previsto dalla disciplina vigente in materia di finanza di progetto. In particolare, si interviene in materia di presentazione dei progetti da parte di soggetti proponenti nonché di tempistica per le necessarie delibere da parte degli enti locali interessati. Si stabilisce inoltre che gli interventi siano realizzati prioritariamente mediante recupero di impianti esistenti o relativamente a impianti localizzati in aree già edificate. La RT afferma che le disposizioni definiscono le procedure amministrative per l’ammodernamento e la costruzione di nuovi impianti sportivi a fini di semplificazione e non determinano nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica. Al riguardo, non vi sono osservazioni da formulare.
(21) Forse anche a questo aspetto è da attribuire la campagna in corso da parte dei quotidiani di proprietà dei “concorrenti”…
(22) 26 marzo Repubblica http://roma.repubblica.it/cronaca/2014/03/26/news/roma_pallotta_presenta_il_nuovo_stadio_impianto_da_52mila_posti_con_fondi_privati-81931717/
(23) si veda anche : STADIO: IL BUSINESS PARK, LA MONETA DI SCAMBIO di fmmagliaro
(24) “Se lo stadio ci risolve anche dei problemi che noi oggi abbiamo, e che facendo lo stadio li risolviamo, allora comincio a intravvedere l’interesse pubblico, altrimenti… Ad esempio il collegamento con l’autostrada e l’aeroporto di Fiumicino che consenta di avere un immediato collegamento con l’altra parte del fiume, è sicuramente un aiuto, oggi tutti si mettono in coda su quel ponticello della Magliana che risale agli anni ’50, questo in parte risolve quel problema ovviamente bisogna rifare tutta l’Ostiense e la via del Mare e ristruttura. E’ sufficiente? No perché noi abbiamo detto che allo stadio ci si deve andare anche con la Metropolitana, come in molti paesi d’Europa. Su questo ci hanno ascoltato fino a un certo punto [gli autori dello studio di fattibilità ndr], vedremo nel prosieguo se riescono a fare uno sforzo e ad ascoltarci un po’ di più…(14)
(25) Tuttosport 26 marzo 2014 Serie A Roma, Pallotta: «Il nuovo stadio della Roma costerà un miliardo» …Non si aprirà lo stadio se non verranno completate tutte le opere infrastrutturali che noi chiediamo assieme allo stadio. Forse non si è capito, noi abbiamo cambiato pagina”. Lo ha detto il sindaco di Roma, Ignazio Marino, interpellato durante la presentazione del progetto del nuovo stadio della Roma, in Campidoglio.
(26)Si veda: Stadio Roma, Papalia in esclusiva: “Non ostacolerò il progetto di Tor di Valle” Lunedì, 28 Ottobre 2013 17:48 – Laroma2 27 marzo 2014 Parnasi: ”Rispetteremo i tempi” (…) Sul terreno di Tor di Valle non c’é nessun problema di proprietà. C’é un problema di natura legale di cui si stanno occupando gli avvocati. Siamo i legittimi proprietari e abbiamo un accordo molto chiaro con la Roma…
(27) (da Ilfattoquotidiano Stadio Roma, i punti oscuri: dai rischi idrogeologici ai tempi di realizzazione di Marco Quarantelli | 6 aprile 2014 (…) L’AREA E’ ESONDABILE
In prossimità del luogo in cui lo stadio dovrebbe sorgere, il Tevere fa un’ampia ansa. “Nel Piano di Stralcio numero 5 al Piano di assetto idrogeologico – spiega al fattoquotidiano.it Giorgio Cesari, segretario generale dell’Autorità di bacino del fiume Tevere – per Tor di Valle si parla di ‘possibili rincolli del livello del corso d’acqua’”. Il che significa che se aumenta la portata d’acqua del fiume, l’area rischia di essere inondata. “Ma non c’è una possibilità significativa che accada – precisa Cesari – i dati di cui disponiamo sono vecchi di un decennio: a giugno presenteremo un nuovo studio sul reticolo idrografico minore di cui quell’area fa parte e sapremo dire se il rischio esiste ancora”. Intanto il dubbio rimane.”Sarà rialzato di 7 metri”, spiegava Meis mercoledì, sollevando il velo che copriva il plastico. “Il problema è che un intervento di rinforzo degli argini – risponde Edoardo Zanchini, vicepresidente e responsabile dei settori energia e trasporti di Legambiente – e gli interventi urbanistici previsti nell’area possono creare un aumento del rischio”. I fatti dicono già che l’intera zona si allaga facilmente. A inizio febbraio quel tratto della via del Mare era finito sott’acqua dopo l’ondata di maltempo che aveva paralizzato diverse zone della Capitale, con gli abitanti che hanno vissuto giorni di terrore con gli occhi fissi sul fiume. “Non nego che l’area di Tor di Valle è più delicata delle altre – spiegava Andrea Santoro, presidente del IX municipio, alla Gazzetta dello Sport – quando vedremo il progetto dello stadio dovremo tenere di più conto dell’aspetto idrogeologico”.
(28) Calcio e finanza 31 luglio Stadio della Roma, lo studio di fattibilità inizia a scricchiolare
(29)da Ilfattoquotidiano Stadio Roma, i punti oscuri: dai rischi idrogeologici ai tempi di realizzazione di Marco Quarantelli | 6 aprile 2014 (…)IL DEPURATORE E I MIASMI
E’ uno dei più grandi d’Europa. Averlo in prossimità di quello che è stato annunciato come il più bello e avveniristico degli stadi italiani non è una bella prospettiva, specie dal punto di vista visivo. Eppure l’impianto di depurazione gestito da Acea sorge a breve distanza dal “nuovo Colosseo”, come lo chiama già qualcuno. Il toto-soluzioni è scattato da tempo. “Andrà interrato”, suggeriva il 26 marzo Luciano Ciocchetti, ex assessore forzista alle Politiche del Territorio e dell’Urbanistica della Regione Lazio, perché è “causa continua di miasmi e cattivi odori subiti dai cittadini del Torrino sud”. C’è la possibilità che l’impianto possa essere spostato?”, è stata la domanda rivolta lo stesso giorno in Commissione Bilancio a Paolo Grillo, direttore generale di Acea Spa. “Ritengo sia complicato- la risposta – bisogna considerare che quell’impianto tratta i reflui di un milione di abitanti, quindi circa un terzo di Roma. Sicuramente abbiamo questo progetto in mente, ovvero oltre a migliorare ulteriormente da un punto di vista fisico il trattamento, anche un miglioramento in termini di impatto visivo facendo degli interventi per renderlo più gradevole, più accettabile visivamente”.
(30)dal dossier Stadi di Legambiente – scarica il dossier Legambiente Lazio – Dossier stadi
(31) http://it.wikipedia.org/wiki/Juventus_Stadium
(32) Dal programma urbanistico del Sindaco Marino: “I processi di rigenerazione devono avvenire promuovendo il più ampio coinvolgimento dei soggetti interessati al fine di assicurare che gli interventi migliorino la vivibilità e la qualità delle parti di città coinvolte e ne sia garantita la sostenibilità sociale ed economica. A tal fine istituiremo i Laboratori di Città che descriviamo più avanti con i quali promuoviamo non la solita partecipazione ma il protagonismo di cittadini e anche delle imprese che in forme civiche prendono parte ai processi di rigenerazione” “La qualità è anche aprirsi alla partecipazione. I Laboratori di Città e l’Agenzia di rigenerazione urbana serviranno anche a costruire nuovi percorsi di partecipazione informata dei cittadini alle scelte urbanistiche della città. Vanno poi aperti nuovi canali di comunicazione e dibattito pubblico, gestiti dall’amministrazione pubblica, che devono svolgersi sia in maniera decentrata, nei luoghi della città dove le cose avvengono, ma anche in uno spazio da creare al centro, un “forum” dedicato, perché molte di queste trasformazioni interessano l’intera comunità urbana”
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Imprecisa sovrapposizione dell’area attuale dell’ippodromo con quella interessata dal progetto
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“Il mio unico punto è rappresentato dalle regole. In questa città bisogna farle rispettare sempre”.
Giovanni Caudo
4 Responses to Nuovo stadio della Roma: una questione di interesse pubblico (e di regole)