Nuovo Statuto targato Cinquestelle: quando la forma è sostanza
Autore : Redazione
E’ stato approvato il 30 gennaio, con la seconda votazione a maggioranza assoluta (1), il nuovo Statuto di Roma Capitale fortemente voluto dalla maggioranza pentastellata, che in realtà resta quasi identico al precedente, perdendo quindi anche l’occasione di rendere lo Statuto ben più innovativo e rispondente ai bisogni di Roma – e soprattutto della Città metropolitana con la redazione di un’unica Carta per i due enti – attraverso un ampio dibattito con la città (2).
Due i principali aspetti oggetto delle modifiche: le nuove forme di partecipazione dei cittadini – con l’introduzione di nuovi strumenti di “democrazia diretta” e la possibilità di ricorrere a tecnologie informatiche e telematiche (3) – e un ridimensionamento delle percentuali di genere nelle giunte comunali e municipali introdotte nel 2013 .
Due cambiamenti che abbiamo ampiamente criticato fin dalla nostra audizione in Commissione Roma Capitale e Riforme istituzionali il 15 maggio 2017, sottolineando, da un lato, i rischi di referendum propositivi e abrogativi senza “quorum”, cioè con un esito valido e l’applicazione obbligatoria senza un numero minimo di votanti (4), dall’altro l’ipocrita passo indietro sulla composizione delle Giunte rispetto alle percentuali dei generi, portate dal 50 al 40 per cento, senza che nessuna legge nazionale lo prescrivesse (il 40 % introdotto dalla Legge Delrio è infatti una soglia minima) e soprattutto senza che lo stesso Statuto del 2013 rendesse quel “50 e 50” vincolante, dato che si poteva derogare con il solo obbligo della motivazione (5).
Ma di tutto questo abbiamo già – inutilmente – parlato. Quello che merita ancora una volta evidenziare è come il MoVimento Cinque Stelle – non solo romano – non si renda conto della profonda contraddizione tra “il dire e il fare” che impronta molte delle sue iniziative rivolte alla cittadinanza.
E tale contrasto è particolarmente stridente se si guarda come è stato affrontato il percorso per la revisione dello Statuto, revisione che si vorrebbe avviata in nome di un maggiore protagonismo civico dei cittadini: zero informazione alla cittadinanza, zero dibattito pubblico, praticamente zero confronto con le realtà della società civile che si occupano dei temi oggetto di modifica (6) . E, ci risulta, zero confronto con le opposizioni, che sarebbe stato doveroso, modificando una Carta che è, per la città, quello che è per l’Italia la Costituzione (7).
Uno Statuto modificato in nome dei cittadini portato avanti e approvato a insaputa dei cittadini.
Emblematica, di tale contraddizione, la questione da noi posta, rilanciata nel corso dell’Assemblea dal Consigliere De Priamo (FDI) (8) come questione pregiudiziale, sulla effettiva messa in atto di tutte le misure previste per la revisione dello Statuto (9). Chiedere se sia stato rispettato l’obbligo della pubblicazione delle proposte di modifica dello Statuto su almeno due quotidiani e del ricorso “ad altri idonei strumenti di comunicazione“, non è un pignolo richiamo alle regole o una questione meramente formale, ma riguarda la sostanza di un processo democratico, che deve essere in ogni passaggio coerente con il fine che intende raggiungere. E la dichiarazione del Presidente De Vito dell’avvenuta pubblicazione su Il Tempo e Il Messaggero, il 27 novembre 2017 , al di là dello sfasamento rispetto ai tempi indicati dallo Statuto – che prescrive che le misure elencate siano messe in atto “prima di essere poste all’esame della competente Commissione Capitolina“(10) – non cambia il fatto che sia stata in ogni caso disattesa la sostanza di tale prescrizione, il cui spirito è ben evidenziato nel testo: “al fine di acquisire pareri e contributi propositivi“, “sono portate a conoscenza degli appartenenti alla comunità cittadinacon l’affissione all’Albo Pretorio per non meno di dieci giorni (effettivamente avvenuta nel maggio 2017), con la pubblicazione su almeno due quotidiani econ il ricorso ad altri idonei strumenti di comunicazione”.
E un’ulteriore contraddizione è la decisione della Sindaca Raggi di indire il referendum “Mobilitiamo Roma” promosso da Radicali italiani per chiedere che l’Amministrazione tenga per sè il ruolo di pianificazione e di controllo del trasporto pubblico della Capitale affidando la gestione del servizio a imprese private tramite gara pubblica (11), tra ben 4 mesi, il prossimo 3 giugno, cioè quando sull’argomento si saranno prese decisioni irreversibili e rinunciando all’opportunità di accorpamento con le elezioni politiche e regionali del 4 marzo (con un costo aggiuntivo che i radicali stimano tra i 10 e i 15 milioni di euro).
E anche se sicuramente nel valutare la vicenda non si può ignorare che è in corso la presentazione di un piano industriale ATAC che completa la domanda di concordato in Tribunale (12), bisogna ricordare che il referendum dei radicali, sottoscritto da 33000 romani, aveva ed ha un valore esclusivamente consultivo, senza alcun obbligo nè conseguenza concreta, se non quella di rendere manifesta la volontà della maggioranza dei cittadini sul tema del trasporto pubblico.
Il rischio è che, anzichè una democrazia sempre più partecipata, basata su un’ampia informazione della cittadinanza e su un dibattito pubblico aperto a tutti, a partire dalle tante realtà della società civile, si finisca con il confezionare una “democrazia diretta” a misura del M5S, dei suoi punti programmatici, delle sue piattaforme, dei suoi attivisti (13).
Ma la democrazia o è di tutti, o non è democratica.
Anna Maria Bianchi Missaglia
(1) La procedura si è resa necessaria in quanto alla prima votazione non era stata raggiunta la maggioranza di due terzi dei consiglieri prescritta per le modifiche dello Statuto dal TUEL
(2) Nel testo illustrato e consegnato in occasione dell’audizione delle associazioni il 15 maggio 2017 alla Commissione Roma Capitale e riforme istituzionali avevamo fatto presente che “Carteinregola ha assistito all’approvazione dello Statuto vigente di Roma Capitale nel corso del presidio contro le delibere urbanistiche del 2012-2013, votato dall’allora maggioranza e opposizioni, e in quell’occasione aveva lamentato l’esclusione della cittadinanza da qualunque dibattito sul nuovo Statuto; in seguito si è occupata dello Statuto di Roma Città Metropolitana, approvato nel dicembre 2014, a cui ha contribuito presentando alcuni emendamenti che sono stati in parte recepiti dalla Commissione competente. Tuttavia entrambi gli Statuti ci sembrano presentare ampi margini di miglioramento, e anzi, in questa occasione, avrebbero potuto essere unificati, nella prospettiva di un vero e definitivo cambiamento dell’assetto istituzionale, da anni invocato e mai realizzato” (> vai alla pagina con i video della Commissione del 15 maggio 2017 , con gli interventi dei rappresentanti istituzionali, gli interventi di Carteinregola e di Cittadinanzattiva Lazio sono a questo link – questi i link dei siti di Open Polis – vedere Open Bilancio e Open Municipio – e Trasparency Italia)
(3) nel testo si introduce anche un articolo dedicato al “Bilancio partecipativo” (Articolo 8 – bis) che tuttavia rimanda a un “apposito regolamento” da redigere in seguito per disciplinare “i criteri e le modalità di informazione, consultazione e partecipazione, anche mediante strumenti informatici e telematici, dei cittadini al Bilancio Partecipativo” e anche un comma (articolo 2, comma 12-bis) che precisa che “Roma Capitale riconosce l’accesso all’acqua come diritto umano, universale, indivisibile, inalienabile e lo status dell’acqua come bene comune pubblico”.
(6) Carteinregola e altre associazioni sono state effettivamente ascoltate nella citata riunione della Commissione dle 15 maggio; tuttavia non ci risulta che le nostre obiezioni abbiamo avuto alcun seguito nell’elaborazione della stesura definitiva del testo
(8) vedi il video della diretta dell’Assemblea Capitolina del 30 gennaio 2018, il Nuovo Statuto è stato trattato e votato alle ore 16 circa (la questione pregiudiziale posta dal consigliere De Priamo sulla pubblicazione su due quotidiani del nuovo Statuto è a circa 1h 49′ dall’inizio del video)
(9) Statuto 2013: Articolo 43. Revisione dello Statuto (…) comma 2 : Fermo restando il rispetto della procedura deliberativa prevista dalla normativa vigente, al fine di acquisire pareri e contributi propositivi, prima di essere poste all’esame della competente Commissione Capitolina per l’attivazione del procedimento di revisione statutaria, le proposte di modifica dello Statuto sono trasmesse a ciascun Consiglio del Municipio e sono portate a conoscenza degli appartenenti alla comunità cittadina con l’affissione all’Albo Pretorio per non meno di dieci giorni, con la pubblicazione su almeno due quotidiani [frase tagliata nella nuova versione NDR] e con il ricorso ad altri idonei strumenti di comunicazione; sono trasmesse, altresì, agli osservatori di cui all’articolo 12.
(10) La Delibera con le modifiche è stata discussa in Commissione Riforme alla presenza elle associazioni il 15 maggio 2017, è stata pubblicata sul sito istituzionale dal 15 al 29 maggio 2017, ed è stata inviata ai Municipi per il parere nello stesso periodo (pareri inviati dai Municipi al Comune dopo la discussione nei consigli municipali a fine giugno/luglio)
(13) E i referendum senza quorum conferiscono un grandissimo potere a qualunque soggetto sia in grado di raccogliere le firme necessarie in poco tempo.
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